20 aprile 2020

Le inchieste di Report – lunedì 20 aprile


Due le inchieste della puntata di questa sera di Report, ancora una volta legate all'emergenza coronavirus
- chi finanzia le frange dell'estrema destra che stanno portando avanti la loro guerra contro papa Francesco?
- come si sta gestendo l'epidemia di coronavirus in Piemonte?

Nell'anteprima si parlerà di come si sta preparando la riapertura negli stabilimenti della Ferrari a Modena

PROTOCOLLO FERRARI di Michele Buono

In assenza di un vaccino, che istruzioni possiamo dare alle imprese e ai loro dipendenti, per evitare che si creino altri focolai di contagio?
Ci sono le regole basilari, lavarsi le mani, il distanziamento, la mascherina che copre naso e bocca: ma alla Ferrari adesso il reparto ricerca e sviluppo sta pensando a come gestire la riapertura degli impianti in sicurezza: il protocollo di sicurezza parte sin dall'ingresso in azienda, col tappetino da calpestare per sanificare le scarpe, percorsi obbligati da seguire una volta entrati nei reparti, il ritiro delle mascherine e dei guanti, la misurazione della temperatura tramite scansione.

Chi ha una temperatura superiore alla soglia consentita, viene fermato e verrà invitato a contattare il medico curante, ma potrà anche essere supportato dal medico aziendale.
All'esterno di ogni area sono presenti punti di controllo e di sanificazione; all'interno dei locali esiste un secondo filtro di sicurezza dove viene nuovamente misurata la febbre e vengono poste domande sullo stato di salute ai dipendenti: negli ultimi giorni ci sono stati episodi di febbre, tosse, dolori articolari, problemi di digestione..
Se ci sono dubbi il lavoratore può fare degli esami del sangue e, in caso di positività, verrà contattato dal medico aziendale e, se desidera fare la quarantena lontano dalla famiglia, l'azienda mette a disposizione degli appartamenti dove si viene controllati 24 ore al giorno.
In questi appartamenti sono assicurati i controlli basilari, un termometro, il saturimetro per capire il livello di ossigeno nel sangue: l'azienda si è anche assicurata 30 bombole di ossigeno per i casi più gravi.
Gli stabilimenti Ferrari sono chiusi, i lavoratori che sono a casa non sono in cassa integrazione e l’azienda non sta forzando alcuna decisione sulla riapertura. Piuttosto non si lascia trovare impreparata dagli eventi e fa prove generali di riapertura con protocollo di sicurezza per i lavoratori partecipato da tutti. Intanto un reparto dello stabilimento è stato convertito alla la produzione di componenti dei respiratori per i pazienti con Covid-19. Quando il livello tecnologico di un’industria e il profilo dei lavoratori sono alti, si può passare dalle automobili alla sanità in tempo reale, se la situazione lo richiede.


Dio Patria e famiglia Spa – di Giorgio Mottola

Dall'inizio della quarantena le porte delle chiese sono chiuse e le messe sospese: anche le suore oggi pregano in pubblico, ma a distanza di un metro, per rispettare le norme sul distanziamento.
Tutti i giorni, racconta il giornalista, le suore del Sacro Cuore di Gesù, pregano su una terrazza e la loro voce, grazie a degli altoparlanti, raggiunge le persone affacciate dai balconi e dalle finestre.
Si può celebrare la messa, anche a Pasqua, stando a casa – raccontano nell'intervista, “penso che si possa vivere la fede in modo anche più intenso, quest'anno”-
Ma i media del mondo ultra cattolico la pensano in modo completamente diverso: i gruppi americani hanno lanciato una violenta campagna che ha come obiettivo papa Bergoglio.


La campagna per la riapertura delle chiese, contro governo e Vaticano, è partita da siti ultra cattolici come Lifesite news e Church militant ed è poi dilagata su siti come Breitbart, l'organo di informazione dell'estrema destra americana fondato da Steve Bannon.
Gli stessi slogan e le parole d'ordine hanno attraversato l'oceano e sono arrivate in Italia: i primi a rilanciarli sui loro siti social sono stati i neofascisti di forza nuova, capeggiati da Roberto Fiore (e anche Salvini prima di Pasqua aveva chiesto di riaprire le chiese perché “la scienza non basta”).
Che Mottola ha incontrato fuori casa, senza mascherina né guanti, perché lui ha la fede che lo protegge.


Lo scorso anno lo stesso Fiore si è reso protagonista di campagne contro il papa, per le sue parole a diifesa dei migranti: con l'arrivo del coronavirus il suo partito ha lanciato la teoria del complotto contro i cattolici, teoria avallata pure da parte delle gerarchie vaticane.

La chiesa ha dovuto cedere, ma a chi?” - spiega Fiore a Mottola - “A Conte? Non ci credo. La chiesa ha dovuto cedere a dei poteri forti internazionali che le hanno imposto di non dire più messa, di non dare più i sacramenti, che è una cosa, ripeto, inedita nella storia. Cioè l'ha fatto il comunismo, ma il comunismo è stato più onesto.. ”
Questi invece vi chiudono le chiese con la scusa dell'emergenza sanitaria.
“Con la scusa dell'emergenza sanitaria, esattamente.”
Vogliono chiudere le chiese per sempre, secondo lei?
“Oddio, attenzione: sicuramente questa è un qualche cosa che loro stessi, sto parlando dell'OMS che secondo me è il cuore dell'operazione, stanno vedendo, è in fieri.”

Per sventare il complotto anti cristiano dell'Organizzazione mondiale della Sanità e degli altri poteri forti, su Citizen Go, piattaforma dei fondamentalisti cattolici, Forza Nuova ha lanciato una petizione che ha raccolto le firme di diversi personaggi famosi, come Sgarbi, Carlo Taormina e dei principali esponenti italiani del fronte anti bergogliano.
Fiore e gli altri firmatari chiedono l'immediata riapertura delle chiese e il ripristino delle messe.

E questa contro argomentazione secondo cui riaprendo le chiese si rischia di aumentare il contagio?
“E' una follia, anche le ricerche su ciò che è psicosomatico, il collegamento tra ciò che è fisico e spirituale, ci dicono che più una persona è forte spiritualmente e più reagisce alle malattie. Quindi già da quel punto di vista uno dovrebbe dire, non dite scemenze.. ”.

Dei rapporti tra mondo ultra cattolico e la destra sovranista, entrambi schierati contro questo papa, si era occupata una puntata di Presadiretta, mettendo in evidenza i finanziamenti, i fini politici di screditare Bergoglio, perché si è opposto a trasformare la chiesa in un partito e la religione cristiana in una religione di stato.

Su Raiplay potete trovare un'anteprima del servizio (altri spezzoni sui canali social di Report) che parte con la benedizione urbi et orbi del papa, in remissione dei peccati. Ma per diversi esponenti del mondo ultra cattolico, questa emergenza è frutto del tradimento del papa contro nostro signore: non hanno alcuna remora nel dirlo, la causa del coronavirus è il pontefice stesso.
“Il pontefice ha dato il suo consenso alle comunioni sacrileghe concedendo la comunione a divorziati e risposati, questa profanazione della sacra comunione ha un collegamento diretto con la punizione divina”: sono le parole di uno dei giornalisti di Lifesite news.

Queste dichiarazioni non nascono a caso ma germogliano da alcune dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti delle gerarchie vaticane, come l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti. In varie interviste ha indicato il coronavirus come una punizione divina contro i peccati mortali come l'omosessualità, posizione che è stata subito condivisa dal consulente ufficiale della Casa Bianca sugli studi biblici, Ralph Drollinger.
Quest'ultimo, in un documento ufficiale, ha parlato di pandemia scatena da omosessualità e lesbismo.
Secondo il cardinale Burke – patrono dell'ordine di Malta, non ci sono dubbi che le attuali pestilenze siano legate al peccato originale e ai nostri peccati.
Il cardinale è legato ad una vicenda di raccomandazioni con Paolo Arata, l'imprenditore in affari col prestanome di Messina Denaro, uomo legato alla Lega di Salvini: il cardinale potrebbe aver avuto un ruolo nella formazione del governo giallo verde nel 2018, sostiene il giornalista.
È a Burke che Arata si rivolge per far avere un posto nel governo ad Armando Siri: nelle intercettazioni della Dia sembra emergere un certo impegno in questa raccomandazione che Siri ha smentito.

Mottola è tornato poi sulla vicenda della Certosa di Trisulti, che lo Stato aveva dato in concessione ad una fondazione legata a Bannon, che qui voleva realizzare la sua scuola di formazione per i partiti sovranisti in Europa.
Lo scorso giugno il governo aveva detto che avrebbe bloccato la concessione per alcune irregolarità nel bando: ma Dgnitatis Humanae e Benjamin Harnwell sono ancora nella Certosa, anche se a corto di sigari.

La scheda del servizio: DIO PATRIA FAMIGLIA SPA di Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso
Con l’esplosione della pandemia il fronte sovranista che si professa ultracattolico è tornato all’attacco di Papa Francesco. Sui siti della destra religiosa americana non hanno dubbi: il coronavirus è la punizione divina per il tradimento di Bergoglio. È solo l’ultima delle accuse mosse al Pontefice, e arriva dopo i violenti attacchi lanciati contro le posizioni assunte su migranti, divorziati, difesa dell’ambiente e omosessuali. Quello degli anti-bergogliani è un network potente che comprende giornali, siti, associazioni, fondazioni e un fiume di soldi che dagli Stati Uniti negli ultimi anni è approdato in Europa e in Italia. Report svelerà in esclusiva quali sono i gruppi politici italiani sostenuti da Oltreoceano e chi sono i cosiddetti dissidenti da Bergoglio all’interno delle gerarchie vaticane e i leader politici che stanno offrendo sponda.

L'emergenza coronavirus in Piemonte di Emanuele Bellano

Dopo la puntata sulla lombardia e su quanto successo nelle zone rosse (che non lo sono diventata per la sciagurata scelta di regione e governo, su pressione della confindustria locale), Report si occupa del Piemonte.

Si parte dalla provincia di Alessandria che, in proporzione alla popolazione, ha più ammalati di quella di Milano: scene di persone portate via dentro delle bare dall'obitorio dell'ospedale, sono all'ordine del giorno – ci racconta il giornalista Emanuele Bellano: per questi morti nessun funerale, nessuna messa in ricordo per i familiari che magari hanno visto il morto solo quando ha lasciato casa per entrare in ospedale.
Sono scene mai viste prima – racconta un imprenditore del settore onoranze funebri: “una situazione del genere non è mai stata vista, ma neanche raccontata. In questo momento ci ritroviamo a mandare foto di casse via whatsapp perché è l'unico sistema di comunicazione .. fare delle foto alle benedizioni o fare dei video in diretta.”
In che periodo è iniziata questa crescita dei deceduti, dall'inizio di marzo?
“Si, l'ultima di febbraio, la prima settimana di marzo c'è stato qualcosa di anomalo, si..”

Come è nato il focolaio più acuto del Piemonte?
Guido Ichino è rimario di malattie infettive all'ospedale di Alessandria: “Uno dei primi casi gravi si riferiva ad un orchestrale che era stato il giorno di San Valentino a suonare in una sala da ballo. Chiaramente gli orchestrali mica vivono di un solo concerto, girano e quindi questo con la sua orchestra era stato nel mese precedente in Lombardia, nelle zone poi colpite. ”
Il contagio sarebbe partito dunque da qui, da una festa di San Valentino: pochi giorni dopo la festa questa persona viene ricoverata in ospedale in rianimazione e La Cometa (il locale dove è avvenuta la festa) viene chiuso al pubblico e sigillato. Subito si registrano i primi sei casi di positività al Covid-19, tutti riconducibili al locale.


La situazione appare subito critica e l'unità di crisi regionale parla alla popolazione, invitando tutte le persone che sono state a ballare in quella discoteca, che presentavano sintomi, a contattare il loro medico di base e il servizio medico sanitario “in modo tale che possano essere presi in carico dal punto di vista sanitario”.

Queste persone che si sono rivolte ai medici di base sono state contattare dal servizio sanitario e monitorate e magari sottoposte a tampone?
“Onestamente questo secondo pezzo non l'ho gestito io ” la risposta del responsabile dell'unità di crisi regionale, intervistato da Report.
Il giornalista ha anche sentito alcune di queste persone, presenti nella sala da ballo, nessuna delle quali è stata sottoposta a tampone.

Quando la pandemia scoppia anche in Piemonte lo strumento di controllo per arginare il virus diventa il sistema sanitario territoriale: il protocollo per contenere i contagi prevede che i pazienti positivi debbano essere registrati dal SISP il sistema di igiene e sanità pubblica regionale che fa capo alle Asl.
Per capire se il sistema abbia funzionato Report ha intervistato il presidente degli ordini di Torino, Guido Giustetto: no, il sistema non ha funzionato e ad averne consapevolezza sono stati anche i tanti medici di base che ogni giorno si confrontano con questo sistema.
“Quando ho un sospetto di Covi-19 devo contattare il sistema di igiene e sanità pubblica, il SISP, via telefono è praticamente impossibile [..] per esempio il primo paziente che ho segnalato aveva la febbre da più di dieci giorni e quindi ho inviato la scheda di segnalazione via email il 9 marzo, ho re-inviato un'altra scheda di sollecitazione qualche giorno fa ma non ho ricevuto ancora risposta, il paziente non è mai stato contattato, in teoria doveva essere contattato dal Sisp due volte al giorno per sapere le sue condizioni di salute, in teoria doveva essere fatto il tampone, non so quando farlo uscire di casa, perché poi il dubbio è anche quello, ora il paziente sta meglio, è guarito? Non lo so..”

Riassumendo, i medici di base segnalano che una persona può essere potenzialmente vettore di diffusione del virus, ma il SISP non la legga, ma non perché i medici non vogliono leggere le segnalazioni, ma perché sono così pochi, e in tutta Torino è così.

Continua il presidente dell'Ordine: “mi è stato detto che il sistema della posta, quando raggiunge un certo numero di mail non lette, non memorizza più quelle successive, per cui ci sono probabilmente delle segnalazioni che sono state perse nel nulla.”

La scheda del servizio: L’EMERGENZA IN PIEMONTE di Emanuele Bellano in collaborazione di Greta Orsi
Il 21 febbraio la pandemia di Covid-19 si è abbattuta come uno tsunami sul nostro sistema sanitario. Una risposta rapida e adeguata di chi sta gestendo l'emergenza può fare la differenza tra il contenimento del contagio e l'aumento della diffusione del virus. Eppure qualcosa nella gestione del territorio non ha funzionato come sperato. ll Piemonte è una delle regioni più colpite, oggi seconda solo alla Lombardia per aumento di nuovi positivi. Report è andata sul campo per verificare come questo territorio sta affrontando la pandemia.

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