Chi ha detto che il delitto perfetto non esiste? Almeno nell'ambito penale, in Italia esiste la possibilità, per chi compie un reato, di non pagare pegno. Se il santo protettore del poliziotto è San Giuda, per il delinquente italico la santa protettrice si chiama santa Prescrizione.
La norma, inserita nel codice di procedura, che stabilisce come, oltre un determinato lasso di tempo, certi reati non siano più punibili.
Norma che è stata rivista, dal governo Berlusconi, per salvarsi dai suoi processi e che gli ha consentito, fino ad agosto 2013, di poter dire che è sempre stato assolto nei suoi processi.
Come per il processo Mondadori, il processo per le società offshore All Iberian.
La legge ex Cirielli, una delle tante leggi ad personam (e che una volta la sinistra chiamava leggi vergogna) ha abbassato i tempi della prescrizione per gli imputati senza condanne alle spalle, alzando invece le pene per quelli che hanno subito già condanne.
Ma prescrizione non significa affatto: lo spiegherà questa sera l'inchiesta di Report di Alberto Nerazzini, che è andato a vedere come funziona la giustizia nel resto dell'Europa.
Per evitare certi disastri basterebbe che il nostro legislatore, prima di mettere mano alle leggi: oggi la prescrizione porta da una parte all'impunità dei reati di chi si può permettere di tirarla per le lunghe. Dall'altra costringe i tribunali a lavorare per processi che finiranno in prescrizione.
Lo sapevate che la prescrizione all'italiana (ovvero che continua anche dopo la sentenza di primo grado) esiste solo in Grecia e Italia?
La norma, inserita nel codice di procedura, che stabilisce come, oltre un determinato lasso di tempo, certi reati non siano più punibili.
Norma che è stata rivista, dal governo Berlusconi, per salvarsi dai suoi processi e che gli ha consentito, fino ad agosto 2013, di poter dire che è sempre stato assolto nei suoi processi.
Come per il processo Mondadori, il processo per le società offshore All Iberian.
La legge ex Cirielli, una delle tante leggi ad personam (e che una volta la sinistra chiamava leggi vergogna) ha abbassato i tempi della prescrizione per gli imputati senza condanne alle spalle, alzando invece le pene per quelli che hanno subito già condanne.
Ma prescrizione non significa affatto: lo spiegherà questa sera l'inchiesta di Report di Alberto Nerazzini, che è andato a vedere come funziona la giustizia nel resto dell'Europa.
Per evitare certi disastri basterebbe che il nostro legislatore, prima di mettere mano alle leggi: oggi la prescrizione porta da una parte all'impunità dei reati di chi si può permettere di tirarla per le lunghe. Dall'altra costringe i tribunali a lavorare per processi che finiranno in prescrizione.
Lo sapevate che la prescrizione all'italiana (ovvero che continua anche dopo la sentenza di primo grado) esiste solo in Grecia e Italia?
In Italia i processi che si prescrivono, con danni evidenti per le vittime dei reati, sono oltre 150.000 (dati al 2009). La norma che prevede che la prescrizione decorra anche dopo la sentenza di primo grado è presente solo in Italia e in Grecia, negli altri paesi europei dopo il primo grado la prescrizione rimane sospesa o si interrompe. Addirittura l’istituto della prescrizione è del tutto sconosciuto negli Stati Uniti ed in Inghilterra.
Questa della giustizia dovrebbe essere una delle prime riforme che un governo serio deve affrontare (rivedere la prescrizione, il reato di autoriciclaggio etc etc): ne va della credibilità delle istituzioni, del corretto funzionamento della giustizia, del rispetto del principio di una legge uguale per tutti.
Il delitto perfetto di Alberto Nerazzini:
Il delitto perfetto di Alberto Nerazzini:
La grande letteratura noir ci insegna che il delitto non è mai perfetto. In Italia, invece, rischia di diventarlo: ogni anno 130mila processi, circa 400 al giorno, vanno in fumo grazie alla prescrizione.
La disciplina dell’istituto di diritto della prescrizione è stata riformata dalla ex Cirielli del 2005, una legge fatta per salvare qualche imputato eccellente dalla sentenza definitiva che da otto anni però si abbatte su tutto il nostro sistema. Il risultato è un diniego di giustizia per decine di migliaia di vittime, il rischio d’impunità per chi commette una lunga serie di reati, anche gravi, e una macchina processuale che spesso gira a vuoto. I costi economici e sociali sono incalcolabili, e il nostro processo è sempre il più lento.
Le organizzazioni internazionali, come l’OCSE, da anni ci chiedono di fare qualcosa, eppure una riforma della prescrizione non è all’ordine del giorno. Con l’inchiesta di Alberto Nerazzini ci domandiamo perché non interveniamo. A chi conviene questo sistema? Come si riflette sull’emergenza delle nostre carceri? Perché non prendiamo spunto dagli ordinamenti ai quali abbiamo voluto copiare il processo accusatorio? Come funziona all’estero?
L'anteprima su reportime: la prescrizione all'italiana (chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto..)
«Prescrizione è che chiudono tutte cose e si dimenticano tutte cose». Non è tecnica, la definizione della ragazza che attende giustizia da più di dieci anni, ma è clamorosamente efficace. L’istituto di diritto della prescrizione esiste più o meno in tutto il mondo, ma la peculiarità italiana è la «prescrizione assoluta», che continua a correre anche fra i vari gradi del processo ed estingue un lunghissimo elenco di reati in soli sette anni e mezzo.
Dal 2005, da quando c’è la legge ex Cirielli, le cose in Italia funzionano così: 130mila processi all’anno, circa 400 al giorno, vanno in fumo. La nostra giustizia è una macchina sempre più lenta che gira a vuoto, causando costi sociali ed economici incalcolabili.
L’inchiesta «Il delitto perfetto», in onda lunedì alle 21.05 su Rai3, racconta la domanda di giustizia di un Paese e la patologia del nostro sistema. Parla delle migliaia di vittime che non sono protette - come la protagonista dell’anteprima - e delle migliaia di colpevoli che la fanno franca; di una riforma necessaria che nessuno in Parlamento mette fra le priorità e delle nostre carceri che esplodono. E di come potremmo migliorare in fretta: magari finendo di copiare quei sistemi a cui ci siamo ispirati venticinque anni fa, quando abbiamo cambiato il processo penale.
I tagli alle forze di sicurezza:
Siamo sicuri di Claudia Di Pasquale
In Italia esistono ben cinque forze di polizia. Ma siamo sicuri di essere al sicuro? In questi anni il comparto sicurezza ha subito tagli per quasi 4 miliardi di euro, gli stabili della polizia sono a pezzi, i mezzi da riparare, gli uomini sempre meno. Intanto dal 2002 l'Europa ci chiede di unificare i numeri di emergenza e di adottare come numero unico europeo il 112. In questi stessi anni però sono stati spesi dei soldi e appaltati numerosi progetti per la sicurezza. Vedremo come.
La nave scuola della guardia costiera, di redazione
La Guardia Costiera italiana potrebbe essere la prima guardacoste al mondo a costruire appositamente per i propri equipaggi una barca a vela. Costo oltre 3 milioni di euro. Cosa ci deve fare?
Nessun commento:
Posta un commento