Strano paese il nostro, ci preoccupiamo giustamente delle influenze russe (gli hacker, le dichiarazioni dei ministri di Putin) sulle elezioni e non delle influenze di cosa nostra sulle elezioni amministrative e nazionali. E nemmeno del rischio che i clan metteranno le mani sui fondi del pnrr.
In questo paese riusciamo a omaggiare le vittime della mafia e, allo stesso tempo, dimenticarsi della mafia quando si tratta di stilare le liste di candidati per le elezioni.
A maggio c'è il santino di Falcone, a luglio Borsellino e oggi, 2 settembre, il santino del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il super prefetto che doveva combattere il fenomeno mafioso, dopo la scia di cadaveri eccellenti di fine anni settanta, ottanta: Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Boris Giuliano.
Un fenomeno che conosceva bene: di seguito un pezzo dell'intervista col giornalista Biagi, dove parla anche della sua esperienza nella lotta al terrorismo
Lei ha combattuto contro la mafia. Chi è un mafioso? Facciamo un ritrattino?
Un mafioso è uno che lucra per avere prestigio e poi goderne in tutti i settori. E chi lucra è pure capace di uccidere. E, prima di uccidere, intendo assassinio anche come morte civile, è anche capace di usare delle espressioni come: “paternamente, affettuosamente ti consiglio…”
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