19 aprile 2020

Nessuna fase 2 senza aver compreso la fase 1


Non avendo compreso bene come sia potuta arrivare la fase 1 (l'esplosione dei contagi, i 600 morti al giorno, la strage degli anziani, le delibere vergogna della regione Lombardia), si apprestiamo ad entrare nella fase 2.
Perché non possiamo stare fermi, perché perdiamo PIL, perché le famiglie non hanno soldi.

O forse perché c'è il rischio che le persone si rendano conto di quanto sia successo: dell'impreparazione alla pandemia, della sottovalutazione del rischio, della grande bugia sulla virtuosa sanità lombarda.
Quella che ha puntato tutto sui grandi ospedali dimenticandosi della sanità nel territorio, quella che ha trasformato la sanità in business (per esempio quello delle RSA) e i medici in manager.

Tutti contestano al governo di non aver ancora emanato un piano dettagliati, di non aver messo nero su bianco date certe per le riaperture.
Ma siamo di fronte ad un'emergenza unica, ad una situazione mai vista, sappiamo così poco del virus (lo conosciamo da pochi mesi), quali sono le settimane di incubazione, se i malati diventano immuni per sempre o meno.
Come si possono dare delle date certe, quando ancora in Lombardia si hanno duecento morti al giorno?

La fase 2 deve ripartire dalle 4 D, dice il governatore Fontana che sembra non voler aspettare il piano nazionale di Conte: ma come si fa a garantire il distanziamento sui treni regionali, quelli di Trenord dove le persone fanno fatica a trovare posti in piedi?
Andremo a lavoro in modo scaglionato? Oppure ci costringeranno tutti a prendere l'auto, ingolfando le strade che portano a Milano e nei grandi centri?

E sulla diagnostica, ovvero monitorare le persone che vanno al lavoro, questa non si improvvisa dall'oggi al domani, specie se non si coinvolgono i medici di base. Quelli che secondo Giorgetti voleva depotenziare ..

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