Non vorrei che le analisi sul chi sono le persone del movimento
dei forconi, chi li sta strumentalizzando (ora, alla vigilia del voto
sul governo Letta e dopo le primarie che hanno eletto un segretario
“vincente” nel PD), e sui rischi eversivi che queste proteste
semi spontanee e apartitiche, ci facesse dimenticare la sostanza che
sta dietro.
La gente che protesta in piazza, ma anche quella che a protestare
non ci va, ha la pancia vuota. Non siamo più ai tempi delle
rivendicazioni salariali e dei diritti sul lavoro, come negli anni
settanta.
La Cisl Lombardia nel suo dossier dice che in cinque anni, in
questa regione, si sono persi 300000 posti di lavoro. Mentre a
livello nazionale la disoccupazione è passata dal 7% → al 12%.
I lavori che vengono offerti oggi sono precari e a basso salario.
E gli stessi salari hanno perso potere di acquisto: quello che era
1000 (euro al mese) oggi diventa 890 euro.
Senza lavoro, o con un lavoro in nero, poco pagato, usurante,
sotto ricatto del licenziamento, senza possibilità di vedere un
futuro migliore.
Bassi salari significa rischio povertà: povertà che si abbatte
anche sui bambini: Save the children nel suo rapporto mette assieme
le minori spese per la salute, l'educazione, lo sport. La crisi la
pagano anche i bambini (che si portano addosso fin da piccoli il
peccato originale del debito pubblico). In Italia un bambino su dieci vive in condizioni di povertà.
Ecco, detto questo,
dovrebbe sorprendere che a prendere le parti dei “forconi” sia
proprio un miliardario e i suoi giornali (quelli che quando
protestano i sindacati li chiama i bamba): un miliardario evasore che
ha condotto il paese in questa situazione di crisi, negandola
addirittura per anni.
Lui che ha firmato i patti europei che vincolano le nostre
finanziarie. Cosa hanno da spartite con lui gli agricoltori, le
partite Iva, i precari, gli studenti senza istruzione, gli
autotrasportatori.
Ma tutto fa brodo in Italia, pur di creare quel clima di
confusione e caos, per bloccare poi l'agenda politica. Che dovrebbe
occuparsi di lavoro, di politiche industriali, di rilancio del
turismo, della messa in sicurezza del paese, di dare la caccia agli
evasori, di mettere fine agli sprechi della politica e alla piaga
della corruzione.
Se in piazza c'è gente che chiede a chi occupa il palazzo di
andarsene a casa, è proprio perché nel palazzo c'è gente che
continua a non occuparsi del paese. Quanti mesi si sono persi per
parlare di saggi, di riforme che non si faranno, di legge elettorale,
delle coperture dell'Imu?
E nel frattempo Pompei crolla, le aziende chiudono, quelle più
appetitose finiscono in mani straniere, altre falliscono (e la gente
rimane a spasso), interi quartieri finiscono sott'acqua, nel fango
per colpa delle solite precipitazioni eccezionali.
E poi ci tocca
ascoltare ministri parlano di luce in fondo al tunnel?
Hanno fatto il deserto e lo chiamano pace … anche la
dittatura del Cile fu preparata con gli scioperi e le manifestazioni
di piazza. Per cui, per cortesia, togliete ogni alibi a questi
movimenti.
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