28 settembre 2022

Gli italiani hanno scelto

 Alla fine gli italiani, la maggioranza relativa, si è fatta abbindolare un'altra volta.

No, niente miracolo italiano o rottamazione con lanciafiamme. E nemmeno un parlamento da aprire con l'apriscatole.

Meloni hanno fatto presa sugli elettori facendo presa sul patriottismo: è finita la pacchia Europa, ora difenderemo anche noi i nostri interessi.

Un argomento facile da usare, non costa niente, non comporta scostamenti di bilancio o nuovo debito. E alla fine, se le cose dovessero andar male, c'è sempre qualcuno con cui prendersela: l'Europa, la sinistra, i radical chic.

E la famosa agenda Draghi, quella che tutti ci invidiano e che solo noi abbiamo?

Faccio mie le parole di Alessandro Robecchi, uno scrittore che il paese lo conosce meglio di molti giornalisti italiani: l'altarino di Mario Draghi santo subito si è, nell'urna dissolto.

E vedremo ora se Meloni e FDI, che all'opposizione hanno guadagnato consensi, proseguiranno con le stesse politiche (di centro destra) del precedente governo o meno.

in ogni caso, poi, all’apparir del vero, tutti quelli che non sono stati a Princeton, né ad Harvard, né seduti ai desk di giornali e televisioni dove si decidono titoli e ospiti, hanno detto la loro, votando. E si è scoperto che quella narrazione era altamente farlocca, molto sovradimensionata, addirittura caricaturale. Da qualunque parte la si guardi, la capacità dei grandi media di descrivere il Paese, di sentirne il polso, di auscultarne battiti e pulsioni, ha fallito miseramente, in modo – visto oggi – che sfiora il ridicolo. Da una parte, un tecnico mandato dalla Provvidenza, incriticabile per definizione e dogma, dall’altra astruse forme di vita senza arte né parte, populisti quando va bene, “scappati di casa”, insulto di moda presso quelli che si credono “competenti”. E si è visto, porelli.

Insomma, delle due una: o si dà ragione a Calenda, e sono tutti populisti tranne lui e grandissima parte dell’informazione; oppure bisogna fare una riflessione sui media tutti, e dire che i sapienti osservatori della realtà hanno osservato un po’ a cazzo, con le loro lenti deformanti, che la realtà era diversa e non l’hanno vista: per cecità, o convenienza, o ordini dall’alto.  

Insomma, avevamo detto basta coi populisti, viva il populismo delle elite, quello per cui il Parlamento è inutile, decide tutto l'uomo solo al comando che non sbaglia mai.

E ora siamo alle prese ancora col populismo che riassume assieme quel sapore antico, dei bei tempi in cui i treni arrivavano in orario e c'era qualcuno che faceva rispettare le regole, col sapore nuovo dell'atlantismo, del patriottismo, del padroni a casa nostra.

Basta solo convincere gli italiani che devono smettere lamentarsi e gridare viva 'o re

27 settembre 2022

Ferrovia di sangue di Tom Lin


Da molto tempo uccidere aveva smesso di turbarlo. Si era lasciato alle spalle la città di Corinne, con le sue bische, i saloon e i bar pieni di uomini rabbiosi.  Meno di due ore prima, ming aveva ammazzato un uomo e nella mente il ricordo aveva già iniziato a cedere il passo al fuoco dell'immaginazione. Tra un altro giorno circa, avrebbe superato il corno settentrionale del Lago Salato, e il bagliore mostruoso della ferrovia all'orizzonte si sarebbe avvicinato, diventando visibile come un insieme di legno e ferro.

È la prima volta che mi capita di leggere un romanzo western, ambientato in quegli anni successivi alla guerra di Secessione e l’espansione ad ovest che avrebbe portato i coloni ad affacciarsi alla costa ovest degli Stati Uniti.
A differenza dei film con cow boy ed indiani, questo Binari di sangue riesce ad essere molto più crudo e realistico e allo stesso tempo, a mantenere una sospensione rispetto alla realtà. Si mescolano magia e sangue in questo racconto che ha al centro un uomo che sta consumando la sua vendetta.

Non è un bianco, prima di tutto: si chiama Tsu Ming, è un cinese più alto della media dei connazionali e anche ben piazzato. È cresciuto orfano ed è stato allevato da un bianco. Ma tutte queste cose le scopriremo man mano nel corso della storia che inizia nello Utah (per finite a Sacramento, in California,a centinaia di chilometri di distanza) quando incontriamo Tsu Ming che ha appena ucciso un certo Jeremiah, a cui ha tolto la sua pistola e che ora userà per uccederne un altro, James Ellis. Un altro bianco che vive reclutando uomini cinesi da far lavorare lungo la ferrovia della Union Pacific. Un lavoro molto pesante che Tsu Ming conosce molto bene, avendolo fatto per lungo tempo. Prima di liberarsi dai suoi vincoli e fuggire da quei binari come uomo libero.
Come mai questa vendetta?

Ne restavano tre, in quella desolata pianura americana: James Ellis, Charles Dixon, Jeremiah Kelly. Poi, in California, dal lato opposto della Sierra, gli ultimi due nomi, quelli dei fratelli Porter: Gideon al quale all'inizio era stata promessa la sua ragazza, e Abel. Alla fine di tutto c'era il nome che lo aspettava.
C’era una donna, una volta, a fianco a Tsu, di cui era innamorato. Si chiamava Ada, era una bella ragazza promessa ad un altro uomo bianco. Tsu ed Ada si erano sposati, ma alla fine il padre di lei li aveva ritrovati e aveva pagato degli uomini, proprio gli uomini della lista che ora Tsu ha in tasca, per riprendersi la ragazza e mettere il cinese a lavorare lungo i binari.

Un pezzo della storia americana, la storia che passa attraverso quei binari di acciaio che hanno unito l’America consentendo la colonizzazione dei territori dei nativi americani, passa per il sacrificio (e anche la morte) di tanti lavoratori cinesi, la cui storia è rimasta a lungo oscura.

In questo suo viaggio da est verso Sacramento, dove ritroverà Ada, il signor Ming ha a fianco un altro cinese, conosciuto sui binari. Il Profeta. Un uomo capace di prevedere il futuro, come Tiresia e come il personaggio della storia greca, cieco. Senza una storia alle spalle, senza il peso dei ricordi dietro di se. Ma con la capacità di guardare davanti,
quale sarà la sorte delle persone, quale sarà la sorte di Tsu, “l’uomo senza vincoli”, perché il suo tutore, l’uomo bianco che lo aveva cresciuto, era morto.

Il suo viso era insieme antico e senza età. Il tempo aveva segnato i suoi lineamenti induriti dal sole, ma nient’altro. Il Profeta era come pietra vivente e quando parlava gli anni svanivano dalle guance scavate e le orbite infossate..

Da dove arriva il Profeta e da dove arriva questa sua capacità straordinaria? Non importa. Ma non è l’unico personaggio misterioso, o comunque intriso di magia di questo racconto. Ad Elko, un altro dei paesi attraversati nel suo viaggio, Tsu incontra uno strano spettacolo, in un tendone improvvisato. Qui incontro altri personaggi magici: una donna che non prende fuoco, un uomo proveniente da terre lontane capace di assumere la forma e la posa della persona davanti, un ragazzino sordomuto capace di parlare nella mente delle persone. Un messicano bravo a barare con le carte e un indiano in grado di manipolare i ricordi. Quel fardello che ci portiamo dietro, con tutto il suo peso, anche gravoso, col ricordo delle persone, del dolore, di dove veniamo.

Tsu Ming decide di accordarsi a questo strano “circo” di fenomeni, col compito di proteggerli da agguati di criminali o di indiani, fino a Reno. Dove le loro strade dovranno separarsi. Perché c’è sempre Ada nei suoi ricordi .. ricordi che man mano affiorano e che ci raccontano di cosa è successo tra Ada e Tsu, quando lei scoprì qualcosa del suo passato che la spaventò.

Qualcosa legato alla sua capacità di uccidere le persone, con le armi e con quel chiodo di ferrovia che si porta sempre dietro.

In questo viaggio si mescoleranno enigmi, quelli con cui si esprime il Profeta, con sparatorie, morti e sangue. Il sangue che rimane attaccato ai vestiti, che sporca le mani. Gli enigmi sul futuro e le storie che arrivano dal passato, dal passato della terra che questi personaggi, fuori dal comune, si trovano ad attraversare: terre che una volta erano oceani e che oggi restituiscono i resti degli antichi abitanti sotto forma di fossili.

Magici sono anche gli incontri con gli animali, che sembrano rispettare questo cinese che va avanti con un solo scopo, uccidere le persone che gli hanno strappato la moglie, Ada. Anche se.. dopo tutto questo tempo nella sua mente il suo ricordo si fa man mano sbiadito.

Sapeva che alla fine aveva cominciato a dimenticare, e quella consapevolezza era accompagnata da qualcosa di sordo, un sollievo, forse, o una cessazione del dolore. Rinfoderò la pistola e si sfregò il viso con le mani e gli vennero in mente le immagini. Lo sguardo vetroso del Profeta. L’imbonitore bendato nella fossa. Proteus, il gigante mutevole, e gli aiutanti, lo strano potere delle mani, il lavoro delle mani. Hunter con una costola affilata tra le mani. E Hazel, la sua forma, il suo viso, avvolta in lingue di fiamma.

Solo alla fine, liberato dai ricordi, spariti, Tsu Ming, un assassino con un suo codice etico, riuscirà ad essere veramente libero. Libero dalla schiavitù dei binari, dall’obbligo della vendetta.

La scheda sul sito di Einaudi

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Presadiretta speciale elezioni - L'Italia ha deciso

L'Italia ha deciso, questo il titolo della puntata scelto dai giornalisti di Presadiretta per commentare il voto: l'Italia ha deciso di dare fiducia (almeno la maggioranza relativa) a Giorgia Meloni, giovane ex ministra del peggior governo Berlusconi, ex giovane missina, ex politica che guardava con rispetto a Putin e all'atlantismo di estrema destra di Bannon. Oggi fulminata sulla via dell'atlantismo (quello buono, pare), dell'europeismo. Almeno all'apparenza.

Come mai gli italiani hanno fatto questa scelta radicale? I giornalisti di Presadiretta hanno seguito questa campagna elettorale e qualche risposta alla domanda l'hanno trovata.

Se si vuole far parte della storia si deve comprendere la responsabilità di comprendere milioni di persone .. sono le prime parole pronunciata dalla vincitrice di queste elezioni.

Dal 4% nel 2018 è arrivato al 26%, come ha fatto? Difendendo, almeno a parole i balneari, le piccole imprese, che il governo Draghi voleva riformare mettendo a gara le concessioni.
I balneari hanno votato la Meloni, che ha sostenuto la loro battaglia.

Poi ci sono i pescatori, messi in crisi dal rincaro dell'energia: anche loro hanno votato Meloni che ha promesso di occuparsi di loro. Gente che ha votato altro e che ora ha scelto di provare Fratelli d'Italia.

Crosetto, fondatore di FDI era alla cena elettorale, né di destra né di sinistra, l'importante è far vincere l'Italia – raccontava alle persone venute ad ascoltarlo.
Meloni invece era di fronte alla platea di confcommercio: anche a loro ha promesso di non lasciarli soli di fronte ai loro problemi.

Giovani, ascoltati dai giornalisti, raccontavano di voler votare Giorgia, perché “la sentivano vicina, vicina al popolo”. Un faro, per i giovani in cerca di una identità, perfino una identità che sa di vecchio come Dio patria e famiglia.

E che di fronte all'inno di Mameli sono pronti a sbandierare tricolori, a ripetere i versi che parlano di Roma e di vittoria.
La sinistra? Ci sono persone che hanno votato sinistra e hanno visto il partito abbandonare operai e lavoratori.
Da una parte la sinistra che ha fatto della lotta al bau bau la sua cifra elettorale, dall'altra la popolare della Garbatella che vendeva un altro sogno, molto concreto.
Alessandro Campi, politilogo commentava queste immagini: c'è il voto politico nostalgico, ma attorno a questo voto ci sono anche altre persone, ex elettori di sinistra, persone che si sono sentite abbandonate dalla politica, come commercianti e piccoli imprenditori.
La Meloni offre a queste persone l'orgoglio nazionale, come collante per questa comunità che si sente spaventata: un valore retorico ma anche pratico, perché ha funzionato.

Dove ha vinto FDI? Diamanti di You Trend racconta che questo partito ha vinto dappertutto, eccetto poche zone, nelle zone rosse in Emilia o in Campania.
Sia periferie che centro, sia giovani che vecchi (secondo partito tra i giovani, cosa incredibile per un partito che deriva dal movimento sociale).

Il crollo di Salvini.

È finito il tempo del Papeete e dell'uomo solo al comando. Cosa è successo?
Fabio Benetti è un imprenditore ed ex esponente leghista: ha abbandonato il partito a Rovigo dopo aver visto il partito abbandonare il territorio, partito che era presente più sui social che non nella provincia.
All'imprenditore Fabio Benetti non interessano gli sbarchi o il DDL Zan, ma se la sua attività andrà avanti: ora ha dato fiducia a FDI, che in Veneto ha raddoppiato i consensi.

LA Lega è morta per mano di Salvini racconta Giovanni Fava, ultimo sfidante di Salvini al congresso: l'elettore del nord vuole meno stato, mentre la ricetta di tutti i partiti è più stato, compresa la Meloni.
Come è possibile?

Luigi Cardinetti, leghista della prima ora, è a capo di una azienda nel bergamasco: Salvini ha perso di vista i suoi valori, come il federalismo. Bisogna fare un minimo di politica industriale in questo paese.
L'abbraccio col M5S per il reddito di cittadinanza è mal visto da questi imprenditori, che vedono nel reddito solo un incentivo per non lavorare.
Anche in Valle Imagna la Lega ha stancato: basta selfie, basta dirette su tik tok, basta con questi social. Questi imprenditori, questi amministratori locali chiedono autonomia, chiedono aiuto per superare questa crisi.
Il sogno della Padania libera, per la liberazione del nord dal sud fannullone, è stato abbandonato da Salvini e ora gli elettori lo hanno abbandonato.
A Pontida, nel recente raduno, si è risentito parlare di autonomia, indipendenza, libertà: si farà con la Meloni?
“Paroni in casa nostra” diceva Zaia dal palco di Pontida, vale anche se si rischia di mettere in crisi il governo. Cosa farà adesso il segretario, farà cadere il governo di destra che ha appena vinto le elezioni, impuntandosi con la secessione del nord?

I voti, racconta Diamanti, che i voti della Lega si sono travasati verso FDI: questo potrebbe mettere in discussione il futuro governo? La Lega nazionale come progetto è fallito – il commento del politologo Campi – Salvini ha tolto la Lega dal territorio, portandolo nell'universo comunicativo del mondo dei social, ma è un mondo molto volatile.

Questo governo non avrà il tempo della luna di miele, dovrà occuparsi subito dei problemi del paese, dal sostegno alle famiglie ai rincari energetici: la Lega e FDI non potrà mettere sul tavolo autonomia, presidenzialismo.

La retorica del difendiamo gli italiani non funziona, nel lungo termine in Italia e in Europa: Meloni, sostiene Campi, si metterà in scia con la linea economica del governo Draghi, con i suoi impegni in Europa, da quel punto di vista non ha fatto promesse eclatanti.

Il viaggio a Mirafiori

A Mirafiori chi votano gli operai? Non votano, dicono le persone intervistate, davanti la fabbrica di Stellantis. L'esperienza di queste persone è stata vedere la politica prendere scelte che hanno peggiorato la loro vita. Ci sono poi persone che hanno deciso di votare a destra, accusando il PD di aver votato la Fornero, il Jobs Act, la precarizzazione del lavoro.

Avio Aereo fa componentistica per aerei militari: il voto utile agli operai ha dato fastidio, il PD è visto come lontano dal ceto medio, lontano dai problemi dei salari, delle bollette, delle tutele tolte nel lavoro.
Tesi confermata dal sindacalista Airaudo: nonni che continuano a lavorare e figli con contratti a tempo, lavoro instabile, lavoro povero.

A Roma alcuni esponenti dei giovani democratici hanno scritto una lettera per Letta: la lettera dei giovani democratici contesta a Letta di essere schiacciato dalla linea Draghi. Il segretario non ha mai risposto, ma la lettera ha suscitato un vespaio, perché i panni sporchi nel PD dovevano essere lavati in casa.
Il PD da sempre più l'idea di essere un partito per una cerchia – scrivevano gli autori – dimenticandosi che i giovani sono persone normali, con problemi della vita di tutti i giorni, altro che eccellenze da valorizzare. Accusano il partito di non avere una visione del paese, della società.

L'ultima roccaforte della sinistra è Reggio Emilia: qui è nata la prima farmacia comunale e oggi l'amministrazione ha come obiettivo la distribuzione dei farmaci alle famiglie. Nel resto del paese le farmacie pubbliche sono state privatizzate.
Le farmacie comunali fanno utili, 8 ml ogni anno, che contribuiscono al bilancio del comune: sono soldi che fanno gola alle multinazionali, ma il comune ha detto no ai soldi e al profitto facile.

A Reggio ci sono farmacie comunali, percorsi per disabili per avere una città a misura di tutti, biblioteche aperte senza barriere, libri anche per chi non può leggere.
Reggio Emilia è una città inclusiva, accoglie immigrati, disabili da fuori, che qui si sentono cittadini come tutti gli altri.

Musei popolari senza biglietto, cinema comunali dove è il comune che sceglie cosa proiettare, per fare vera cultura. Gli asili nido costano 20ml di euro l'anno e sono i migliori in Italia, perché qui è dove si costruisce la comunità.

“Non ci sono soviet ad Emilia” dice un esponente del comune: il centro sinistra ha tenuto a Reggio, ma nel resto del paese e nella stessa Emilia, c'è solo destra.

IL PD vince nelle zone benestanti della città ma perde nelle periferie a più basso reddito, con una mappa che è la stessa del 2018 – raccontava Giovanni Diamanti guardando la cartina del voto a Torino.

In studio era ospite Marco Damilano che ha lamentato che, in nome delle regole della campagna elettorale, si è limitata la comunicazione giornalista, come i faccia a faccia.
“Il vuoto è la parola chiave della politica” ha spiegato Damilano, un vuoto cominciato con la crisi dei partiti, fenomeno acuito dalla crisi economica. I segretari di partito hanno iniziato a preoccuparsi delle liste (dentro cui inserire amici), dimenticandosi delle persone e dei loro problemi.

La Meloni ha riempito questo vuoto, ma è la comunicazione, non è la rappresentanza. Questo vuoto verrà riempito ancora per lungo?

La rimonta del M5S

Conte ha rimontato dalle sue posizioni, specialmente nella sua campagna elettorale al sud, dove l'ex presidente Conte ha fatto diversi bagni di folla nelle piazze.
Anche qui troviamo persone coi loro problemi, a cui il M5S ha dato come risposta parziale il reddito di cittadinanza, Conte ha pure proposto anche un salario minimo legale.

Il sud è quella parte del paese dove le persone devono abbandonare la loro terra per lavorare, per curarsi, per studiare. Dove mancano i servizi pubblici. E che la politica si è dimenticata.
Conte al sud ha ottenuto un trionfo, ha ottenuto un forte consenso tra i giovani.

Il movimento è passato dalle vecchie parole d'ordine, né di destra né di sinistra, a parole d'ordine di sinistra: salario, tutele, sostegno a chi è in difficoltà.

Il partito degli astenuti.

Il 37% degli italiani ha deciso di non votare, chi sono?
In Calabria, comune di Palmi, qui quasi la metà degli aventi diritto ha scelto di non votare: “prima mi aprono l'ospedale e poi voto”, le persone aspettano un ospedale da 14 anni mentre nel frattempo è stata aperta una discarica vicino ad una falda.
La politica qui non ha rappresentato le istanze delle persone: meglio bruciare le schede o metterle in un'urna fittizia.
In Basilicata l'astensione è al 34%, il tasso di occupazione è al 50%, molti di questi occupati nelle multinazionali. Qui è difficile trovare qualcuno felice di andare a votare – raccontava il servizio: votare non ha senso, non da speranza.

In Basilicata i partiti hanno paracadutato esponenti da altre regioni, come la Casellati, Amendola, Turco. Col taglio dei parlamentari si è passato da 13 a 7 senatori e deputati, quasi la metà: il patto sociale tra politica e cittadini è saltato per questi motivi, causando l'astensionismo, paradossalmente nelle regioni più povere dove la politica servirebbe.

Ci sono poi gli studenti o i lavoratori fuori sede che non hanno potuto votare perché non potevano permettersi di spostarsi: siamo l'unico paese in Europa che ancora non ha istituito il voto a distanza (e non ci ha pensato né il PD né la destra).
Se si sommano i fuori sede ai lavoratori che non si sono potuti permettere di spostarsi ai arriva a 9 milioni di elettori: la democrazia in Italia è a rischio, si sta trasformando in una oligarchia, un gioco per poco, per pochi borghesi (come sosteneva Damilano).

Si svuota la democrazia, col voto che diventa elezione dopo elezione più inutile. E alla fine la democrazia non c'è più.

Il voto dei giovani

Il m5s rimane il primo partito tra i giovani e FDI è il secondo: questi i numeri di Youtrend.
Il terzo polo supera il 10% tra i giovani: il 7% è un buon risultato, forse le previsioni alte iniziali non si sono verificate ma rimane una buona performance.

Quali argomenti hanno appassionato i giovani? La disoccupazione, l'ambiente e i cambiamenti climatici, le tasse, i diritti civili …
Il clima è stato il grande assente di questa campagna elettorale, nonostante questa sia avvenuta nell'estate più calda che è terminata con la tragedia nelle Marche.
A Milano i ragazzi di Ultima generazione hanno manifestato davanti al comune, come stimolo per far invertire la rotta al paese sul clima.

Sul clima si sono impegnati anche i Friday for future che contestano ai partiti il greenwashing, il negazionismo del cambiamento climatico: basta col gas, col carbone, con la trivellazioni nell'Adriatico.

Ogni anno sarà peggio: a dirlo non sono studenti con la speranza di cambiare il mondo, ma il premio nobel Parisi.

In Campagna elettorale la crisi climatica è stata citata nello 0,35% delle loro dichiarazioni: doveva essere al centro della campagna il clima, la siccità, il disastro sulla Marmolada ma invece i politici non hanno contezza del problema, non hanno una visione.

Si rischia di arrivare ad una visione nazionalista del tema climatico, ogni paese fa storia a se, come in inghilterra.

Come affronterà questi temi il governo Meloni? Seguiranno la strada di Cingolani e Draghi di depotenziare le rinnovabili, di prendere tempo, di mettere davanti a tutto l'economia e il presente?

Allora le emergenze diventeranno la normalità, come siccità e bombe d'acqua.

Questa è la matrice della destra italiana, vicina ai Bolsonaro e lontana dai giovani, chiamati “gretini”.

Le conseguenze sui mercati

Lo spread non è mosso a 24 ore dal voto: Draghi dal meeting di Rimini ha lanciato un messaggio alla finanza internazionale, che ha fatto una scommessa sul fallimento della nostra economia, causando una instabilità sui mercati. Gli investitori sono preoccupati per le promesse fatte dai partiti, specie quelli del centro destra che causerebbe un aumento del debito (da uno studio fatto da Barkalys). E l'Europa ci proteggerà solo se noi saremo credibili nel rispetto dei progetti del PNRR.

Certo se ci schierassimo contro l'Europa, con l'Ungheria, quello scudo dall'Europa potrebbe mancare.

L'Italia difenderà i suoi interessi nazionali – gridava dal palco la Meloni: in Europa dopo il voto fatto da FDI e Lega a favore dell'Ungheria inizieranno a guardarci male.

Se iniziamo, per esempio, a sostenere che il diritto italiano prevale su quello europeo, come potremmo gestire dispute con aziende europee?

Vogliamo schierarci col paese che non rispetta i diritti civili, non rispetta l'indipendenza dell'informazione e della magistratura?

La Meloni ha dato prove di fedeltà atlantica, ma questa non coincide con l'europeismo: trumpismo e nazionalismo non coincidono con le idee di chi vuole mettere a favor comune problemi come il clima, il debito, la giustizia sociale. Cosa farà la Meloni finita la luna di miele (che durerà poco, tra l'altro)? Tirerà fuori il nemico esterno con cui prendersela? La cattiva Europa, i migranti...

25 settembre 2022

E' finita la pacchia

Domenica di elezioni, oggi, 25 settembre 2022: comunque vada, per qualcuno domani la pacchia sarà finita.

Basta Peppa Pig, ingerenze esterne, agende Draghi o agende Putin, egemonia lgbt o famiglia tradizionale.

Domani, o nei prossimo giorni o nelle prossime settimane chiunque arrivi a Palazzo Chigi dovrà occupari del caro bollette, delle aziende del gas a rischio fallimento, di un paese dove crescono le disuguaglianze (e dunque si alimentano le tensioni sociali).

Vediamo che priorità si daranno i prossimi governanti: togliamo il reddito di cittadinanza perché basta giovani sul divano, si deve lavorare e soffrire? Perché basta pasti gratis, "graduidamente", come scrivevano i giornalisti di Repubblica per prendere in giro Conte ?

Faranno una bella riforma presidenziale per offrire briosce al popolo che ha fame?

Oppure magari non cambierà niente, come ha promesso Meloni (la Meloni 1, quella con la faccia sorridente per rassicurare mercati ed Europa)?

Niente salario minimo, niente ius scholae, nessun cambio di rotta su sanità pubblica e scuola. 

E magari si farà  un passo indietro anche sulla legge contro la tortura, oggi rimasta a metà, perché non consente ai tutori della legge di fare il loro lavoro.


Come successo tanti anni fa, un altro 25 settembre, a Ferrara, quando nel corso di un controllo di polizia un ragazzo venne ucciso. Si chiamava Federico Aldrovandi.

Cinquantaquattro lesioni, due manganelli rotti e un cuore schiacciato. La domenica mattina del 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi, un ragazzo di soli diciotto anni, moriva a Ferrara durante un controllo di polizia.

23 settembre 2022

Patrioti e altre scempiaggini

 Ma che ne sa la sinistra dei problemi delle persone? Chiusa nei suoi salotti, parla di fascismo, antifascismo, cose che agli italiani non interessano..

E` stata sempre questa la linea di difesa della destra italiana, di cui l'ex politica, ex ballerina Nunzia De Girolamo (ieri ospite a Piazza Pulita), ha fatto parte: una destra illiberale che tranne poche eccezioni non si è mai riconosciuta del tutto nei valori dell'antifascismo.

Le persone hanno problemi con le bollette, con la spesa.

E quale sarebbe allora la famosa ricetta della destra, unita solo quando si tratta di spartirsi poltrone e posti?

Il famoso presidenzialismo (che piace alla Meloni, ma anche a Berlusconi fino a Renzi e fino a pezzi del PD): l'uomo solo al comando, legittimato dal voto popolare che diventa come licenza a governare senza pesi e contrappesi, senza la separazione dei poteri, senza il controllo della stampa. 

Eccola qua la famosa ricetta che aiuterà gli italiani a superare la crisi: una bella democratura, la flat tax per aiutare a pagare meno tasse ai ceti abbienti e un altro bel condono (che non è voto di scambio).

E saremmo noi quelli ossessionati dalla Meloni? Se questo è il suo modello, Orban, ma anche Bolsonaro o Putin (tutti paesi dove si vota), si, diciamolo, siamo ossessionati e anche preoccupati.

E siamo anche preoccupati anche da quelli che oggi, solo oggi, si accorgono di cosa sia questa destra e che ieri invece facevano sui loro giornali i bei ritrattini di questa leader così giovane e spigliata. 

E' troppo tardi adesso.

20 settembre 2022

Il mistero della Torre del Parco e altre storie di Luca Crovi

 


Il commissario Carlo De Vincenzi non amava i letti comodi. Neanche quelli rifatti con cura dal suo amico Giovanni Massaro, di professione materassaio. Dormire in quei letti poteva essere molto pericoloso per lui. Preferiva adagiarsi per un po’ sul divano scomodo del suo ufficio in piazza San Fedele. Prediligeva le lunghe veglie di lettura in compagnia di sant’Agostino e Platone.

Questo “Il mistero della Torre del Parco” è una raccolta di racconti con protagonista il commissario De Vincenzi, l’investigatore inventato dallo scrittore romano (ma trapiantato a Milano) Augusto De Angelis, che ha ambientato i suoi gialli nella Milano a fine anni ‘20, per dimostrare che si potevano scrivere romanzi gialli anche in Italia (anche sotto un regime, come in quegli anni), “L’essenziale per me è creare un clima. Far vivere al lettore il dramma. E questo si può ottenere anche facendo svolgere la vicenda di un romanzo in Italia, con le creature italiane”.

Il commissario De Vincenzi, chiamato anche il poeta del San Fedele per la sua vasta cultura (umanistica e filosofica), e per la profonda umanità con cui guarda e osserva queste “creature italiane”, ha visto nuovamente la luce letteraria grazie all’ottimo lavoro di Luca Crovi, che ha ridato vita a questo investigatore, reinventando nuove storie: questo infatti è il suo quarto romanzo dopo “L'ombra del campione”, “L'ultima canzone del Naviglio” e “Il Gigante e la Madonnina”.

Mescolando fatti e personaggi storici realmente vissuti in quegli anni a Milano, Luca Crovi ci riporta dentro quella Milano, una città già in espansione che aveva iniziato ad inglobare gli ex comuni limitrofi, come Lambrate. Una città che stava cambiando faccia per i nuovi lavori in corso, come la Torre Littoria in parco Sempione (al centro del racconto che da il titolo al libro) o come l’interramento del Naviglio (di cui Crovi ha raccontato ne L’ultima canzone..).

Questa città ci viene raccontata dagli occhi del “sciur cumisari” De Vincenzi: ad inizio romanzo, per quel mescolare ancor di più realtà e finzione, scopriamo che ha accettato la proposta dello scrittore Augusto De Angelis di far diventare storie letterarie alcune sue passate indagini. Sono le storie che il commissario ha raccolto in una cartellina azzurra e che, sbadatamente (o forse no) ha dimenticato sul tavolo della sciura Maria Ballerini e che noi troveremo raccolte qui.

Oltre ai racconti, dentro questa cartellina la sciura Ballerini (e noi con lei) trova anche delle foto: sono delle cartoline di quella Milano (e che potete trovare nel libro), “un vero e proprio dossier dedicato alla vita del commissario Carlo De Vincenzi, con tutto quello che era accaduto al poeta del crimine negli anni passati”.

Storie di cui De Vincenzi era stato osservatore prima e custode poi nella sua memoria: delitti e prevaricazioni, piccoli imbrogli e vendette per antichi torti, ladri gentiluomini e ladri con la divisa. I “malnatt” della “ligèra”, e anche altri malnatt in camicia nera, non meno pericolosi solo perché protetti dal regime. Storie che hanno lasciato dentro De Vincenzo segno, e il cui ricordo spesso doloroso torna a galla quando è più indifeso, come nel sonno. Come la terribile strage del 12 aprile 1928, in piazza Giulio Cesare, alla fiera Campionaria.

Quali sono i racconti dentro questa cartelletta, che la sciura Ballerini, la custode dello stabile di via Massena inizia a leggere vinta dalla curiosità? Si comincia con la storia del pescecane all’arena: è la storia di una donna morta all’Arena Civica di Milano dove, ogni tanto, si tenevano degli spettacoli sull’acqua

«È stato un pescecane!»
«Come hai detto, ragazzo?»
«È stato un pescecane, signor commissario, a mordere la mia mamma!»

O come anche quell’incredibile incontro con quel regista inglese, rimasto vittima di un furto a Como mentre stava girando un film: quel regista sarebbe un giorno diventato famoso col titolo di “maestro del brivido”, ovvero Alfred Hitchcock. Chissà se nel film The Pleasure Garden hanno veramente recitato dei veri “ligèra” de Milan.

Come anche incredibile l’incontro con Antonio Gramsci, giornalista e politico, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, in carcere a Milano perché il regime fascista non poteva accettare che la sua mente rimanesse libera, libera di esprimere il suo dissenso, il suo fastidio nei confronti di un governo che opprimeva la libertà delle persone.

Nonostante i rischi, De Vincenzi aiuterà Gramsci a fare un regalo al proprio figlio Delio.

.. il Cerruti fu pronto a sostenere la sua richiesta. «So chi può aiutarla, Antonio.» «Chi?» «Il commissario Carlo De Vincenzi.» «Perché proprio lui?» «Perché è uno che guarda nel cuore delle persone».

Guardare nel cuore delle persone, anche i ladri, che a Milano certo non mancavano, esperti in vari rami della “criminologia”

C’erano i balordisti, esperti nello spacciare monete false, i bidonisti, specializzati in truffe, i balaustristi, capaci di entrare dalle finestre, i droganti, che chiedevano la carità ..

Non tutti erano ladri gentiluomini, come quell’Arsenio Lupin, ma ce n’erano alcuni che almeno si fermavano di fronte a furti considerati sacrilegio. Come quelli che stavano per rubare le reliquie in Sant’Eustorgio, dove sono conservati i resti dei Re Magi.

[le reliquie] erano rimaste nella basilica per secoli, fino all’arrivo delle truppe di Federico Barbarossa. Il principe tedesco le aveva trafugate nel 1162, durante il saccheggio di Milano, trasportandole a Colonia,..

Ci sono anche ladri come “Il mottola”, un ladro gentiluomo, come appunto Arsenio Lupin, personaggio ispitaro ad un celebre ladro anarchico, un certo Alexandre Marius Jacob,

Avete mai visto un ricco farsi rapinatore? Non ne ho mai conosciuti. Io, che non sono né ricco né proprietario, non avevo che queste braccia e un cervello

Sarà proprio Il Mottola a fare un bel regalo al commissario, proprio la notte di Natale: chi lo ha detto che deve essere babbo Natale a portare i regali? Anche “i malnatt della ligéra avevano un cuore”.

Ispirato a fatti storici, che l’autore ha solo un poco romanzato, è anche il racconto dove si parla di strani furti sui carri merci che portavano il pesce a Milano dall’Adriatico, nelle zone dove venivano mandati i bambini milanesi, per la cura di mare e iodio.

Alla Trattoria della Pesa, in una zona a metà tra piazza Garibaldi e Porta Tenaglia, dove una volta venivano “pesate” le merci in transito, De Vincenzi incontro niente di meno che il giovane Ho Chi Mihn, che effettivamente è soggiornato in Italia dove ha lavorato come cuoco, ospite della comunità cinese che viveva in via Canonica. Anche un cuoco, se ha studiato, può conoscere le massime di Sant’Agostino:

«Hai ragione. Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli stati se non delle grandi bande di ladri?»

Dopo un’indagine su un barcaiolo morto (un Ranee, uno che vendeva le rane, da cucinare fritte o nel risotto), ucciso non dalla Borda ma da un’altra strega, si arriva al racconto “La Torre del Parco”: nel giorno dell’inaugurazione della Torre in parco Sempione, il 9 agosto del 1933, viene ritrovato un cadavere nell’ascensore che porta in cima. Dietro, una strage avvenuta nel corso della prima guerra mondiale e la vendetta di un uomo. Che alla fine aveva deciso di non sottrarsi alla giustizia, come Socrate

Su un tavolo davanti a lui era deposta una larga ciotola, e l’uomo stava leggendo un libro, Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu. «Dovrebbe evitare certe letture.»

L’ultima parte del romanzo è dedicata a Riccardo Bauer, politico tra i fondatori del partito d’Azione, anche lui fini in carcere negli anni del regime dove fu perfino accusato di essere tra i responsabili della bomba in piazza Giulio Cesare: le cartoline presenti nel libro provengono dalla sua raccolta, sono quelle che gli amici gli anno inviato sia in carcere che nel confino.

Come piccoli cameo, qua e la nelle pagine incontriamo altri amici di Luca Crovi, come Raffaele Kohler e Lucia Tilde Ingrosso.

Se vi piace scoprire i lati poco noti di Milano, se siete appassionati alla sua storia, non potete non leggere questo romanzo (e recuperare gli altri di Crovi con De Vincenzi se non li avete letti).

Buona lettura!

La scheda del libro sul sito dell'editore SEM

L’intervista dell’autore su Radio Popolare

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


18 settembre 2022

Cosa rimane di questa estate e di questa campagna elettorale?

Siamo ad una settima al voto, alle elezioni dove si è parlato di polarizzazione, o di qua o di la, del voto utile (turatevi il naso altrimenti vince la destra), di Peppa Pig, dei patrioti, delle ingerenze russe (uscite da un documento dei servizi Americani, che hanno voluto lanciare un monito al futuro governo).

Cresceremo i nostri figli come dei bambini sani. Vogliamo la famiglia tradizionale. Basta col reddito di cittadinanza e basta con le troppe tasse (e magari anche un altro condono per le tasse non pagate, che non è voto di scambio, mi raccomando).

Dall'altra parte, con un salto carpiato, andiamo oltre al jobs act (che vuol dire?), peccato non aver fatto lo ius scholae..

I partiti, movimento 5 stelle e Unione popolare a parte sembravano voler rivendicare di più la patente di atlantismo come affidavit per poter governare che non i problemi veri delle persone. Come il caro bollette, che nasce non da oggi, ma dall'averci legato mani e piedi ai gasdotti verso la Russia e aver penalizzato in questi anni le rinnovabili.

Come ne usciamo? Rigassificatori, trivelle, diversificazioni rispondono quelli dell'agenda Draghi (che poi alla fine non esiste né l'agenda e nemmeno Draghi, almeno al momento).

I rigassificatori non saranno pronti prima della prossima primavera (quello di Piombino), le trivelle sono come il grano autarchico di Mussolini e la diversificazione vedremo, già l'Algeria alza le mani sul maggior gas promesso. Il nucleare?  Forse quello di quarta generazione, quando sarà pronto.


Questa campagna elettorale è cominciata sotto il caldo torrido di questa estate (dove si parlava di rischio siccità, dei problemi idrici) e terminata questa settimana (dopo la tragedia nelle Marche e lo studente morto schiacciato da una lastra nel corso di uno stage, per avere crediti aziendali): si è parlato  di tutto, ma di niente in realtà.

Avete sentito i candidati (anche quelli paracadutati dal nord al sud) discutere della crisi del sistema sanitario, del problema delle scuole (da sistemare), di quello che è diventato il lavoro in Italia (povero, malpagato, sottoposto a ricatti)?

Li avete mai sentiti parlare di mafia? A parte i moniti dell'ex magistrato Scarpinato (candidato coi 5s che lanciava l'allarme della normalizzazione del fascismo e della mafia), nessuno. Giusto ieri, quando Italia Viva ha accusato Conte di usare un linguaggio mafioso..

Questa è stata una campagna elettorale all'insegna della non credibilità dei candidati, dei leader.

Non stupiamoci se poi le persone votano di pancia oppure non votano proprio. Almeno non chiamiamola democrazia, questo sistema dove la rappresentanza non è più nelle mani del popolo.

15 settembre 2022

Sarti Antonio e l'amico americano di Loriano Macchiavelli

 

Quando uno studente americano, con la fortuna di abitare un appartamento tutto suo, stimato da professori e apprezzato da una contessa, proprietario di una valigia piena di bei dollari americani, vola, completamente nudo, dalla finestra del terzo piano, qualcosa non torna. Raimondi Cesare, ispettore capo, non ha dubbi e dice subito: «Suicidio!»

Se Raimondi Cesare dice “suicidio” allora è stato suicidio. Anche se non ci sono biglietti di addio, anche se ci sono cose che non tornano sulla dinamica del suicidio, anche se il ragazzo, venuto dall’America per studiare a Bologna, è caduto dal balcone senza emettere un grido …
Ma non importa: Sarti Antonio sergente, che assieme all’agente Felice Cantoni gira per la sua Bologna sulla fedele auto 28, è un poliziotto ostinato, magari uno che non ha l’intuito veloce del “talpone” Rosas, studente anche lui all’università come il ragazzo morto, sebbene di altra provenienza sociale. E nemmeno la capacità di mettere assieme i fatti riportati in un verbale per capire come sono andate le cose, dote posseduta da “lo zoppo”, un altro agente della Questura di Bologna sbattuto dopo un incidente all’archivio. Ad archiviare, appunto, i rapporti degli agenti come Sarti Antonio che, dopo aver esaminato la scena “suicidio” di Robert Stent, si allinea alla decisione di “è vero come si dice” ispettore capo Raimondi.

Ma non è stato un suicidio...

1. Per cominciare nel migliore dei modi

Il cadavere (e voglio vedere cosa troveranno se comincio con il morto!) è nudo e, proprio per questo, visto da lontano è piú una macchia rosa e rossa che il corpo di un uomo volato dal terzo piano. Anche da vicino ha poco di umano: è scavezzato, angolato

A portare Sarti Antonio verso un’altra direzione, diversa da quella del suicidio è prima lo Zoppo, in modo anche ruvido, sfogando sul povero Sarti Antonio la sua frustrazione di poliziotto costretto dietro una scrivania. Non è facile andare nell’archivio a parlare con lo zoppo

Devi parlarmi? A proposito di che? Adesso lo Zoppo sorride addirittura, prima di ricominciare.
– Non lo immagini? Prima di archiviare il tuo ultimo rapporto… Sai? quello relativo al suicidio di un certo Stent.

Cosa c’è che non va nella relazione di Sarti? Il fatto che non si sia accorto di alcuni particolari, il fatto che lo studente fosse nudo, la televisione accesa, il tè sul fuoco..
La seconda persona che mette Sarti sulla strada dell’omicidio, perché se non è suicidio di questo si deve parlare, è Rosas (che in questo romanzo è ancora studente coi libri in mano per preparare gli esami).

Sei il questurino piú scassato che esista –. Si avvia alla porta. Dice: – Guarda che il povero Fiammiferino non si è ammazzato.
– Chi è Fiammiferino? – Stent Robert ..

Tocca riaprire le indagini, cosa non facile da spiegare al capo, uno di quelli poco disposto ad assecondare le decisioni dei suoi collaboratori. Ma questo è niente: l’ambiente su cui si deve muovere Sarti (e il povero Cantoni) è quanto mai inizialmente ostile.
A cominciare dalla padrona di casa di Robert, “fiammiferino”, una anziana contessa con tanti cognomi che non vede l’ora che l’indagine si chiuda, per poter riaffittare la casa.

Quando parli con me, usa il Lei: sono la contessa Rusponi Ranelli Biancofiori e ho appena deciso che ti farò passare un brutto guaio

Inizia l’indagine del sergente Sarti Antonio su questo suicidio che non è un suicidio, su questo studente che, scava scava, forse non era nemmeno uno studente venuto qui per frequentare i corsi ma era implicato in qualcosa di grosso. Altrimenti non si spiegherebbe da dove salti fuori quella valigia piena di dollari che Robert aveva consegnato alla contessa (e come mai la contessa se ne ricorda solo dopo qualche giorno?).

Ma non c’è solo questo: il custode della villa della contessa (battezzato “fegato”) racconta di un vigile, enorme, che avrebbe fatto visita allo studente prima che questi finisse in malo modo nell’aiuola della villa.

Comincia come in una storia d’indagini che si rispetti: comincia con il pedinare il maggiore degli indiziati nella speranza, quasi sempre ingiustificata, di una sua azione rivelatrice ..

Il nostro questurino, nonostante i consigli di Rosas, dello zoppo, e dell’io narrante che è un po’ la voce della sua coscienza, non è uno che afferra subito gli indizi.

Si lascia trascinare dagli eventi da una parte, dall’aiuto non richiesto di una strana contessina (la nipote della contessa), una ragazza molto più giovane e soprattutto molto più spigliata che accompagna Sarti per la città con la sua Mini.

Scritto nel 1983, questo romanzo di Loriano Macchiavelli vede la luce nuovamente oggi, dopo 39 anni, con l’idea di raccontare, a chi vive oggi, come si viveva, con quali aspettative, con quali problemi, in quell’Italia a cavallo tra anni 70 e 80.
Gli ultimi anni del terrorismo rosso con le mille sigle delle formazioni del partito armato a rivendicare omicidi e attentati e ad allertare la Questura.
Sono gli anni della strage alla stazione di Bologna, che non è una storia passata, tanto che siamo ancora qui a chiederci chi ci sia, sopra agli esecutori materiali (sebbene le ultime indagini della procura Generale di Bologna abbiamo aperto a scenari che dal neofascismo portano a pezzi dello Stato e alla massoneria, alla P2 di Gelli).

Hanno fatto sul serio e la bomba alla stazione l’hanno messa e senza avvertire, questa volta. Quando Sarti Antonio, assieme agli altri, è arrivato, non c’era nulla da fare se non contare i morti e i feriti.

Sono gli anni in cui gli altri, i diversi, erano ancora i meridionali, venuti al nord in cerca di una vita migliore e stipati in stanzoni a cinque sei alla volta, lontano dagli occhi delle persone perbene

Lei sa quanto sia difficile, oggi, trovare un appartamento confortevole in questa città e io, [..], vivevo da troppo tempo in un buco di stanza nella quale neppure un immigrato del sud metterebbe piede.

Ma nel romanzo compare un nuovo protagonista, nella Bologna dotta, la signora perbene come l’aveva definita in un altro libro Macchiavelli. È la mafia, questa piovra criminale che si insinua nel tessuto della società con la forza dei soldi, delle minacce, per prenderne possesso.

Un mostro che fa paura, anche al nostro povero sergente Sarti Antonio, che prima di arrivare al colpevole, dovrà prendere tante cantonate, prima di imbroccare la pista giusta.

Ma noi sappiamo che Sarti avrà anche tanti difetti (e quel problema di colite nervosa..), ma è anche un poliziotto col dono della testardaggine, ostinato e soprattutto, onesto.

La scheda del libro sul sito di Einaudi

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


12 settembre 2022

Presadiretta – Sole vento uranio

I combattimenti attorno alla centrale nucleare di Zaporiza hanno tenuto il fiato sospeso il mondo, come avevano preoccupato gli scontri attorno a Chernobil.

A marzo un missile è scoppiato a 400mt da un reattore: nonostante i reattori possano resistere ad impatti esterni, non resistono a missili da crociera.

I combattimenti attorno alle centrali preoccupano gli esperti, anche per le condizioni in cui hanno dovuto lavorare i tecnici in queste centrali, senza potersi riposare, per le pressioni ricevute dai soldati russi.
A marzo, racconta il servizio di Presadiretta, l'Agenzia Internazionale per l'energia atomica ha cercato di negoziare con Russia e Ucraina per mettere in sicurezza gli impianti: un accidente nucleare sarebbe un moltiplicatore di questo dramma per dieci volte.

Ci sono voluti tre mesi per entrare nella centrale più grande in Ucraina: si è sfiorato il disastro, dicono dall'Agenzia, potevamo arrivare ad una catastrofe, le centrali nucleari non sono pensate per resistere ad attacchi nucleari.

Paradossalmente la guerra in Ucraina ha dato voce nuovamente al nucleare: Presadiretta ha dedicato la prima parte del servizio al nucleare, partendo dalle miniere in Kazakhstan.

Elena Stramentinoli è andata nella capitale di questo stato, Nur-Sultan, una città in piena espansione, ovunque si vedono gru per nuovi cantieri. Con i suoi 3ml di metri quadrati, il Kazakhstan è il nono paese più grande al mondo, otto volte la Germania. Fino al 1991 faceva parte dell’Unione Sovietica ma ora che è una repubblica autonoma gioca una sua partita geopolitica contando sua sua posizione strategica, tra Asia e Europa, e sul fatto che è uno dei paesi più ricchi di materie prime, preziosissime oggi. Gas, petrolio, terre rare e anche uranio naturale, di cui il Kazakhstan è primo produttore al mondo.

A gestire questo patrimonio è l’azienda di Stato Kazatomprom. Presadiretta ha intervistato il suo portavoce, Askar Batyrbayev: “il Kazakhstan rappresenta circa il 46% di produzione di uranio nel mondo, nel 2021 abbiamo venduto il nostro uranio a 21 diversi clienti in otto paesi diversi, in Asia, Europa, Cina, ma abbiamo venduto uranio anche alla Russia. Perché il nucleare non è stato toccato dalle sanzioni.”

Qual è il peso dell’uranio rispetto al mercato delle altre materie prime?

“Il mercato dell’uranio vale circa 9 miliardi di dollari l’anno, se lo paragoniamo col mercato del petrolio è circa 250 volte inferiore, ma in termini di sicurezza energetica è molto importante perché con l’attuale situazione geopolitica i prezzi dei combustibili fossili che salgono e scendono, tutti riconoscono che dovrebbe esserci una fonte di energia sostenibile, pulita e stabile. Molti paesi come gli Stati Uniti, la Cina ma anche l’Europa hanno riconosciuto il nucleare come energia pulita e questo ha permesso l’accesso a finanziamenti per costruire le proprie centrali nucleari. Si stima che il mercato del nucleare crescerà nel prossimo futuro del 2% circa. E dopo il 2030 l’aumento sarà anche significativo.”

Il prezzo dell'uranio è cresciuto del 20% e il Kazakhstan avrà un ruolo sempre maggiore nel mondo, per i suoi giacimenti di questo materiale: la giornalista ne ha visitato uno, quello di Inkai, gestito in joint venture tra Kazakhstan e Canada.

I lavoratori della miniera sono sottoposti a precisi controlli medici: dal 1976 i lavori di estrazione non si sono mai fermati, serviranno altri anni per scoprire l'intera dimensione del giacimento.

L'uranio si trova nella sabbia, non nelle rocce come in Africa: la tecnica per estrarre l'uranio è economica e anche meno impattante, con dei tubi dove si pompa acqua e un reagente, per far salire in superficie questo materiale.

L'uranio viene separato dall'acqua, viene solidificato e lasciato decantare sul fondo di vasche. Alla fine si arriva allo yelow cacke, un materiale molto denso.

L'uranio, che in questo paese verrà estratto almeno per altri dieci anni, viene esportato all'estero, ma il governo sta anche pensando di costruire una centrale, nonostante qui la vecchia Unione Sovietica abbia effettuato dei test nucleari e le persone sono state sottoposte alle radiazioni.
Per arricchire l'uranio serve un altro processo, molto più costoso: Presadiretta è andata in Francia, il paese che ha sposato il nucleare convintamente tanto da spingere l'Europa ad inserirlo nella tassonomia verde.

La Francia è il più grande produttore di energia nucleare in Europa: in Provenza c'è il più grande sito di arricchimento in Europa, venduto poi a tutto il mondo.

L'uranio prima di diventare combustibile passa per un processo di centrifughe, alla fine viene messo in fusti mandati poi nel mondo: un fusto costa anche 2 ml di euro.

Tutto il mercato del nucleare e dell'uranio è in crescita, perché nel mondo si costruiscono sempre più centrali nucleari: ci sono 50 centrali in costruzione e 90 in progettazione, perché cresce la domanda di energia e per la decarbonizzazione.

La Cina è paese che sta costruendo più centrali, vuole diventare leader del mercato al mondo. Dopo la Cina c'è la Russia, l'Egitto, gli Emirati e poi l'Arabia. In Africa ci sono una ventina di paesi che hanno firmato un memorandum con Russia e Cina per costruire centrali.

Anche l'Unione Europea ha deciso di investire in nucleare, specie dopo il voto al parlamento europeo sulla tassonomia: gas e nucleare possono ricevere investimenti pubblici.

Una notizia che fa felice Euratom, l'associazione dei produttori di nucleare: il nucleare, dicono, è pulito, sostenibile, serve per la nostra indipendenza energetica.
Il nucleare è uno strumento di potere per condizionare la politica di altri paesi: chi ha queste competenze tecniche si trova in vantaggio su altri.

Interessati al nucleare in Europa c'è la Francia, per i suoi interessi nazionali (l'industria è quasi tutta in mano allo stato), ma anche la Polonia e altri paesi europei.
La Francia punterà su nucleare e altre energie “verdi”: questo voto in Europa ha spaccato i paesi, perché non tutti considerano il nucleare una energia “green”.

Verdi e sinistra europea hanno lottato contro gas e nucleare: è un controsenso, da una parte dobbiamo chiudere col gas e poi mettiamo il gas nella tassonomia? Il nucleare poi va avanti solo grazie a fondi pubblici, nessun privato investe nel nucleare senza un sussidio pubblico.

Anche in Italia si parla di nucleare: le centrali che si stanno costruendo nel mondo sono di terza generazione, si impiegano 6-7 anni per costruirle e costano miliardi per la realizzazione.

In Finlandia c’è una centrale in via di costruzione da 12 anni, a Olkiluoto, a nordest di Helsinki, su un’isola che è anche un’area protetta: i due reattori di prima generazione sono stati costruiti tra il 1979 e il 1982, ognuno produce circa 900 MgW di energia. C’è anche un reattore EPR, di tecnologia francese, di terza generazione, capace di produrre 1600 MgW/ora ancora in fase di test. Quando entrerà in funzione coprirà circa il 15 % del fabbisogno energetico della Finlandia. Questo EPR doveva iniziare a produrre energia 12 anni fa, Presadiretta era stata già qui nel 2010, quando il cantiere era ancora lontano dall’essere terminato. Alla fine sono serviti quasi 17 anni per completare la centrale e i costi sono saliti alle stelle. La TVO, una società privata finlandese, avrebbe dovuto pagare ai francesi 3 miliardi di euro, per comprare la centrale ma il prezzo è quasi raddoppiato.

Per la Finlandia è stato un problema non avere la centrale pronta, ha perso 12 anni di energia, con un costo quasi raddoppiato: ma anche per i francesi ci sono stati problemi, la loro azienda privata Areva è andata in crisi per completare la realizzazione dei reattori di terza generazione.

Al mondo ci sono solo due reattori di terza generazione che funzionano al mondo, in Cina. In Europa se ne sta costruendo uno a Flamanville, doveva finire nel 2014 ma forse andrà in funzione a fine 2022, con un costo di 22 miliardi.

Gli EPR sono reattori complessi, perché progettati per essere sicuri, dunque lavorano in modo ridondante: la centrale è pensata per resistere a quasi tutte le situazioni critiche, il reattore non è sicuro al 100% ma è il più sicuro al mondo.

Di certo è il più difficile da costruire, anche perché non abbiamo costruito centrali per anni, perdendo tempo rispetto agli anni d'oro del nucleare civile.

Ad Okiluoto la centrale consegnata dai francesi ha ancora problemi di produzione e servirà tempo per risolverli: il costo finale salirà a 50 miliardi dopo quasi vent'anni.
Se si fosse investito in energia eolici si sarebbero risparmiato tempi e costi: questo ha fatto cambiare idea al governo finlandese, dove il cantiere per una nuova centrale (di tecnologia russa questa volta) è stato bloccato.
Il nucleare in Finlandia copre il 30% dell'energia prodotta ma ora questo paese sta puntando sulle rinnovabili: il mercato del nucleare è nelle mani di poche aziende che fanno oligopolio, c'è il problema dei rifiuti che da qualche parte vanno stoccati.
LA Finlandia ha pensato ad un deposito definitivo, unico al mondo: un tunnel scavato nella roccia a 500 metri sotto terra, sarà pronto nel 2025.

Il deposito è progettato per contenere le scorie per centomila anni, non avrà bisogno di alcun controllo, non ci saranno misure di controllo attive (come segnali che indicano la presenza di rifiuti radioattivi nella zona del deposito).

L'Italia aveva firmato un accordo nel 2009 con EDF per costruire nuove centrali: avremmo speso miliardi di euro senza avere alcuna centrale già pronta.

Per fortuna che al referendum del 2011 gli italiani hanno detto no.

In Italia delle vecchie centrali nucleari ( 35 in totale) 4 non sono ancora state messe in sicurezza, stiamo ancora spendendo soldi per il loro smantellamento: una di queste è a Latina, ad oggi abbiamo realizzato solo il 35% del lavoro.

A Garigliano, la Sogin (la società che deve seguire i lavori) ancora deve lavorare sul nocciolo del reattore: non è stato deciso dove mettere le scorie.

A Trino la Sogin ha completato il 32% dei lavori, mentre a Corso Sogin ha completato il 38% dei lavori. Abbiamo perso tempo all'inizio, quando ancora c'era del personale che conosceva quegli impianti e sapeva come procedere.
Molti degli ex dipendenti di quegli impianti oggi non ci sono più, perché sono passati troppi anni dalla chiusura degli impianti.

La Sogin ha rimandato la fine dei lavori nel 2036, spendendo 4,128miliardi (alla fine spenderemo più di 7 miliardi per smantellare le centrali).

Spenderemo 900ml di euro per il deposito delle scorie: abbiamo 31mila metri cubi di scorie che oggi stanno in diversi depositi pubblici e privati.

Dove si farà il deposito? Nel gennaio 2021 Sogin ha pubblicato un lavoro che individua diversi possibili siti, ma le regioni hanno detto no.

Nel frattempo le scorie sono in depositi provvisori, come a Saluggia: i rifiuti dovevano essere solidificati, Sogin ha deciso dopo tanti ritardi di cementarli, ma ancora non ha completato il processo di cementificazione. Il rischio è che a seguito di una inondazione questi rifiuti finiscano nei fiumi e nell'acquedotto del Monferrato.

Nel passato si è contaminata la falda superficiale, ma il rischio è di togliere l'acqua a migliaia di cittadini.

In Germania sono 18 le centrali da dismettere. Presadiretta è andata nella regione di Sleswig-Holsteen al nord che confina con la Danimarca e si affaccia sul mare del nord: nel piccolo paese di Brokdorf vivono mille persone in mezzo al verde: in questo paese è ospitata una delle 18 centrali nucleari tedesche, si trova a poche centinaia di metri in linea d’aria dal paese. Il 31 dicembre 2021, dopo 36 anni di attività la centrale è stata chiusa definitivamente e staccata dalla rete elettrica, insieme ad altre due centrali, di cui una in Baviera. La chiusura è arrivata dopo che la Germania ha deciso di uscire definitivamente dal nucleare. Ma il nucleare continuerà a costare sulle casse pubbliche dello Stato ancora per decine di anni: le centrali vanno smantellate, a Brokdorf la proprietà ha comunicato che il cantiere sarà terminato nel 2040, tra 18 anni. Un reattore non si può spegnere come il motore di una moto, prima di intervenire occorre che il livello di radioattività si abbassi sotto una certa soglia, e ci vogliono anni. Poi una centrale si smonta pezzetto per pezzetto, si provoca polvere radioattiva, che va aspirata per evitarne la fuoriuscita e le procedure di autorizzazione sono meticolose, tutto questo richiede decenni.

Poi in Germania, come in Italia, occorrerà trovare il deposito dove stoccare le tonnellate di materiale radioattivo delle 18 centrali che verranno smantellate.

Negli anni settanta era stata individuata una miniera di sale, Asse: ma sono state individuate infiltrazioni di acqua, dunque la miniera rischiava di diventare una bomba ad orologeria.

Dentro la miniera ci sono tonnellate di plutonio e uranio: per causa delle infiltrazioni ci sono state contaminazioni, i fusti si stanno consumando e se il pozzo affondasse nell'acqua ci sarebbe una pericolosa contaminazione per l'ambiente.

Mettere in sicurezza questa miniera potrebbe costare anche 10 miliardi di euro: il nucleare costa fino alla fine, anche dopo che spegni la centrale.

Città di Paine, Bassa Sassonia: qui si trova la BGE la società che dovrà gestire il disastro della miniera di Asse e in seguito le altre scorie.
La BGE sta lavorando anche nella miniera di ferro di Konrad a 1200 metri di profondità: per questo sito che doveva essere pronto nel 2020, ma entrerà nel funzione nel 2027.

La Germania sta ancora cercando un sito per le scorie ad alta radioattività, che dovrà essere sicuro per migliaia di anni, fino al milione di anni: lo stato tedesco ha chiesto un fondo di 25 miliardi di euro dalle società private del nucleare, ma alla fine questo deposito potrebbe costare fino a 100 miliardi

La Germania ha deciso di tenere in stand by due delle tre centrali tedesche che, ancora attive, dovevano essere dismesse: è stata una risposta alla crisi energetica, saranno riattivate in caso di blackout. Questo non significa che la Germania è tornata indietro dalla sua idea di fermare lil nucleare, il suo futuro energetico sarà sulle rinnovabili e sull'idrogeno.

Per raggiungere l'80% di rinnovabili la Germania ha stanziato un fondo da 280 miliardi che sarà attivo entro il 2026.

In Italia il governo Draghi ha commissariato la Sogin, perché tiene molto al dossier nucleare.

Il nucleare di quarta generazione

Nel mondo si sta studiando il nucleare di quarta generazione, che dovrebbe risolvere il problema delle scorie.

Ci sono solo due reattori dimostrativi al mondo, in Cina e Russia. In Itaila a Torino ci sta lavorando una start up, Newcleo, in collaborazione con Enea: lavorano ad un reattore più piccolo, a Plutonio, che alimenterà un generatore di energia.

Ne ha parlato in studio Stefano Buono: questi reattori potrebbero essere alimentati anche da scorie di vecchie centrali.

Alla fine del processo tecnologico, che sarà pronto tra dieci anni, ci saranno comunque delle scorie, ma saranno molte meno rispetto al nucleare di terza generazione, “pochi bidoni”, per fare un confronto.

È una tecnologia promettente e interessante: un primo prototipo sarà pronto tra qualche anno, una piccola centrale, ma per gli impianti da 100 MgW dovremo aspettare qualche anno ancora: si parla di 15 anni, secondo i piani attuali.
Ci sono molti finanziamenti privati su questo progetto, che potrebbe risolvere del tutto i problemi del nucleare.

La via delle energie rinnovabili.

Come ha fatto il Portogallo ad arrivare a questi livelli di produzione di energia rinnovabile?

La scorsa settimana Alessandro Macina ha mostrato le soluzioni innovative messe in campo per sfruttare l'energia del sole e del vento.

Come il solare galleggiante piazzato sull'acqua della centrale idroelettrica più grande del paese (che produce più energia rispetto ai pannelli messi sulla terra).

Il governo portoghese è anche il maggior produttore di energia eolica con turbine piazzate a 200 miglia dalla costa, impianti eolici che galleggiano sul mare, che producono elettricità anche col mare in tempesta.

Sono impianti realizzati dalla EDP, ex azienda di Stato, che sta puntando decisamente sulle rinnovabili: è una scelta che consente di arrivare ad una indipendenza energetica, non intendono investire nel nucleare (più costoso e che non risponde alla domanda energetica a breve).

Anche dal moto ondoso si ricava energia, con le boe: sono tecnologie che si potrebbero usare negli oceani.

Il Portogallo come è arrivato a questo?

Da tutto il mondo arrivano in Portogallo per investire e progettare impianti di energie rinnovabili: sono impianti rinnovabili ibridi, che si agganciano a più fonti diverse, nello stesso impianto si usano sole e vento.

La politica ha fatto delle scelte precise: si sono favoriti impianti ibridi, hanno velocizzato la sostituzione di vecchi impianti (per cui non si richiedono nuove valutazioni di impatto ambientale). Puntano al 100 % di energia da rinnovabile entro il 2035: in Portogallo considerano le rinnovabili una strada per risollevarsi dalla crisi economica.

E in italia che succede?

Siamo al 38% di energia prodotta dalle rinnovabili (in Portogallo arriveranno all'80% nel 2026).

In Italia abbiamo una filiera di ricerca e di tecnologia per sfruttare vento e sole e per raggiungere l'obiettivo fissato dall'Europa (-55% di emissioni nel 2030): ma dobbiamo liberare le rinnovabili dalle catene che bloccano questo settore.

La EDP non ha intenzione di sviluppare progetti in Italia: servono troppi anni per realizzare progetti, ci sono tempi lunghi, servono troppe autorizzazioni.

A Taranto sono serviti 14 anni per realizzare un impianto di eolico che in questo momento sta entrando in produzione, realizzato dalla Renexia.

14 anni per i permessi sono un tempo infinito, la tecnologia si aggiorna ogni sei mesi: una variazione degli impianti costringe a nuove autorizzazioni con un allungamento dei tempi.

Renexia ora stanno già lavorando per un nuovo parco eolico nel mare di Sicilia, di 2800 MGW, con 190 aerogeneratori. Ma l’assemblea regionale siciliana ha dato per ora parere negativo sul progetto Med Wind, questo impianto a 60km dalla costa, con la stessa tecnologia flottante come in Portogallo. Ancora una volta un no, un altro no che impedisce all’Italia di crescere nelle rinnovabili.

L'Associazione nazionale dell’Eolico (@AnevEolico) ha calcolato che se dessimo le autorizzazioni agli impianti in lista d'attesa potremmo produrre già adesso 80 TWH di energia eolica, il 20% del nostro fabbisogno energetico totale, e stiamo parlando solo di eolico. Ma cos'è allora che frena questa rivoluzione in Italia?

Gianni Silvestrini è un ingegnere che è stato DG del ministero dell'ambiente: a Presadiretta racconta che oggi l'Italia sta perdendo il treno delle rinnovabili, è una fonte energetica che tutti i paesi hanno in casa, ci rendono indipendenti dal gas (e dall'uranio), ci avvicinano all'obiettivo di emissioni zero. Oggi le rinnovabili non hanno bisogno di incentivi, gli impianti si ripagano da soli: serve liberare questa industria dalla burocrazia.

A Taranto la seconda industria dopo l'Ilva è quella che produce pale eoliche, che al 99% sono esportate nel mondo, perché in Italia solo il 7% di energia deriva dal vento.

Anche per il fotovoltaico servono mesi per i permessi, nonostante questo abbiamo delle punte di diamante in questo settore come l'impianto Enel di Catania, dove producono pannelli che competono con quelli cinesi.

Reiwa Engine è una startup catanese che sfidando i cinesi: hanno inventato un robot che si muove sui pannelli per rimuovere la polvere e fa la diagnosi sul suo stato di salute.

Manca solo la volontà politica di puntare su questo mercato: la Confindustria di questo settore, Elettricità Futura, ha scritto a governo e regioni per spingere su questo tasto.

Dovremmo andare più veloci nell'installare nuovi impianti: è una soluzione nel medio termine, ma se non partiamo in modo deciso adesso, rischiamo di perdere ulteriore tempo.

Presadiretta ha sfatato diversi falsi miti sulle rinnovabili: a Scalea si usano impianti fotovoltaici per coprire le serre con piante di limone. Si può fare fotovoltaico assieme all'agricoltura, a cui non ruba alcun terreno.

Anche mettendo pannelli lungo la rete autostradale o i canali irrigui, farebbe risparmiare suolo.

I pannelli potrebbero essere messi anche sugli edifici pubblici, nelle aree militari.

Se investissimo nelle rinnovabili come cambierebbero gli scenari economici: Leonardo Becchetti professore alla Tor Vergata spiega che avremmo benefici all'inflazione e alla crisi economica. Le rinnovabili sono la risposta per il problema della Co2, per i costi dell'energia, per la volatilità del prezzo, per essere indipendenti da altri paesi per la nostra energia.

Si deve lavorare col sistema degli accumuli, su scala piccola e su scala nazionale: non c'è da aspettare, c'è da correre – continua Becchetti.

Il governo è in ritardo sui decreti attuativi delle comunità energetiche, non sta facendo molto sui pannelli solari sugli edifici pubblici come le scuole (che dopo un anno non dovrebbero pagare bollette).


In Italia potremmo avere una comunità verde come quella raccontata da Riccardo Iacona a fine trasmissione: la regione di Sleswig-Holsteen esporta l'energia prodotta dall'eolico in tutta la Germania e l'energia è prodotta direttamente dai cittadini di queste comunità che combinano energia e agricoltura.

Le pale eoliche sono prodotte dalla Dirkshof di Dirk Ketelsen, un’azienda dove i parchi eolici sono affiancati da campi coltivati e zone dedicate all’allevamento: le pale eoliche producono energia per 1 milione di persone per un anno e hanno un’aspettativa di vita di anche 30 anni. Tutto infinitamente meno costoso del nucleare, almeno finché vento e sole non costeranno un euro. L’intera comunità partecipa al parco eolico: sono le 350 persone che vivono attorno al parco e che adesso sono diventati soci.

11 settembre 2022

21 anni dopo – 11 settembre

Io me lo ricordo ancora dov’ero 21 anni quando, nel pomeriggio dell’11 settembre 2001, due aerei di linea americani venivano dirottati e mandati a schiantarsi contro le Torri Gemelle a New York.

In ufficio la notizia arrivò dai canali internet: avevamo anche una piccola televisione, dove seguivamo l’avvicendarsi delle notizie. Un incidente. No, impossibile dopo il secondo schianto. Allora è un attentato. Un attentato organizzato da due gruppi di attentatori di Al Qaeda, un’organizzazione terroristica islamica: questa volta ad essere colpito non era un obiettivo lontano (sebbene solo otto anni prima c’era stato un attentato nei sotterranei delle Torri). A bruciare erano due palazzi simbolo di New York.

Cosa è successo dopo, anche questo me lo ricordo: da una parte la psicosi di nuovi attacchi, per la scoperta di quanto potessimo essere vulnerabili. Dall’altra la risposta di “pancia” nei confronti dei diversi, le persone con la faccia diversa dalla nostra. Bombardiamoli, uccidiamoli.

La guerra in Afghanistan contro il regime dei talebani e poi, nel 2003, la guerra in Iraq, con la bugia delle armi di distruzione di massa.

Sebbene Al Qaeda ricevesse finanziamenti dai sauditi, come Saudita era Bin Laden e sebbene 15 dei 19 dirottatori fossero sauditi, l’amministrazione Bush decise di attaccare l’Afghanistan, per una occupazione durata poi 20 anni e terminata col ritorno dei talebani.
D’altronde i legami tra Bush padre e figlio e l’Arabia erano molto stretti, lo racconta nel suo documentario Michael Moore, Fahrenheit 9/11: il 7% dell’economia americana era nelle loro mani, erano soci dentro il gruppo Carlyle, un gruppo con forti interessi nel settore della difesa, su cui arrivarono miliardi di fondi pubblici per le spese militari.

Si arrivò poi alla guerra in Iraq, per abbattere il regime di Saddam Hussein ritenuto colpevole (in base a prove false) di avere contatti con Al Qaeda e di essere in procinto di realizzare armi di distruzione di massa. Non era vero: Bush, Blair, Powell, hanno mentito al mondo.
Quello che importava erano i profitti che sarebbero arrivati per la guerra, con la spartizione del petrolio iraqeno.
Se non ci fosse stato il lavoro di Wikileaks e il coraggio di poche “gola profonda” nel sistema militare non sapremmo nemmeno dei crimini di guerra, delle torture di Abu Ghraib, delle rendition (come quella dell’Imam Abu Omar qui in Italia), di quanto successo a Guantanamo.

Se avete voglia di approfondire, leggetevi Il potere segreto della giornalista Stefania Maurizi (Chiarelettere). Da una parte la retorica della guerra per esportare la democrazia, dall’altra le falsità di un presidente che manda in guerra ragazzi di poco più di vent’anni e che, cosa ancor più ignobile, si permise pure di tagliare i fondi per l’assistenza dei militari coi postumi della guerra.

A 21 anni da quell’11 settembre 2001 cosa rimane? Viviamo un’epoca dove è stato sconfitto il terrorismo? Abbiamo esportato la democrazia in Iraq e Afghanistan?

Si sono rafforzati gli strumenti sovranazionali per gestire le controversie tra paesi?
La guerra in Ucraina ha fatto irruzione nelle nostre vite: da una parte un regime, quello di Putin, deciso a riconquistare la sua zona di influenza ai confini dell’Europa, senza preoccuparsi delle scelte dei popoli. Dall’altra la Nato e gli Stati Uniti che stanno alimentando questa guerra che non sembra destinata a terminare a breve.

Ancora una volta si assiste al tifo, alla propaganda della guerra, al doversi schierare da una parte o dall’altra, pena l’essere ritenuti complici o amici del nemico.
Quel nemico, Putin, che fino a poco tempo fa erano nostro partner commerciale: a Putin e al suo gas ci siamo legati nel corso degli anni e dei governi passati.

Non si tratta di stabilire se la guerra sia legittima o se, invece, non lo sia. La vittoria non è possibile. La guerra non è fatta per essere vinta, è fatta per non finire mai. Una società gerarchica è possibile solo se si basa su povertà e ignoranza.

George Orwell 1984