31 dicembre 2013

Buoni propositi

L'anno scorso, di questo periodo si discuteva delle primarie per le future elezioni politiche. Si preparava un anno di vero cambiamento, almeno questa era la sensazione che si respirava.
Un PD parzialmente rinnovato, che doveva resistere al canto delle sirene montiane, la tentazione del centro, che si apprestava a smacchiare il giaguaro e vincere le elezioni.
Il Movimento 5 stelle, cui non si conosceva il potenziale di voti che avrebbe preso (era comunque sottostimato): parliamo sempre di gente giovane, motivata, magari non preparata, ma almeno lontana dai vecchi giochi, dalle dinastie, dalle lobby.


Per la prima volta il partito di B. si presentava alle urne sempre agguerrito, ma dato per sconfitto. Forse anche per il nuovo (?) centro montiano, Scelta civica, coalizzata assieme ai partiti di Fini e Casini.
Ecco, tanto Grillo era sottostimato, tanto Monti era considerato il cardine della futura alleanza: prima ancora delle elezioni si parlava già di un Monti bis, o comunque di un esecutivo che non poteva prescindere dalla sua agenda. Benedetta e incensata in tutti i TG.
Lui, il premier che mai avrebbe continuato con la politica.
Come, d'altronde, anche il presidente Napolitano, mai avrebbe concesso il bis al Quirinale.
Come anche, mai più larghe intese, dicevano quelli del giaguaro.
Per non parlare dell'articolo 18, dei caccia F35 ...
Per molti, le elezioni erano quasi un fastidio: ma come, abbiamo un presidente del consiglio che l'Europa ci invidia, che ha salvato il paese, a che servono le elezioni ..


La democrazia, un dettaglio insignificante di fronte alla grande finanza, al nuovo ordine economico mondiale, lo spread, i tassi, la BCE, il debito.


Quanto amara è stata la sorpresa: le elezioni (tra l'altro in un giorno di intense nevicate e già questo doveva significare qualcosa ..) hanno sancito che il giaguaro era ancora lì, molti italiani credevano ancora nelle sue favole. Molti di più di quanti invece credevano in quelle del premier in loden, Monti, uscito ridimensionato dalle urne.
Il PD e la non vittoria, Napolitano che voleva una maggioranza solida e non una che si poggiava su astensioni o sui voti del M5S. Il M5S che non ha colto l'attimo illudendosi di poter entrare nella stanza dei bottini (quanta supponenza). Il PDL che ha ottenuto quello che voleva: larghe intese benedette prima dall'elezione del Napolitano bis.


Tutto questo per dire come sia difficile, nel nostro paese, fare delle previsioni. Chi l'avrebbe mai detto .. Da Bersani a Letta e ora, Renzi. Da Berlusconi a Berlusconi e Alfano.


Il governo dei giovani, che giura con gli spari in piazza di Preiti, che si incarta subito su IMU, tasse, giustizia. Che procede con la politica dei piccoli passi e dei grandi rinvii (la legge elettorale, il finanziamento ai partiti, il pagamento dell'Imu). Che non affronta i veri problemi del paese: salari bassi e tassati, l'evasione, la corruzione non più tollerabile, gli sprechi della casta a tutti i livelli (i rimborsi nelle regioni), le mafie, la messa in sicurezza del territorio (ad ogni alluvione si dice che è piovuto sopra le medie).


Per quante settimane si è discusso di Imu e della decadenza di B.? Se la Severino fosse retroattiva o meno? Se fosse giusto il voto palese?
Nel frattempo le banche salvate (o semi nazionalizzate come Mps) hanno continuato a stringere sul credito sia per colpa dei nuovi vincoli imposti, sia perché sono cresciuti le insolvenze. Debiti che difficilmente verranno riscossi: perché la gente perde il lavoro e non riesce a pagare il mutuo, le aziende falliscono, lo stato paga in ritardo.


Il paese che è stato salvato due volte, da Monti e da queste larghe intese (perché, ripetono, non c'era alternativa), peggiora (o non migliora) su tutti indicatori: lavoro, PIL, debito.
Da una parte la difesa senza se e senza ma di questo sistema europeo, dell'euro, del pareggio di bilancio (una medaglietta buona solo per l'immagine del paese), delle regole del fiscal compact. Dall'altra parte la crescita degli anti euro, dei partiti antieuropeisti, delle destre peggiori.
Prima che si arrivi ad una nuova Weimar, sarebbe il caso anche di rivedere tanti accordi, firmati da governi senza dirlo troppo in giro, senza un referendum.


Anche il FMI critica la politica dell'austerità (che in Grecia non ha funzionato, come nemmeno in Italia): se siamo alla recessione, con pochissime speranze di ritornare a livelli di crescita (e di posti di lavoro e di produzione e di benessere) di prima della crisi, forse è bene rivedere le cure fin'ora adottate.


Rivedere e rinegoziare il debito: perché devono pagare le prossime generazioni per le colpe dei governi del pentapartito negli anni '80? Dei governi Berlusconi di questi 20 anni?
Perché spendere decine di miliardi in interessi su un debito cui non rientreremo mai (ma non lo possiamo dire), soldi che potrebbero essere investiti in sanità, istruzione, stimolo per la crescita industriale.
L'assenza di speranze è una cattiva consigliera per molti italiani: se non vedi alternative e sei in una situazione nera, sei disposto ad ascoltare quanti si mettono ad urlare nelle piazze e nelle TV.
Che propositi e che aspettative avere per il prossimo anno, allora?


Non lo so. Letta è stato abile nel costruire l'attesa di un anno di cambiamento, riforme, dopo la svolta generazionale. Un po' poco, direi. La sensazione dell'eterno gattopardismo, nella politica italiana, rimane. Stanno andando nella direzione giusta, le tasse diminuiscono, ci sono i soldi per la social card .. ma suonano come le stesse, solite parole già sentite.



PS: il solito discorso di fine anno che vorrei (You may say, I'm a dreamer ..) 

30 dicembre 2013

L'inferno atomico

Carmine Schiavone è stata fatto mafioso da Luciano Liggio nel 1974 a Milano: non è un camorrista, i casalesi sono un'altra cosa, rispetto ai cutoliani, ad esempio.
È uno che ha ucciso e che ha dato l'ordine di uccidere: un uomo d'onore vecchio stile, verrebbe da dire a sentire quello che dice. Si è sempre opposto allo spaccio della droga a Casale, la sua terra, così come si sarebbe opposto al traffico dei rifiuti tossici. E che per questo sarebbe stato fatto arrestare dai suoi stessi parenti, che hanno pure cercato di ucciderlo.
Ma la colpa di aver avvelenato terreni e falde col traffico di rifiuti industriali, anche rifiuti nucleari, non se la prende. Si è pentito proprio quando ha saputo che altri clan, pure persone della sua famiglia, avevano iniziato a sotterrare nei terreni di agricoltori fusti di amianto, scorie, vernici, solventi. Scavi fatti a 15-18 metri, ben in profondità, per poi ricoprire queste bombe ecologiche con del terreno “buono”.

Possiamo anche non credere nella buona fede del pentito, che ieri sera era ospite della puntata speciale di Servizio pubblico "L'inferno atomico", ma rimane il fatto che è stato lui a portare gli inquirenti sui siti a rischio. Il processo Spartacus è nato anche grazie alle sue parole.
Parole che sono rimaste secretate per anni, dal 1993 quando ministro degli interni era l'attuale presidente della Repubblica. Cosa c'è di tanto segreto, nei suoi racconti?
Come mai Schiavone ancora oggi non vuole parlare dei suoi rapporti coi servizi?

Sappiamo che gli sversamenti sono avvenuti su determinati siti, per conto di aziende del nord (Schiavone parla anche di una società di Paolo Berlusconi, legato alla P2 di Gelli): cosa è stato fatto da allora dallo Stato, per mettere in sicurezza questi siti, per le bonifiche, per la delimitazione delle aree, per il censimento delle malattie, per le analisi dei terreni e delle acque?

In Campania ad essere messo sotto accusa è lo stato stesso: avevamo i politici in pugno, spiega il pentito, perché controllavamo 70000 voti. I politici di cui fa il nome sono Cosentino e Cesaro: politici che hanno continuato la loro carriera fino ad oggi. Degli sversamenti, dei camion pieni di munnezza, nessuno ha visto niente. Perché se vedevi qualcosa e facevi domande ti trovavi le canne del fucile in faccia, ha spiegato un contadino.
Uno di quelli che ha i terreni che coltiva a peperoni e melanzane, vicino alla bomba ecologica della Resit: l'azienda dell'avvocato Chianese, considerato l'inventore del traffico dei rifiuti.

A Giugliano sono sotterrate migliaia di tonnellate di rifiuti tossici, a pochi metri dalla falda acquifera: a separarli c'è uno strato di tufo: se dovesse essere oltrepassato dal percolato, sarebbe la catastrofe.
Ma ad oggi, la regione non ha fatto analisi a tappeto sui terreni della zona. Solo ai contadini che per scrupolo hanno fatto controllare i loro prodotti, hanno sequestrato i terreni. Una beffa.

Una beffa ma anche un dramma per tutti i contadini che oggi, per colpa della psicosi da “terra dei fuochi” non riescono a vendere più le loro verdure e la frutta. Devono venderla sotto costo oppure venderla ad altri che poi ne cambiano origine.
In 20 anni ci sono state 82 inchieste, 100 arresti, 443 aziende chiuse, 430000 camion che hanno sotterrato rifiuti: ma nessuno ha visto niente. Contadini, amministratori, politici regionali ..
La mafia ha fatto miliardi col business dei rifiuti: circa l'80% dei rifiuti prodotti sono scarti industriali che in qualche modo vanno trattati.
Sono soldi che le aziende (del nord) hanno risparmiato con piacere, facendo affari con la criminalità organizzata.

Ma anche lo stato non è da meno: le ecoballe prodotte dalla Fibe (Impregilo) fanno bella mostra di se alla discarica di Taverna del Re. Nessuno sa ancora che fine faranno: non possono essere bruciate ma nemmeno possono rimanere lì dove stanno.
Il processo ha assolto tutti, ma il problema rimane.
E la gente non vuole rimanere lì ad ammalarsi, né vuole sentir parlare di altri termovalorizzatori.
Non ci si fida più.

Carmine Schiavone, in studio, ha avuto uno scatto quando ha ricordato alle due madri in studio le colpe della popolazione: perché avete continuato a votare certi politici? Perché non avete fatto niente?
È facile oggi fare certi discorsi.

Ma a chi dovevano andare a fare le denunce: l'agente della Criminalpol Mancini ha accompagnato nel 1996 Schiavone con l'elicottero per individuare le zone a rischio. Ha eseguito carotaggi, che però si sono fermati a 7 metri, trovando terreno di riporto.
La sua relazione è rimasta nel cassetto, dopo l'iniziale entusiasmo dei due magistrati Narducci e Policastro. Troppe pressioni su questa inchiesta, evidentemente.
Da 10 anni combatte col tumore: lo stato lo ha indennizzato con 5000 euro, ma non lo ha tutelato abbastanza.
Come non ha tutelato la salute dei campani.

Che oggi si aspettano risposte più incisive: se le aspettano le mamme, anche quelle che hanno perso i loro bambini per colpa dell'inquinamento. Hanno mandato delle cartoline al presidente e anche al papa.
Non basta la legge sui roghi: Schiavone ha spiegato come i 600 ml stanziati siano insufficienti per le bonifiche, perché servirebbero almeno 20 miliardi.
E anche i controlli, il registro dei tumori, la delimitazione delle aree (per evitare le psicosi), un piano per le bonifiche. Il pentito non ha dato molte speranze, e ha abbandonato lo studio in polemica con le parole delle due madri presenti, che gli rinfacciavano le colpe.

Ma prima di andarsene ha ricordato che mafia e camorra non avrebbero potuto fare quello che hanno fatto senza l'aiuto dello stato.
Quello stato, quelle istituzioni che spesso, qui, hanno presentato la stessa faccia e che la gente ha continuato a votare.



29 dicembre 2013

Grufolando qua e là

Un'amica di Lavitola, ex senatrice FI, entra nell'azionariato de l'Unità. Da Gramsci a Lavitola.
La presidente della fondazione Mps, nonché vicepresidente di Confindustria, boccia l'aumento di capitale di MPS. Il salvataggio della banca lo pagheranno i contribuenti.
Grasso minaccia di bocciare tutti gli emendamenti al Senato (dopo la strigliata di Napolitano): lasciate libere le corsie ai decreti governativi.
La riforma della custodia cautelare proposta dalle larghe intese: tre giudici che decideranno dell'arresto (e non il solo Gip), prima di arrestarti sono obbligati ad ascoltarti, puoi incontrare il tuo avvocato anche subito dopo l'arresto.
Sparisce il tribunale del riesame, dunque a decidere chi rimane, la Cassazione?
Manette difficili per gli incensurati: come per la ex Cirielli, una volta incensurato, sempre incensurato.
Ma non era più semplice prendersela con i veri criminali, i corrotti, i colletti bianchi, anziché rendere più semplice la loro vita? E tutto perché c'è la stabilità da preservare?
Mica sono loro che intasano le carceri.




Ma non basta: stasera Servizio pubblico parlerà della terra dei fuochi in Campania. La terra che la criminalità, grazie al silenzio della politica (e vogliamo dire anche di parte di forze dell'ordine e magistratura) ha condannato a morte.

Anche quest'anno possiamo andare al cenone tranquilli.

Il paese che amo, di Simone Sarasso

Iniziamo con qualche precisazione che anche l'autore sottolinea, a fine libro: i personaggi raccontati in questa storia, non sono per nulla attinenti alla realtà. Ovvero, l'Omino non è Giulio Andreotti, Tito Cobra non è Bettino Craxi, Salvo Riccadonna alias Dracula non è Matteo Messina Denaro, Ljuba Marekovna non ha niente a che vedere con Ilona Staller o Moana Pozzi, il giudice Mimmo Incatenato non è Antonio Di Pietro così come il collega Carlo Ciaccia non c'entra nulla con Paolo Borsellino.


Precisazioni importanti, per evitare che qualcuno leggendo questo ultimo e strepitoso capitolo della trilogia sporca dell'Italia, si confondesse. Certo è vero però che i protagonisti di “Il paese che amo” sono ricostruiti attorno ai veri personaggi reali della storia del nostro paese degli anni '80. Storie inventate, ma verosimili, come verosimili sono le persone che parlano e vivono in queste pagine: in un paese dove la giustizia non è riuscita a fare luce su tutti gli aspetti bui, troppi episodi sono finiti in quella sacca di ovvietà solenni chiamata “misteri d'Italia”, dove nella zona grigia tra Stato e Antistato si sono coltivati i germi della mafia, del terrorismo nero, dell'eversione pilotata, solo una fiction come quella partorita dalla grande immaginazione di Simone può raccontare la nostra storia.
Avendo l'accortezza, come ricordato, che parliamo di una storia di funzioni: non è vero che John Waine è stato presidente americano, che il direttore del Cesis fosse un pazzo assassino (come l'Andrea Sterling, uomo nero della repubblica dalle mani sporche). Che una pornostar ai soldi dei servizi segreti polacchi (quando ancora c'era il muro di Berlino) fosse poi diventata una deputata del Psi.


A fine libro Simone scrive: “Cambiare prospettiva, lasciarsi sorprendere dall'immaginazione, è un tentativo di stravolgere il noto per provare a leggere in profondità le questioni che la storiografia e la giurisprudenza lasciano spalancate”.


Il paese che amo” ha allora questo obiettivo: raccontare attraverso la finzione di un paese fittizio che ricorda da vicino il nostro, per stimolare una riflessione sulla nostra storia, sul nostro passato, sul percorso che ci ha portati fin qui.


Il secondo capitolo della trilogia si concludeva con la bomba alla stazione di Bologna, con cui Sterling, l'uomo nero di Ultor (o Gladio se proprio vogliamo andare per analogie ..) veniva messo fuori gioco dall'Omino, l'abile senatore democristiano, custode dei segreti della repubblica.
Dopo un periodo di naftalina in America, viene richiamato nel palazzo dal nuovo inquilino di Palazzo Chigi: il potente segretario del partito socialista, Tito Cobra.
Siamo all'inizio degli anni '80: la scoperta delle carte della Loggia del Gran Maestro (fate voi lo sforzo di capire chi) hanno temporaneamente messo ko la Democrazia Cristiana e l'Omino.
Tocca a Cobra e alla sua corte dei miracoli: imprenditori, palazzinari, giornalisti e uomini della TV come Mauro Fedele (proprietario di Milano Channel). Tutti all'arrembaggio del palazzo e delle sue ricchezze, nella grande abbuffata del potere.


Domenico Incatenato, che ha rischiato la pelle andando ad inseguire la scia rosso sangue di Sterling, è rimasto lo stesso giudice testardo e ostinato:
Mimmo sa che il buco nero è grande e la sua forza di attrazione invincibile. Sa che lo stivale non si regge sulla giustizia e i buoni propositi, ma se ne sta in bilico di malaffare, morti e favori. Giustizia e politica nemmeno parenti sono. Non lo saranno mai. Crimine e potere, invece, se ne vanno a braccetto dai tempi di Cavour. Mimmo lo sa che, gira e rigira, la strada su cui s'è incamminato il vecchio mafioso porta verso la casa dell'Uomo nero. Il signor giudice Incatenato lo fiuta a naso che Andrea Sterling, il direttore del CESIS, l'assassino che, mica troppi anni addietro, gli ha quasi fatto saltare le cervella, non ha mai smesso di fare il suo sporco mestiere per conto dello Stato e dei Bravi ragazzi. Lo sa che Stato e mafia sono cugini, parenti stretti, fratellini incestuosi.Pagina 236
Sarà lui che scoprirà il traffico di droga tra Italia e America (“Pizza connection”) gestito dalla mafia.
Nella mafia, sotto il cono protettivo dello Zio, il capo dei capi, cresce un giovane boss trapanese, cui piacciono le donne e la bella vita. Salvo Riccadonna detto Dracula: sarà lui lo strumento di morte con cui lo Zio consoliderà il suo potere dentro cosa nostra.
Infine
Ljuba Marekovna: la ragazza cresciuta nei sobborghi di Cracovia che riesce a sfuggire ad un destino di miseria e fame grazie alla sua bellezza. Viene ingaggiata come spia dai servizi polacchi, col compito di intrufolarsi nelle carte dei turisti oltre cortina ospiti dell'hotel in cui lavora.
Ma dalla Polonia riesce ad arrivare in Italia, dove si trasformerà nella regina del porno, in arte Calypso, la ninfa ninfomane. Arrivando perfino ad essere eletta nel partito di Tito Cobra.
Diversi episodi della storia di questo paese fittizio scorrono dinanzi il lettore: la crisi di Sigonella con lo scontro tra Cobra e il presidente cow boy americano. L'inchiesta sul traffico di droga della mafia, i primi pentimenti che portano al maxiprocesso.

L'inchiesta sugli appalti pubblici, che Mimmo, il giudice Incatenato, sta seguendo e che sarà la miccia dell'inchiesta Mani pulite. Che porterà al crollo del sistema dei partiti e di Cobra.
Il maxi processo della mafia, che per la prima volta porta alla condanna dell'ergastolo i boss e riconosce la mafia come una organizzazione verticistica ed unitaria.
E la mafia che va alla ricerca di nuovi equilibri:
«Tutto si sistema, figlio. Là fuori, tu non lo sai ancora, ma ci sta un Paese nuovo, hai capito come? Con nuovi politici che aggiusteranno tutt'e cose. Da adesso noi diamo l'ordine di votare PSI invece che DC, e vedi che la manera di accomodare si trova. Si trova eccome .. »Salvo c'impiega un secondo a registrare l'informazione.Un nuovo ordine.Un nuovo Paese.Poi chiede conferma, perché questa volta due parole non sono troppe, davvero: «Dite sul serio, Zio, sta tutto deciso?»Lo Zio sorride, non la smette di puzzare di lavanda: «Di più, figlio miio, di più. È tutto nero su bianco ..»pagina 285
Le tangenti dei partiti in Svizzera, l'attentato al Papa, il sequestro dell'Achille Lauro, la scoperta di Gladio.
I delitti della banda della Uno Bianca: la ricostruzione dei retroscena della banda che fa l'autore, rispecchia la tesi che hanno fatto a proposito il giudice Giovanni Spinosa ne “L'Italia della Uno bianca”. Ovvero le morti e gli assalti della banda sarebbero da inserire nel contesto della strategia della tensione di Cosa Nostra (e non solo), a fine anni '90:
Rita prova a sorridere. Da quando lavora a questo nuovo caso non ci sta più con la testa. Una serie di rapine apparentemente senza collegamento, perpetrate ai danni di povera gente: neri, zingari, vecchi partigiani. I testimoni oculari non concordano su peso, altezza, fisionomia, dei delinquenti, ma Rita non è di primo pelo. Sa che c'è dell'altro. E poi, da qualche tempo, qualcuno ha cominciato a prendersela coi supermercati delle cooperative comuniste.
Occhi negli occhi col suo uomo, prova a non pensarci, dà la colpa agli ormoni: «Bambina, vorrai dire ..»Mimmo la stringe di nuovo, finge che vada tutto bene.
Intanto lo stomaco ulula, e la ministra di cavolo non c'entra niente. Il buco nero è la, a fauci spalancate: lo fissa col ghigno degli ossessi.Sterling, i Servizi, i morti ammazzati.La strage degli innocenti.Il loro silenzio colloso.Altro sangue sul tricolore, macchie che on se ne andranno. In casa Incatenato non fiata più nessuno.Pagina 374
Politica, imprenditori (come quello strano personaggio delle televisioni che porta le scarpe col tacco), mafia, servizi deviati. Una pornostar che fa furore sulle tv private e nei suoi spettacoli per l'Italia.
E dall'altra parte fedeli servitori dello Stato: come il giudice di Ciaccia di Palermo, e come Domenico Incatenato e sua moglie Rita, che non si spaventano di portare alla sbarra un pezzo di imprenditoria e della politica:
«Bè, dottor Dogliotti, mi sa che è meglio che si prepari pure lei. Lo sa cosa dicevano giù a Palermo, non più tardi di un anno fa? Che la mafia non esiste. Non esiste, ha capito bene .. E lo scrivevano pure sui giornali, si figuri. Chi lo sa? Magari domani il vento gira e si scopre che pure qui a Milano, la capitale morale di questa minchia di Belpaese come dite voialtri persone di rispetto .. pardon, rispettabili .. ci stanno pure i furbacchioni che si fanno gli affari loro coi soldi della gente. Pure io le faccio una promessa, dottor Dogliotti: se ne pizzico uno, di quei furbacchioni, lo sbatto in galera e butto via la chiave.»pagina 299
Il paese crolla sotto le macerie reali, delle stragi di mafia di Capaci e di via D'Amelio (che Sarasso reinventa a modo suo in modo geniale, per non banalizzare il racconto) mentre la classe politica sotto i colpi delle inchieste dei giudici milanesi, sul sistema delle tangenti ai partiti.
Ma l'Italia, ricordiamolo, rimane il paese del gattopardo e nuovi equilibri si devono trovare all'orizzonte affinché tutto rimanga come prima.
Siamo nel 1994 e il nuovo che avanza scende in campo: “L'Italia è il paese che amo ...”

I libri precedenti di Sarasso

Confine di Stato
SettantaQui potete leggere la prefazione del libro, su CarmillaOnline
Altre letture prese dal libro:
Segui i soldi, signor giudice
Mafia, politica e imprenditoria

La scheda sul sito di
Marsilio.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

27 dicembre 2013

Dritti a destra

Basta coi contratti nazionali, la Bossi Fini non si tocca (e nemmeno i Cie e tutto ciò che nascondono). Altre modifiche all'articolo 18 ...
Insomma, c'era bisogno di tutta questa ammuina delle larghe intese per portare avanti queste proposte di destra?
E per fortuna che Alfano ha rotto con Berlusconi (ma fa il lavoro sporco per lui, assieme a Letta).
Tutta qua la svolta generazionale?

Mafia, politica e imprenditoria: il paese che amo


Immaginatevi questa scena: l'imprenditore di successo del nord, uno che lavora con la pubblica amministrazione, un manager rispettato, molto vicino al potente segretario del partito socialista che governa il paese. E, a fianco, il mafioso, venuto a discutere di affari col rispettabile imprenditore: affari da impiantare giù al sud. Mafioso che è il portavoce dello Zio, il capo dei capi, il suo figlioccio, il soldato fedele della mafia con cui ha fatto piazza pulita dentro cosa nostra dei suoi avversari. Perché anche nella mafia, come nella politica, come nello stato, la fedeltà e l'onore sono solo parole vuote.
La scena ce la racconta Simone Sarasso, nel libro “Il paese che amo” : non sforzatevi troppo per dare un nome reale ai due personaggi, con nomi di fantasia. Salvo Riccadonna detto Dracula, per la sua brama di sangue, giovane rampollo di una famiglia mafiosa. E dall'altra parte del tavolo, Amos Dogliotti, manager di successo della Tricolore Calcestruzzi: il suo cemento ha riempito le città del nord, grazie alla tessera del partito socialista in tasca.

Buona lettura:

Qualcuno ha detto che il potere assoluto corrompe assolutamente.Bè, quel tizio non si sbagliava, perché potere e corruzione a braccetto peggio di Gianni e Pinotto. Fu così che Amos Dogliotti c'impiegò poco ad entrare nel giro giusto. A capire che soldi e politica sono culo e camicia. Specie quando si tratta di cemento, mattoni, calcestruzzo e affini. In Italia nessuno costruisce niente senza permesso. Almeno, non nel nord del paese. E, gira e rigira, quel permesso lo deve firmare qualcuno che siede dietro una scrivania pubblica, e ha in tasca una maledetta tessera d'un maledetto partito.Questione semplice, trasparente.Amos capì subito – molto prima di parecchi concorrenti – che le gare d'appalto non si vincono con la fortuna, i sorrisi, il sudore della fronte e le belle speranze. Serve contante. Da far scivolare nelle saccocce appropriate.Amos si premurò di scrutare l'orizzonte in cerca d'un approdo felice, come avevan fatto per tanti secoli i suoi antenati, e vide – ancora una volta, prima di tanti altri – che la sua America si chiamava Tito Cobra e il suo personale Eldorado Partito Socialista Italiano.Cobra e il Genovese si intesero a meraviglia, parecchio tempo prima che Cobra diventasse presidente del Consiglio. Fecero i loro affari e pian piano i soldi del Dogliotti cominciarono a transitare in direzione della capitale, mentre Milano veniva ricoperta dal suo cemento.
[..]

Amos Dogliotti sa che è ora di allargare il giro d'affari, puntare la prora verso l'isola, navigare verso lidi più succosi. E più impervi, certo.Adesso va avanti l'emissario dell'azionista più potente su piazza, dopo lo Stato italiano: Salvo Riccadonna, detto Dracula non parla per sé, parla per Cosa Nostra. E cosa Nostra è l'Italia, signor Dogliotti, prendere o lasciare.Da queste parti gli affari si fanno in un certo modo.Un bicchiere di quella deliziosa acqua gassata e Dracula va dritto al punto, che tempo per i convenevoli non ce n'è: «Vede, dottore, qui in Sicilia, lo saprà, lavorano solo le aziende messe a posto. Capisce cosa voglio dire?»Dogliotti, morbido come neve fresca: «Se non fossi in grado di comprendere, credo che non avrei nemmeno il diritto di stare seduto dove sto, dico bene signor Riccadonna?»Salvo alza un sopracciglio: «E dice bene sì, dottore. Meno male che ci intendiamo, Poi dicono che su al nord ci stanno solo teste di minchia buone a niente ..»[..]
Salvo vuole essere onesto. Quanto un uomo nella sua posizione possa permettersi di essere onesto, si capisce: «Ora, questo guadagno extra, per noi e per voi, non può rimanersene a frollare qua in Sicilia, credo che lei comprenda, dottore. Lo sa anche lei che far girare le sementi aiuta il raccolto, no? Ebbene, dottor Dogliotti, l'organizzazione che io rappresento è perfettamente informata che lei già da tempo reinveste parte degli utili in .. vogliamo dire politica?»Dogliotti abbozza un sorrisino: «Diciamolo pure, signor Riccadonna. Non è mica una brutta parola ...»Salvo schiocca la lingua sul palato: «Oddio, ce ne stanno di cchiù bedde, ma non stiamo a montare una questione pé nenti. E, grazie a questo investimento, lei e la sua azienda vi assicurate una fetta di appalti pubblici , non è così? La fetta più gustosa, direi ..»Amos Dogliotti non dice né sì, né no. Ma i suoi occhi non sanno mentire.
Salvo prosegue per la sua strada: «Ebbene, ipotizziamo che nuantri spediamo una parte del profitto a Roma: lei dottore, è in grado di garantire – per sé e per gli amici nostri – una bella fetta di torta pubblica pure qua in Sicilia? Ci pensi bene prima di rispondere, dottore. Da queste parti una parola è poco e due sono troppo, lo sa come si dice, no?»Dogliotti sbatté le palpebre una volta sola. Poi si alza, va incontro a Salvo e gli stringe la mano: «A Roma, signor Riccadonna, aspettano i vostri soldi.»Salvo stringe forte la mano del Genovese e lo guarda dritto negli occhi: «Affare fatto, dottò»pagina 276-279

Un altro passaggio del libro "Segua i soldi, signor giudice!"
La scheda sul sito di
Marsilio.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

26 dicembre 2013

Natale sul lago di Como


La frana sul lago di Como, zona Bellaggio, ha investito un'auto dove due persone sono rimaste intrappolate: poteva andare peggio (tanti anni fa, una giovane coppia aveva passato il Natale in una grotta ..).
Capita, quando piove per diversi giorni, in un paese dove la sicurezza del territorio non è la priorità.

Passata la festa

Abbiamo tutti applaudito alle parole pronunciate dal papa: basta guerre, basta con la vergogna di Lampedusa, basta con la tratta dei bambini.

Ma oggi è un altro giorno, come si dice in Italia, passata la festa ..
Perché se si volesse veramente dire basta con le guerre, bisognerebbe iniziare a non farle più. A non vendere più armi a paesi in guerra o governati da dittatori o a paesi terzi con la triangolazioni.
Smetterla con l'expo galleggiante delle nostre armi, sponsorizzate dal ministero della difesa.
Se si volesse mettere fine alle vergogne dei Cie o delle carceri, bisognerebbe regolamentarli, aprirli ai giornalisti, farli gestire da personale umano, rivedere le politiche di immigrazione.


Invece oggi le cose andranno avanti ancora come prima: perché le armi sono un business. Perché sui Cie e sull'immigrazione ci sono le cooperative (di tutti e due i colori) che ci guadagnano sopra.
Perché con gli immigrati clandestini sono in tanti che ci guadagnano: non sono solo quelli che scappano dalle guerre in medio oriente o in nord Africa. Ci sono le ragazze prese dall'est per essere poi messe per strada. I bambini che arrivati in Italia che scompaiono, come i robot nicareddri di Montalbano (“La gitaa Tindari”).


Domani si tornerà a parlare di fiducia, milleproroghe, riforme, promesse, urgenze, conti da far quadrare, clientele da soddisfare così come la pancia di molti elettori.
Perché dare soldi agli immigrati? Prima gli italiani .. Che se ne stiano a casa loro, se devono venire qui a rubare ..
Lo stesso per le carceri: piuttosto che rivedere le leggi che intasano gli istituti di pena, che rallentano i processi (e costringono al carcere gente in attesa di giudizio), il meccanismo della prescrizione all'italiana, sono disposti a discutere di amnistia e indulto. Per calmare le acque con la corte di giustizia europea (20000 detenuti da mandar fuori, entro primavera).

Fino alla prossima emergenza.

24 dicembre 2013

Segui i soldi, signor giudice

Il capitolo conclusivo della trilogia di Simone Sarasso, sulla storia sporca d'Italia, il nostro paese che non è mai stato vergine.
Siamo nel pieno degli anni '80, presidente del Consiglio è il rampante segretario socialista Tito Cobra, alle cui spalle ha imprenditori che pagano la sua benevolenza come Mario Fedele, il signore delle tv private.
O come Amos Gigliotti, il signore del cemento.
Il giudice Mimmo Incatenato, che per anni ha dato la caccia all'uomo nero Andrea Sterling, sta ora seguendo delle indagini su società che fanno affari con la pubblica amministrazione. Società che vivono e muoiono nel giro di pochi anni, i cui presidenti sono spesso dei prestanome.
Cosa c'è dietro? È la genesi della tangentopoli milanese: al signor giudice lo spiega un amico di famiglia, Guido, una vita dentro le società che fanno affari col pubblico:
Guido appoggia il toscano nel posacenere, lascia che il fumo saturi l'aria mentre spiega per filo e per segno com'è che vanno le cose: «Ascolta, se vai in Germania e chiedi al primo passante che incroci di chi è la panchina su cui poggia il tuo culo alla fermata dall'autobus, quello ti risponderà: “Di tutti”. Se lo chiedi alla sciura in largo Cairoli, ti dirà: “Di nessuno”. La differenza è tutta lì. Qua in Italia non c'è il culto della cosa pubblica, dai retta a me che questo paese, bene o male, c'ho buttato il sangue per costruirlo. E se è venuto come è venuto, io credo, la colpa è anche mia ..»Mimmo lascia che le parole galleggino a mezz'aria, insieme al fumo marrone. Guido viaggia come un treno: «Il meccanismo è il seguente: a Milano, quando si tratta di gestire gli appalti o fare le nomine per decidere chi dovrà costruire coi soldi pubblici, non esistono vere e proprie gare. Cioè, esistono e, se tu hai i requisiti richiesti dal bando, puoi anche partecipare. Però non aspettarti di vincere, no signore. Son sempre loro che vincono. Gli amici degli amici, capito?»Mimmo inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel.«Alla testa di tutto ci sono le segreterie di partito, che decidono chi deve vincere a priori. Poi si passa gli organi istituzionali e la gabola diventa legge, diciamo così. E quindi sono sempre gli stessi che lavorano, e quelli come me restano fuori. Ma tu lo sai perché io non posso competere con loro?»Mimmo: «Perché gli amici degli amici costano meno? Imbrogliano con le gare al ribasso?»Guido sorride. È bravo il terrone, ha intuito. Ma gli manca metà della storia. Ecco perché tocca a lui scrivere il finale: «Mica detto. Anzi a conti fatti, costano sempre di più. Ma i soldi che circolano sono sempre di nessuno. Cioè, tutti sono autorizzati a prenderne una fetta.»[..]Mimmo registra l'informazione.Questo è il punto zero.L'inizio della storia, la svolta, l'epifania.«E come faccio, io, a dimostrare l'illecito? Mica posso mettermi a pedinare mezza Milano. Sulla base di cosa, poi? Di un sospetto? Con tutto il rispetto, comandante, capisci pure tu .. »Pirosi non è il tipo fa farsi impressionare: «Capisco, capisco, signor giudice. Non sarò certo io ad insegnare a te come fare il tuo lavoro. A me nessuno m'ha mai insegnato niente. Han provato a tirami dentro al loro giro ma, quando ho detto no, grazie, son spariti e mi hanno messo all'angolo. Però una cosa te la posso dire : un consiglio a gratis, nani. Poi fai come hai voglia.»Mimmo è tutt'orecchi.«Se vuoi trovare il colpevole, amico mio, ti conviene seguire i soldi. Finora, se non ho capito male, ti sei sempre interessato alle società. Prova, per un attimo, a ragionare sui capitali, corrigli appresso, cerca di capire in che tasche finiscono. E per presto imparerai come gira il mondo, te lo garantisco...»Mimmo si alza e paga le consumazioni.[..]Guido non gli permette di dire niente. Gli stringe la mano, saluta il Gianni dietro il bancone e si avvia verso l'uscita. Sulla soglia, però, si volta indietro e guarda Mimmo nelle palle degli occhi: «Segui i soldi, signor giudice. I soldi non mentono mai..»
Simone Sarasso – Il paese che amo, pagina 243
Gli altri capitoli della trilogia (sempre Marsilio editore)
- Confine di stato
- Settanta
La scheda sul sito di Marsilio.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Lettamente



Non solo il bicchiere è mezzo pieno (e non mezzo vuoto, o vuoto del tutto), ma è pure bastevole per tutti. C'è un modo nel raccontare le cose da parte del presidente Letta, che rassicura, tranquillizza, dà fiducia.
Anche se il bicchiere è sempre mezzo pieno. Anche se non ci sta raccontando tutta la verità.
C'è stata una svolta generazionale, in Parlamento: ma tutto questo non è grazie ad Alfano o Letta. È perché il PD di Bersani ha perso le elezioni contro il PDL di Berlusconi, mentre il M5S ha conquistato un bel 20%.


Letta non ha detto una parola sulla condanna per frode fiscale del suo alleato, con cui spera ancora di portare avanti la riforma Costituzionale. Dobbiamo credergli quando dice che si dovrà arrivare al referendum popolare, anche votando in modo contrario?


L'azione di governo sta andando nella direzione giusta: è allora come si giustificano i condoni (alle società di slot machine, sulle concessioni per le spiagge ), la porcata sulle slot machine, la porcata sull'acqua pubblica di Roma (votata pure dal M5S, per errore)? L'affossamento della norma contro gli affitti d'oro di Camera e Senato?


Abbiamo tolto il finanziamento pubblico ai partiti, dice: falso. Gli sgravi fiscali per i partiti sono ancora a carico della collettività, e si sottovalutano (spero in buona fede) i rischi che corriamo con una politica privatizzata, finanziata da lobby e imprese.
Magari una parola di scusa per la grande abbuffata che c'è stata nel passato, di cui pure Letta ha fatto parte.
Per finire con la difesa di Napolitano (il protettore) e un non rispondo su Prodi (chi, Prodi?).


Non una parola su mafie (e gli attacchi di Riina a Di Matteo), le ecomafie (e le bombe ecologiche di Taranto, di Brescia, in Campania ..), penetrazione mafiosa nelle imprese del nord. Nelle grandi opere che devono andare avanti. Cosa intende fare questo governo?
Non ho sentito una parola, o forse non sono stato attento, sulla messa in sicurezza del territorio. Eppure l'alluvione in Sardegna è solo di un mese fa.


Sono tante le promesse fatte da Letta: la giustizia civile (e anche penale, per la riforma della carcerazione preventiva), la questione carceri (che Letta ha sbolognato al Parlamento), il lavoro, la legge elettorale (da riformare assieme ai partiti che quella porcata hanno fatto per bloccare le elezioni vinte da Prodi).
Chissà se ci sarà il tempo di rivedere la Bossi Fini e la vergogna dei Cie (dentro cui finiscono solo migranti e non qualche vip illustre). La ex Cirielli. Per rinforzare le norme contro corruzione ed evasione. La giungla dei contratti atipici.
Letta ha ad una domanda specifica ha risposto che non si sarebbe dimenticato nemmeno del tema del conflitto di interessi. Mica è come quell'altro presidente del Consiglio. Quello con cui fare le riforme....



Ma quanti giorni ha gennaio, e quanti mesi il 2014?

23 dicembre 2013

A bocca chiusa


Non c'è solo la vergogna di Lampedusa (e dei dipendenti della cooperativa che consideravano come cose i migranti): ci sono anche gli altri Cie, come quello di Roma (dove tra l'altro è passata anche la Shalabayeva, prima della rendition verso il Kazakhistan). 
Dove otto detenuti (come altro chiamarli) si sono cuciti la bocca, per protestare contro le condizioni in cui devono vivere.

Servono questi gesti (come anche i suicidi in carcere) affinché uno stato come il nostro di ricordi di essere uno stato democratico?
Non so perché, ma quando leggo di clemenza, amnistie, mi vengono in mente le monarchie assolute o regimi come quello di Putin. 

La presunta libertà di scelta


Invocano il principio di libertà di scelta,
i difensori del finanziamento pubblico alle scuole private (anche paritarie). Come si ci fosse qualcuno che vieta alle famiglie (specie quelle benestanti) di iscrivere i propri figli ad istituti privati (e cattolici).

La realtà è diversa: scuola pubblica e scuola privata non sono in competizione e non possono essere messe in gara, che poi è una finta gara, visti i tagli alla scuola pubblica (e i soldi garantiti a quelle private).
La scuola pubblica è garantita dalla Costituzione, è lo strumento con cui lo Stato democratico permette a tutti di raggiungere un livello di istruzione sufficiente, per essere buoni cittadini. Non solo, la Costituzione da la possibilità ai meritevoli di raggiungere TUTTI i livello superiori di istruzione, a prescindere dalle possibilità economiche.
L'istruzione privata è permesse, senza però oneri per lo Stato.
Questo dice la Costituzione, non applicata. Non applicata anche grazie alle leggi regionali, qui in Lombardia, ma non solo.
Succede allora, nelle regioni e nei comuni (come nel mio, Inverigo), che in quattro anni il comune abbia elargito 600000 euro alle scuole paritarie private. Solo quest'anno si parla di circa 120000 euro: la maggioranza in comune giustifica questi finanziamenti affinché le strutture possano funzionare. Senza soldi pubblici, il privato non funziona.

Nello stesso tempo, il comune non ha soldi per sistemare strade, per mettere in sicurezza le scuole (anche per il pericolo amianto) ed è costretto ad aumentare le tariffe (almeno quest'anno questo rischio è stato evitato) o dismettere il suo patrimonio pubblico (vedi vendita della palazzina ex Ballabio).

Il comune ha il vincolo del patto di stabilità, ci sono stati meno trasferimenti, la scuola paritaria (materna) non è dell'obbligo (e dunque lo stato non incentiva la scuola pubblica), con questi fondi si da a tutte le famiglie la possibilità di scegliere strutture diverse, a prescindere dal reddito .. questi gli argomenti usati dall'assessore all'istruzione del comune (che potete ritrovare sull'articolo del Giornale di Erba).Ma con 600000 euro, cosa si poteva fare in tutti questi anni per la scuola pubblica? Così hanno risposto i consiglieri di opposizione, nell'accesa discussione con la maggioranza. Si poteva ampliare la scuola, evitando così i 13 esuberi, poi rientrati. Grazie al fatto che il comune ha pagato a queste famiglie la retta per le private.


Non è libertà di scelta, ma assomiglia più ad una sorta di privatizzazione, contro il pubblico. Nelle paritarie, come nei livelli superiori dell'istruzione. E in tempi in cui l'ascensore sociale si è rotto, bloccando le possibilità di crescita a chi proviene dai ceti meno abbienti, è un bel problema.  

22 dicembre 2013

Una domanda al ministro

Alla fine, della fuga del rapinatore – omicida dal carcere di Genova, a pagare è il direttore del carcere.
Ma non ho capito se il direttore è stato silurato perché ha detto il falso, ovvero che non sapevano dei precedenti omicidi di Gagliano (dunque il carcere sapeva che non era solo un rapinatore), oppure se è stato silurato perché ha detto la verità (il carcere non sapeva) ma questa è troppo destabilizzante per il popolo che ascolta (e creerebbe panico .. ma come è possibile che la destra non sa cosa fa la sinistra).



Fa una bella differenza.  

Da quanto si dice che non c'è più tempo?

Il nuovo (?) centrodestra contro Forza(?) Italia sulla legge elettorale. La fa la maggioranza, non la si fa allargando la platea.
M5S contro il PD perché ha votato la legge pro lobby dei giochi online e il PD ha risposto che non si piegherà agli sfascisti.
Renzi che cerca di mettere con le spalle al muro Grillo sull'abolizione del Senato (ma non dice se rinuncerà dei rimborsi elettorali).

Nelle aule volano insulti, ma si continuano a sentire rassicurazioni sulle riforme: la legge elettorale, l'abolizione delle province, i rimborsi elettorali (che non sono stati aboliti), la fine del bicameralismo, la solita ed ennesima riforma della giustizia (prima che altri scandali dei colletti bianchi vengano fuori).


E ogni volta si ha l'impressione che queste persone non si rendano conto che non c'è più tempo. Non c'è più tempo per le meline, con cui si è preso tempo per non fare le cose nel passato.
Da quanti anni si sente dire che non c'è più tempo, che siamo sull'orlo del baratro? Sono gli stessi anni da cui si sente il solito ministro dire che si intravede la luce in fondo al tunnel.


Eppure tutto è fermo. La Cassazione restituisce i soldi ai Riva, ma la situazione ambientale di Taranto e negli stabilimenti dell'Ilva rimane sempre la stessa.
Le prescrizioni imposte non sono rispettate e Bondi, che non ha i soldi per le bonifiche, non ha ancora fatto un piano industriale.


Mentre noi ci arrabbiamo sentendo le solite proposte su condoni, grandi opere, TAV, infrastrutture, Expo, giochi online (che hanno buone amicizie nel palazzo), ci dimentichiamo del tesoro su cui siamo seduti.


Quanti posti di lavoro porterà Expo 2015? Dobbiamo credere ai bocconiani o ai sindacati, secondo cui passata la manifestazione, dei contratti a tempo non rimarrà più niente.
E allora, non sarebbe meglio investire sui nostri veri tesori? Ne hanno parlato i giornalisti Stella e Rizzo nell'ultima puntata di Servizio pubblico.


Ieri i due bronzi di Riace sono tornati al museo storico: per anni erano rimasti sdraiati in una anticamera nella sede della regione Calabria. Dove in pochi sapevano di questa loro collocazione.
Erano stati spostati per i restauri al museo: dovevano costare 10 milioni, sono costati fin'ora 32 e non è finita.
La Calabria ha incassato per i suoi musei 27046 euro, l'anno passato. È questo lo scandalo.




Per non parlare di Pompei: noi dovremmo solo preoccuparci di preservare quanto la natura (e i morti sotto l'eruzione del Vesuvio) ci hanno lasciato. Investire qui i miliardi per attirare turisti da tutto il mondo: quanti posti di lavoro potrebbe occupare Pompei (e in modo stabile, non come Expo)? Archeologi, addetti ai musei, storici, restauratori, ingegneri, architetti.
Pompei crolla, e i soldi dello stato vengono pure spesi male: la ristrutturazione del teatro doveva costare 400000 euro, è costata 7 milioni.Oggi, per colpa dell'incuria, la scritta cave canem non si vede nemmeno più. Se quel cane potesse morderci ...

20 dicembre 2013

Amici suoi

Fango porno sul cav .. titola Il giornale.
Certo, se uno si sceglie certi amici.

Servizio pubblico - tutti a casa Pound

Si può essere fratelli d'Italia come lo sono i fascisti, che usano la banciera e l'inno come collante per dimostrare la loro rabbia, che è una rabbia comune nel paese, contro Europa, euro, politici, le banche, gli ebrei .. ma si può essere fratelli d'Italia nel modo in cui Benigni canta il nostro inno.
Come fratelli che vivono assieme e che assieme affrontano i loro problemi: nella copertina della puntata dedicata ai "forconi", Santoro ha voluto fare un augurio agli italiani per l'anno prossimo.
"Non avete paura e abbiate il coraggio di fare la scelta giusta".



Avrà questo coraggio la sinistra che oggi diserta le piazze e nemmeno più frequenta le periferie delle città, oggi diventate dei ghetti?



Bertazzoni, va detto, se le va proprio a cercare: in mezzo ai forconi e in mezzo ai fascisti del terzo millennio di casa Pound. A cercare di ragionare con persone che il ragionamento non sanno dove sta di casa. Gente vestita di nero.
Gente che comunque è stata accettata dalla piazza, a Roma: dove c'erano i forconi di Calvani, ma anche gli elettori di Grillo, che non si schifavano di mischiarsi con l'estrema destra.
E nemmeno al militante di sinistra.

Se gli opposti vengono a toccarsi.

In studio a discutere della crisi, delle piazze e dell'inadeguatezza della politica (specie l'azione di governo) il ministro Delrio (cui va tutto il mio plauso), i giornalisti Stella e Rizzo e il critico d'arte Vittorio Sgarbi.

Il sud, ha spiegato Stella, è la lente d'ingrandimento dei problemi dell'Italia: siamo ad un livello di disagio così forte che servirebbero soluzioni nette.
I privilegi ci sono sempre stati, ma ora, con la crisi, sono ancora meno giustificabili: le regioni del sud hanno un pil che è sprofondato peggio della Bulgaria.
E la risposta politica è stata quella dei piccoli tagli, della diminuzione in poche percentuali delle tasse.



In Sicilia poi, ci sono cose paradossali e che non si possono più accettare, ha proseguito Rizzo: il dirigente regionale con uno stipendio da 650000 euro. Il deputato regionale che dice che 11000 euro al mese non bastano perché lui deve mangiare al ristorante.
"E' come gettare un fiammifero sulla benzina".

Delrio  ha ammesso le scelte sbagliate su slot machine e sulla nuova Imu, che costringeranno ora i comuni a non poter più fare le detassazioni per le persone indigenti.
I comuni non sono tenuti a risolvere i problemi di bilancio delle concessionarie di giochi online.

Ci sono buone notizie: la diminuzione del cuneo fiscale, il provvedimento per gli esodati, l'impegno ad usare i fondi europei.

Sgarbi  è intervenuto a modo suo: oggi casta e politica sono indifendibili (forse perché ex politico). Di fronte a certi sprechi di soldi pubblici, non si dovrebbero pagare le tasse. Se vengono usate per rotatorie e pale eoliche.

La piazza la fuori.

C'è l'ultrà di Nichelino che si infila in tutte le manifestazioni e considera il poliziotto un impiccio perché impedisce di sparare a certi personaggi da salotto televisivo.
“Ogni volta che c’è una manifestazione valuto se infiltrarmi. Se io domani parto per Roma e secco uno di quelli, sicuramente mi faccio l’ergastolo, ma vogliamo scommettere che in 24 ore ho più fan io di Madonna e Eminem in tutta Italia?”



Ci sono le persone che erano in piazza con Calvani: come il tizio in divisa, che si auspica una svolta con un governo militare (sembra di vedere il film di Monicelli "vogliamo i colonnelli").

C'è stato un piccolo scontro tra Delrio e sgarbi sulle spese della politica, che servono anche per i servizi al cittadino e che vanno dunque pagate: la spesa delle regioni cresciuta senza controllo, se si arrivasse ad una spesa media per abitante di 8 euro, avremmo un risparmio per lo stato di 650 ml di euro.

http://www.serviziopubblico.it/puntate/2013/12/19/news/in_parlamento_tanta_brava_gente.html?cat_id=10

Non sono briciole: lo stato quest'anno ha stanziato solo 30 milioni per il dissesto idrogeologico.
E ora che l'autunno caldo è arrivato, come aveva previsto Delrio, è meglio non consolarsi col flop della manifestazione di Roma.



Il servizio di Giulia Innocenzi che ha mostrato gli sprechi per le opere incompiute al sud



L'intervista a Calvani in collegamento:



L'intervento di Travaglio, dedicato a Scalfari


Porcata senza padri

Ora si dissociano tutti dalla porcata sulle slot machine, anzi contro i comuni anti ludopatia. Sembra ora che questa legge non abbia padri, nemmeno nel Pd che l'ha votata. Come il porcellum, i condoni, le leggi che allargano i cordoni della borsa per i partiti ..
In piazza i forconi (e i neofascisti, e gli ultras, e chi soffia sul fuoco) sentitamente ringraziano.

19 dicembre 2013

La prestazione

La prestazione sessuale è stata addirittura messa dentro il contratto: ancora una volta è la cronaca del paese che dà le indicazioni alla politica (che poi non ascolta ..).
Non è l'articolo 18 il tabù da eliminare, per far felice confindustria (e i falchi del lavoro). E i mini indulti, i condoni, i braccialetti.

Sono anche situazioni come queste, dell'assessore dell'Abruzzo De Fanis, dove si trova tutto il peggio della politica: il sospetto della corruzione, spreco di soldi pubblici, peculato (l'assessore avrebbe usato l'auto pubblica per viaggi privati), maschilismo da una parte, e poco senso etico dall'altra (perché pare che la segretaria ne abbia anche approfittato):
”Vai a timbrare, poi esci e vai a farti bella…. ” , ordinava De Fanis. Non sapendo che gli investigatori tenevano drizzate le orecchie sul suo telefono. “Poi ritorni e timbri. Basta che fai quattr’ore… Chi ti conta la jurnata… capit?”.

Non c'è peggior sordo

Non c'è peggior sordo di chi proprio non vuole ascoltare: e questi sono vermente restii nell'ascoltare i problemi del paese per trovare soluzioni idonee.
La legge di stabilità che sta venendo fuori da questo governo di laghe intese, con una spruzzata di renzismo è una porcheria degna di nominati con una legge elettorale chiamata porcellum (tutto torna).

Prendete le norme svuota carceri che dovrebbero servire ad evitare una sazione dell'UE sulla situazione carceri: sono mini indulti, checcè ne dicano ministri e politici vari. Non risolvono il problema, non svuoteranno le carceri a sufficienza (per i 47000 posti), e lasciano in libertà persone già condannate. Non solo, si alzeranno pure le soglie (da 3 a 4 anni) per scontare a casa la pena.
E allora ditelo che i corrotti proprio non devono finire in carcere ..

Ieri si leggeva la notizia del pluriomicida evaso dal carcere di Genova, in permesso premio: nel carcere non spaevano del suo passato di omicida.
Questi sono i problemi della giustizia.

Ma è a leggere il contenuto della legge di stabilità che sale la rabbia: il fondo per abbassare il cuneo fiscale verrà dimezzato. I soldi dal condono per gli evasori che hanno portato i soldi all'estero servirà per abbassare le spese.
Ci sarà pure un altro condono per le tasse non pagate degli stabilimenti balneari (riduzione al 70%). Come a dire, le tasse conviene non pagarle se hai chi ti protegge dietro.
Un aiutino anche per Surgenia, che non dovrà pagare al comune di Turano una tassa di 22 milioni per oneri di urbanizzazione per la sua centrale. Se l'avesse fatta Berlusconi per una sua azienda, saremmo tutti qui a gridare allo scandalo.
Un aiuto alle società dei giochi online: se i comuni si azzardano a mettere i paletti tra le ruote alle slot machine, causando minori importi a queste, lo stato taglierà loro i trasferimenti.
Le banche si vedranno tassate le plusvalenze per le azioni della banca d'Italia (che sono rivalutate) al 12%. Altro favore.


Un emendamento (votato pure dal M5S) prevede pure la privatizzazione del servizio idrico per il comune di Roma, l'Acea, un bel favore a Caltagirone.
E il referendum sull'acqua pubblica?
Sulla legge elettorale assisteremo ad un altro balletto sul modello, sulla maggioranza che la dovrà approvare, sul premio.
La legge sul finanziamento ai partiti è una presa in giro: non spenderemo molto di meno, e di fatto si privatizzano i partiti.

Venderemo Telecom agli spagnoli che, sempre grazie al governo, si risparmiano pure i soldi per un'Opa pubblica.
Alitalia finirà forse agli arabi.
Tutte operazioni che prevederanno la perdita di posti di lavoro.

Ma ora il neo segretario propone l'abolizione dell'art. 18 per i neoassunti: il primo ministro Letta ne è entusiasta, perché così si potrebbero creare lavoro.
Dopo aver già sperimentato il modello Sacconi, il modello Fornero, ora sperimenteremo il modello Renzi sul lavoro, che poi potrebbe forse chiamare modello Eataly: quello che sperimentano i lavoratori dell'imprenditore Farinetti (lo sponsor di Renzi, che spesso è stato ospite di talk show politici). Dipendenti pagati 8 euro l'ora, con contratti di lavoro interinale.

Da una parte le lobby (i giochi online, il cemento, gli amici dei partiti), dall'altra gli sfruttati. La piazza si sta rimepiendo di gente arrabbiata. Il flop di ieri non significa nulla.
Specie se si continuerà a non ascoltare.


PS: per il momento l'acqua pubblica a Roma è salva, al Senato l'emendamento è stato modificato (il comune rimane al 51%).

18 dicembre 2013

Il cavaliere nero, di Paolo Biondani e Carlo Porcedda


UNA CACCIA AL TESORO LUNGA PIÙ DI VENT’ANNI. UNA STORIA CHE SEMBRA UN ROMANZO. GRAZIE A UNA SERIE DI DOCUMENTI INCONTESTABILI, PUBBLICATI IN QUESTO LIBRO, OGGI CONOSCIAMO LA VERITÀ. IL PATRIMONIO NERO DI SILVIO BERLUSCONI NON HA PIÙ SEGRETI.

I due giornalisti Biondani e Porcedda raccontano in questo libro la storia della caccia al tesoro nero di Berlusconi: quello che, grazie all'aiuto dell'avvocato londinese David Mills ha costituito nei paesi offshore, comprando i film dalle major americane tramite queste scatole "di nero", che, passaggio dopo passaggio, facevano lievitare i costi in modo fittizio per Fininvest.
Siccome le società offshore da cui comprava erano inrealtà tutte riferibili a lui, Berlusconi è riuscito a raggiungere diversi obiettivi: pagare meno tasse in Italia (potendo far figuare nei suoi bilanci valori in uscita più alti del vero) e creare all'estero un tesoro in fondi neri, non tassati poiché invisibili al fisco.
Questo meccanismo è servito per poter mantenere il controllo di Tele+, creando dei finanziatori occulti di questa televisione (che per legge Berlusconi non avrebbe potuto controllare direttamente): questi in realtà ricevevano i soldi dal fondo Horizon, riconducibile al cavaliere (nero).
Ma questo tesoro è stato usato anche per pagare in nero i giocatori del Milan (come i tre olandesi del Milan, che sono stato alla fine condannati per frode fiscale). Come il giocatore comprato dal Torino Gianluigi Lentini: la caccia al tesoro è partita proprio dai pagamenti in nero a Lentini: da qui i magistrati sono risaliti alle varie scatole vuote, costituite prima in Svizzera e poi nei Caraibi.

Da queste scatole sono usciti anche i soldi per pagare la corruzione del giudice Metta, per la sentenza sul lodo Mondadori. Per le tangenti di Craxi, quando il governo socialista stava mettendo mano alla riforma del sistema televisivo, la legge "fotocopia" Mammì.

Tangenti che hanno portato alla condanna dei magistrati romani finiti nell'inchiesta "Toghe sporche" (grazie alle rivelazioni del teste Ariosto), come anche delle condanne degli avvocati Previti, Pacifico e Acampora (senza che nessuno di questi abbia risarcito lo stato).

Senza l'aiuto di David Mills, Berlusconi non avrebbe potutto costruirsi questo sistema di nero: inoltre Mills ha aiutato B. anche durante i processi avvenuti negli anni '90 (casi Tele+, caso Lentini), mentendo sul reale proprietario che stava dietro le sue società offshore e nascondendo le carte che erano in suo possesso agli investigatori italiani e permettendo così, ai processi di finire in prescrizione.
Anche il processo per falsa testimonianza a David Mills, è finito in prescrizione.
Prescrizione che, giova ripeterlo, non significa affatto innocenza.

Perché, per difendersi dai processi (che sono iniziati ben prima della sua famosa discesa in campo), il cavaliere nero è ricorso alle leggi ad personam: la revisione del falso in bilancio (che ha mandato in fumo il processo per All Iberian, l'affare Lentini), la legge blocca Rogatorie (poi giudicata non applicabile) per bloccare le rogatorie verso la Svizzera per il processo Previti. La ex Cirielli del 2005, che avendo accorciato i tempi di prescrizione, ha salvato Mills e anche Berlusconi per la corruzione dell'imputato.

E' grazie al pm De Pasquale che si è riusciti ad arrivare alla condanna di B., passato in giudicato dopo la sentenza della Cassazione: ha fatto una contestazione supplettiva a Berlusconi per il reato di frode fiscale, per l'ammortamento delle sue società negli anni 2002 2003.
La buccia su cui è scivolato il cavaliere.
Troppi erano gli indizi, le carte, le testimonianze che convergevano su un'unica verità: quella della sentenza Mediaset
“Silvio Berlusconi è l’ideatore, l’organizzatore e il beneficiario finale di una colossale e sistematica frode fiscale.”
Sentenza Mediaset, 1° agosto 2013.


Questo perché, anche quando era presidente del Consiglio, tutto il castello di nero, tutti i dirigenti del gruppo che trattavano gli acquisti dei film dalle major americane (Lorenzano e Bernasconi) facevano riferimento a  lui:
“Era un’area di attività assolutamente chiusa e impenetrabile… dava conto direttamente a Silvio Berlusconi e non riferiva al consiglio d’amministrazione.”
Francò Tatò, all’epoca amministratore delegato di Fininvest, 1994.


I numero del nero sono impressionanti: i 7 milioni contestati per il reato di frode fiscale sono solo la parte sfuggita alla prescrizione di quei 368 milioni di dollari in nero, su cui B. non ha pagato le tasse. A questi vanno agguinti i 775 milioni di euro, a nero, per gli anni 1988-1994. I depositi fiduciari presso Arner Bank e la banca BIL in Lussemburgo.
I magistrati sono ancora alla ricerca di buona parte di questo tesoro: la più grande caccia al testo l'ha vinta lui, il cavaliere nero: “Berlusconi è stato condannato a rimborsare allo Stato 10 milioni di euro. Meno di un trentaseiesimo dei profitti che ha potuto nascondere all’estero.”


Il link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.


A fine libro trovate i documenti dell'inchiesta citati dal libro
La lettera dei dirigenti Fox dove si spiega il meccanismo messo in piedi da B. dello "shell game"

La lettera dell'avvocato Mills al suo commercialista Brennan, dove spiega di aver aiutato B. non rivelando ai magistrati particolari che l'avrebbero danneggiato

 

Indegne di un paese civile


Le immagini del video mandato in onda dal Tg2, sulla "pulizia" fatta dentro il CIE di Lampedusa, è una cosa indegna da paese civile.
Le istituzioni, in un sussulto di dignità, hanno fatto il bel gesto.

Non solo i CIE sono strutture indegne, ma lo sono anche le carceri. E lo sono per una precisa volontà politica, di chi li ha creati e ha creato queste condizioni di funzionamento.
Nei Cie, come nelle carceri, è difficile per un giornalista entrare e raccontare cosa succede.
Sono strutture sottodimensionate, che raccolgono i reietti della nostra società (o quelli considerati come tali): piccoli delinquenti, spacciatori, immigrati clandestini.
Nei Cie finiscono i disperati in fuga da carestie e guerre, magari combattute con armi che l'Italia (o altri paesi europei) hanno loro venduto.
Carestie e povertà frutto dello sfruttamento delle risorse dei paesi africani.

Nelle carceri, come ha raccontato lunedì Report, finiscono i poveracci che non si possono permettere un avvocato di grido per arrivare alla prescrizione.

E ora? L'Unione europa ci chiede di risolvere la "questione carceri" entro la primavera 2014 (45000 posti per 60000 detenuti).
La soluzione della politica è quella delle soluzioni tampone: le carceri devono essere stipate perché così ogni tanto si può fare un bell'indulto, che salva così anche qualche colletto bianco (l'indulto del 2006 è servito a B. anche nel processo Mediaset).

Se volessero veramente risolvere entrambi i problemi, Cie e carceri, potrebbero approvare delle modifiche alle leggi che causano queste situazioni da paese incivile: ex Cirielli, Fini Giovanardi (sulle droghe), la Bossi Fini (sull'immigrazione).

Letta e Alfano oggi si dicono sdegnati. Sarebbe meglio dire ipocriti.
Come tutti quelli che oggi cavalcano l'onda dell'emergenza carceri per arrivare all'amnistia e all'indulto.