Due le inchieste della puntata di
questa sera di Report, ancora una volta legate all'emergenza
coronavirus
- chi finanzia le frange dell'estrema
destra che stanno portando avanti la loro guerra contro papa
Francesco?
- come si sta gestendo l'epidemia di
coronavirus in Piemonte?
Nell'anteprima si parlerà di come si
sta preparando la riapertura negli stabilimenti della Ferrari a
Modena
PROTOCOLLO FERRARI di Michele Buono
In assenza di un vaccino, che istruzioni possiamo dare alle imprese e
ai loro dipendenti, per evitare che si creino altri focolai di
contagio?
Ci sono le regole basilari, lavarsi le mani, il distanziamento, la
mascherina che copre naso e bocca: ma alla Ferrari adesso il reparto
ricerca e sviluppo sta pensando a come gestire la riapertura degli
impianti in sicurezza: il protocollo di sicurezza parte sin
dall'ingresso in azienda, col tappetino da calpestare per sanificare
le scarpe, percorsi obbligati da seguire una volta entrati nei
reparti, il ritiro delle mascherine e dei guanti, la misurazione
della temperatura tramite scansione.
Chi ha una temperatura superiore alla soglia consentita, viene
fermato e verrà invitato a contattare il medico curante, ma potrà
anche essere supportato dal medico aziendale.
All'esterno di ogni area sono presenti punti di controllo e di
sanificazione; all'interno dei locali esiste un secondo filtro di
sicurezza dove viene nuovamente misurata la febbre e vengono poste
domande sullo stato di salute ai dipendenti: negli ultimi giorni ci
sono stati episodi di febbre, tosse, dolori articolari, problemi di
digestione..
Se ci sono dubbi il lavoratore può fare degli esami del sangue e, in
caso di positività, verrà contattato dal medico aziendale e, se
desidera fare la quarantena lontano dalla famiglia, l'azienda mette a
disposizione degli appartamenti dove si viene controllati 24 ore al
giorno.
In
questi appartamenti sono assicurati i controlli basilari, un
termometro, il saturimetro per capire il livello di ossigeno nel
sangue: l'azienda si è anche assicurata 30 bombole di ossigeno per i
casi più gravi.
Gli stabilimenti Ferrari sono chiusi, i lavoratori che sono a casa non sono in cassa integrazione e l’azienda non sta forzando alcuna decisione sulla riapertura. Piuttosto non si lascia trovare impreparata dagli eventi e fa prove generali di riapertura con protocollo di sicurezza per i lavoratori partecipato da tutti. Intanto un reparto dello stabilimento è stato convertito alla la produzione di componenti dei respiratori per i pazienti con Covid-19. Quando il livello tecnologico di un’industria e il profilo dei lavoratori sono alti, si può passare dalle automobili alla sanità in tempo reale, se la situazione lo richiede.
Dio Patria e famiglia Spa – di
Giorgio Mottola
Dall'inizio della quarantena le porte
delle chiese sono chiuse e le messe sospese: anche le suore oggi
pregano in pubblico, ma a distanza di un metro, per rispettare le
norme sul distanziamento.
Tutti i giorni, racconta il
giornalista, le suore del Sacro Cuore di Gesù, pregano su una
terrazza e la loro voce, grazie a degli altoparlanti, raggiunge le
persone affacciate dai balconi e dalle finestre.
Si può celebrare la messa, anche a
Pasqua, stando a casa – raccontano nell'intervista, “penso che si
possa vivere la fede in modo anche più intenso, quest'anno”-
Ma i media del mondo ultra cattolico la
pensano in modo completamente diverso: i gruppi americani hanno
lanciato una violenta campagna che ha come obiettivo papa Bergoglio.
La campagna per la riapertura delle
chiese, contro governo e Vaticano, è partita da siti ultra cattolici
come Lifesite news e Church militant ed è poi dilagata su siti come
Breitbart, l'organo di informazione dell'estrema destra americana
fondato da Steve Bannon.
Gli stessi slogan e le parole d'ordine
hanno attraversato l'oceano e sono arrivate in Italia: i primi a
rilanciarli sui loro siti social sono stati i neofascisti di forza
nuova, capeggiati da Roberto Fiore (e anche Salvini prima di Pasqua
aveva chiesto di riaprire le chiese perché “la scienza non
basta”).
Che Mottola ha incontrato fuori casa,
senza mascherina né guanti, perché lui ha la fede che lo protegge.
Lo scorso anno lo stesso Fiore si è
reso protagonista di campagne contro il papa, per le sue parole a
diifesa dei migranti: con l'arrivo del coronavirus il suo partito ha
lanciato la teoria del complotto contro i cattolici, teoria avallata
pure da parte delle gerarchie vaticane.
“La chiesa ha dovuto cedere, ma a
chi?” - spiega Fiore a Mottola - “A Conte? Non ci credo. La
chiesa ha dovuto cedere a dei poteri forti internazionali che le
hanno imposto di non dire più messa, di non dare più i sacramenti,
che è una cosa, ripeto, inedita nella storia. Cioè l'ha fatto il
comunismo, ma il comunismo è stato più onesto.. ”
Questi invece vi chiudono le chiese con
la scusa dell'emergenza sanitaria.
“Con la scusa dell'emergenza
sanitaria, esattamente.”
Vogliono chiudere le chiese per sempre,
secondo lei?
“Oddio, attenzione: sicuramente
questa è un qualche cosa che loro stessi, sto parlando dell'OMS che
secondo me è il cuore dell'operazione, stanno vedendo, è in fieri.”
Per sventare il complotto anti
cristiano dell'Organizzazione mondiale della Sanità e degli altri
poteri forti, su Citizen Go, piattaforma dei fondamentalisti
cattolici, Forza Nuova ha lanciato una petizione che ha raccolto le
firme di diversi personaggi famosi, come Sgarbi, Carlo Taormina e dei
principali esponenti italiani del fronte anti bergogliano.
Fiore e gli altri firmatari chiedono
l'immediata riapertura delle chiese e il ripristino delle messe.
E questa contro argomentazione secondo
cui riaprendo le chiese si rischia di aumentare il contagio?
“E' una follia, anche le ricerche su
ciò che è psicosomatico, il collegamento tra ciò che è fisico e
spirituale, ci dicono che più una persona è forte spiritualmente e
più reagisce alle malattie. Quindi già da quel punto di vista uno
dovrebbe dire, non dite scemenze.. ”.
Dei rapporti tra mondo ultra cattolico
e la destra sovranista, entrambi schierati contro questo papa, si era
occupata una puntata di Presadiretta, mettendo in evidenza i
finanziamenti, i fini politici di screditare Bergoglio, perché si è
opposto a trasformare la chiesa in un partito e la religione
cristiana in una religione di stato.
Su Raiplay
potete trovare un'anteprima del servizio (altri spezzoni sui canali
social di Report) che parte con la benedizione urbi et orbi del papa,
in remissione dei peccati. Ma per diversi esponenti del mondo ultra
cattolico, questa emergenza è frutto del tradimento del papa contro
nostro signore: non hanno alcuna remora nel dirlo, la causa del
coronavirus è il pontefice stesso.
“Il pontefice ha dato il suo consenso
alle comunioni sacrileghe concedendo la comunione a divorziati e
risposati, questa profanazione della sacra comunione ha un
collegamento diretto con la punizione divina”: sono le parole di
uno dei giornalisti di Lifesite news.
Queste dichiarazioni non nascono a caso
ma germogliano da alcune dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti
delle gerarchie vaticane, come l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex
nunzio apostolico negli Stati Uniti. In varie interviste ha indicato
il coronavirus come una punizione divina contro i peccati mortali
come l'omosessualità, posizione che è stata subito condivisa dal
consulente ufficiale della Casa Bianca sugli studi biblici, Ralph
Drollinger.
Quest'ultimo, in un documento
ufficiale, ha parlato di pandemia scatena da omosessualità e
lesbismo.
Secondo il cardinale Burke – patrono
dell'ordine di Malta, non ci sono dubbi che le attuali pestilenze
siano legate al peccato originale e ai nostri peccati.
Il cardinale è legato ad una vicenda
di raccomandazioni con Paolo Arata, l'imprenditore in affari col
prestanome di Messina Denaro, uomo legato alla Lega di Salvini: il
cardinale potrebbe aver avuto un ruolo nella formazione del governo
giallo verde nel 2018, sostiene il giornalista.
È a Burke che Arata si rivolge per far
avere un posto nel governo ad Armando Siri: nelle intercettazioni
della Dia sembra emergere un certo impegno in questa raccomandazione
che Siri ha smentito.
Mottola è tornato poi sulla vicenda
della Certosa di Trisulti, che lo Stato aveva dato in concessione ad
una fondazione legata a Bannon, che qui voleva realizzare la sua
scuola di formazione per i partiti sovranisti in Europa.
Lo scorso giugno il governo aveva detto
che avrebbe bloccato la concessione per alcune irregolarità nel
bando: ma Dgnitatis Humanae e Benjamin Harnwell sono ancora nella
Certosa, anche se a corto di sigari.
La scheda del servizio: DIO PATRIA FAMIGLIA SPA di Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
La scheda del servizio: DIO PATRIA FAMIGLIA SPA di Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
Con l’esplosione della pandemia il fronte sovranista che si professa ultracattolico è tornato all’attacco di Papa Francesco. Sui siti della destra religiosa americana non hanno dubbi: il coronavirus è la punizione divina per il tradimento di Bergoglio. È solo l’ultima delle accuse mosse al Pontefice, e arriva dopo i violenti attacchi lanciati contro le posizioni assunte su migranti, divorziati, difesa dell’ambiente e omosessuali. Quello degli anti-bergogliani è un network potente che comprende giornali, siti, associazioni, fondazioni e un fiume di soldi che dagli Stati Uniti negli ultimi anni è approdato in Europa e in Italia. Report svelerà in esclusiva quali sono i gruppi politici italiani sostenuti da Oltreoceano e chi sono i cosiddetti dissidenti da Bergoglio all’interno delle gerarchie vaticane e i leader politici che stanno offrendo sponda.
L'emergenza coronavirus in Piemonte
di Emanuele Bellano
Dopo la puntata
sulla lombardia e su quanto successo nelle zone rosse (che non lo
sono diventata per la sciagurata scelta di regione e governo, su
pressione della confindustria locale), Report si occupa del Piemonte.
Si parte dalla
provincia di Alessandria che, in proporzione alla popolazione, ha più
ammalati di quella di Milano: scene di persone portate via dentro
delle bare dall'obitorio dell'ospedale, sono all'ordine del giorno –
ci racconta il giornalista Emanuele Bellano: per questi morti nessun
funerale, nessuna messa in ricordo per i familiari che magari hanno
visto il morto solo quando ha lasciato casa per entrare in ospedale.
Sono scene mai
viste prima – racconta un imprenditore del settore onoranze
funebri: “una situazione del genere non è mai stata vista, ma
neanche raccontata. In questo momento ci ritroviamo a mandare foto di
casse via whatsapp perché è l'unico sistema di comunicazione ..
fare delle foto alle benedizioni o fare dei video in diretta.”
In che periodo è
iniziata questa crescita dei deceduti, dall'inizio di marzo?
“Si, l'ultima di
febbraio, la prima settimana di marzo c'è stato qualcosa di anomalo,
si..”
Come è nato il
focolaio più acuto del Piemonte?
Guido Ichino è
rimario di malattie infettive all'ospedale di Alessandria: “Uno dei primi casi gravi si riferiva ad un orchestrale che era stato il
giorno di San Valentino a suonare in una sala da ballo. Chiaramente
gli orchestrali mica vivono di un solo concerto, girano e quindi
questo con la sua orchestra era stato nel mese precedente in
Lombardia, nelle zone poi colpite. ”
Il contagio
sarebbe partito dunque da qui, da una festa di San Valentino: pochi
giorni dopo la festa questa persona viene ricoverata in ospedale in
rianimazione e La Cometa (il locale dove è avvenuta la festa) viene chiuso al pubblico e sigillato. Subito si registrano i primi sei casi
di positività al Covid-19, tutti riconducibili al locale.
La situazione
appare subito critica e l'unità di crisi regionale parla alla
popolazione, invitando tutte le persone che sono state a ballare in
quella discoteca, che presentavano sintomi, a contattare il loro
medico di base e il servizio medico sanitario “in modo tale che
possano essere presi in carico dal punto di vista sanitario”.
Queste persone che
si sono rivolte ai medici di base sono state contattare dal servizio
sanitario e monitorate e magari sottoposte a tampone?
“Onestamente
questo secondo pezzo non l'ho gestito io ” la risposta del
responsabile dell'unità di crisi regionale, intervistato da Report.
Il giornalista ha
anche sentito alcune di queste persone, presenti nella sala da ballo,
nessuna delle quali è stata sottoposta a tampone.
Quando la pandemia
scoppia anche in Piemonte lo strumento di controllo per arginare il
virus diventa il sistema sanitario territoriale: il protocollo per
contenere i contagi prevede che i pazienti positivi debbano essere
registrati dal SISP il sistema di igiene e sanità pubblica
regionale che fa capo alle Asl.
Per capire se il
sistema abbia funzionato Report ha intervistato il presidente degli
ordini di Torino, Guido Giustetto: no, il sistema non ha funzionato e
ad averne consapevolezza sono stati anche i tanti medici di base che
ogni giorno si confrontano con questo sistema.
“Quando ho un
sospetto di Covi-19 devo contattare il sistema di igiene e sanità
pubblica, il SISP, via telefono è praticamente impossibile [..] per
esempio il primo paziente che ho segnalato aveva la febbre da più di
dieci giorni e quindi ho inviato la scheda di segnalazione via email
il 9 marzo, ho re-inviato un'altra scheda di sollecitazione qualche
giorno fa ma non ho ricevuto ancora risposta, il paziente non è mai
stato contattato, in teoria doveva essere contattato dal Sisp due
volte al giorno per sapere le sue condizioni di salute, in teoria
doveva essere fatto il tampone, non so quando farlo uscire di casa,
perché poi il dubbio è anche quello, ora il paziente sta meglio, è
guarito? Non lo so..”
Riassumendo, i
medici di base segnalano che una persona può essere potenzialmente
vettore di diffusione del virus, ma il SISP non la legga, ma non
perché i medici non vogliono leggere le segnalazioni, ma perché
sono così pochi, e in tutta Torino è così.
Continua il
presidente dell'Ordine: “mi è stato detto che il sistema della
posta, quando raggiunge un certo numero di mail non lette, non
memorizza più quelle successive, per cui ci sono probabilmente delle
segnalazioni che sono state perse nel nulla.”
La scheda del servizio: L’EMERGENZA
IN PIEMONTE di Emanuele Bellano in collaborazione di Greta Orsi
Il 21 febbraio la pandemia di Covid-19 si è abbattuta come uno tsunami sul nostro sistema sanitario. Una risposta rapida e adeguata di chi sta gestendo l'emergenza può fare la differenza tra il contenimento del contagio e l'aumento della diffusione del virus. Eppure qualcosa nella gestione del territorio non ha funzionato come sperato. ll Piemonte è una delle regioni più colpite, oggi seconda solo alla Lombardia per aumento di nuovi positivi. Report è andata sul campo per verificare come questo territorio sta affrontando la pandemia.
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