Quattro i servizi andati in onda ieri sera:
- Il filo nero che lega assieme i neofascisti, la propagazione delle bufale in rete e uno scoop sulla strage di Bologna.
- Chi ha vinto le gare Consip per le mascherine
- Da chi stiamo importando le mascherine
Nell'anteprima, Adele Grossi è andata a vedere come funziona il mondo della fecondazione assistita e l'importazione degli ovoli dall'estero per l'eterologa.
Esiste anche un business dietro la
fecondazione assistita: lo ha scoperto la giornalista Adele Grossi,
andando a investigare nel mondo dei donatori.
Ci sono quelli che donano il seme, in
modo artificiale o anche naturale, presentandosi alla cliente
potenziale con tutte le carte in regola, sulle analisi.
Che poi proprio in regola non lo sono,
alla fine, manca il referto dell'HIV con tutti i rischi del caso: la
giornalista ha ricevuto offerte di donatori, per denaro, di persone
che consapevolmente o meno stanno commettendo un reato.
Nel web trovi tanti donatori online che
preferiscono non passare dalle cliniche: in Italia dovrebbe esistere
un registro informatico dei donatori ma, passati 5 anni e dopo
700mila euro di fondi pubblici, è tutto sulla carta.
Importiamo ovociti dall'estero e, in
modo più semplice, anche spermatozoi dall'estero dalle banche del
seme: l'alto numero di ovociti che arrivano dalla Spagna fa sollevare
molti dubbi, perché il processo di donazione per le donne è molto
complicato.
Non si viene pagate, per gli ovuli, ma
si chiama compenso, poco più di mille euro, mentre la legge
vieterebbe ogni forma di compenso.
Che controlli ci sono sui donatori, in
Italia? Il centro nazionale dei trapianti ha avvisato il ministero
della salute dei potenziali rischi, su questi ovuli importati.
Sappiamo da dove arrivano, certo, ma
non l'etnia o altre informazioni: è un sistema che non aiuta la
donazione made in Italy dove siamo più ligi nel rispetto delle
leggi.
Giorgio Mottola è tornato ad
investigare nel mondo dei neofascisti italiani, partendo da un vecchio
servizio di TGR Leonardo: video usato per portare avanti il messaggio
che dietro il coronavirus c'erano i cinesi, il video era uscito da un
laboratorio cinese.
Tutto falso: l'esperimento del 2015
dimostrava come sia possibile (e oggi lo sappiamo) che i virus
possono passare dall'animale all'uomo.
Notizia vera, ma portata in un contesto
sbagliato, per far passare un messaggio falso.
Sui social quel video, che aveva poche
visualizzazioni, è stato condiviso e visto da tante persone: chi
l'ha tirato fuori dagli archivi del web, per farlo diventare virale?
Si è partiti da Whatsapp, la paziente
zero è stata scovata da Report, si tratta della signora Cristina,
che partendo da un appunto, ha chiesto ad un amico di trovare quel
video, poi condiviso via Whatsapp agli amici.
Non doveva servire per fare
disinformazione: questa è partita con la condivisione su Facebook e
Twitter, poi V Contact.
Da qui si è passati alle pagine di
Meloni e Salvini e caricato su Youtube da un simpatizzante del m5s:
dall'Italia il video ha poi fatto il giro del mondo, su siti
dell'estrema destra, della pseudo science, cospirazionisti, no 5g.
Su questi siti viaggiano le fake news
contro il 5g, contro il papa, i migranti: il contagio delle fake news si muove alla
stessa velocità dell'infezione del coronavirus.
Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge
che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione
online (che almeno in Italia non ha un filtro per le notizie false):
notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1
milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Italia, assieme alla Spagna, è il
paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente
fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico
che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli, il
canale Byoblu che spiega come sarebbe meglio non usare i guanti,
altri che indicano come Bill Gates come responsabile della pandemia
(perché ne avrebbe parlato per primo anni fa).
Giorgio Mottola è passato poi alle
fake news e alle campagne di disinformazione partite da Forza Nuova:
Roberto Fiore aveva lanciato una campagna social contro la
quarantena, Fiore stesso aveva indicato di curarsi con una medicina
specifica.
C'è stata poi la battaglia di Forza
Nuova per far riaprire le chiese: la sua battaglia è stata opi presa
da Salvini stesso.
L'impegno per condizionare
l'informazione è stata esplicitata da Di Stefano, ad un incontro
assieme all'ex sindaco di Roma Alemanno: riuscirà Forza Nuova ad
entrare in Rai?
Casa Pound e Forza Nuova nascono da
Terza Posizione, di Roberto Fiore: negli anni 80, per sfuggire al
mandato di cattura dietro la strage di Bologna (per cui non è stato
mai condannato) è andato a Londra, dove è diventato imprenditore.
Oggi Fiore è l'ispiratore dei
sovranisti col suo slogan “prima gli italiani”, per la battaglia
per far ripartire le messe: ci sono i link con la Russia, l'idea di
fondare un partito neofascista europea...
A metà anni 90, in Spagna Roberto
Fiore aveva provato a creare una comune fascista europea, a Los
Pedriches: i neofascisti hanno comprato case e terreni, altre case
sono state occupate.
Gli amministratori locali hanno poi
inviato una indagine su queste persone in nero: fu scoperto così che
dietro c'era una operazione immobiliare, con dentro un avvocato di
Valencia e questa fondazione San Michele Arcangelo.
Mottola ha intervistato Massimo
Perrone, collaboratore di Fiore, anche lui coinvolto in questa
internazionale nera, frequentata da persone da tutta Europa.
Davanti l'immagine dell'arcangelo San Michele, Fiore e Marsello hanno
giurato durante l'atto di fondazione di Forza Nuova: ma da dove sono
arrivati i soldi per finanziare la fondazione San Michele Arcangelo?
Da Meeting Point, società che forniva
corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del
1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro
latitanza a Londra.
Meeting Point è stata la cassaforte
delle attività politiche di Fiore: cercare i fascicoli di questa
società in Inghilterra è molto difficile. In queste ricerche
Mottola ha scoperto che Fiore aveva diverse società in Inghilterra,
dove è arrivato come latitante partendo da zero.
Tutta genialità di Fiore, come
sostiene il fondatore di Forza Nuova?
Oppure c'è altro, un supporto molto
più terreno: Report ha intervistato Raymond Hill, esponente
influente dei gruppi neonazisti in Inghilterra.
Oggi è un informatore della polizia:
Ray parla della Lega di San Giorgio, un'organizzazione fascista
inglese, che aveva enormi risorse finanziarie, da milionari
neonazisti (tra cui una aristocratica che aveva messo a disposizione
la sua villa), e anche ex ufficiali delle SS..
La storia della Lega di San Giorgio si
lega al mistero della morte di Calvi: l'agenzia privata Kroll, in
questa Lega erano arrivati soldi provenienti dalla P2, per una cifra
pari a 9 milioni di dollari.
Mottola ha raccolto da Ray Hill una
testimonianza importanza sulla strage di Bologna: Hill è partito
dagli anni in cui era in Sudafrica, dove aveva incontrato molti
neofascisti italiani tra cui Max Bollo.
In Sudafrica la sua organizzazione
aveva organizzato diversi attentati per mantenere la politica
dell'apartheid: Bollo presentò a Hill un altro italiano, Enrico
Maselli.
A Londra Maselli parlò, nel 1980, di
alcuni attentanti che sarebbero scoppiati in Italia e di alcuni
camerati da mettere al riparo: attentati contro lo stato italiano,
che era corrotto.
Maselli avrebbe creato un piano di fuga
per neofascisti italiani: anche lui legato al mondo fascista
italiano, latitante in Sudafrica e in Inghilterra.
L'incontro con Hill c'è stato,
conferma Maselli stesso: ma poi spiega che non aveva informazioni
sulla strage e di non averne mai parlato con Hill.
Secondo Fiore, non ha mai avuto un
soldo dalla fondazione di San Giorgio, Hill non è attendibile:
eppure esiste un documento della polizia speciale inglese dove si
parla proprio di questo, del supporto della Lega di San Giorgio.
La strage di Bologna ha una storia
ancora da scrivere?
La pista inglese è stata archiviata a
causa di un errore fatto dagli inquirenti italiani, che in
Inghilterra cercavano rapporti tra un certo Tomaselli e Hill, non
Maselli.
Jeff Katz è direttore di una agenzia
investigativa a Londra: ha indagato sul mistero Fiore, sui
collegamenti tra Fiore e i servizi inglesi.
Sulle protezioni di cui ha goduto Fiore
in Inghilterra e in Italia, di come hanno potuto creare un network
con cui proteggere latitanti neofascisti.
Fornire assistenza e soldi, come per
esempio a Freda (Ordine Nuovo, indagato ma poi assolto per Piazza
Fontana) nei giorni in cui era nuovamente sotto processo per la sua
organizzazione.
C'è un'informativa della Digos
milanese del 1997 che paragona l'organizzazione di Fiore e Morsello
ad una nuova Odessa, una internazionale nera per proteggere latitanti
fascisti e personaggi come Carminati, ex militante dei Nar.
Il servizio fa altri nomi di latitanti:
Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, ex nar e latitanti: anche
loro si trasformano a Londra in imprenditori ricchissimi.
La polizia inglese ha fotografato
l'incontro di Carminati coi vecchi amici, nel 2012: nonostante le
foto e le informazioni raccolte (facilmente da Mottola), Spadavecchia
risulta ancora irreperibile per la polizia italiana.
Dopo 30 anni.
La gara per le mascherine
Gli altri servizi hanno toccato la
questione delle mascherine, a partire dai (mancati) controlli fatti da Consip perle gare fatte per rifornire l'Italia di questi dispositivi.
Società create al momento,
certificatori che non lo sono, certificazioni fatte per una azienda e
non per quella che ha vinto il bando.
Certificazioni probabilmente false, che
si sono proliferate tramite copia e incolla, come quelle della
Innomed.
LE mascherine di Agmin, di un
costruttore romano, sono certificate da una società non autorizzata
per le certificazioni CE.
E in Consip che dicono?
I controlli si fanno poi, prima si
firma il contratto: ma dentro la gara c'è finito di tutto, aziende
che facevano altro, imprenditori che hanno problemi con la legge,
imprenditori ai domiciliari.
Tutti filantropi, mossi per aiutare
l'Italia e gli italiani?
Dalla Cina arrivano prodotti falsi,
mascherine non a norma, per le tante aziende cresciute in Cina in
questi mesi, che hanno riconvertito la produzione dopo la pandemia.
Il servizio
porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione
delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci
sono aziende certificatrici che sono state segnalate al MISE, su
indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei
controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che
gestisce gli accreditamenti) Trifiletti.
Si tratta di
“Certificati volontari” che non sono certificati CE.
Manuele Bonaccorsiè andato a Fiumicino alla Dogana per vedere i lavori di controllo
sulle mascherine che arrivano dalla Cina: marchi CE finti, dove la
sigla indica in realtà China Export.
Ci sono aziende
che producono periodici che si sono riciclati nel business della
vendita di mascherine per la regione Lazio.
La protezione
civile nel Lazio avrebbe trattato con l'intermediario Vittorio
Farina, il re delle tipografie: le sue mascherine sono arrivate
all'Inail, sulla base di test fatti da laboratori cinesi non
accreditati.
Meglio le
mascherine tarocche che niente, come dice il tecnico dell'Inail?
E che dire delle
mascherine che compriamo sotto casa?
Ci sono mascherine
con certificazione dell'università di Tor Vergata che costano 4,5
euro, ma la certificazione non è una vera certificazione.
Insomma, seguendo
la traccia dei soldi si trovano sempre le solite facce, imprenditori
con pochi scrupoli, controlli fatti mali, documenti fittizi...
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