15 settembre 2022

Sarti Antonio e l'amico americano di Loriano Macchiavelli

 

Quando uno studente americano, con la fortuna di abitare un appartamento tutto suo, stimato da professori e apprezzato da una contessa, proprietario di una valigia piena di bei dollari americani, vola, completamente nudo, dalla finestra del terzo piano, qualcosa non torna. Raimondi Cesare, ispettore capo, non ha dubbi e dice subito: «Suicidio!»

Se Raimondi Cesare dice “suicidio” allora è stato suicidio. Anche se non ci sono biglietti di addio, anche se ci sono cose che non tornano sulla dinamica del suicidio, anche se il ragazzo, venuto dall’America per studiare a Bologna, è caduto dal balcone senza emettere un grido …
Ma non importa: Sarti Antonio sergente, che assieme all’agente Felice Cantoni gira per la sua Bologna sulla fedele auto 28, è un poliziotto ostinato, magari uno che non ha l’intuito veloce del “talpone” Rosas, studente anche lui all’università come il ragazzo morto, sebbene di altra provenienza sociale. E nemmeno la capacità di mettere assieme i fatti riportati in un verbale per capire come sono andate le cose, dote posseduta da “lo zoppo”, un altro agente della Questura di Bologna sbattuto dopo un incidente all’archivio. Ad archiviare, appunto, i rapporti degli agenti come Sarti Antonio che, dopo aver esaminato la scena “suicidio” di Robert Stent, si allinea alla decisione di “è vero come si dice” ispettore capo Raimondi.

Ma non è stato un suicidio...

1. Per cominciare nel migliore dei modi

Il cadavere (e voglio vedere cosa troveranno se comincio con il morto!) è nudo e, proprio per questo, visto da lontano è piú una macchia rosa e rossa che il corpo di un uomo volato dal terzo piano. Anche da vicino ha poco di umano: è scavezzato, angolato

A portare Sarti Antonio verso un’altra direzione, diversa da quella del suicidio è prima lo Zoppo, in modo anche ruvido, sfogando sul povero Sarti Antonio la sua frustrazione di poliziotto costretto dietro una scrivania. Non è facile andare nell’archivio a parlare con lo zoppo

Devi parlarmi? A proposito di che? Adesso lo Zoppo sorride addirittura, prima di ricominciare.
– Non lo immagini? Prima di archiviare il tuo ultimo rapporto… Sai? quello relativo al suicidio di un certo Stent.

Cosa c’è che non va nella relazione di Sarti? Il fatto che non si sia accorto di alcuni particolari, il fatto che lo studente fosse nudo, la televisione accesa, il tè sul fuoco..
La seconda persona che mette Sarti sulla strada dell’omicidio, perché se non è suicidio di questo si deve parlare, è Rosas (che in questo romanzo è ancora studente coi libri in mano per preparare gli esami).

Sei il questurino piú scassato che esista –. Si avvia alla porta. Dice: – Guarda che il povero Fiammiferino non si è ammazzato.
– Chi è Fiammiferino? – Stent Robert ..

Tocca riaprire le indagini, cosa non facile da spiegare al capo, uno di quelli poco disposto ad assecondare le decisioni dei suoi collaboratori. Ma questo è niente: l’ambiente su cui si deve muovere Sarti (e il povero Cantoni) è quanto mai inizialmente ostile.
A cominciare dalla padrona di casa di Robert, “fiammiferino”, una anziana contessa con tanti cognomi che non vede l’ora che l’indagine si chiuda, per poter riaffittare la casa.

Quando parli con me, usa il Lei: sono la contessa Rusponi Ranelli Biancofiori e ho appena deciso che ti farò passare un brutto guaio

Inizia l’indagine del sergente Sarti Antonio su questo suicidio che non è un suicidio, su questo studente che, scava scava, forse non era nemmeno uno studente venuto qui per frequentare i corsi ma era implicato in qualcosa di grosso. Altrimenti non si spiegherebbe da dove salti fuori quella valigia piena di dollari che Robert aveva consegnato alla contessa (e come mai la contessa se ne ricorda solo dopo qualche giorno?).

Ma non c’è solo questo: il custode della villa della contessa (battezzato “fegato”) racconta di un vigile, enorme, che avrebbe fatto visita allo studente prima che questi finisse in malo modo nell’aiuola della villa.

Comincia come in una storia d’indagini che si rispetti: comincia con il pedinare il maggiore degli indiziati nella speranza, quasi sempre ingiustificata, di una sua azione rivelatrice ..

Il nostro questurino, nonostante i consigli di Rosas, dello zoppo, e dell’io narrante che è un po’ la voce della sua coscienza, non è uno che afferra subito gli indizi.

Si lascia trascinare dagli eventi da una parte, dall’aiuto non richiesto di una strana contessina (la nipote della contessa), una ragazza molto più giovane e soprattutto molto più spigliata che accompagna Sarti per la città con la sua Mini.

Scritto nel 1983, questo romanzo di Loriano Macchiavelli vede la luce nuovamente oggi, dopo 39 anni, con l’idea di raccontare, a chi vive oggi, come si viveva, con quali aspettative, con quali problemi, in quell’Italia a cavallo tra anni 70 e 80.
Gli ultimi anni del terrorismo rosso con le mille sigle delle formazioni del partito armato a rivendicare omicidi e attentati e ad allertare la Questura.
Sono gli anni della strage alla stazione di Bologna, che non è una storia passata, tanto che siamo ancora qui a chiederci chi ci sia, sopra agli esecutori materiali (sebbene le ultime indagini della procura Generale di Bologna abbiamo aperto a scenari che dal neofascismo portano a pezzi dello Stato e alla massoneria, alla P2 di Gelli).

Hanno fatto sul serio e la bomba alla stazione l’hanno messa e senza avvertire, questa volta. Quando Sarti Antonio, assieme agli altri, è arrivato, non c’era nulla da fare se non contare i morti e i feriti.

Sono gli anni in cui gli altri, i diversi, erano ancora i meridionali, venuti al nord in cerca di una vita migliore e stipati in stanzoni a cinque sei alla volta, lontano dagli occhi delle persone perbene

Lei sa quanto sia difficile, oggi, trovare un appartamento confortevole in questa città e io, [..], vivevo da troppo tempo in un buco di stanza nella quale neppure un immigrato del sud metterebbe piede.

Ma nel romanzo compare un nuovo protagonista, nella Bologna dotta, la signora perbene come l’aveva definita in un altro libro Macchiavelli. È la mafia, questa piovra criminale che si insinua nel tessuto della società con la forza dei soldi, delle minacce, per prenderne possesso.

Un mostro che fa paura, anche al nostro povero sergente Sarti Antonio, che prima di arrivare al colpevole, dovrà prendere tante cantonate, prima di imbroccare la pista giusta.

Ma noi sappiamo che Sarti avrà anche tanti difetti (e quel problema di colite nervosa..), ma è anche un poliziotto col dono della testardaggine, ostinato e soprattutto, onesto.

La scheda del libro sul sito di Einaudi

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