30 aprile 2020

Il lavoro nascosto

I lavoratori delle cooperative che lavorano per bonificare gli uffici.
I dipendenti dei supermercati (non solo quelli alle casse).
I lavoratori nel settore ortofrutticolo (di cui ci ricordiamo solo nel momento della raccolta).
Il personale delle forze dell'ordine.
Gli autisti dei mezzi pubblici.
Il personale sanitario, medici e infermieri.
Il personale del pronto soccorso.
I rider che consegnano il cibo a casa.
I lavoratori della logistica.

Sono questi i primi lavori che mi vengono in mente tra quelli che oggi, in emergenza coronavirus, abbiamo imparato ad apprezzare.
Alcuni li consideriamo eroi.
Eppure sono persone con un lavoro spesso tra i peggio pagati, con contratti infami, costretti a lavorare sabati e domeniche.
Su di loro oggi si poggia buona parte del peso di questa situazione: sono le persone che ci consentono di fare la spesa o che ce la portano a domicilio.
Quelli che sanificano gli ambienti.
Quelli che raccolgono frutta e verdura dai campi. Spesso in nero e spesso pagati una miseria. E che oggi vorremmo reclutare tra chi prende il reddito di cittadinanza, considerato un lusso.

A loro dobbiamo quel minimo di normalità nella nostra vita, in questo momento.
Mentre abbiamo personaggi, ben più pagati, che occupano la Camera (così almeno mi notano), che vanno davanti le chiese a recitare il Vangelo, a dare consigli non richiesti su come affrontare la fase 2 (tanto, se non stai al governo, chi ti chiederà di rendere conto).
Quelli che ti dicono che dobbiamo riaprire per non morir di fame. Come se non sapessimo che già prima di questa crisi c'era una parte degli italiani che la fame no, ma la povertà l'ha toccata davvero.
E del doman non c'è certezza.

Ecco, quando ne usciremo fuori, non vorrei tornare al mondo come era prima: vorrei un mondo un pochino più giusto, con meno differenze sociali tra i primi e gli ultimi.
Quelli che fanno i lavori nascosti.

29 aprile 2020

Indagine non autorizzata, di Carlo Lucarelli



Incipit (preso da qui)
C'era odore di pane nell'aria, caldo e croccante, così intenso che copriva ilo sapore salato della brezza fresca che soffiava dal mare. Lo stomaco di Piscitello gorgogliò così forte che uno dei due cani che teneva al guinzaglio voltò la testa, guardandolo con quegli occhi rotondi e lucidi da bambola, e un angolo di lingua rosa tra i denti appuntiti. Che bestie stupide, pensò Piscitello, e che abitudine idiota quella di portare fuori il cane all'alba, tutti i giorni, "a fare i bisognini", come diceva la moglie del comandante, donna stupida anche lei come i suoi cani, con gli stessi occhi lucidi e rotondi. Ma almeno lei restava a letto, la mattina. 
Si fermò al limitare della spiaggia perché, anche se aveva le fasce che dalle scarpe gli salivano quasi al ginocchio, la sabbia finiva sempre per entrargli dentro. Sganciò il guinzaglio dei cani, che scattarono come due molle verso il mare. Si slacciò il colletto della camicia e poi si tolse il fez, passandosi una mano tra i capelli ricci, già umidi di sudore. Non erano ancora le sei, ma il sole basso di agosto cominciava a farsi sentire sulla divisa della Milizia, nera e pesante. Durante la notte c'era stato un violento temporale, ma l'umidità della pioggia sembrava già interamente evaporata. Socchiuse gli occhi, facendosi schermo con una mano, per seguire con lo sguardo i due cani che correvano sulla sabbia, Hailè e Selassiè, come li aveva chiamati il comandante, che era un eroe della campagna d'Etiopia e si vantava di aver messo il guinzaglio al negus.

Rimini agosto 1936: il cadavere di una donna viene ritrovato sulla spiaggia in una afosa mattina. Si tratta, lo scoprirà uno degli ispettori che accorrono sul posto, di una prostituta abbastanza famosa della zona, Palmira Tabarelli, che si faceva chiamare Miranda o anche “la bella culona”.
Un delitto che rischia di mandare in agitazione gli agenti della Mobile che accorrono sul posto poiché a poche decine di metri c'è il Duce in persona che sta passando qui le vacanze.
Ma, anche grazie ad una intuizione dell'ispettore Marino, si arriva subito ad un possibile indiziato, il suo pappone, Oscar Tabanelli, che viene acciuffato dagli stessi agenti mentre sta scappando da Rimini sul treno.

Quasi un'ammissione di colpa, la fuga, specie se si aggiunge quel colpo di pistola sparato proprio contro l'ispettore Marino: sembrerebbe il finale di una brillante indagine, specie se si aggiunge il telegramma spedito da Mussolini in persona con cui si congratula con le guardie et dirigenti e funzionari del commissariato, “Dimostrata perfetta efficienza stile fascista”.
Certo, ci sono tutti quei dubbi che rimangono addosso a Marino, uno dei tre ispettori: ci sarebbe da confrontare il bossolo del colpo sparato alla stazione con quello rinvenuto sulla spiaggia. Ci sarebbe da spiegare come mai Oscar ammazza la sua donna (e perché?) la notte e poi decide di scappare la mattina successiva. Ci sarebbe perfino un mezzo alibi, fornito da due personaggi di quelli tenuti d'occhio dal regime, dunque non proprio a prova di bomba.
Perché, raccontano questi due, il Biondo e l'altro che si fa chiamare Amedeo Nazzari, l'Oscar negli ultimi tempi aveva iniziato a frequentare gente importante, era stato visto quella sera salire a bordo di un'Alfa gialla ..
Ma sono dubbi che Marino deve tenersi per sé, l'indagine è chiusa, vorrà mica mettersi contro le evidenze, vorrà mica sconfessare le congratulazioni di Mussolini?
Il suo capo, il commendator Arenzano, glielo dice chiaramente: “Un buon poliziotto, ispettore Marino, è un gregario zelante che rispetta la gerarchia e non prende iniziative, mai!”

Caso finito? Un cavolo – è quello che però pensa Marino, che vive un momento particolare, per l'abbandono della moglie, a cui forse quella vita da borghese, moglie di un funzionario di polizia andava stretta.
Quel caso è proprio l'occasione buona per dimostrare a tutti le sue capacità, una rivincita nei confronti della moglie e coi colleghi capaci di far carriera grazie allo zelo nei confronti dei superiori, stando attenti a quali casi seguire e quali lasciar perdere ..
Perché Marino è uno di quei poliziotti che non è capace di lasciar perdere le cose:
Quella di far quadrare tutto, anche le indagini già chiuse, anche i bossoli di Tabanelli e della Miranda, era una fissazione che aveva sempre avuto. Quando era bambino, subito dopo la guerra, suo padre gli aveva regalato uno di quei giochi inglesi, un puzzle..

Questa indagine non autorizzata, diventa il puzzle di Marino a cui qualcuno si diverte a gettare dei pezzi sul tavolo: come la telefonata per uno strano furto in casa del conte Utimberger; furto mai avvenuto, gli spiega la contessa, Laura, visto che il marito non è in caso.

Chi ha fatto quella telefonata per il furto allora? E il furto c'è mai stato?
Ci sono poi altri pezzetti del puzzle che devono trovare il loro posto: la Miranda, la donna uccisa, era stata vista proprio assieme a quel conte, Utimperger, un funzionario dell'Ambasciata italiana, un uomo molto vicino al ministro degli Esteri Ciano.

Il Biondo, uno dei due amici di Oscar, il presunto colpevole (ormai colpevole e basta, dopo il telegramma del Duce), che viene trovato morto affogato sul molo del porto.
Strana morte.
Strane coincidenze che non quadrano “e che gli davano fastidio, come le scarpe sotto il letto”, una mania che faceva così infuriare la moglie.

Non è solo un puzzle, un gioco, o una indagine come le altre: l'ispettore viene avvicinato da uno strano giornalista, che si chiama Dannunzio quasi come il poeta, uno che sembra sapere tante cose, che gli spiega che volendo, potrebbe portare le carte a quel giudice qui in vacanza, che si chiama Tarantini. Uno che non si è fatto piegare dai desiderata del regime per il caso Matteotti a Roma.

Ma portare avanti le indagini Marini significa infilarsi dentro un mondo pericoloso, dove sembra che in tanti vogliano usarlo per fini personali.
Come la sorella del conte, che gli invia una ricevuta del monte dei pegni, rubata a Laura, che odia perché avrebbe ammaliato il fratello, una strega la chiama.
Come il console generale Silvestro, altro pezzo grosso del regime, di un'altra corrente politica rispetto a Utimperger, più vicino all'ala filo tedesca di Farinacci. Un tipo violento, uno dei fascisti della prima ora, di quelli col manganello in mano, implicati nei delitti politici degli anni venti, come il delitto Matteotti...

Forse anche la stessa Laura lo sta usando, dopo averlo sedotto una sera, scappando da un ricevimento al Grand Hotel.

Chi ha ucciso Miranda? Perché il console Silvestro sta cercando una pistola e perché la chiede proprio a Marino?

Alla fine della storia, quando Marino, pesto e malconcio, riuscirà a metterli assieme, i pezzi del puzzle, saranno solo domande che non interesseranno a nessuno.
“Non è giusto” - mormorerà tra i denti, l'ispettore in un finale in cui i cattivi la faranno franca, come in tante altre storie italiane.

Questo ispettore Marino è un poliziotto che ricorda molto da vicino il collega De Luca, protagonista di altri polizieschi di Carlo Lucarelli, anche loro ambientati nel corso del ventennio.
La stessa determinazione a voler risolvere i casi, a mettere tutti i tasselli a posto, e anche la stessa ingenuità nel pensare di poter risolvere intrighi politici, come questo, solo perché si è un poliziotto, solo perché c'è la legge da far rispettare.

C'è un delitto, anzi, ce ne saranno anche più di uno, c'è un mistero, un colpo di scena finale, ma c'è anche l'affresco del ventennio, gli anni ruggenti del regime che godeva di ampia popolarità, almeno dal ceto medio. Il regime dove nessuno ruba, dove tutto è ordine, dove i casi sono risolti in fretta dimostrando la “perfetta efficienza stile fascista”come nel telegramma del duce.
Ma dietro quella cortina, quel fumo di scena, tutta l'ipocrisia di un regime corrotto e malsano, violento coi deboli e con quel poco di opposizione rimasta, dove la cronaca nera era bandita perché tanto, la corruzione, il ladrocinio di stato, l'italico familismo amorale, la facevano da padrone.

La scheda del libro sul sito di Mondadori e il blog dell'autore (non ho trovato il link al sito di Hobby & Work)
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Voglia di governissimo

A leggere le notizie di questi giorni, dopo la diretta di Conte sulla fase 2, sembra che si sia già messo da parte la scienza, l'opinione dei virologi, dei medici e degli esperti.
Ci siamo affidati agli esperti solo nel momento dell'emergenza, ora è tutto una corsa a riaprire, le scuole, le aziende (sempre per non morir di fame, mentre possiamo morire di amianto, di inquinamento dell'aria, sul lavoro) e perfino le chiese.
I due mattei si sono rivelati pure più papisti del papa: ma quale emergenza, hanno detto Salvini e Renzi, noi vogliamo andare a messa..

Non sappiamo ancora come andremo a lavoro coi mezzi pubblici, non sappiamo ancora come faremo a riaprire le scuole e gli asili in sicurezza, non sappiamo ancora cosa succederà dopo il 4 maggio, quando altri italiani riprenderanno a muoversi. Torneranno nuovi focolai? Siamo pronti a gestire una nuova ondata di infezioni?

La Francia ha fatto un mezzo passo indietro sulle scuole, che forse non apriranno tutte l'11 maggio.
La Germania sta pensando cosa fare ora che i contagi sono cresciuti.
Per non parlare degli Stati Uniti, nelle mani di un pazzo.

Oggi i giornali, in particolare Repubblica, ci parlano dei retroscena, delle manovre di palazzo per arrivare ad un nuovo governo.
C'è voglia di un governo fintamente tecnico, con dentro quasi tutti, come già successo con Monti

Leggete cosa scrive Panebianco sul Corriere:
Lo scenario politico futuro che alcuni dei più attenti osservatori della nostra vita pubblica immaginano, non è rassicurante. Di fronte alla rovinosa caduta del Pil e alle inevitabili ripercussioni sociali e politiche, si pensa che l’attuale governo non possa reggere a lungo. Soprattutto a causa del processo, che sembra irreversibile, di disgregazione dei 5 Stelle, il partito di maggioranza relativa. Si ipotizza che l’attuale formula di governo venga presto sostituita da una qualche forma di solidarietà nazionale: in pratica, il solito governo tecnico, o governo del presidente sostenuto per l’occasione da un ampio arco di forze parlamentari: dal Pd a Forza Italia a quella parte dei 5 Stelle che, con la solita scarsa fantasia italica, verrebbe subito battezzata dei «responsabili». Per reggere, una simile alleanza parlamentare dovrebbe coinvolgere in un modo o nell’altro anche Salvini e Meloni. In effetti, non è fantapolitica. Se, come si prevede, la crisi economico-sociale sarà gravissima, molte forze politiche potrebbero trovare conveniente mettere temporaneamente la sordina alle reciproche ostilità. Provocherebbero mal di pancia nei più esagitati e settari dei loro sostenitori ma col vantaggio di apparire affidabili agli occhi di molti elettori.
Purtroppo c'è un problema, gli elettori, che alle elezioni hanno votato il m5s (e anche Salvini) e non Renzi o Berlusconi:
C’è però un grande ostacolo. Di solito, questo tipo di formule è realizzabile se il Parlamento è in mano a forze centriste. Ma le forze centriste, nel Parlamento italiano di oggi, sono in minoranza. Il centro (i renziani a sinistra e i berlusconiani a destra) subì una drammatica sconfitta alle elezioni del 2018. Da allora il Parlamento è dominato dalle estreme. È improbabile che le estreme, per quanto in difficoltà, possano rappresentare una base parlamentare affidabile per governi come quello sopra immaginato. Oltre alla difficoltà di realizzazione c’è un altro problema. I governi tecnici o del presidente (come fu il governo Monti) si reggono solo se, una volta ottenuto il voto favorevole del Parlamento, possono farne a meno di fatto. In sostanza, un governo del genere sarebbe, da questo punto di vista, non molto diverso dall’attuale governo Conte. Opererebbe anch’esso in nome dell’emergenza (non più la pandemia ma la crisi economica) di fatto privo di controllo parlamentare. Il che ci riporta alla domanda iniziale: per quanto tempo una situazione del genere può reggere prima che le conseguenze (politico-costituzionali) diventino irreversibili?
Insomma, per uscire dalla crisi serve un governo forte, con dentro quasi tutti, alla faccia del Parlamento e degli elettori. Col rischio che poi, questo governo forte, ci prenda gusto e trasformi una democrazia parlamentare in qualcosa di diverso.
E noi che, stupidi, ci preoccupavamo degli ospedali, dei dispositivi, di come far lavorare le persone in sicurezza, di come far spostare le persone in sicurezza...

28 aprile 2020

Report – il virus neofascista, il business delle mascherine


Quattro i servizi andati in onda ieri sera: 
- Il filo nero che lega assieme i neofascisti, la propagazione delle bufale in rete e uno scoop sulla strage di Bologna.
- Chi ha vinto le gare Consip per le mascherine
- Da chi stiamo importando le mascherine 

Nell'anteprima, Adele Grossi è andata a vedere come funziona il mondo della fecondazione assistita e l'importazione degli ovoli dall'estero per l'eterologa. 


Esiste anche un business dietro la fecondazione assistita: lo ha scoperto la giornalista Adele Grossi, andando a investigare nel mondo dei donatori.
Ci sono quelli che donano il seme, in modo artificiale o anche naturale, presentandosi alla cliente potenziale con tutte le carte in regola, sulle analisi.
Che poi proprio in regola non lo sono, alla fine, manca il referto dell'HIV con tutti i rischi del caso: la giornalista ha ricevuto offerte di donatori, per denaro, di persone che consapevolmente o meno stanno commettendo un reato.

Nel web trovi tanti donatori online che preferiscono non passare dalle cliniche: in Italia dovrebbe esistere un registro informatico dei donatori ma, passati 5 anni e dopo 700mila euro di fondi pubblici, è tutto sulla carta.

Importiamo ovociti dall'estero e, in modo più semplice, anche spermatozoi dall'estero dalle banche del seme: l'alto numero di ovociti che arrivano dalla Spagna fa sollevare molti dubbi, perché il processo di donazione per le donne è molto complicato.
Non si viene pagate, per gli ovuli, ma si chiama compenso, poco più di mille euro, mentre la legge vieterebbe ogni forma di compenso.

Che controlli ci sono sui donatori, in Italia? Il centro nazionale dei trapianti ha avvisato il ministero della salute dei potenziali rischi, su questi ovuli importati.
Sappiamo da dove arrivano, certo, ma non l'etnia o altre informazioni: è un sistema che non aiuta la donazione made in Italy dove siamo più ligi nel rispetto delle leggi.


Giorgio Mottola è tornato ad investigare nel mondo dei neofascisti italiani, partendo da un vecchio servizio di TGR Leonardo: video usato per portare avanti il messaggio che dietro il coronavirus c'erano i cinesi, il video era uscito da un laboratorio cinese.

Tutto falso: l'esperimento del 2015 dimostrava come sia possibile (e oggi lo sappiamo) che i virus possono passare dall'animale all'uomo.
Notizia vera, ma portata in un contesto sbagliato, per far passare un messaggio falso.

Sui social quel video, che aveva poche visualizzazioni, è stato condiviso e visto da tante persone: chi l'ha tirato fuori dagli archivi del web, per farlo diventare virale?

Si è partiti da Whatsapp, la paziente zero è stata scovata da Report, si tratta della signora Cristina, che partendo da un appunto, ha chiesto ad un amico di trovare quel video, poi condiviso via Whatsapp agli amici.
Non doveva servire per fare disinformazione: questa è partita con la condivisione su Facebook e Twitter, poi V Contact.
Da qui si è passati alle pagine di Meloni e Salvini e caricato su Youtube da un simpatizzante del m5s: dall'Italia il video ha poi fatto il giro del mondo, su siti dell'estrema destra, della pseudo science, cospirazionisti, no 5g.

Su questi siti viaggiano le fake news contro il 5g, contro il papa, i migranti: il contagio delle fake news si muove alla stessa velocità dell'infezione del coronavirus.

Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione online (che almeno in Italia non ha un filtro per le notizie false): notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1 milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Italia, assieme alla Spagna, è il paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli, il canale Byoblu che spiega come sarebbe meglio non usare i guanti, altri che indicano come Bill Gates come responsabile della pandemia (perché ne avrebbe parlato per primo anni fa).
Giorgio Mottola è passato poi alle fake news e alle campagne di disinformazione partite da Forza Nuova: Roberto Fiore aveva lanciato una campagna social contro la quarantena, Fiore stesso aveva indicato di curarsi con una medicina specifica.
C'è stata poi la battaglia di Forza Nuova per far riaprire le chiese: la sua battaglia è stata opi presa da Salvini stesso.

L'impegno per condizionare l'informazione è stata esplicitata da Di Stefano, ad un incontro assieme all'ex sindaco di Roma Alemanno: riuscirà Forza Nuova ad entrare in Rai?

Casa Pound e Forza Nuova nascono da Terza Posizione, di Roberto Fiore: negli anni 80, per sfuggire al mandato di cattura dietro la strage di Bologna (per cui non è stato mai condannato) è andato a Londra, dove è diventato imprenditore.

Oggi Fiore è l'ispiratore dei sovranisti col suo slogan “prima gli italiani”, per la battaglia per far ripartire le messe: ci sono i link con la Russia, l'idea di fondare un partito neofascista europea...

A metà anni 90, in Spagna Roberto Fiore aveva provato a creare una comune fascista europea, a Los Pedriches: i neofascisti hanno comprato case e terreni, altre case sono state occupate.
Gli amministratori locali hanno poi inviato una indagine su queste persone in nero: fu scoperto così che dietro c'era una operazione immobiliare, con dentro un avvocato di Valencia e questa fondazione San Michele Arcangelo.

Mottola ha intervistato Massimo Perrone, collaboratore di Fiore, anche lui coinvolto in questa internazionale nera, frequentata da persone da tutta Europa.

Davanti l'immagine dell'arcangelo San Michele, Fiore e Marsello hanno giurato durante l'atto di fondazione di Forza Nuova: ma da dove sono arrivati i soldi per finanziare la fondazione San Michele Arcangelo?
Da Meeting Point, società che forniva corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del 1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra.

Meeting Point è stata la cassaforte delle attività politiche di Fiore: cercare i fascicoli di questa società in Inghilterra è molto difficile. In queste ricerche Mottola ha scoperto che Fiore aveva diverse società in Inghilterra, dove è arrivato come latitante partendo da zero.

Tutta genialità di Fiore, come sostiene il fondatore di Forza Nuova?
Oppure c'è altro, un supporto molto più terreno: Report ha intervistato Raymond Hill, esponente influente dei gruppi neonazisti in Inghilterra.
Oggi è un informatore della polizia: Ray parla della Lega di San Giorgio, un'organizzazione fascista inglese, che aveva enormi risorse finanziarie, da milionari neonazisti (tra cui una aristocratica che aveva messo a disposizione la sua villa), e anche ex ufficiali delle SS..

La storia della Lega di San Giorgio si lega al mistero della morte di Calvi: l'agenzia privata Kroll, in questa Lega erano arrivati soldi provenienti dalla P2, per una cifra pari a 9 milioni di dollari.

Mottola ha raccolto da Ray Hill una testimonianza importanza sulla strage di Bologna: Hill è partito dagli anni in cui era in Sudafrica, dove aveva incontrato molti neofascisti italiani tra cui Max Bollo.
In Sudafrica la sua organizzazione aveva organizzato diversi attentati per mantenere la politica dell'apartheid: Bollo presentò a Hill un altro italiano, Enrico Maselli.
A Londra Maselli parlò, nel 1980, di alcuni attentanti che sarebbero scoppiati in Italia e di alcuni camerati da mettere al riparo: attentati contro lo stato italiano, che era corrotto.
Maselli avrebbe creato un piano di fuga per neofascisti italiani: anche lui legato al mondo fascista italiano, latitante in Sudafrica e in Inghilterra.
L'incontro con Hill c'è stato, conferma Maselli stesso: ma poi spiega che non aveva informazioni sulla strage e di non averne mai parlato con Hill.

Secondo Fiore, non ha mai avuto un soldo dalla fondazione di San Giorgio, Hill non è attendibile: eppure esiste un documento della polizia speciale inglese dove si parla proprio di questo, del supporto della Lega di San Giorgio.

La strage di Bologna ha una storia ancora da scrivere?
La pista inglese è stata archiviata a causa di un errore fatto dagli inquirenti italiani, che in Inghilterra cercavano rapporti tra un certo Tomaselli e Hill, non Maselli.

Jeff Katz è direttore di una agenzia investigativa a Londra: ha indagato sul mistero Fiore, sui collegamenti tra Fiore e i servizi inglesi.
Sulle protezioni di cui ha goduto Fiore in Inghilterra e in Italia, di come hanno potuto creare un network con cui proteggere latitanti neofascisti.
Fornire assistenza e soldi, come per esempio a Freda (Ordine Nuovo, indagato ma poi assolto per Piazza Fontana) nei giorni in cui era nuovamente sotto processo per la sua organizzazione.
C'è un'informativa della Digos milanese del 1997 che paragona l'organizzazione di Fiore e Morsello ad una nuova Odessa, una internazionale nera per proteggere latitanti fascisti e personaggi come Carminati, ex militante dei Nar.
Il servizio fa altri nomi di latitanti: Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, ex nar e latitanti: anche loro si trasformano a Londra in imprenditori ricchissimi.

La polizia inglese ha fotografato l'incontro di Carminati coi vecchi amici, nel 2012: nonostante le foto e le informazioni raccolte (facilmente da Mottola), Spadavecchia risulta ancora irreperibile per la polizia italiana.
Dopo 30 anni.

La gara per le mascherine

Gli altri servizi hanno toccato la questione delle mascherine, a partire dai (mancati) controlli fatti da Consip perle gare fatte per rifornire l'Italia di questi dispositivi.
Società create al momento, certificatori che non lo sono, certificazioni fatte per una azienda e non per quella che ha vinto il bando.
Certificazioni probabilmente false, che si sono proliferate tramite copia e incolla, come quelle della Innomed.
LE mascherine di Agmin, di un costruttore romano, sono certificate da una società non autorizzata per le certificazioni CE.

E in Consip che dicono?
I controlli si fanno poi, prima si firma il contratto: ma dentro la gara c'è finito di tutto, aziende che facevano altro, imprenditori che hanno problemi con la legge, imprenditori ai domiciliari.
Tutti filantropi, mossi per aiutare l'Italia e gli italiani?

Dalla Cina arrivano prodotti falsi, mascherine non a norma, per le tante aziende cresciute in Cina in questi mesi, che hanno riconvertito la produzione dopo la pandemia.

Il servizio porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci sono aziende certificatrici che sono state segnalate al MISE, su indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che gestisce gli accreditamenti) Trifiletti.

Si tratta di “Certificati volontari” che non sono certificati CE.

Manuele Bonaccorsiè andato a Fiumicino alla Dogana per vedere i lavori di controllo sulle mascherine che arrivano dalla Cina: marchi CE finti, dove la sigla indica in realtà China Export.
Ci sono aziende che producono periodici che si sono riciclati nel business della vendita di mascherine per la regione Lazio.
La protezione civile nel Lazio avrebbe trattato con l'intermediario Vittorio Farina, il re delle tipografie: le sue mascherine sono arrivate all'Inail, sulla base di test fatti da laboratori cinesi non accreditati.

Meglio le mascherine tarocche che niente, come dice il tecnico dell'Inail?
E che dire delle mascherine che compriamo sotto casa?

Ci sono mascherine con certificazione dell'università di Tor Vergata che costano 4,5 euro, ma la certificazione non è una vera certificazione.
Insomma, seguendo la traccia dei soldi si trovano sempre le solite facce, imprenditori con pochi scrupoli, controlli fatti mali, documenti fittizi...


27 aprile 2020

Le inchieste di Report – il virus nero e il business delle mascherine


Nuove inchieste per i giornalisti di Report, ancora una volta legate all'emergenza coronavirus: da dove nascono le fortune della galassia neofascista (e dei loro leader), la stessa da cui parte la propaganda anti Bergoglio e le tante fakenews sul Covid-19; il business delle mascherine e le gare Consip per comprarle sul mercato.
Nell'anteprima andiamo però in Spagna a parlare di fecondazione artificiale col servizio di Adele Grossi

Sono centinaia in rete, gli anonimi donatori di seme: a loro si rivolgono donne che non vogliono rivolgersi alle cliniche, perché abbastanza costose: il donatore “generoso” incontrato dalla giornalista concede il seme sia in provetta che al naturale, con tanto di documenti che ne indicano il buon stato di salute.
Ma in realtà alla documentazione mostrata mancava il certificato sull'HIV e, dunque, i rischi in queste situazioni sono molto alti: eppure, racconta la giornalista nel servizio, le gravidanze fai da te sembrano spopolare. Lei stessa, pubblicando un finto annuncio, ha ricevuto centinaia di risposte, tra chi si offriva gratis e chi a pagamento, da 30 fino a 600 euro.
Chi chiede denaro per questa prestazione commette un reato penale, come anche chi offre il denaro, spiega nel servizio un avvocato, per smarcare tutti i possibili dubbi.

TU SI QUE VALES di Adele Grossi in collaborazione di Alessia Marzi
Il 5 marzo, poco prima che il Governo annunciasse la chiusura di Lombardia e altre 14 province del Nord, Report era in Spagna. A Madrid non c’era nessun controllo in aeroporto, nessuna chiusura in città. Solo il 17 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza, quando già si contavano 11.000 contagiati. È proprio dalla Spagna che, ogni anno, importiamo circa 40.000 ovociti necessari per la fecondazione eterologa, perché in Italia non ci sono donatrici. I donatori di seme invece sono centinaia sul web e non si fermano nemmeno in tempo di quarantena.


Il Virus neofascista

La scorsa settimana Giorgio Mottolaaveva raccontato chi sta dietro la campagna di delegittimazione contro papa Bergoglio e perché: i gruppi ultra cattolici americani che hanno anche finanziato i partiti sovranisti e i gruppi di neofascisti.
Questa sera il giornalista si occuperà delle fake news sul Covid-19 (qui un'anteprima su Raiplay): sin dall'inizio della pandemia, oltre ai contagi abbiamo assistito alla diffusione delle notizie false sul virus, il video del TGR Leonardo è stato l'esempio più macroscopico di disinformazione online.


Per dimostrare che il virus è stato creato in laboratorio dai cinesi, il virus è stato preso dal sito dalla Rai e ripubblicato da alcuni siti misteriosi il 24 marzo. Il giorno dopo la sua diffusione esplode sui social e su Whatsapp, dopo che questo è stati ripreso dalle pagine social di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, facendo oltre 3 milioni di visualizzazioni.
Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione online: notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1 milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Itali, assieme alla Spagna, è il paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli.
L'altro filone della disinformazione è quello delle cause della pandemia: si parte dalle correlazioni tra infezioni e antenne 5G, con le informazioni false dei raid incendiari per distruggerle.
Si arriva poi alla tesi secondo cui il virus sarebbe stato diffuso da Bill Gates,

Giorgio Mottola si occuperà delle origini finanziarie dei gruppi neofascisti, riprendendo l'intervista a Roberto Fiore fatta per il servizio della scorsa puntata: si parlerà di una fondazione, dedicata a San Michele Arcangelo, che ha finanziato delle comuni, in Spagna e in Francia; santo patrono che era presente anche all'atto di fondazione di Forza Nuova negli anni '90, documentato da un video inedito di uno dei fondatori, Massimo Perrone, collaboratore di Fiore.
L'idea, racconta il cofondatore, “era quella di ricreare un nuovo movimento politico che si rifacesse al partito di Francisco Franco, Mussolini ..”: partito finanziato da questa fondazione di San Michele e da Meeting point, agenzia londinese che forniva corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del 1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra.
Qui avevano trovato rifugio diversi neofascisti per sfuggire ai mandati di cattura della magistratura e alle condanne associazione sovversiva.

La scheda del servizio IL VIRUS NEOFASCISTA di Giorgio Mottola con la consulenza di Andrea Palladino e in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
Oltre al coronavirus, stiamo vivendo una pandemia di disinformazione. Dall’inizio dei contagi hanno iniziato a circolare notizie false o manipolate, che hanno avuto su Whatsapp e su Facebook il loro epicentro di diffusione. Report ha scoperto un filo nero che lega tra di loro alcuni dei contenuti di disinformazione diventati più virali. Siti di destra estrema e di alternative right hanno spinto in tutto il mondo la diffusione di video e post, contribuendo a creare una narrazione complottistica e allarmistica sul coronavirus. Chi li finanzia? 
Report ha fatto un viaggio nell’impero economico del leader neofascista più longevo della storia recente d’Italia: Roberto Fiore, capo di Forza Nuova. Fuggito a Londra negli anni ‘80, da latitante si è ritrovato a gestire un floridissimo business che arrivava a fatturare oltre 30 milioni di euro all’anno. Con documenti inediti, racconteremo com’è nata la sua fortuna finanziaria e come si è sostenuto il network neofascista europeo. Nel corso dell’inchiesta l’inviato di Report Giorgio Mottola ha raccolto fatti inediti che potrebbero portare a novità rilevanti sulla strage della stazione di Bologna, e soprattutto ha incontrato un latitante dell'estrema destra, tra i trenta ricercati più importanti, che vive indisturbato a Londra e gestisce un piccolo impero economico.


Le mascherine del bando Consip: chi ha vinto la gara?

Il 19 marzo Consip ha bandito una gara urgente (da 60 ml di euro) per recuperare milioni di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, come le introvabili fpp2 e fpp3.

Il servizio porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci sono aziende che sono state segnalate al MISE, su indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che gestisce gli accreditamenti) Trifiletti

La scheda del servizio GIÙ LA MASCHERA di Giulio Valesini e Lorenzo Vendemiale
Gli ospedali italiani hanno bisogno di milioni di mascherine per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Ma da chi, e soprattutto che cosa stiamo comprando? A fine marzo Consip ha fatto un bando da quasi 60 milioni di euro, ma Report ha scoperto che i certificati di garanzia presentati per ottenere il via libera, in diversi casi, erano falsi o non validi. Ad aggiudicarsi la gara sono state aziende che c’entrano ben poco col settore medico. Il mercato è impazzito, dalla Cina arriva di tutto e su internet girano offerte improbabili e certificazioni fasulle: il rischio di acquistare cianfrusaglie è sempre più alto.


Da dove arrivano le mascherine prodotte all'estero?

Oltre alle mascherine prodotte in Italia, tra quelle in circolazione molte provengono dall'estero: per capire da dove arrivano e che tipo di sicurezza offrono, Report è andata a controllare la situazione alle dogane, a cominciare da quella di Fiumicino.
Nei capannoni si trovano solo mascherine: alcuni scatoloni hanno attirato l'attenzione dei funzionati addetti al controllo, perché non avevano il marchio CE riportato sopra. Si tratta di prodotti con documentazione non conforme che non possono essere messi in commercio.
Altre hanno sì il marchio CE, ma significa China Export: “come facciamo a sapere che stiamo dando una mascherina che non funziona, ad un medico che sta in corsia o a un malato Covid?” la domanda che si faceva il giornalista.

La scheda del servizio: IL BUSINESS DELLE MASCHERINE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di Giusy Arena
Chi sono i grandi importatori di mascherine in Italia? E che prodotti offrono ai cittadini? L’emergenza Covid e il drammatico bisogno di dispositivi sanitari hanno offerto praterie per chi, con buone relazioni e qualche trucco, sta lavorando sul business del momento. Anche grazie a regole incerte e controlli superficiali. Report svela i nomi, e qualche neo, dei principali player di questo mercato. E cosa succede, invece, per l’esportazione di materiale sanitario? Teoricamente i materiali utili all’emergenza non potrebbero lasciare il paese. Ma è davvero così?


25 aprile 2020

I nemici del 25 aprile, i nemici della Democrazia



L'ultima sparata è quella dell'ex ministro La Russa (eh già, è stato pure ministro) che chiedeva di trasformare la giornata del 25 aprile in ricordo delle vittime del Covid 19.
Hanno la coscienza sporca, i fascisti dei tempi moderni (e La Russa è pure uno di quelli che nemmeno si vergognava di esserlo), ogni anno devo portare avanti la stessa scenetta per ridicolizzare, sminuirne il senso, infangare la festa della Liberazione.

Perché questa è una festa chiaramente divisiva: da una parte i tanti che riconoscono nel 25 aprile il culmine della guerra di Liberazione avvenuta in Italia, per liberarci dalla dittatura fascista, dall'occupazione nazifascista del nostro paese.
Dall'altra parte i tanti che non si riconoscono in questa democrazia, fondata sull'antifascismo, e che non riconoscono (ma solo per quello che fa loro comodo) nella Costituzione emanata nel 1947.

Ancora oggi da fastidio questo 25 aprile perché è uno dei pochi giorni che ricorda il coraggio dei tanti italiani che fecero la resistenza, a modo loro e nelle tante maniere che ci sono state.
Quelli andati sui monti a combattere fisicamente, a compiere azioni di sabotaggio dietro le linee, costringendo i nazisti a spostare truppe dal fronte contro gli alleati per compiere rastrellamenti, per tenere libera la via di fuga al nord.
Quelli che fecero azioni di supporto in favore dei partigiani; le donne partigiane spesso impiegate come staffette per portare ordini e mezzi da un gruppo all'altro in un compito altrettanto rischioso.

Danno fastidio i loro ricordi, la loro scelta fatta in nome della libertà, la libertà di tutti, non solo di qualcuno.
Perché per contrasto mettono in mostra tutta la vigliaccheria dei fascisti italiani, resi dei lacchè dei tedeschi con la repubblica si Salò, complici delle stragi avvenute nell'estate del 1944 sull'Appennino.
Tutte le libertà di cui oggi godiamo, seppur ridotte da questo maledetto coronavirus, le dobbiamo a quanti hanno combattuto per la nostra Liberazione, il cui peso più importante gravava certo sulle spalle dell'esercito alleato che risaliva la penisola.
Non ce lo dobbiamo dimenticare mai, quando sentiamo un La Russa o un Sallusti sbuffare per l'approssimarsi di questa data.

E' la nostra festa, al pari del 2 giugno che ci ricorda la nascita della Repubblica Italiana, forse non il migliore dei mondi possibili, ma sempre meglio della migliore dittatura.
A cosa serve il 25 aprile oggi?
A ricordare cosa è stato. A ricordare che il fascismo è stato combattuto dagli eserciti ma anche dai tanti coraggiosi che non hanno girato la testa dall'altra parte nei confronti della dittatura, dei soprusi, delle violenze del regime.
A ricordarci che il fascismo può ritornare: è un tema più e più volte sottolineato dalle tante testimonianze raccolte da Gad Lerner nel saggio uscito per Feltrinelli “Noi partigiani: memoriale della Resistenza italiana”.


Brillano ancora gli occhi a Mirella Alloisio, all'epoca Rossella, responsabile della segreteria operativa clandestina del CLN Liguria, quando ricorda l'atto conclusivo dell'autoliberazione di Genova: “Quella sera del 25 aprile 1945 a Villa Migone, residenza del cardinale Boetto, il generale Gunther Meinhold fu costretto a frmare l'atto di resa davanti all'operaio Remo Scappini, nostro presidente, la cui moglie Rina, incinta, era stata seviziata dai nazifascisti fino a farle perdere il bambino. Quel foglio di carta rimane un documento storico. Al punto 2 imponeva che le truppe tedesche consegnassero le armi nelle mani dei partigiani. C'era scritto proprio così: partigiani. Solo l'indomani entrarono nella città gli americani e rimasero stupefatti: 'A wonderful job'. La mattina del 26 aprile Paolo Emilio Taviani, a nome del CLN, poteva annunciarlo via radio:' Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d'esercito si è arreso a un popolo'”. 
Noi partigiani: memoriale della Resistenza italiana – Feltrinelli Autori vari a cura di Gad Lerner

Il fascismo può ritornare perché non se ne è mai andato: non si intende la camicia nera, il fez, il sabato fascista. Si intende quel virus dentro molti italiani che li fa preferire l'uomo forte al comando a cui delegare tutte le decisioni rispetto ad una democrazia rappresentativa dove il Parlamento decide in nome del popolo italiano.
Si intende l'insofferenza per quella repubblica italiana, fondata sul lavoro di tutti, dove tutti hanno pari diritti e dove non sono tollerati per nessun motivo discriminazioni su base razziale, di genere, di orientamento politico o religioso.
Si intende l'insofferenza nei confronti dei corpi intermedi in cui sono organizzate le nostre istituzioni, il rivolgersi direttamente al popolo perché solo il popolo mi può giudicare.
Il fascismo debole coi potenti e potente coi deboli.

Per chiudere sul perché di questa festa e su cosa significhi oggi la parola Resistenza, prendo a prestito le parole dello storico Gianni Oliva, nel suo articolopubblicato giovedì scorso, partendo dalle parole del pastore tedesco Martin Niemoller:
Hanno portato via gli ebrei e non ho detto nulla perché non ero ebreo;/ poi hanno portato via i comunisti e non ho detto nulla perché non ero comunista;/ poi hanno portato via i sindacalisti e non ho detto nulla perché non ero un sindacalista:/ poi hanno portato via me, e non c’era più nessuno che potesse dire qualcosa”. “Resistenza” significa questo: fare in modo che ci sia qualcuno che può ancora dire qualcosa. È questo il valore profondo del 25 Aprile: chi allora ha scelto la “montagna”, chi ha resistito con le armi o senza le armi, ha testimoniato un modello di valori diverso da quello imposto, ha fatto in modo che ci fosse ancora qualcuno in grado di dire qualcosa. Si possono fare mille distinguo sul ruolo militare della lotta partigiana, relativizzandone importanza strategica e consistenza numerica: ma non se ne può ridimensionare il valore morale. E non si può ignorare l’attualità di quel messaggio. 
Resistere” è un concetto più volte evocato in anni recenti, di fronte a rischi di deriva democratica veri o presunti. Ma per “resistere” non bisogna aspettare la pressione dell’emergenza. “Resistere” significa avere coscienza di sé, capacità di discernere e giudicare senza condizionamenti, libertà di pensiero, coraggio di parola. “Resistere”, in fondo, è un modo di essere: come tale, si addice alle generazioni che hanno ascoltato i racconti partigiani, ma altrettanto a quelle che hanno poca dimestichezza con le memorie passate e piuttosto che il 25 Aprile ricordano l’11 settembre.

24 aprile 2020

L'effetto lente del corona virus

Questa emergenza per il coronavirus sta avendo l'effetto l'effetto lente, per farci comprendere meglio la natura nostra e delle altre persone.
Certo, per capire di che pasta è fatto Trump non c'era bisogno del virus, non abbiamo avuto bisogno di sentire le sue sparate su come curarsi per il Covid per comprendere il suo ego, la superficialità, l'incompetenza, la sua pericolosità per gli americani e per il mondo.

Oggi siamo tutti qui ad aspettare l'uscita dal lockdown, in tanti chiedono la riapertura delle imprese perché altrimenti arriva la fame, perché altrimenti l'economia non riparte più, perché altrimenti il paese non riparte più.
In parte è vero, come non essere d'accordo con quanto dice Confindustria oppure Renzi, ospite ieri sera a Piazza Pulita.
Ma non si può usare lo spettro della fame come arma di ricatto per far tornare le persone al lavoro (per non dire di quelli che non hanno smesso) non in condizioni di sicurezza.
Lo faceva vedere ieri sera il servizio di Bertazzoni: operai con mascherine non a norma, posti dove la distanza di sicurezza non è rispettata.

Si fa in fretta chiudere, dicono tutti gli oppositori del lockdown che imputano ai virologi di stare col culo al caldo mentre loro rischiano.
Ma si fa in fretta anche a far partire nuovi focolai, nuove morti, nuove zone rosse.
Il volersi finalmente affidare alla scienza, come era sembrato capire nei giorni più neri, quelli dei seicento e passa morti, è ormai passato.
Ora che la scienza (come le tutele sul lavoro) sono solo un vincolo, un peso che non possiamo permetterci si torna ad affidarsi alla pancia, all'emozione, al vivere alla giornata.
"Dobbiamo essere bravi ad aprire e a chiudere se dovesse arrivare un nuovo focolaio" - sempre Renzi ieri sera.
Certo, dipende da che parte stai.
Se stai dalla parte di chi viene infettato, di chi vede un parente andar via in barella per non tornar più, non è tanto consolante.

23 aprile 2020

Sulla fase due

Non è ancora iniziata e già mi piace poco questa fase due.
Piccoli segnali, molto poco incoraggianti.
Un operaio dell'Arcelor Mittal a Taranto è stato licenziato dopo che aveva denunciato che si lavorava senza mascherine.
A Milano, due dipendenti di una cooperativa che lavora per la fondazione Don Gnocchi sono stati sospesi dopo che avevano raccontato le condizioni di lavoro.

C'è tanta voglia di ripartire, di riaprire le aziende (quelle ancora chiuse, ce ne sono molte che non hanno mai smesso), si stanno studiando le condizioni per far muovere le persone in sicurezza.
Ho l'impressione che non potendo garantire il distanziamento sui mezzi si incentiverà l'uso della macchina, intasando le strade e aggravando la situazione ambientale (che comunque porta danni).

Temo che si arrivi ad una fase due molto poco a misura d'uomo, dove si lascerà alla discrezionalità delle imprese molti controlli.
Niente droni, niente dirette della D'Urso per controllare che succede negli uffici o nelle linee di produzione.

E nessuno che dica, chiaramente, che tutte queste condizioni (mascherine, guanti) le dovremo portare avanti per mesi.
E, nel frattempo, nessun mea culpa sui tanti errori commessi nella fase 1, su anziani, medici, infermieri ..

22 aprile 2020

Le spie non devono amare, di Giorgio Scerbanenco



E' una giornata piovosa. Roma, è molto triste sotto la pioggia. Cammino da più di mezz'ora, devo andare alla Stazione Termini, ma sto facendo degli strani giri, da piazza Venezia sono arrivata in piazza Colonna, sotto la galleria c'erano dei giovanotti che hanno fischiato quando sono passata, uno ha gridato: «Tenetemi, se no me butto», e allora gli altri hanno cominciato a cantare: «Stasera me butto, stasera me butto, me butto con te».Corro fuori dalla galleria, sotto la pioggia, in un altro momento mi avrebbero perfino fatto ridere, ma non oggi, oggi che si decide la vita di Falk. Naturalmente Falk non è il suo vero nome: le spie non hanno mai un nome.

Giorgio Scerbanenco non è stato solo scrittore di gialli, di noir tesi e durissimi come quelli con protagonista il medico investigatore Duca Lamberti.
Nella sua lunga e prolifica carriera ha scritto anche romanzi “rosa” come questo “Le spie non devono amare”, un romanzo dove si parla di una spia, che deve carpire i segreti delle sue vittime nascondendo la sua identità e cercando di sopravvivere ai suoi nemici, anche quelli alle sue spalle.
Ma c'è anche una forte storia d'amore, che vi viene raccontata in prima persona dalla protagonista, Ornella Dallas, che incontriamo fin da subito nelle prime righe.
Di corsa per le vie di Roma, sotto una fastidiosa pioggia, per cercare di salvare il suo uomo, Falk, che è una spia, ce lo dice subito.
Ma una spia di cui si è innamorata tanti anni prima, quando lo ha visto per la prima volta ad una convention a Berlino.

Il romanzo si alterna su due piani di lettura, quello del presente, a Roma, con Ornella che sfugge alla polizia e al controspionaggio italiano che sta dando la caccia a questa persona.
E poi i continui ricordi del passato, in un continuo andare avanti e indietro nel tempo: a cominciare dal primo incontro a Berlino, quando quell'uomo giovane e alto, coi capelli quasi rossicci l'avvicinò chiedendole una traduzione importante da fare quella notte stessa.
Il fidanzamento e il matrimonio poi, lei una giovane traduttrice che conosce tante lingue, lui un brillante ragazzo, membro della confederazione industriale, proveniente dall'Irlanda.

Falk, dopo i primi dubbi, le prime ombre le aveva raccontato il suo lavoro, “io sono una spia” le aveva detto un giorno.
Pensate che sia facile amare una spia?
No, Ornella ce lo fa capire quando ci racconta le sue vicende del passato.
La gelosia nei confronti di quella donna che il marito doveva avvicinare a Parigi per rubare dei segreti industriali, un “obbligo di lavoro”, per Falk.
Il dover fare da esca per altri diplomatici, come quel diplomatico portoghese incontrato a New York, che le aveva poi fatto delle avances difficili da respingere.
La sua prima fuga da lui, a Napoli dall'amica e poi l'inevitabile riavvicinamento.
La vacanza a Stoccolma e il doloroso ricordo della violenza subita dopo un incontro con un contatto della rete, quando Ornella deve sostituirsi al marito, colpito da influenza. Il dolore fisico e quello interno, l'impossibilità di poterne parlare col marito, di poterla denunciare alla polizia..

Pensate che sia possibile uscire da questa vita, smettere di essere una spia?
Falk e Ornella ci hanno provato tante volte: ma quello della spia non è un lavoro come un altro, “una spia ha un solo modo di licenziarsi, quello di spararsi” - le viene detto da una “arpia”, una dei capi dell'organizzazione segreta di cui Falk fa parte.

Non si scappa dai nemici e nemmeno dagli amici, nemmeno se si scappa all'altro capo del mondo, in Australia, nemmeno se ci si è ingegnato un piano diabolico per mettere ko gli inseguitori.
Non si scappa dal proprio passato perché le spie non possono permettersi una vita normale, una vita a fianco all'uomo che si ama.
Le spie non possono amare, ci dice Ornella: ma quando si incontra l'uomo della sua vita, non se ne può fare a meno.
Ho voluto raccontare la mia storia che, attraverso i giornali, arriverà a tutte le donne del mondo, perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia.
Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d’Europa. Me ne innamorai, e l’ho sposato. L’ho sposato anche sapendo che era una spia e l’ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati, e ci amiamo ancora, qui, davanti a questo mare, e ci ameremo per sempre.

La scheda del libro sul sito di Garzanti
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

21 aprile 2020

Report – protocollo Ferrari, i nemici del papa

Come stanno gestendo il rientro in azienda alla Ferrari? Lo racconta Michele Buono nell'anteprima della puntata di Report.

Back on track di Michele Buono

In Ferrari stanno lavorando al progetto back on track, per far ripartire in sicurezza l'azienda, preservando il valore umano ovvero i dipendenti stessi.
Il piano per lavorare in sicurezza si affina giorno per giorno, dall'ingresso in azienda col tappetino che disinfetta le suole delle scarpe, percorsi ben definiti, scansione della temperatura, maschere e e guanti ritirati ogni mattina.

Chi ha la temperatura alta viene bloccato, dovrà contattare il medico oppure verrà supportato dal medico aziendale.
Fuori da ogni area punti di sanificazione, per garantire massimi standard in ogni locale, dentro cui si rimisura la febbre e si fanno domande sullo stato di salute, per fare capire se ci sono i sintomi.
Il lavoratore può farsi controllare dal medico e l'azienda fornisce ai dipendenti anche locali per la quarantena, con tanto di dispositivi per controllarsi la salute.
Hanno pure 30 bombole di ossigeno per i casi gravi.

Il progetto a cui stanno lavorando da fine gennaio coinvolge anche i dipendenti e i fornitori: da fine gennaio hanno fatto incetta di dispositivi, comprati a prezzo di mercato.
Distanze di sicurezza anche in mensa, nelle postazioni delle linee di lavoro dove tutto è pronto: qui non hanno improvvisato niente, hanno curato per tempo tutti i dettagli.
Non solo, in Ferrari sono bravi anche nel cambiare le linee di produzione per adattarsi alle esigenze: sono stati reattivi per realizzare mascherine anziché prototipi.

Nulla è lasciato al caso, per tutelare l'azienda e la collettività: in Ferrari il premio di competitività raggiunge anche 12mila euro in un anno, qui ci tengono al lavoratore, ai suoi timori.

Dio patria e famiglia di Giorgio Mottola

Per molti il virus è solo una punizione divina: contro il papa, contro il suo papato.
IL papa che parla dei poveri, dell'ambiente, degli ultimi: gli estremisti cattolici, che si riuniscono attorno ad alcuni siti come Lifesitenews, ritengono che il virus è una punizione del signore.
Un pontefice che fa idolatria, perché ha fatto entrare in Vaticano i simboli degli indios arrivati a Roma per il sinodo: queste accuse contro Bergoglio nascono da ambienti del Vaticano, raccolti poi dal consigliere di Trump Drillinger.
Accuse nate dalle parole di Bergoglio su omosessuali che hanno scatenato la furia degli ultras cattolici: altro che vendetta della natura, il covid è la vendetta di Dio.
Altro che pipistrelli e wet market: sono parole anche del cardinale Burke, parole raccolte poi da politici italiani e anche d'oltreoceano.

Oltre a Burke, contro Bergoglio si è espresso anche monsignor Viganò, ex nunzio apostolico in America: Burke però è colui che più apertamente ha criticato il papa, che aveva commissariato il suo ordine, i cavalieri di Malta, che si comportava come uno stato indipendente, dialogando con altre nazioni.

Burke è stato anche presidente dell'associazione di Bannon (fondatore di Cambridge Analytica) che voleva creare qui in Italia la scuola di formazione per sovranisti alla Certosa di Trisulti.
Mottola è tornato poi sulla vicenda della Certosa di Trisulti, che lo Stato aveva dato in concessione ad una fondazione legata a Bannon, che qui voleva realizzare la sua scuola di formazione per i partiti sovranisti in Europa.
Lo scorso giugno il governo aveva detto che avrebbe bloccato la concessione per alcune irregolarità nel bando: ma Dignitatis Humanae e Benjamin Harnwell sono ancora nella Certosa, anche se a corto di sigari.

Harnwell continua a portare avanti le sue idee contro Bergoglio, “dice cose non cristiane, può darsi per malizia, perché nemico della chiesa”.
E' la posizione politica di Steve Bannon: nella sua battaglia contro questo papato ha trovato sponda con esponenti delle gerarchie vaticane, come Burke.
Il cardinale ha chiamato i fedeli alla resistenza, contro le confusioni nella chiesa, combattere per difendere la chiesa: altro che migranti, difesa della natura.
Burke si è spesso trovato sulla stessa linea politica di Salvini, quando quest'ultimo era ministro: Burke è anche presidente della fondazione Sciacca, dentro cui si trovano capi dei servizi segreti (come il capo del DIS), magistrati, generali dell'esercito e banchieri, gente che conta in Italia.

Presidente del comitato scientifico della fondazione Sciacca è l'ex ministro Salvini, che come divorziato non è proprio un esempio di buon cristiano (secondo i canoni degli estremisti cattolici).

Esiste una intercettazione della DIA in cui è finito dentro Burke (non indagato) in cui gli viene chiesta una spintarella per un sottosegretario del passato governo e per il figlio. Arata junior sarebbe considerato il tramite con Steve Bannon (in Italia è stato accolto in Italia dal figlio di Paolo Arata), avendolo accolto al suo arrivo in Italia.

Vero o no, Federico Arata viene assunto a Palazzo Chigi e Armando Siri (altra persona dentro queste intercettazioni) entra come sottosegretario.

Arata e Siri sono indagati in una inchiesta per corruzione: Arata junior accoglie Bannon come se fosse lui il leader del partito di governo, si presenta come fosse lo spin doctor della Lega, prepara il viaggio di Giorgetti e Salvini in America (poi non fatto).

Da Arata si passa a Ted Mallock, altro uomo legato all'estremismo cattolico, da cui sono partiti diversi attacchi al papa per la sua idea di chiudere le chiese per la pandemia.

Dall'inizio della quarantena le porte delle chiese sono chiuse e le messe sospese: anche le suore oggi pregano in pubblico, ma a distanza di un metro, per rispettare le norme sul distanziamento.
Tutti i giorni, racconta il giornalista, le suore del Sacro Cuore di Gesù, pregano su una terrazza e la loro voce, grazie a degli altoparlanti, raggiunge le persone affacciate dai balconi e dalle finestre.
Si può celebrare la messa, anche a Pasqua, stando a casa – raccontano nell'intervista, “penso che si possa vivere la fede in modo anche più intenso, quest'anno”-
Ma i media del mondo ultra cattolico la pensano in modo completamente diverso: i gruppi americani hanno lanciato una violenta campagna che ha come obiettivo papa Bergoglio.
La campagna per la riapertura delle chiese, contro governo e Vaticano, è partita da siti ultra cattolici come Lifesite news e Church militant ed è poi dilagata su siti come Breitbart, l'organo di informazione dell'estrema destra americana fondato da Steve Bannon.
Gli stessi slogan e le parole d'ordine hanno attraversato l'oceano e sono arrivate in Italia: i primi a rilanciarli sui loro siti social sono stati i neofascisti di forza nuova, capeggiati da Roberto Fiore (e anche Salvini prima di Pasqua aveva chiesto di riaprire le chiese perché “la scienza non basta”).
Che Mottola ha incontrato fuori casa, senza mascherina né guanti, perché lui ha la fede che lo protegge.

Lo scorso anno lo stesso Fiore si è reso protagonista di campagne contro il papa, per le sue parole a diifesa dei migranti: con l'arrivo del coronavirus il suo partito ha lanciato la teoria del complotto contro i cattolici, teoria avallata pure da parte delle gerarchie vaticane.

La chiesa ha dovuto cedere, ma a chi?” - spiega Fiore a Mottola - “A Conte? Non ci credo. La chiesa ha dovuto cedere a dei poteri forti internazionali che le hanno imposto di non dire più messa, di non dare più i sacramenti, che è una cosa, ripeto, inedita nella storia. Cioè l'ha fatto il comunismo, ma il comunismo è stato più onesto.. ”
Questi invece vi chiudono le chiese con la scusa dell'emergenza sanitaria.
Con la scusa dell'emergenza sanitaria, esattamente.”
Vogliono chiudere le chiese per sempre, secondo lei?
Oddio, attenzione: sicuramente questa è un qualche cosa che loro stessi, sto parlando dell'OMS, che secondo me è il cuore dell'operazione, stanno vedendo, è in fieri.”

Per sventare il complotto anti cristiano dell'Organizzazione mondiale della Sanità e degli altri poteri forti, su Citizen Go, piattaforma dei fondamentalisti cattolici, Forza Nuova ha lanciato una petizione che ha raccolto le firme di diversi personaggi famosi, come Sgarbi, Carlo Taormina e dei principali esponenti italiani del fronte anti bergogliano.
Fiore e gli altri firmatari chiedono l'immediata riapertura delle chiese e il ripristino delle messe.

E questa contro argomentazione secondo cui riaprendo le chiese si rischia di aumentare il contagio?
E' una follia, anche le ricerche su ciò che è psicosomatico, il collegamento tra ciò che è fisico e spirituale, ci dicono che più una persona è forte spiritualmente e più reagisce alle malattie. Quindi già da quel punto di vista uno dovrebbe dire, non dite scemenze.. ”.

Sui profili social di Fiore e di Forza Nuova sono iniziati ad uscire, prima di Pasqua, messaggi in cui si invitava alla ribellione, per aprire le chiese ed entrare nelle chiese.
Alcuni militanti fascisti, che volevano fare una processione per festeggiare Pasqua, si sono ritrovati così a Roma, ma Fiore non c'era.

Ma un altro politico ha sposato queste tesi: si tratta di Matteo Salvini, che ha chiesto l'apertura delle chiese per Pasqua.
Per la destra non è cosa nuova usare la religione e i suoi simboli come arma di lotta politica: il rosario, il cuore immacolato di Maria, “io sono Giorgia, sono una madre..”.
Preghiere recitate in diretta tv.

Tanta devozione ma altrettante critiche contro il papa della Chiesa: il papa non è Bergoglio, ma papa Benedetto.

La destra sovranista italiana si è votata all'estremismo religioso, contro Bergoglio, dopo l'elezione di Trump: la destra religiosa americana ha finanziato in modo considerevole (si parla di 1 miliardo di dollari) verso formazioni sovraniste europee.
Fondazioni che fanno parte del World Congress of families, di Malofeev, magnate russo in contatto con miliardari americani e di esponenti repubblicani in America.

Esisterebbe una santa alleanza che ha dentro miliardari conservatori, estremisti cattolici, che hanno comprato il controllo del partito repubblicano.
Queste fondazioni, legate a Trump, hanno finanziato anche il gruppo politico in Europa di cui fa parte il partito della Meloni: alla festa di FDI Bannon aveva offerto il suo aiuto per le elezioni europee.

Giorgia Meloni è stata poi una delle poche politiche europea che ha parlato alla American Conservative Union: le fondazioni della destra americana stanno avendo un ruolo sempre più importante in Europa e in Italia come testimonia la convention tenuta a Roma in cui sono stati ospitati diversi esponenti della destra europea.

Nei discorsi di questo incontro si è parlato di papa Francesco, identificato come leader della sinistra mondiale: eccolo qua l'obiettivo vero della battaglia contro Bergoglio.
Aver sposato tesi diverse da quelle di Trump, degli oligarchi nazionalisti, degli estremisti di destra, dell'ultradestra conservatrice.

Giorgio Mottola ha incontrato il presidente della Fondazione Lepanto, anti evoluzionista, anti omosessuali: la sua Fondazione ha organizzato preghiere per strada contro Papa Bergoglio.
In questi eventi erano presenti anche rappresentanti di Lifesitenews, di Christian Church.
“Il papa è la causa del problema, è egli stesso tragicamente un fattore di autodemolizione della Chiesa”: la propaganda contro il papa passa anche attraverso televisioni come Gloria TV da cui partono attacchi e fake news.
L'orientamento è filo russo, racconta l'esperto di propaganda web Orlowsky.
Gloria TV ha la redazione in Svizzera, i server sono registrati in Moldavia, il dominio è di proprietà di una società con sede in Delaware.
Il fondatore di Gloria TV è un ex prete, cacciato dalla Chiesa per le sue posizioni.

Obiettivo di questa coalizione (come quella di Escada, finanziata dall'Unione Europea), che ha dentro partiti, fondazioni, finanziati da oligarchi russi vicini a Trump ed estremisti cattolici legati a Trump, è abbattere il papato di Bergoglio.
Abbattere la sua idea di una Chiesa che prende posizione per i migranti, per gli indios in Amazzonia, per la difesa dell'ambiente.

Una chiesa che non turba le coscienze dei partiti conservatori.