27 aprile 2020

Le inchieste di Report – il virus nero e il business delle mascherine


Nuove inchieste per i giornalisti di Report, ancora una volta legate all'emergenza coronavirus: da dove nascono le fortune della galassia neofascista (e dei loro leader), la stessa da cui parte la propaganda anti Bergoglio e le tante fakenews sul Covid-19; il business delle mascherine e le gare Consip per comprarle sul mercato.
Nell'anteprima andiamo però in Spagna a parlare di fecondazione artificiale col servizio di Adele Grossi

Sono centinaia in rete, gli anonimi donatori di seme: a loro si rivolgono donne che non vogliono rivolgersi alle cliniche, perché abbastanza costose: il donatore “generoso” incontrato dalla giornalista concede il seme sia in provetta che al naturale, con tanto di documenti che ne indicano il buon stato di salute.
Ma in realtà alla documentazione mostrata mancava il certificato sull'HIV e, dunque, i rischi in queste situazioni sono molto alti: eppure, racconta la giornalista nel servizio, le gravidanze fai da te sembrano spopolare. Lei stessa, pubblicando un finto annuncio, ha ricevuto centinaia di risposte, tra chi si offriva gratis e chi a pagamento, da 30 fino a 600 euro.
Chi chiede denaro per questa prestazione commette un reato penale, come anche chi offre il denaro, spiega nel servizio un avvocato, per smarcare tutti i possibili dubbi.

TU SI QUE VALES di Adele Grossi in collaborazione di Alessia Marzi
Il 5 marzo, poco prima che il Governo annunciasse la chiusura di Lombardia e altre 14 province del Nord, Report era in Spagna. A Madrid non c’era nessun controllo in aeroporto, nessuna chiusura in città. Solo il 17 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza, quando già si contavano 11.000 contagiati. È proprio dalla Spagna che, ogni anno, importiamo circa 40.000 ovociti necessari per la fecondazione eterologa, perché in Italia non ci sono donatrici. I donatori di seme invece sono centinaia sul web e non si fermano nemmeno in tempo di quarantena.


Il Virus neofascista

La scorsa settimana Giorgio Mottolaaveva raccontato chi sta dietro la campagna di delegittimazione contro papa Bergoglio e perché: i gruppi ultra cattolici americani che hanno anche finanziato i partiti sovranisti e i gruppi di neofascisti.
Questa sera il giornalista si occuperà delle fake news sul Covid-19 (qui un'anteprima su Raiplay): sin dall'inizio della pandemia, oltre ai contagi abbiamo assistito alla diffusione delle notizie false sul virus, il video del TGR Leonardo è stato l'esempio più macroscopico di disinformazione online.


Per dimostrare che il virus è stato creato in laboratorio dai cinesi, il virus è stato preso dal sito dalla Rai e ripubblicato da alcuni siti misteriosi il 24 marzo. Il giorno dopo la sua diffusione esplode sui social e su Whatsapp, dopo che questo è stati ripreso dalle pagine social di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, facendo oltre 3 milioni di visualizzazioni.
Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione online: notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1 milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Itali, assieme alla Spagna, è il paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli.
L'altro filone della disinformazione è quello delle cause della pandemia: si parte dalle correlazioni tra infezioni e antenne 5G, con le informazioni false dei raid incendiari per distruggerle.
Si arriva poi alla tesi secondo cui il virus sarebbe stato diffuso da Bill Gates,

Giorgio Mottola si occuperà delle origini finanziarie dei gruppi neofascisti, riprendendo l'intervista a Roberto Fiore fatta per il servizio della scorsa puntata: si parlerà di una fondazione, dedicata a San Michele Arcangelo, che ha finanziato delle comuni, in Spagna e in Francia; santo patrono che era presente anche all'atto di fondazione di Forza Nuova negli anni '90, documentato da un video inedito di uno dei fondatori, Massimo Perrone, collaboratore di Fiore.
L'idea, racconta il cofondatore, “era quella di ricreare un nuovo movimento politico che si rifacesse al partito di Francisco Franco, Mussolini ..”: partito finanziato da questa fondazione di San Michele e da Meeting point, agenzia londinese che forniva corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del 1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra.
Qui avevano trovato rifugio diversi neofascisti per sfuggire ai mandati di cattura della magistratura e alle condanne associazione sovversiva.

La scheda del servizio IL VIRUS NEOFASCISTA di Giorgio Mottola con la consulenza di Andrea Palladino e in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
Oltre al coronavirus, stiamo vivendo una pandemia di disinformazione. Dall’inizio dei contagi hanno iniziato a circolare notizie false o manipolate, che hanno avuto su Whatsapp e su Facebook il loro epicentro di diffusione. Report ha scoperto un filo nero che lega tra di loro alcuni dei contenuti di disinformazione diventati più virali. Siti di destra estrema e di alternative right hanno spinto in tutto il mondo la diffusione di video e post, contribuendo a creare una narrazione complottistica e allarmistica sul coronavirus. Chi li finanzia? 
Report ha fatto un viaggio nell’impero economico del leader neofascista più longevo della storia recente d’Italia: Roberto Fiore, capo di Forza Nuova. Fuggito a Londra negli anni ‘80, da latitante si è ritrovato a gestire un floridissimo business che arrivava a fatturare oltre 30 milioni di euro all’anno. Con documenti inediti, racconteremo com’è nata la sua fortuna finanziaria e come si è sostenuto il network neofascista europeo. Nel corso dell’inchiesta l’inviato di Report Giorgio Mottola ha raccolto fatti inediti che potrebbero portare a novità rilevanti sulla strage della stazione di Bologna, e soprattutto ha incontrato un latitante dell'estrema destra, tra i trenta ricercati più importanti, che vive indisturbato a Londra e gestisce un piccolo impero economico.


Le mascherine del bando Consip: chi ha vinto la gara?

Il 19 marzo Consip ha bandito una gara urgente (da 60 ml di euro) per recuperare milioni di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, come le introvabili fpp2 e fpp3.

Il servizio porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci sono aziende che sono state segnalate al MISE, su indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che gestisce gli accreditamenti) Trifiletti

La scheda del servizio GIÙ LA MASCHERA di Giulio Valesini e Lorenzo Vendemiale
Gli ospedali italiani hanno bisogno di milioni di mascherine per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Ma da chi, e soprattutto che cosa stiamo comprando? A fine marzo Consip ha fatto un bando da quasi 60 milioni di euro, ma Report ha scoperto che i certificati di garanzia presentati per ottenere il via libera, in diversi casi, erano falsi o non validi. Ad aggiudicarsi la gara sono state aziende che c’entrano ben poco col settore medico. Il mercato è impazzito, dalla Cina arriva di tutto e su internet girano offerte improbabili e certificazioni fasulle: il rischio di acquistare cianfrusaglie è sempre più alto.


Da dove arrivano le mascherine prodotte all'estero?

Oltre alle mascherine prodotte in Italia, tra quelle in circolazione molte provengono dall'estero: per capire da dove arrivano e che tipo di sicurezza offrono, Report è andata a controllare la situazione alle dogane, a cominciare da quella di Fiumicino.
Nei capannoni si trovano solo mascherine: alcuni scatoloni hanno attirato l'attenzione dei funzionati addetti al controllo, perché non avevano il marchio CE riportato sopra. Si tratta di prodotti con documentazione non conforme che non possono essere messi in commercio.
Altre hanno sì il marchio CE, ma significa China Export: “come facciamo a sapere che stiamo dando una mascherina che non funziona, ad un medico che sta in corsia o a un malato Covid?” la domanda che si faceva il giornalista.

La scheda del servizio: IL BUSINESS DELLE MASCHERINE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di Giusy Arena
Chi sono i grandi importatori di mascherine in Italia? E che prodotti offrono ai cittadini? L’emergenza Covid e il drammatico bisogno di dispositivi sanitari hanno offerto praterie per chi, con buone relazioni e qualche trucco, sta lavorando sul business del momento. Anche grazie a regole incerte e controlli superficiali. Report svela i nomi, e qualche neo, dei principali player di questo mercato. E cosa succede, invece, per l’esportazione di materiale sanitario? Teoricamente i materiali utili all’emergenza non potrebbero lasciare il paese. Ma è davvero così?


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