28 aprile 2020

Report – il virus neofascista, il business delle mascherine


Quattro i servizi andati in onda ieri sera: 
- Il filo nero che lega assieme i neofascisti, la propagazione delle bufale in rete e uno scoop sulla strage di Bologna.
- Chi ha vinto le gare Consip per le mascherine
- Da chi stiamo importando le mascherine 

Nell'anteprima, Adele Grossi è andata a vedere come funziona il mondo della fecondazione assistita e l'importazione degli ovoli dall'estero per l'eterologa. 


Esiste anche un business dietro la fecondazione assistita: lo ha scoperto la giornalista Adele Grossi, andando a investigare nel mondo dei donatori.
Ci sono quelli che donano il seme, in modo artificiale o anche naturale, presentandosi alla cliente potenziale con tutte le carte in regola, sulle analisi.
Che poi proprio in regola non lo sono, alla fine, manca il referto dell'HIV con tutti i rischi del caso: la giornalista ha ricevuto offerte di donatori, per denaro, di persone che consapevolmente o meno stanno commettendo un reato.

Nel web trovi tanti donatori online che preferiscono non passare dalle cliniche: in Italia dovrebbe esistere un registro informatico dei donatori ma, passati 5 anni e dopo 700mila euro di fondi pubblici, è tutto sulla carta.

Importiamo ovociti dall'estero e, in modo più semplice, anche spermatozoi dall'estero dalle banche del seme: l'alto numero di ovociti che arrivano dalla Spagna fa sollevare molti dubbi, perché il processo di donazione per le donne è molto complicato.
Non si viene pagate, per gli ovuli, ma si chiama compenso, poco più di mille euro, mentre la legge vieterebbe ogni forma di compenso.

Che controlli ci sono sui donatori, in Italia? Il centro nazionale dei trapianti ha avvisato il ministero della salute dei potenziali rischi, su questi ovuli importati.
Sappiamo da dove arrivano, certo, ma non l'etnia o altre informazioni: è un sistema che non aiuta la donazione made in Italy dove siamo più ligi nel rispetto delle leggi.


Giorgio Mottola è tornato ad investigare nel mondo dei neofascisti italiani, partendo da un vecchio servizio di TGR Leonardo: video usato per portare avanti il messaggio che dietro il coronavirus c'erano i cinesi, il video era uscito da un laboratorio cinese.

Tutto falso: l'esperimento del 2015 dimostrava come sia possibile (e oggi lo sappiamo) che i virus possono passare dall'animale all'uomo.
Notizia vera, ma portata in un contesto sbagliato, per far passare un messaggio falso.

Sui social quel video, che aveva poche visualizzazioni, è stato condiviso e visto da tante persone: chi l'ha tirato fuori dagli archivi del web, per farlo diventare virale?

Si è partiti da Whatsapp, la paziente zero è stata scovata da Report, si tratta della signora Cristina, che partendo da un appunto, ha chiesto ad un amico di trovare quel video, poi condiviso via Whatsapp agli amici.
Non doveva servire per fare disinformazione: questa è partita con la condivisione su Facebook e Twitter, poi V Contact.
Da qui si è passati alle pagine di Meloni e Salvini e caricato su Youtube da un simpatizzante del m5s: dall'Italia il video ha poi fatto il giro del mondo, su siti dell'estrema destra, della pseudo science, cospirazionisti, no 5g.

Su questi siti viaggiano le fake news contro il 5g, contro il papa, i migranti: il contagio delle fake news si muove alla stessa velocità dell'infezione del coronavirus.

Dalle ricerche fatte da Avaaz, emerge che Facebook è stato il principale veicolo per la disinformazione online (che almeno in Italia non ha un filtro per le notizie false): notizie false, contenuti manipolati, condivisi in Europa oltre 1 milione di volte e visualizzate 117 milioni di volte.
L'Italia, assieme alla Spagna, è il paese dove la disinformazione sui social è risultata maggiormente fuori controllo: il giornalista cita il caso di un presunto medico che spiega come combattere l'infezione con incenso e propoli, il canale Byoblu che spiega come sarebbe meglio non usare i guanti, altri che indicano come Bill Gates come responsabile della pandemia (perché ne avrebbe parlato per primo anni fa).
Giorgio Mottola è passato poi alle fake news e alle campagne di disinformazione partite da Forza Nuova: Roberto Fiore aveva lanciato una campagna social contro la quarantena, Fiore stesso aveva indicato di curarsi con una medicina specifica.
C'è stata poi la battaglia di Forza Nuova per far riaprire le chiese: la sua battaglia è stata opi presa da Salvini stesso.

L'impegno per condizionare l'informazione è stata esplicitata da Di Stefano, ad un incontro assieme all'ex sindaco di Roma Alemanno: riuscirà Forza Nuova ad entrare in Rai?

Casa Pound e Forza Nuova nascono da Terza Posizione, di Roberto Fiore: negli anni 80, per sfuggire al mandato di cattura dietro la strage di Bologna (per cui non è stato mai condannato) è andato a Londra, dove è diventato imprenditore.

Oggi Fiore è l'ispiratore dei sovranisti col suo slogan “prima gli italiani”, per la battaglia per far ripartire le messe: ci sono i link con la Russia, l'idea di fondare un partito neofascista europea...

A metà anni 90, in Spagna Roberto Fiore aveva provato a creare una comune fascista europea, a Los Pedriches: i neofascisti hanno comprato case e terreni, altre case sono state occupate.
Gli amministratori locali hanno poi inviato una indagine su queste persone in nero: fu scoperto così che dietro c'era una operazione immobiliare, con dentro un avvocato di Valencia e questa fondazione San Michele Arcangelo.

Mottola ha intervistato Massimo Perrone, collaboratore di Fiore, anche lui coinvolto in questa internazionale nera, frequentata da persone da tutta Europa.

Davanti l'immagine dell'arcangelo San Michele, Fiore e Marsello hanno giurato durante l'atto di fondazione di Forza Nuova: ma da dove sono arrivati i soldi per finanziare la fondazione San Michele Arcangelo?
Da Meeting Point, società che forniva corsi di lingua e alloggi per gli stranieri, fondata alla fine del 1980 da Fiore stesso e dal suo vice Massimo Morsello, durante la loro latitanza a Londra.

Meeting Point è stata la cassaforte delle attività politiche di Fiore: cercare i fascicoli di questa società in Inghilterra è molto difficile. In queste ricerche Mottola ha scoperto che Fiore aveva diverse società in Inghilterra, dove è arrivato come latitante partendo da zero.

Tutta genialità di Fiore, come sostiene il fondatore di Forza Nuova?
Oppure c'è altro, un supporto molto più terreno: Report ha intervistato Raymond Hill, esponente influente dei gruppi neonazisti in Inghilterra.
Oggi è un informatore della polizia: Ray parla della Lega di San Giorgio, un'organizzazione fascista inglese, che aveva enormi risorse finanziarie, da milionari neonazisti (tra cui una aristocratica che aveva messo a disposizione la sua villa), e anche ex ufficiali delle SS..

La storia della Lega di San Giorgio si lega al mistero della morte di Calvi: l'agenzia privata Kroll, in questa Lega erano arrivati soldi provenienti dalla P2, per una cifra pari a 9 milioni di dollari.

Mottola ha raccolto da Ray Hill una testimonianza importanza sulla strage di Bologna: Hill è partito dagli anni in cui era in Sudafrica, dove aveva incontrato molti neofascisti italiani tra cui Max Bollo.
In Sudafrica la sua organizzazione aveva organizzato diversi attentati per mantenere la politica dell'apartheid: Bollo presentò a Hill un altro italiano, Enrico Maselli.
A Londra Maselli parlò, nel 1980, di alcuni attentanti che sarebbero scoppiati in Italia e di alcuni camerati da mettere al riparo: attentati contro lo stato italiano, che era corrotto.
Maselli avrebbe creato un piano di fuga per neofascisti italiani: anche lui legato al mondo fascista italiano, latitante in Sudafrica e in Inghilterra.
L'incontro con Hill c'è stato, conferma Maselli stesso: ma poi spiega che non aveva informazioni sulla strage e di non averne mai parlato con Hill.

Secondo Fiore, non ha mai avuto un soldo dalla fondazione di San Giorgio, Hill non è attendibile: eppure esiste un documento della polizia speciale inglese dove si parla proprio di questo, del supporto della Lega di San Giorgio.

La strage di Bologna ha una storia ancora da scrivere?
La pista inglese è stata archiviata a causa di un errore fatto dagli inquirenti italiani, che in Inghilterra cercavano rapporti tra un certo Tomaselli e Hill, non Maselli.

Jeff Katz è direttore di una agenzia investigativa a Londra: ha indagato sul mistero Fiore, sui collegamenti tra Fiore e i servizi inglesi.
Sulle protezioni di cui ha goduto Fiore in Inghilterra e in Italia, di come hanno potuto creare un network con cui proteggere latitanti neofascisti.
Fornire assistenza e soldi, come per esempio a Freda (Ordine Nuovo, indagato ma poi assolto per Piazza Fontana) nei giorni in cui era nuovamente sotto processo per la sua organizzazione.
C'è un'informativa della Digos milanese del 1997 che paragona l'organizzazione di Fiore e Morsello ad una nuova Odessa, una internazionale nera per proteggere latitanti fascisti e personaggi come Carminati, ex militante dei Nar.
Il servizio fa altri nomi di latitanti: Stefano Tiraboschi e Vittorio Spadavecchia, ex nar e latitanti: anche loro si trasformano a Londra in imprenditori ricchissimi.

La polizia inglese ha fotografato l'incontro di Carminati coi vecchi amici, nel 2012: nonostante le foto e le informazioni raccolte (facilmente da Mottola), Spadavecchia risulta ancora irreperibile per la polizia italiana.
Dopo 30 anni.

La gara per le mascherine

Gli altri servizi hanno toccato la questione delle mascherine, a partire dai (mancati) controlli fatti da Consip perle gare fatte per rifornire l'Italia di questi dispositivi.
Società create al momento, certificatori che non lo sono, certificazioni fatte per una azienda e non per quella che ha vinto il bando.
Certificazioni probabilmente false, che si sono proliferate tramite copia e incolla, come quelle della Innomed.
LE mascherine di Agmin, di un costruttore romano, sono certificate da una società non autorizzata per le certificazioni CE.

E in Consip che dicono?
I controlli si fanno poi, prima si firma il contratto: ma dentro la gara c'è finito di tutto, aziende che facevano altro, imprenditori che hanno problemi con la legge, imprenditori ai domiciliari.
Tutti filantropi, mossi per aiutare l'Italia e gli italiani?

Dalla Cina arrivano prodotti falsi, mascherine non a norma, per le tante aziende cresciute in Cina in questi mesi, che hanno riconvertito la produzione dopo la pandemia.

Il servizio porterà in evidenza il problema che abbiamo con la certificazione delle mascherine che abbiamo comprato: sono veramente a norma? Ci sono aziende certificatrici che sono state segnalate al MISE, su indicazione della Commissione Europea, su cui verranno fatti dei controlli, conferma il direttore di Accredia (l'ente italiano che gestisce gli accreditamenti) Trifiletti.

Si tratta di “Certificati volontari” che non sono certificati CE.

Manuele Bonaccorsiè andato a Fiumicino alla Dogana per vedere i lavori di controllo sulle mascherine che arrivano dalla Cina: marchi CE finti, dove la sigla indica in realtà China Export.
Ci sono aziende che producono periodici che si sono riciclati nel business della vendita di mascherine per la regione Lazio.
La protezione civile nel Lazio avrebbe trattato con l'intermediario Vittorio Farina, il re delle tipografie: le sue mascherine sono arrivate all'Inail, sulla base di test fatti da laboratori cinesi non accreditati.

Meglio le mascherine tarocche che niente, come dice il tecnico dell'Inail?
E che dire delle mascherine che compriamo sotto casa?

Ci sono mascherine con certificazione dell'università di Tor Vergata che costano 4,5 euro, ma la certificazione non è una vera certificazione.
Insomma, seguendo la traccia dei soldi si trovano sempre le solite facce, imprenditori con pochi scrupoli, controlli fatti mali, documenti fittizi...


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