31 ottobre 2019

Operazione verità

E la lotta all'evasione no (perché mica possiamo usare certi settori come bancomat).
E la tassa sulle bevande zuccherate nemmeno (perché si fa gettito con una tassa.. e cosa ci sarebbe di sbagliato?).
E la tassa sulla plastica pure non va bene, perché colpisce un settore e potrebbe avere conseguenze.

Ho ascoltato con una certa difficoltà ieri sera il pres di Assolombarda Bonomi ad Otto e mezzo.
Con difficoltà perché mi sarei aspettato un atteggiamento diverso, meno tranchant (sulla manovra): sull'evasione ad esempio, che è un costo per lo Stato e anche una concorrenza sleale per le imprese sane.
Sulle bevande zuccherate ha scritto un bel post Gilioli che potete leggere qui: la tasse serve a spingere le aziende verso prodotti più sani e le persone a consumare meno zucchero (che vuol dire meno problemi di obesità e meno costi per la sanità pubblica).
"Sì, sono molto favorevole alla sugar tax - anche in forme assai più robuste - e lo sono non perché ami lo Stato etico ma sulla base delle esperienze straniere, soprattutto in Gran Bretagna e in Francia. Dove si è empiricamente dimostrato che, trattandosi di un'imposta proporzionata alle quantità di zucchero nei prodotti, ha avuto l'effetto di persuadere le aziende alimentari a ridurre drasticamente lo zucchero stesso nei prodotti in questione".
In altri termini: le aziende si sono adeguate migliorando i prodotti, spedendo ai supermarket e alle "macchinette" merendine e bibite meno dannose. Con il risultato di migliorare la salute delle persone, non di farle spendere di più.
"Ma i ceti meno abbienti bevono lo stesso queste bevande": forse è un problema di salari bassi, di povertà, di cattiva cultura alimentare. Strano che un industriale si preoccupi dei "poveri".

Infine la solita ricetta: dietro la formula operazione verità, la richiesta di nuovi inceneritori, meno tasse per le imprese, meno vincoli (specie quelli ambientali).
Chi sta pagando per la Caffaro? E per l'Ilva? E per le altre bombe ambientali (in Basilicata in val D'Agri, in Sicilia a Gela)?
I fan dei termovalorizzatori solitamente citano l'impianto di Brescia: ecco, domenica i cittadini di Brescia e della provincia si sono radunati per protestare in difesa dell'ambiente, contro le discariche, contro l'inceneritore sovradimensionato (perché per essere profittevole si devono portare qui i rifiuti, non riciclare), contro la Caffaro.

Facciamo una vera operazione verità: gli imprenditori non hanno nulla di rimproverarsi contro l'evasione, la corruzione, l'inquinamento?

Le cose innominabili, di Girolamo De Michele



Fossero gli anni della Rivoluzione francese o del Consolato, questo mese a cavallo tra febbraio e marzo si chiamerebbe Ventoso: perché ventoso, dopotutto, lo è. Invece non siamo in Francia, di rivoluzione neanche a parlarne, Napoleone men che meno si è visto: così la moda del tempo, che suggerisce l'uso dell'inglese al posto del francese d'antan, o del più banale italiano, chiama questi giorni wind days.

Il vento soffia su Taranto, ma non è un vento che spazza le sporcizie, che pulisce l'aria: è un vento che passa sopra l'agglomerato industriale, si carica di tutti i veleni della “fabbrica”, l'ex Ilva, per andare a soffiare su tutti i quartieri, il Borgo, Tamburi e poi sempre più lontano.
Sono polveri che passano sopra le scuole:

.. cade sulle aiuole delle scuole nelle quali i cauti dirigenti vietano ai bambini di giocare, per non contaminarsi con le stesse polveri che respireranno usciti da scuola e a casa

Sono polveri che entrano nelle cellule dei polmoni, che entrano nelle falde acquifere e che risalgono nuovamente fino a noi dai pesci e dai frutti di mare venduti al mercato.
Sono polveri respirate dai protagonisti di questo romanzo a più voci, un noir con troppe morti e troppi colpevoli perché, come è riportato sulla copertina, “a Taranto nessuno è innocente”.

A Taranto sono successe e succedono ancora, cose innominabili, cose che non solo non si possono raccontare alle persone, al paese. Cose che nemmeno si possono conoscere.

Succede che un ragazzo sparisca dalla circolazione mentre stava scrivendo gli auguri di San Valentino alla sua ragazza, Jessica senza H
“AMORE MIO fino a BUON SANVALE…” è riuscito a scrive.
Che fine ha fatto Chevin? Di lui si sapeva che reggeva i traffici di droga al Borgo per la famiglia Scaringi.

Succede che in vista delle prossime elezioni comunali, si stia preparando il terreno per la discesa in campo dell'ennesimo candidato che viene dalla società civile, pronto a sacrificarsi per il bene comune.
Ma in realtà, dietro questa sigla, Taranto 2025, si nasconde un mondo di segreti, di piccoli poteri locali e nazionali (“rappresentanti dell’imprenditoria nazionale, di Confindustria e Fincantieri, di alcune grandi banche nazionali”), di persone cresciute al riparo del loro cognome che dei sacrifici della gente di tutti i giorni nemmeno sa cosa siano.

Succede che la pax mafiosa, che aveva garantito un periodo di tranquillità nella città, viene all'improvviso interrotta perché i giovani ragazzi, gli scaraffoni, i panarjedde, hanno deciso di scalzare la vecchia mafia, creando una loro famiglia.
E chi aveva garantito questa pace, il CEO della cupola criminale, viene addirittura ucciso durante la processione per la settimana santa. Processione che, di fatto, non ha nulla di religioso, essendo diventata solo un momento in cui si celebra chi ha il potere ora in città, conquistato anche con un'asta in cui si assegnano i ruoli nella processione.
Come se la chiesa fosse tornata ai tempi della vendita delle indulgenze.

Succede che a Taranto si muore per la fabbrica, questa città nella città che tutto sovrasta e tutto domina.
Si vive e si muore per le cokerie, per i camini, per l'acciaio. Questo boom industriale cresciuto a discapito della salute delle persone, questo benessere industriale che è stato possibile solo grazie all'inadempienza delle basilari norme sulla sicurezza ambientale.
Grazie al ricatto del posto del lavoro, ricatto subito dagli operai che nemmeno il sindacato, quello delle lotte e degli scioperi riesce più a rappresentare. Sindacato che ha già venduto l'anima al diavolo, pur di sedersi allo stesso tavolo di quei potenti, il candidato sindaco e la sua ombra, i “Tommeggerri”, Bruno Basile e Carlo D’Amore il vicerè.
Sindacato che aveva firmato quell'accordo tra le parti “che sanciva l’inizio di un diverso clima nelle relazioni interne” ovvero “concedeva oltre 20.000 ore di permessi ai delegati sindacali, in cambio del divieto per le parti sociali di denunciare a enti esterni – ASL, procura...”.

Succede che in questa città dietro le pubbliche virtù dei cognomi che contano, l'avvocato, il commercialista, il primario, si nascondano dei vizi ben nascosti.
Succede che un'adolescente, figlia di uno di questi signori, debba all'improvviso assentarsi dalla scuola e sparire dalla circolazione. Perché malata, di quella malattia che dura nove mesi e che, un medico compiacente, deve far cessare prima.

Succede che un insegnante del liceo, Camillo Gigante, appassionato di letteratura classica, del latino, venga accusato ingiustamente di essere l'untore della malattia di cui sopra.
Da quelle male lingue che oggi usano i social, come strumento per far allargare le maldicenze, che si allargano come i cerchi concentrici dell'acqua nello stagno quando ci lanci una pietra.

Succede che in tutto questo mondo così marcio, nemmeno allo Stato e ai suoi rappresentanti ci si possa rivolgere per avere giustizia, per sperare di cambiare le cose.
Si chiama Assente il commissario di polizia che aveva come referente quel mafioso, garante degli equilibri criminali e che ora è stato ucciso.
E che troverà nell'indagine di un commercialista, ucciso, fatto a pezzi e gettato in un sacco, lo strumento per vendicarsi.
Perché quel commercialista, Catapano, era uno che conosceva tanti segreti dei potenti di Taranto.

Succede che uno si chieda, ma cosa rimane ai ragazzi del loro futuro, della loro città?
Cosa rimane loro se nessuno ha voglia di insegnare loro qualcosa, di dar loro dei valori?

Rimane la scuola, dove lavora Emma Battaglia, professoressa, una vita da insegnante alle spalle, anche un amore alle spalle, quel sindacalista che ha firmato il patto col diavolo e ora, sulle spalle, la bestia.
Quella malattia presa forse presa per quella fabbrica che avvelena l'aria e che lei ha chiamato bestia, che le tiene compagnia.
Le professoresse della televisione salvano il mondo sconfiggendo le forze del male, Anna ed Emma svuotano l’oceano col cucchiaino. E comprano i vestiti il giorno prima dell’inizio delle svendite, ..

Ecco, tutte queste cose che succedono nella sua Taranto, Emma Battaglia le vede e le conosce. Conosce quell'insegnante così calunniato (perché tante malelingue l'hanno legato a quell'alunna rimasta incinta), quel dirigente scolastico così zelante coi signori che contano.
Il dottor Basile, lei sa, è il punto di riferimento locale dell’ex ministro, è uno dei principali costruttori edili ..”

Emma conosce tutti i segreti della città. Perché aveva frequentato quel giro anni prima, nel lontano 1992: conosceva i due gemelli, il candidato sindaco e il suo vicerè, i loro amici della Taranto bene che sniffava e che poi sarebbe andata a curarsi nelle cliniche private di amici, così costose ma così discrete.

Proprio in quegli anni lontani sono legati due segreti che legano tra loro, in un gioco di ricatti (tentati) e silenzi tra i protagonisti della storia, come la morte della sua migliore amica, Irma, in un incidente d'auto.
Emma si ritrova vittima e testimone di queste storie, i cui ricordi rivela al commissario Assente, anche lui giocatore ad un tavolo pericoloso.
Ma altri ricordi, molto più educativi, sono quelli che tramanda ai suoi studenti, cui fa lezione anche nel pomeriggio, al di fuori della scuola.
I ricordi di quel giocatore così forte che stava portando Taranto in serie A, Iacovone.
E poi le storie di altri calciatori famosi del passato, maestri di calcio sul campo e anche di sport nella vita.

Come Eusébio il calciatore che portò il suo Portogallo alla semifinale del campionato del mondo nel 1966, come Alessandro Mazzola, il gioiellino dell'Inter che sapeva che doveva impegnarsi sul campo e anche sui banchi della scuola
Anche se era figlio di Valentino, il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, la scuola era una cosa importante, e persino nelle squadre di calcio ti insegnavano a rispettarla.

Le cose innominabili è un noir a molte voci e che parla di un delitto, quello contro una città, quello contro una comunità, che non lascia molte speranze per il futuro di Taranto: vero che ogni riferimento a fatti è puramente casuale, ma è altrettanto vero che l'autore ha attinto dalla realtà, non solo dalla fantasia (o dalle canzoni di Lolli), cominciando dalla citazione dell'articolo di Antonio Cederna, padre di Legambiente, che nel 1972 scriveva già del capitalismo fatto con capitali pubblici che stava soffocando la città, “esempio da manuale di che cosa può produrre il sonno della ragione”.

Un giallo, forse. Ci sono i morti, gli assassini, i cattivi, i traditori e i traditi.
Girolamo De Michele scrive un poliziesco dalle mille voci, una commedia umana in cui l’indagine si frantuma in un infinito gioco di specchi e la scoperta della verità non coincide col fare giustizia. Racconta di un Sud che continua a dire delle vergogne del Paese intero: del profitto che vale più della vita, della catastrofe ambientale sulla pelle dei poveri cristi, dei gattopardi di sempre travestiti da nuovi padroni, di odiatori da social network, di sindacalisti corrotti, questurini corrotti, politici corrotti. Perché il veleno più subdolo è quello che guasta il cuore e la mente.

La scheda del libro sul sito di Rizzoli e il PDF col primo capitolo
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

30 ottobre 2019

Assenza di identità

Ma veramente il problema di questo paese sono gli account anonimi che infestano i social?
Faccio fatica a cercare di capire le ragioni dell'assurda proposta di Italia Viva (che ricorda una proposta analoga di Forza Italia): Marattin e Renzi vogliono schedare gli italiani regalando tutte le informazioni ad una società privata?
E poi, in caso in cui si debba fare causa, aprire migliaia di rogatorie con paesi stranieri per avere l'identità reale dell'account pinco palla?

Qui siamo oltre al mangino brioches.
Siamo alla perdita dell'identità, del contatto con la realtà.
La lotta contro l'odio in rete si combatte nei tempi lunghi puntando sull'educazione e nei tempi brevi evitando di dare il cattivo esempio: pensiamo veramente che gli urlatori nei talk (penso ad uno Sgarbi) o i tweet feroci di Salvini, Meloni & c. non abbiamo alcuna responsabilità nell'aver sdoganato certi termini e certe violenze.

E se vogliamo fare la lotta contro la fake news, bisogna prima chiedersi come mai le persone credano più a quello che leggono sulla rete che non ai giornali (che vengono letti sempre di meno) o ai TG.
Forse i primi a far girare bufale sono stati per primi loro: la crisi che era finita, le riforme panacea di tutti i male, l'ambientalismo scoperto in età troppo adulta ..

Più che le identità anonime in rete (di cui ha parlato la trasmissione Report lunedì scorso), preoccupa l'assenza di identità dei partiti oggi: cosa vuole fare da grande il m5s? Italia viva vuole prendere il posto di forza italia (viva)? 
E il pd? Si chiederà come mai l'Umbria rossa è diventata verde?
Scoprirà forse che esistono ancora persone che si indignano per gli scandali sulla sanità, sui concorsi pilotati?
Che, addirittura, esistono ancora operai, come quelli di Terni. Che poi sono gli stessi che nel 2014 (governo Renzi, ministro dell'interno Alfano), vennero manganellati a Roma.

29 ottobre 2019

Report – la macchina della paura – principi cattivi (e il marketing sul sale)

50 sfumature di sale

Negli ultimi anni vanno di moda diversi tipi di sale che, secondo le etichette, farebbero pure bene alla salute: ma è davvero così?
Sono sali con delle impurezze e questo non giustifica un costo che arriva a cento volte tanto.
Sarebbe pure vietata la pubblicità del sale, ma invece, per una questione di marketing, c'è il far west nel mondo dei sali.

Si sceglie il sale in base al colore, in base a consigli dei commessi (che dovrebbero solo fare il loro mestiere): ma analizzando i campioni di sale colorato, non si trovano prove dei benefici declamati.
E ci sono anche questioni di correttezza come provenienza: il sale rosa dell'Himalaya, per esempio, viene estratto in Pakistan.
C'è poi il sale grigio di Bretagna, che viene definito iposodico, dal produttore Compagnia italiana sali: ma la dicitura iposodico è scorretta e pericolosa, perché tende a far aumentare il consumo di sale nel consumatore.

E il ministero della salute? Non ci sono controlli su ciò che si mette nelle etichette, dove si dice “ricchissimo di minerali” per tipologie di sali che in effetti non ne contengono molte quantità in più rispetto al sale normale.

La corte tedesca ha definito nel 2016 come “ingannevole” quelle etichette che contengono informazioni sbagliate o ingannevoli.

Principi cattivi di Giulio Valesini

Dove sono prodotti i farmaci che prendiamo? Che controlli devono passare queste industrie?
Rispettano l'ambiente oppure, come racconta il servizio di Giulio Valesini, sono vere e proprie bombe ecologiche?

Nel distretto in India ad Hyderabad sono prodotti alcuni farmaci che arrivano in Italia: qui sono stati trovati gli stessi batteri che in Italia è arrivato a settembre e che si chiama Nuova Delphi.

E' tutto legato: aziende che devastano l'ambiente, fiumi in cui proliferano batteri resistenti agli antibiotici, persone che si ammalano e che al momento non hanno cure.

Colpa della globalizzazione? No colpa dell'avidità delle aziende farmaceutiche che producono in paesi lontani per spendere di meno, dei controlli falsi e pilotati, del fatto che l'Ema (che è finanziata poi dalle stesse aziende che dovrebbe controllare) non ha obbligato le aziende di indicare dove sono prodotti i farmaci venduti o da dove arrivano i principi attivi.
Oggi non è facile tracciare la provenienza di un farmaco, nemmeno per Ema, che poi, in fretta e furia, decide di ritirare dal mercato alcuni farmaci presi da pazienti per anni.

Uno di questi farmaci è la Raniditina, un altro è il Valsartam: sono stati ritirati dal commercio, per la paura che siano contaminati da sostanze potenzialmente cancerogene.
Al momento, dal report di Ema, non si può conoscere l'esposizione totale del rischio: come è possibile che in tempi moderni non si possa garantire la qualità nemmeno sui prodotti farmaceutici?

In Italia le ispezioni, annunciate, le fa Aifa.
Ispezioni, non annunciate, e un report indipendente, è stato fatto da un gruppo indipendente di ricercatori tedeschi.
Scoprendo che il farmaco Valsartam potrebbe essere stato contaminato con le nitrosalmine sin dall'inizio, da quando è cambiata la produzione (al risparmio per il produttore) spostata in Cina.

La Ranipidina è invece un farmaco per il reflusso, prodotto in India in un polo farmaceutico che rifornisce (coi suoi principi attivi) anche aziende italiane come la Menarini.
Ci si aspetta un posto pulito e super controllato e invece, nei report delle ispezioni si parla di strumenti arrugginiti, di topi negli impianti..
E di aziende che hanno creato una bomba ecologica, coi residui chimici rilasciati nell'acqua, dove proliferano batteri antibiotico resistenti, come quelli scoperti in Toscana.

Forse stiamo scoprendo solo la punta di un iceberg.

La macchina della paura – Giorgio Mottola

L'incontro al Metropol (di cui si è occupata la scorsa puntata di Report) è solo il punto di partenza di un racconto sulla Lega di Salvini, dei suoi legami con gli oligarchi russi, delle infiltrazioni da parte dell'estrema destra (perché culturalmente arretrata), della fabbrica della paura alimentata da notizie false per abbattere l'Europa e il papato di Bergoglio.

Si parte dal massacro di Christchurch, dove il neonazista Brenton Tarrant ha ucciso 50 fedeli che stavano pregando nella moschea.
Perché quella strage? Per colpa della sostituzione etnica, da parte dei musulmani, che vogliono cacciar fuori i cristiani dai loro luoghi.
Le stesse parole usate in Italia da Salvini e da Meloni: il piano Kalergi, il complotto ordito dal conte Kalergi.

Il tema della sostituzione etnica è stato negli anni 70 cavallo di battaglia dell'estrema destra ma oggi è uscita da questa sfera: Jared Taylor, direttore di Reinassance, è una delle persone che più di altre hanno contribuito alla propagazione di questa teoria.
I bianchi sono superiori ai neri, i neri tendono ad essere criminali, non dobbiamo farci sottomettere dagli islamici.

Per queste idee, che Taylor considera giuste, ci sono terroristi che uccidono in America e nel mondo: “oggi la gente ha google, youtube e la gente si fa attrarre da queste idee”.

Si dice entusiasta da Salvini, Taylor: si usano dati falsi per portare avanti teorie complottistiche (il nome Mohamed non è il nome più diffuso ..).

Salvini oggi, per opportunismo elettorale, non ha respinto le amicizie nell'estrema destra, anzi: esiste una macchina della paura che veicola bugie che servono ad alimentare il razzismo nelle persone.

Il video dove si vedono persone di colore bastonare una macchina dei carabinieri? Falso, è un pezzo di un film. Il video è stato condiviso da gruppi vicini alla Lega, che inizialmente avevano nomi lontani dalla politica.

Esiste una rete di disinformazione che usa facebook e che il gigante della rete non controlla più, nemmeno censurando le pagine più estremiste.

Ma non è solo la Lega che paga Facebook per mostrare le sue pagine: Salvini spende 140mila euro in inserzioni (la sua propaganda deve arrivare anche ai minorenni, tra 13 e 17 anni), ma anche Renzi e Di Maio.
Salvini paga Facebook per mettere in evidenza episodi di cronaca che riguardano i migranti, veicolati anche ai minorenni.

Ci sono poi metodo non ortodossi anche: Raffaele Ariano ha ricevuto migliaia di minacce da parte di sostenitori della Lega. LA sua colpa, aver denunciato la capotreno che aveva detto sul treno “zingari scendete dal treno”.

Alex Orlowsky (esperto di propaganda online) ha analizzato come si sono mosse le persone che hanno minacciato Ariano: dietro le minacce ci sono sempre le stesse persone, come Francesca Totolo.
Ma dietro lei ci sono account marionetta, finti account gestiti da una stessa persona, che ritwittano lo stesso tweet più volte, per far sembrare che una certa notizia sia virale.

“Io non organizzo campagne, io rispondo quello che scrivo” ha risposto la giornalista, ma lo stesso meccanismo è avvenuto per la campagna “parlateci di Bibbiano”.

Giorgio Mottola è andato alla ricerca di Morisi, il social manager di Salvini: nato a Mantova, ha comprato casa da un imprenditore che ha relazioni con la Russia (un caso).
Morisi ha risposto che non conosce quell'imprenditore russo, non vuole essere immischiato in queste storie.

La sua macchina per la propaganda si chiama la “bestia”: ci sono decine di coordinatori che seguono la vita di Salvini, si infilano nei discorsi della gente, seguono i sondaggi per capire cosa dire e come, quali messaggi lanciare (la pacchia è finita).
Anche i selfie fanno parte di una strategia ben precisa: il selfie è poi pubblicato sui social e così si contribuisce alla propaganda.

Quanto costa la macchina? Morisi ha incassato 1ml di euro dalla Asl a guida leghista (Mantova e Cremona), forse senza gara; andando a seguire gli affari del commercialista della Lega De Rubba si scopre un finanziamento fatto, coi soldi della Camera, che finisce ad una società in mano ad una commessa di un bar, parente del commercialista della Lega.
Una parte dei soldi (di quel contratto da 400mila euro) sono poi girati ad alcuni membri dello staff di Salvini, che avrebbero dovuto avere già avere un contratto.

87 mila euro sono tornati poi nella disponibilità di Morisi e Paganella: ma alla bestia servono altri soldi e Report ha messo le mani su alcune mail, in cui Centemero spiega a Siri della necessità di avere a disposizione soldi, che non devono finire nei bilanci.

C'è poi un costo nascosto della bestia: Report è stata sotto attacco in questa settimana, tirando in ballo la par condicio, mentre i politici possono far pascolare le proprie idee senza alcun controllo.
Tra questi messaggi, anche quello che la tassa sulle merendine è un furto, inculcando ai ragazzini l'idea che forse non pagare le tasse è giusto.

Come ti frego l'algoritmo.

I bot sono uno strumento per fregare l'algoritmo dei social, per far sembrare che una certa notizia virale quando non lo era.
Mottola ha intervistato un esperto informatico, Andrea Bruno, che ha aiutato il m5s per condizionare la rete: un uomo in calzamaglia fatto passare per un uomo di Soros.

E vale lo stesso anche per la Meloni che condivide con la pagina Trash italiano buona parte dei follower, con meno di 10 follower e tutti nati nello stesso momento.
“Mai comprato follower in vita mia” ha risposto alla Meloni: sono account che ritwittano i tweet della Meloni, però.

Da qualche tempo, le citazioni e gli slogan di Meloni e Salvini tendono a convergere: Orwell e Chesterton sono stati citati entrambi dai due politici al congresso per le famiglie di Verona.
Chesterton va di moda negli ambienti ultra cristiani e in quelli che stanno attaccando papa Bergoglio: le associazioni della destra cattolica sono state alimentate con un flusso di denaro stimato in 1 miliardo di dollari, compresa quella di Bannon.

Bannon che ha preso, con Cambridge Analytica, i dati di utenti facebook.
Il leadership institute, la scuola dei politici estremisti americana, ha portato la sua sede a Roma. Ai suoi corsi si sono iscritti anche politici italiani e a leader di associazioni della destra cattolica, come quella di Pillon e Volontè.

Secondo Bannon è possibile profilare i cattolici che vanno messa, andando a chiedere i dati alle società dei telefoni, e mandare a questi messaggi mirati per condizionarne il voto.

Per questo sono importanti i follower, veri o falsi, per veicolare certi messaggi, per ingannare l'algoritmo di facebook e far si che sia lui stesso che proponga quel messaggio in vetrina.

E' un gioco che conviene a tutti, conviene a Facebook che può andare sul mercato dicendo di avere due miliardi di account, conviene ai politici, che fanno pesare i propri followers.
Ma chi ci rimette è la democrazia.

28 ottobre 2019

La vittoria dei due Matteo





La pacata reazione sui giornali di destra alle elezioni in Umbria

Festeggiano tutti e due i Matteo, dopo il voto in Umbria: il primo perché ha asfaltato, liberato, stracciato l'Umbria battendo la sinistra.
Il secondo perché così può attaccare il governo giallo-rosso e l'alleanza del PD col m5s (come se questa non fosse nata per l'interesse di Matteo 2).
Che, a chi voleva vedere, i segnali della sconfitta si potevano leggere prima: la giunta Marini è caduta a seguito di una inchiesta sulla sanità, che forse dentro non ha nulla di rilevante dal punto di vista penale ma raccontava un andazzo imbarazzante, come costume (le nomine di cui la governatrice si interessava).
L'Umbria era rossa anche per la presenza degli operai della Thyssen: come avranno visto la candidatura di un imprenditore che ieri a Repubblica raccontava "ho scoperto la politica grazie agli operai di Terni".
Ecco, per gli operai di Terni, per i cittadini umbri che si sono scandalizzati a leggere le intercettazioni in cui si parlava di nomine nella sanità, che piani aveva in mente questo centro sinistra?

Le inchieste di Report – la sicurezza dei farmaci, la fabbrica della paura e i colori del sale

Visto che Report fa informazione seria, non si occupa di Salvini solo prima delle elezioni, come maliziosamente hanno detto in tanti (sopo il servizio dedicato ai rapporti con gli oligarchi russi): anche questa sera uno dei servizi della puntata sarà dedicato al segretario della Lega e alla sua fabbrica della paura.

Il servizio principale però riguarderà le medicine che prendiamo e che spesso sono prodotte in paesi con meno controlli sulla sicurezza.

L'anteprima della puntata è, come di consueto, dedicata ad un tema legato alla vita quotidiana: ovvero il sale con cui condiamo i cibi che finiscono sulle nostre tavole.

Cinquanta sfumature di Sale di Chiara De Luca

Da una parte c'è l'OMS, secondo cui non dovremmo superare i 5 grammi di sale al giorno,dall'altra parte c'è chi lo produce o lo importa, che pubblicizza i sali colorati addirittura come benefici, vendendoli di conseguenza a prezzi maggiorati.
Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione a Bologna, racconta di come ci sia una volontà a far ppassare un certo messaggio sul sale, “il sale costa poco, se trovo il modo di venderlo a 50-60 volte il prezzo, faccio un bel business”.

Rosa, viola, nero, grigio: sono i colori dei nuovi tipi di sale che negli ultimi anni si sono diffusi sul mercato. Nell'immaginario collettivo hanno fama di essere salubri. Alcuni produttori e importatori infatti li pubblicizzano come ottimi per la salute e ricchissimi di oligoelementi. Report proverà a capire se sia giusto dare questo tipo di informazione, dal momento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia un uso moderato del sale. Effettivamente le etichette che dovrebbero informare il consumatore non danno le giuste specifiche: qual è il punto di vista di chimici e nutrizionisti e quello di chi questi sali li immette sul mercato?


Le medicine come gli smartphone o come le magliette comprate a basso prezzo: oggi ci curiamo con medicine prodotte in paesi lontani dove il costo della produzione è molto basso (ma non il costo per il consumatore).
Ma il risparmio delle case farmaceutiche corrisponde anche ad un risparmio sulla qualità e sulla nostra sicurezza?
Giulio Valesini è andato in India, nel distretto di Hyderabad, un medicinale su dieci, tra quelli che arrivano da noi, è prodotto qui e gli effetti si vedono: le industrie farmaceutiche sversano le acque usate nella loro produzione, direttamente nel terremo, nei fiumi, che non sono più limpidi e dove invece si vedono le schiume degli scarti della lavorazione chimica.
Nel 2016 la Corte Suprema indiana ha ordinato alle industrie farmaceutiche di applicare politiche di produzione a “zero liquidi”: ufficialmente quegli impianti hanno il trattamento in loco per le acque reflue, racconta al giornalista Christopher Lubbert medico dell'ospedale di Lipsia – “ma molti non funzionano a dovere perché così si risparmia”.
Il giornalista è andato a vedere come si lavora dentro una di queste aziende del distretto, che produce semilavorati per conto di queste aziende farmaceutiche: da una parte raccontano che loro rispettano tutti gli standard di sicurezza che vengono loro dati, ma poi, di fronte all'evidenza di essere in un luogo poco sicuro, ammettono “se seguissimo standard più elevati i costi si moltiplicherebbero”


Così nelle acque trovi, oltre ai liquami fognari, anche antibiotici: campioni di acque e dei terreni sono stati fatti analizzare proprio all'ospedale di Lipsia, che ha trovato batteri farmaco resistenti ovunque.
Hyderabad oggi rischia di essere l'epicentro di un pericolo che può arrivare in tutto il mondo.

“Non voglio spaventarvi, ma ogni volta che c'è una nuova resistenza antibiotica in India, in Cina o in Italia, non rimane lì. I batteri che stanno creando problemi in Toscana (il batterio new Delhi scoperto a settembre), sono molti simili a quelli che abbiamo trovato a Hyderabad, la globalizzazione inversa ha trovato la sua strada per l'Italia” - spiega il professor Lubbert.

E cosa è successo in Toscana? Mentre nel paese si discuteva di immigrazione, tasse, evasori da mandare in galera o meno, in Toscana ci sono un centinaio di pazienti colonizzati dal batterio New Delhi, per cui non esiste ancora un antibiotico specifico.
Giulio Valesini ha intervistato il direttore dell'AIFA, Luca Li Bassi a cui ha chiesto se questo distretto farmaceutico indiano, con tutto il proliferare di batteri resistenti, sia sostenibile.
Assolutamente no, la risposta.
Non è ammissibile, tutto ciò: basterebbe che Aifa e gli altri enti regolatori chiedessero a queste aziende di produrre rispettando gli standard ambientali, altrimenti non esportate più in Europa.
“Secondo me questa è un'ottima proposta costruttiva e sarebbe bellissimo poterla implementare” - la risposta del direttore.

Sul Fatto Quotidiano, Virginia della Sala da un'anteprima del servizio:
Sull’opportunità di segnalare la provenienza dovrebbe decidere l’Ema, che però è finanziata all’80 percento proprio dall’industria farmaceutica. Le aziende, infatti, sostengono che Cina e India siano i posti migliori da cui rifornirsi, da lì arrivano anche i principi attivi dei medicinali generici. La filosofia dicono è andare dove costa meno ma solo se i produttori sono bravi e verificati secondo gli standard europei. Peccato che le ispezioni sono “pilotate” oppure rilevino macchinari arrugginiti e condizioni igieniche insufficienti senza però apparenti conseguenze.
Così si arriva in India dove c’è la fabbrica della Saraca, una di quelle che vende la ranitidina contaminata utilizzata anche per i farmaci in vendita in Italia. È al centro di un distretto farmaceutico a sud dell’India, uno dei più importanti al mondo con 170 impianti. Qui c’è anche Aurobindo, il gigante indiano fornitore dei generici, ma soprattutto ci sono le aziende che forniscono i prodotti intermedi necessari per scatenare le reazioni chimiche che poi portano al principio attivo. Le telecamere di Report mostrano solventi chimici, sporcizia, macchinari arrugginiti, reattori, barili diplastica. “Non sembra igienico”dice il giornalista. “Noi qui facciamo semilavorati e seguiamo i loro standard risponde il titolare . Se ne seguissimo di più alti, i costi si moltiplicherebbero e la gente comune non potrebbe permettersi farmaci a costo più basso”.

Cosa farà l'AIFA? E il ministero della salute?
Riusciranno ad imporsi alle aziende, alle multinazionali del farmaco?

La scheda del servizio: PRINCIPI CATTIVI di di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella in collaborazione di Simona Peluso e Alessia Pelagaggi
Quando pensiamo alla globalizzazione, immaginiamo scarpe da tennis fatte in Thailandia e smartphone prodotti in Corea. Ma anche le medicine che assumiamo ogni giorno sono prodotte in stabilimenti lontani e spesso privi di controlli stringenti. Così si possono offrire prezzi bassi ai pazienti e fare anche un buon margine di profitto. Ma a forza di tagliare i costi, in alcuni casi il farmaco può venir fuori contaminato da impurezze.
Come per numerosi lotti di Valsartan, medicinale contro la pressione alta, che le autorità europee del farmaco, compresa l’italiana Aifa, hanno ritirato negli scorsi mesi perché contenenti nitrosammine, cioè agenti potenzialmente cancerogeni. A produrre le medicine era una società cinese, la Zhejiang Huahai, che pur di produrre più velocemente ha immesso per anni sul mercato un prodotto dannoso. Report farà un viaggio a ritroso a partire da una compressa per vedere cosa c’è dietro la sua catena di produzione, fra inquinamento dell'ambiente, proliferazione di batteri antibioticoresistenti e sfruttamento di cavie umane per i test clinici.


Report e Giorgio Mottola tornano ad occuparsi dei rapporti tra leghisti e russi, della fabbrica delle fake news e dei profili falsi sui social con cui queste vengono diffuse (e questo non riguarda solo la Lega).
Su Repubblica trovate un'anteprima del servizio:

Se la settimana scorsa si parlò della ricerca di finanziamenti russi per alimentare la "macchina della paura”, stavolta la trasmissione racconta ideologia, strategie e anomalie del network sui social della destra internazionale. Ma sempre al denaro si tornerà, perché serve quello per foraggiare le inserzioni su Facebook: sempre più focalizzate — da parte di Salvini — per arrivare anche agli iscritti sul social tra i 13 e i 17 anni.

La scheda del servizio: LA MACCHINA DELLA PAURA di Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso

Su internet la macchina della paura non dorme mai. Produce notizie false, manipola le informazioni e propaganda dati truccati. Oggi la disinformazione è diventata il principale strumento di lotta politica e il campo di battaglia sono i social network. Facebook e Youtube si sono trasformati nel principale megafono della propaganda neonazista, rilanciata ormai apertamente anche dai leader nazionali dei partiti di destra. I contenuti della macchina della paura diventano virali grazie a inserzioni a pagamento, reti di pagine farlocche e account automatizzati. Si chiamano bot e sui social simulano il comportamento umano per diffondere e amplificare la propaganda di un leader o di un partito. In Italia li usano tutti: politici, giornali e aziende private. Report ha intervistato in esclusiva, a volto scoperto, uno dei più importanti programmatori di bot che su Facebook e Twitter è riuscito a rendere virali i messaggi di uno dei partiti oggi al governo.

27 ottobre 2019

Tirare indietro le lancette dell'orologio


Non è solo un discorso di ora legale ora solare: in questi giorni, settimane, stiamo tirando indietro le lancette su tanti argomenti.
Report lunedì sera ci ha raccontato dei legami tra Salvini e la Lega con gli oligarchi russi che hanno finanziato in questi anni tante associazioni dell'ultra destra cattolica.
Le donne? A casa a fare figli.
Torniamo indietro ai tempi del medioevo, con le streghe bruciate sui roghi.
E torniamo indietro anche ai tempi dello stato cattolico, visto che viene rivendicato con forza che per i sovranisti alla Meloni l'Italia deve essere “Dio patria e famiglia” (l'amante un po' in disparte).

Ma stiamo portando indietro le lancette anche sul tema del lavoro: vi siete indignati per la maglietta di Carrefour dove una donna viene buttata a terra?
Bene indignatevi anche perché la stessa Carrefour ha licenziato 63 persone a Crotone via messaggio Whatsapp.

Torniamo indietro con la lancette anche in Sudamerica, in Cile ad esempio, il paese emblema del liberismo: ma quanto è figo il Cile eh? Il Cile dove una minoranza di persone possiede la maggioranza dei beni, il che ha portato ad una situazione di povertà estrema e di disuguaglianza.
E di proteste, soffocate alla solita maniera della destra reazionaria, con la polizia e il manganello.

Anche a sinistra, lancette indietro: il candidato del centrosinistra in Umbria (nella inedita alleanza col m5s) è un imprenditore in conflitto di interesse (se dovesse essere eletto) considerato vicino alla destra.
Gli accordi con la Libia che tanto hanno indignato nei mesi passati? Saranno confermati, continueremo a dare soldi al governo libico (e ai trafficanti di esseri umani) per tenersi gli immigrati nei loro lager.

Ma la sinistra si adegua benissimo a queste lancette (e allo spostamento a destra): Milano mica è Roma, la città che viene descritta come se fosse in preda a bande armate, dove si spara e si uccide, dove i trasporti e la raccolta dei rifiuti non funzionano.
Mica siamo a Milano che, domenica e lunedì scorso si è trasformata in Milano marittima.
Dove un ragazzo è caduto dalle scale mentre era a scuola.
Dove da giorni si discute dell'ennesima speculazione immobiliare, quella della zona attorno allo stadio di San Siro (che si aggiunge alla speculazione degli ex scali industriali).

25 ottobre 2019

Mi si nota di più se non vado?



Foto di gruppo per le imminenti elezioni regionali in Umbria.
Ci sono tutti.
No, ne manca uno.

Renzi deve aver pensato, "mi si nota di più se non ci vado". E poi, mica è bello mischiarsi, nel caso il centro sinistra subisca una sconfitta.

Governo di convenienza

I decreti sicurezza di Salvini, una fabbrica di clandestini, rimangono al loro posto.
In Europa, la risoluzione pro ong non passa per l'astensione del m5s.
La nave Ocean Viking è bloccata in mezzo al mare in attesa di un porto sicuro.
La lotta all'evasione, buona per calmare l'insofferenza degli elettori, si blocca sulle commissioni bancarie per i POS (ad oggi le banche guadagnano quasi più dalle commissioni che non dai prestiti).
L'accordo sulla Libia rischia di essere prorogato (coi soldi ai libici per tenersi i lager).

Più che un governo del cambiamento (certo, buoni gli spunti sulle bibite zuccherate, sugli aiuti alle famiglie), sembra più un governo di convenienza, come certi matrimoni.
Convenienza per il m5s, di rifarsi una verginità.
Per Renzi di crearsi il suo spazio (e questo grazie all'aiuto di tanta stampa) prendendo pezzi di elettorato a destra.
Per Salvini, che se fosse rimasto al governo avrebbe dovuto occuparsi di flat tax, rispondere dei tagli alle forze dell'ordine e non potrebbe fare campagna elettorale.

24 ottobre 2019

La città strangolata dal boom

Il noir di Girolamo De Michele "Le cose innominabili", comincia con la citazione di questo articolo




Soffocata a occidente dall’enorme zona industriale e a oriente da una sgangherata espansione edilizia, Taranto offre oggi al visitatore uno spettacolo raccapricciante, esempio da manuale di che cosa può produrre il sonno della ragione, cioè il sistematico disprezzo per le norme elementari del vivere associato nel nostro tempo. Una città disastrata, una Manhattan del sottosviluppo e dell’abuso edilizio: tale appare oggi Taranto allo sbalordito visitatore.Quartieri popolari spietatamente affumicati dall'industria, il centro storico in vergognose condizioni di abbandono, [..] carenze dei servizi essenziali, la totale mancanza di verde pubblico, il Mar Piccolo inquinato, e via dicendo: Taranto «moderna» si presenta come la smentita di ogni decenza urbanistica". 
Antonio Cederna, Taranto strangolata dal «boom» (18 aprile 1972)
Taranto, la città dei veleni dell'Ilva, del ricatto occupazionale, del boom che ha arricchito pochi e ammalato tanti.

Gli invisibili, di Valerio Varesi



Ci sono persone che cercano la clandestinità e altre che la ottengono senza intenzione. Col silenzio, la solitudine e la sfuggente discrezione delle creature notturne. La vita è un lavoro a maglia che si intreccia col tutto. Ma loro sono un punto fallato che si allarga sciogliendo la trama fino a rendere impossibile ricongiungere gli orli.Soneri ricordava storie del genere. Gente refrattaria alle relazioni, magari per timidezza. O che le aveva distrutte per indifferenza.

Un'indagine sul fiume, laddove l'acqua del Po la fa da padrona, nella bassa, imponendo alle persone i ritmi della vita e rubando dalla vita delle persone ricordi e oggetti, per restituirli con calma, come se fosse un enorme museo della memoria.
Dalle acque del Po, tre anni prima, era emerso il cadavere di un uomo: solo il segno di un colpo sulla testa e nient'altro per identificarlo.
Una persona che per tre anni è rimasta nel freddo ghiaccio dell'obitorio e a cui ora, la burocrazia statale, impone una scelta.
Seppellirlo così, nel cimitero, senza nome, solo un numero.
Oppure cercare di capirci qualcosa, fare un ultimo sforzo, prima di archiviare l'indagine.

Al commissario Soneri tocca questa pratica burocratica, all'apparenza una questione da poco: ma il commissario non si rassegna a questo compito, che gli farebbe anche risparmiare tante fatiche.
Una firma su un foglio e via: quel morto, quella persona, deve avere un nome, non deve sparire dalla faccia della terra senza lasciare almeno una traccia, come i tanti invisibili del mondo di oggi.
Persone rese invisibili per un naufragio in mare. Persone rese invisibili ai nostri occhi per la miseria, per la rabbia del non avere niente da questa società.
Inizia così una sua indagine, lungo gli argini del Po, dove è stato ripescato il cadavere e dove, sempre negli stessi giorni, era stato ritrovato un gozzo affondato, rubato su a Cremona.
Due eventi distinti, forse, o forse no.
Sarà un'indagine compiuta andando a scavare nella memoria delle persone del circolo, il comandante della motonave, al “matto” Casimiro, una persona che vive in simbiosi col fiume e che forse è meno matto di tante persone normali.

Un'indagine dai confini poco chiari, come poco chiari sono i poco indizi rimasti, come poco chiaro è il confine tra il certo e l'incerto:
In quel mondo dai contorni incerti, appariva difficile individuare il confine tra la nebbia e l'acqua del fiume, così come quello tra il vero e la leggenda.

Emerge un nome, dai racconti delle persone, un certo Gianni che era stato ospite della clinica per malati mentali, sempre lì sul fiume e che, un giorno, era stato visto prendere un taxi e sparire via.
Una traccia labile, ma è pur sempre qualcosa: dalla nebbia che avvolge le cose e dalla nebbia dei ricordi escono fuori alcuni dettagli che fanno scattare la classica scintilla in Soneri. Pur di portare avanti questa indagine decide di prendersi ferie e di prendere casa su una di queste case galleggianti, assieme ad Angela, la sua compagna, che alla soluzione del caso darà un contributo importante.

Succedono cose strane sul fiume: ci sono “quelli là”, i pescatori stranieri che arrivano dall'est e che si accampano sulle sponde del fiume e la fanno da padroni.
Ci sono dei furti, delle rapine, di criminali che poi scappano facendola in barba ai carabinieri del posto.
E poi ci sono quegli strani traffici notturni, attorno ad una delle case galleggianti, che appartiene ad una famiglia importante del posto, i Gallerani, piccoli imprenditori che però danno del lavoro a tanta gente del posto.
Ci sono poi le suggestioni, le battute, le storie delle persone del circolo:
Il circolo nautico era un teatro fumoso in quella striscia fluviale dove tutto prendeva una dimensione onirica. Scavallare l'argine era immergersi in un'insidiosa vaghezza. Soneri pensò che dopo tutto non fosse così strano che lì vicino ci fosse una clinica per matti ..

Non è solo un'indagine di polizia, quella che sta facendo Soneri. E' anche un caso di coscienza, che assume un valore etico: dare un nome al morto, scoprire come è morto, scoprire tutti gli intrecci strani che si scorgono lungo le sponde del fiume.
La rivelazione che quello non è un caso di suicidio, arriverà dalla visita al museo del Po, osservando il cranio di un uomo vissuto migliaia di anni fa: pure a lui deve essere dato un nome, affinché la sua memoria permanga
«.. tutti devono avere un nome.» 
«Ne sono qualcosa.» 
«I nostri morti devono averlo per essere in pace e noi con loro. Oltre che per chiamarli nei nostri ricordi» precisò Toschi. 
«C'è chi non lo avrà mai, un nome: pensi a questi giorni, ai naufraghi.» 
L'uomo chinò la testa e assentì. «Senza un'identità regrediamo alla banalità dei nostri componenti chimici, un organismo senza storia. E cosa siamo senza una storia? Niente, un rifiuto. In definitiva» concluse il direttore, «è un problema etico.»

Gli invisibili è la storia di una ricerca: la ricerca della verità su un delitto nel passato per ridare dignità ad una persona, rifiutata come figlio e rifiutata dal mondo.
Un invisibile, dunque.
Ma è anche il tentativo di far emergere dall'invisibilità un mondo sommerso dalle nebbie: le piccole meschinità che covano all'interno di una famiglia, per questioni di soldi.
E anche quel mostro che si è annidato ed è cresciuto qua al nord, non solo lungo le sponde del fiume, che non è frutto della fantasia dei pazzi, ma qualcosa di tremendamente reale anche se è ancora tabù parlarne.
La mafia al nord: la mafia che traffica in droga e in esseri umani ma anche la mafia che, coi suoi soldi, col suo potere di intimidazione, entra dentro le imprese come un tumore, inquinando interi settori produttivi.

L'indagine arriverà ad una soluzione e quel povero morto, una persona che in fondo cercava solo un suo posto al mondo, avrà infine un nome.
Ma non è una vittoria per Soneri e per la giustizia, se la intendiamo nel senso alto del termine.
«Abbiamo fatto la nostra parte e l'abbiamo avuta vinta: questo basti» tagliò corto la Falchieri.
«Si sbaglia. Hanno vinto gli altri, i sopravvissuti, i cinici, gli indifferenti. Noi siamo quelli che raccolgono i morti dopo la battaglia.»

La scheda del libro sul sito di Mondadori
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