Carmine Schiavone è stata fatto mafioso da Luciano Liggio nel
1974 a Milano: non è un camorrista, i casalesi sono un'altra cosa,
rispetto ai cutoliani, ad esempio.
È uno che ha ucciso e che ha dato l'ordine di uccidere: un uomo
d'onore vecchio stile, verrebbe da dire a sentire quello che dice. Si
è sempre opposto allo spaccio della droga a Casale, la sua terra,
così come si sarebbe opposto al traffico dei rifiuti tossici. E che
per questo sarebbe stato fatto arrestare dai suoi stessi parenti, che
hanno pure cercato di ucciderlo.
Ma la colpa di aver avvelenato terreni e falde col traffico di
rifiuti industriali, anche rifiuti nucleari, non se la prende. Si è
pentito proprio quando ha saputo che altri clan, pure persone della
sua famiglia, avevano iniziato a sotterrare nei terreni di
agricoltori fusti di amianto, scorie, vernici, solventi. Scavi fatti
a 15-18 metri, ben in profondità, per poi ricoprire queste bombe
ecologiche con del terreno “buono”.
Possiamo anche non credere nella buona fede del pentito, che ieri sera era ospite della puntata speciale di Servizio pubblico "L'inferno atomico", ma rimane
il fatto che è stato lui a portare gli inquirenti sui siti a
rischio. Il processo Spartacus è nato anche grazie alle sue parole.
Parole che sono rimaste secretate per anni, dal 1993 quando
ministro degli interni era l'attuale presidente della Repubblica.
Cosa c'è di tanto segreto, nei suoi racconti?
Come mai Schiavone ancora oggi non vuole parlare dei suoi rapporti
coi servizi?
Sappiamo che gli sversamenti sono avvenuti su determinati siti,
per conto di aziende del nord (Schiavone parla anche di una società
di Paolo Berlusconi, legato alla P2 di Gelli): cosa è stato fatto da
allora dallo Stato, per mettere in sicurezza questi siti, per le
bonifiche, per la delimitazione delle aree, per il censimento delle
malattie, per le analisi dei terreni e delle acque?
In Campania ad essere messo sotto accusa è lo stato stesso:
avevamo i politici in pugno, spiega il pentito, perché controllavamo
70000 voti. I politici di cui fa il nome sono Cosentino e Cesaro:
politici che hanno continuato la loro carriera fino ad oggi. Degli
sversamenti, dei camion pieni di munnezza, nessuno ha visto niente.
Perché se vedevi qualcosa e facevi domande ti trovavi le canne del
fucile in faccia, ha spiegato un contadino.
Uno di quelli che ha i terreni che coltiva a peperoni e melanzane,
vicino alla bomba ecologica della Resit: l'azienda dell'avvocato
Chianese, considerato l'inventore del traffico dei rifiuti.
A Giugliano sono sotterrate migliaia di tonnellate di rifiuti
tossici, a pochi metri dalla falda acquifera: a separarli c'è uno
strato di tufo: se dovesse essere oltrepassato dal percolato, sarebbe
la catastrofe.
Ma ad oggi, la regione non ha fatto analisi a tappeto sui terreni
della zona. Solo ai contadini che per scrupolo hanno fatto
controllare i loro prodotti, hanno sequestrato i terreni. Una beffa.
Una beffa ma anche un dramma per tutti i contadini che oggi, per
colpa della psicosi da “terra dei fuochi” non riescono a vendere
più le loro verdure e la frutta. Devono venderla sotto costo oppure
venderla ad altri che poi ne cambiano origine.
In 20 anni ci sono state 82 inchieste, 100 arresti, 443 aziende
chiuse, 430000 camion che hanno sotterrato rifiuti: ma nessuno ha
visto niente. Contadini, amministratori, politici regionali ..
La mafia ha fatto miliardi col business dei rifiuti: circa l'80%
dei rifiuti prodotti sono scarti industriali che in qualche modo
vanno trattati.
Sono soldi che le aziende (del nord) hanno risparmiato con
piacere, facendo affari con la criminalità organizzata.
Ma anche lo stato non è da meno: le ecoballe prodotte dalla Fibe
(Impregilo) fanno bella mostra di se alla discarica di Taverna del
Re. Nessuno sa ancora che fine faranno: non possono essere bruciate
ma nemmeno possono rimanere lì dove stanno.
Il processo ha assolto tutti, ma il problema rimane.
E la gente non vuole rimanere lì ad ammalarsi, né vuole sentir
parlare di altri termovalorizzatori.
Non ci si fida più.
Carmine Schiavone, in studio, ha avuto uno scatto quando ha
ricordato alle due madri in studio le colpe della popolazione: perché
avete continuato a votare certi politici? Perché non avete fatto
niente?
È facile oggi fare certi discorsi.
Ma a chi dovevano andare a fare le denunce: l'agente della
Criminalpol Mancini ha accompagnato nel 1996 Schiavone con
l'elicottero per individuare le zone a rischio. Ha eseguito
carotaggi, che però si sono fermati a 7 metri, trovando terreno di
riporto.
La sua relazione è rimasta nel cassetto, dopo l'iniziale
entusiasmo dei due magistrati Narducci e Policastro. Troppe pressioni
su questa inchiesta, evidentemente.
Da 10 anni combatte col tumore: lo stato lo ha indennizzato con
5000 euro, ma non lo ha tutelato abbastanza.
Come non ha tutelato la salute dei campani.
Che oggi si aspettano risposte più incisive: se le aspettano le
mamme, anche quelle che hanno perso i loro bambini per colpa
dell'inquinamento. Hanno mandato delle cartoline al presidente e
anche al papa.
Non basta la legge sui roghi: Schiavone ha spiegato come i 600 ml
stanziati siano insufficienti per le bonifiche, perché servirebbero
almeno 20 miliardi.
E anche i controlli, il registro dei tumori, la delimitazione
delle aree (per evitare le psicosi), un piano per le bonifiche. Il
pentito non ha dato molte speranze, e ha abbandonato lo studio in
polemica con le parole delle due madri presenti, che gli
rinfacciavano le colpe.
Ma prima di andarsene ha ricordato che mafia e camorra non
avrebbero potuto fare quello che hanno fatto senza l'aiuto dello
stato.
Quello stato, quelle istituzioni che spesso, qui, hanno presentato
la stessa faccia e che la gente ha continuato a votare.
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