06 aprile 2020

Le inchieste di Report – la zona grigia


La seconda puntata di Report della stagione 2020 è nuovamente dedicata all'emergenza Coronarivus che i giornalisti della trasmissione cercheranno di raccontare fornendo contenuti che vadano oltre i numeri delle conferenza stampa quotidiane della protezione civile o della regione Lombardia.

A due mesi dal picco, la città di Wuhan in Cina torna a vivere, le persone possono uscire dai compound, se lavori e hai il certificato del tuo datore di lavoro oppure se compili un certificato al check point.
Con quella carta si ha la possibilità di uscire una sola volta al giorno, per un massimo di due ore, e la carta vale solo per una settimana.
E in ogni caso, ad ogni check point viene misurata la temperatura alle persone.
All'interno del mercato, dove tutto è partito, i negozi sono stati disinfettati ma ancora non è prevista la riapertura del mercato al resto della città, dove molti negozi ancora sono chiusi non avendo ancora ricevuto l'autorizzazione a riaprire.

Ma si possono ancora trovare piccoli negozi dove si tengono animali vivi in condizioni igieniche poco rassicuranti: questa è la situazione ora in Cina, a due mesi dal lockdown, dove ancora non si capisce bene se l'emergenza è finita o se c'è il rischio di una nuova epidemia.

In Italia siamo alle prese con la guerra politica tra stato centrale e regioni, alla guerra su tamponi e sulle riaperture per le imprese.
Report è andato in Veneto a Vo Euganeo che, insieme a Codogno, è stato uno dei due focolai del virus: quando sono spuntati gli infetti la strategia messa in atto dalla regione è stata diversa da quella adottata in Lombardia, tutti gli abitanti di Vo Euganeo sono stati a tampone e si è realizzata così una mappa precisa dei contagiati.
Giorgio Mottola ha intervistato Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di virologia di Padova:
“Se si fosse adottata la stessa strategia impiegata a Vo, subito, al giorno zero avremmo visto un'altra storia (il riferimento è a quanto successo in Lombardia a Bergamo)”: la sua intuizione di fare il tampone in massa è stata felice, perché ha consentito di scoprire che il coronavirus si presentava anche in coloro che non avevano sintomi.
Il dato epidemiologico – racconta il virologo – dice che per ogni persona con sintomi, ne esistono altre tre asintomatiche: per questa ragione Cristanti ha avviato l'uso dei tamponi in tutto il Veneto, non solo ai malati, ma anche ai familiari e a tutte le persone con cui sono stati in contatto le persone positive al test.

In questo modo però Cristanti ha contravvenuto alle indicazioni dell'OMS e alle direttive del ministero della salute: “secondo le direttive del ministero, la prima persona entrata in ospedale per il virus, che non era stata in contatto con persone provenienti dalla Cina né con persone infette. Quindi noi la diagnosi l'abbiamo fatta contraddicendo questa direttiva che era fondamentalmente sbagliata, come i fatti hanno poi dimostrato”.
Lei è stato fuorilegge sin dall'inizio, ha commentato il giornalista: “ho imparato una cosa, che nella scienza bisogna sfidare lo status quo se si vuole andare avanti”.
Gli effetti della strategia dei tamponi quali sono stati: la curva di crescita degli infetti in Veneto è cresciuta molto meno velocemente rispetto a quella della Lombardia e non è la sola differenza, contrariamente a quanto si è verificato nell'ospedale di Bergamo, a Padova non si sono registrati casi di medici e infermieri contagiati all'interno della struttura sanitaria.

Non basta tutta la generosità dimostrata a Bergamo dagli alpini, gli artigiani, tutti coloro che hanno contribuito al completamento dell'ospedale da campo per la cura dal coronavirus: “Una boccata di ossigeno per le strutture sanitarie al collasso. 142 posti letto, di cui 72 per terapia intensiva e sub-intensiva, la struttura sarà gestita dall'ospedale Papa Giovanni XXIII. Ci sarà anche un team di Emergency, che gestirà direttamente proprio la Terapia intensiva e sub-intensiva mettendo a disposizione l'esperienza maturata durante l'epidemia di Ebola in Sierra Leone. Un altro miracolo italiano. ”

Se in Veneto i tamponi sono stati fatti in fretta, in altre regioni (non solo la Lombardia) si sta pagando il prezzo della lentezza nella loro implementazione: Federico Ruffo è andato in Campania a Santa Anastasia, un paese di ventimila abitanti sotto il Vesuvio.
Alla casa di riposo “La Madonna dell'arco”, una delle mete di pellegrinaggio più importanti per la regione, il 16 marzo gli ospiti hanno mostrato i primi segni di una influenza.
Le autorità sono state allertate subito: quando, sette giorni dopo, arrivano i medici per fare i tamponi, tre anziani erano già morti. Dopo tre giorni sono arrivati i risultati dei tamponi: i contagiati erano già 32 (su 50 in totale), tra pazienti, religiosi e personale, che ora vivono blindati nella casa di cura.
Dal cancello della casa escono solo le bare delle persone che stanno morendo oppure entrano le ambulanze per prendersi i pazienti che stanno peggiorando.
Quando i pazienti sono anziani o con patologie pregresse, non sono in grado di deambulare: significa che gli infermieri li devono sollevare, avvicinandosi, prendendoli in braccio, senza quindi poter mantenere la distanza minima di sicurezza.
A mezzogiorno le note dell'Ave Maria, che escono dal monastero, avvolgono tutto il paese: ci si affida anche a questo, alla fede, pur di uscire da questo dramma.

La Campania è la regione del sud tra le più esposte al rischio del crollo del sistema sanitario, nel caso in cui dovesse crescere il contagio: Federico Ruffo ha intervistato telefonicamente un infermiere dell'Ospedale del Mare a Napoli, che ammette di un potenziale omicidio colposo di massa, di cui si sentono in parte responsabili, come degli untori, quando tornano a casa dalle loro mogli e figli e parenti, chiunque.
Sono messi di fronte alla scelta: far morire qualcuno perché siete infetti e non ve ne andate oppure starsene a casa e far morire i pazienti perché non li assistono.
Ai tempi del coronavirus passare dal sentirsi un eroe o ritenersi degli assassini non dipende da te, ma da chi ti fornisce tamponi o mascherine.
Lo staff del governatore De Luca ha realizzato un video che mostra il presidente mentre visita il cantiere di un nuovo ospedale dove saranno pronti dieci nuovi posti per curare il virus, all'ospedale Loreto Mare.


Insieme a lui il direttore della ASL Napoli 1, ed Enrico Coscioni il consulente per la sanità di De Luca, che ha tenuto per sé l'assessorato alla sanità.
Indossano tutti mascherine FPP2 e FPP3, le migliori per combattere il contagio: ma sono quasi le uniche che girano all'interno degli ospedali per medici e infermieri.

Nella puntata si cercherà di dare anche qualche suggerimento sulla ricostruzione, sul come uscire da questa situazione

La scheda del servizio -LA ZONAGRIGIA di Giorgio Mottola, Claudia Di Pasquale e Federico Ruffo
Un nuovo viaggio nell’Italia colpita da Covid-19. Filo conduttore della puntata sarà la guerra dei tamponi dal nord fino in Sicilia, dai protocolli seguiti, ai controlli sulle zone più esposte, ai dati sui contagi. Le telecamere di Report sono andate a Bergamo, la provincia con il più alto numero di morti e di contagiati in Italia. Forse la pandemia poteva essere contenuta o anche solo rallentata. A inizio marzo si era deciso di chiudere la città e trasformare la provincia in una zona rossa. Come mai non è più accaduto? Chi ha influenzato le scelte del governo? Grazie a testimonianze inedite verrà raccontata la catena di errori fatta negli ospedali della provincia bergamasca. Report è stato anche in Veneto dove la strategia adottata in provincia di Padova ha fermato il contagio.Lo scorso 23 marzo muore per coronavirus il direttore del parco archeologico di Siracusa, Calogero Rizzuto. Nei primi giorni di febbre gli viene negato il tampone. Viene ricoverato in ospedale solo quando è già molto grave. Intanto si contagia la sua più stretta collaboratrice, che morirà due giorni dopo di lui. Si contagiano anche altri colleghi, alcuni vengono ricoverati, altri restano in isolamento a casa. Ma quali sono le misure di contenimento e prevenzione prese dalle istituzioni? E come funziona il sistema dei laboratori accreditati per analizzare i tamponi?
La Campania è, tra le regioni del Sud, la più esposta al rischio di un crollo del sistema sanitario se crescono i contagi. Con quasi 6 milioni di abitanti, la regione governata da De Luca punta soprattutto a vigilare sul rispetto della quarantena. Ma negli ospedali, anche quelli che si tenta di adeguare all’emergenza, medici e infermieri lottano con dispositivi inadeguati, tende per il pre-triage posizionate nei luoghi sbagliati, intere zone prive di strutture, mentre ospedali fantasma attendono di essere inauguratiVedremo infine come evolve la situazione in Cina, tra la riapertura di Wuhan e la paura dei contagi di ritorno.


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