C'è il paese che vuole ripartire, perché altrimenti le aziende chiudono (ma se non producono beni essenziali chi comprerebbe i loro prodotti o servizi?), perché altrimenti c'è la fame (per gli imprenditori), perché non si capisce come mai in Germania stanno aperti e noi no (maledetto governo che non ha visione e che va bene solo se da prestiti).
E poi c'è il paese dove le persone muoiono, in casa, nelle RSA, negli ospedali.
Si sono infettate andando al lavoro (in un'azienda nel bergamasco avevano dato il Vetril, raccontava un operaio al giornalista di Report), nelle case di cura per anziani dove le mascherine erano vietate, negli ospedali riaperti nonostante le infezioni (mica siamo a Codogno qui).
C'è il paese dove si fa la fila per fare la spesa e dove sugli scaffali si fa fatica a trovare tutti (la farina come bene rifugio, per fare il pane in casa).
C'è il paese dove si prendono anche 300 euro di multa perché beccato in giro in macchina fuori dal tuo comune.
Non importa se nel tuo comune al market non c'era tutto, se quel supermercato è più vicino a casa.
Il paese delle famiglie con i genitori in cassa integrazione non si sa fino a quando, coi figli che fanno quella specie di didattica online, tutta nelle mani della buona volontà dei singoli, insegnanti e presidi.
Il paese delle famiglie a cui viene detto non uscite, non andate a spasso. Al limite al lavoro.
Ecco, chissà come ne usciremo da questa crisi, che è forse peggio di una guerra.
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