09 settembre 2022

Il segreto di Frannie, di Howard Owen


Giovedì 5 aprile

C’era stato un solo sparo. Su questo eravamo tutti d’accordo. Nessuno sapeva perché si trovasse in quel maledetto parco. Erano gli inizi di aprile, ma sembrava metà marzo. Il vento picchiava come un lancio interno su una mazza di alluminio. Perfino i soliti avventori, quelli che indossano i vestiti che gli altri buttano via, erano tutti al rifugio per i senzatetto oppure rintanati dove batteva il sole ma non il vento. Una settimana prima c’erano stati 27 gradi. Un pallone impigliato tra i rami di un albero e un frisbee abbandonato erano i tristi testimoni dell’inaffidabile primavera di Richmond.

Questo terzo capitolo della serie con Willie Black, il giornalista di cronaca capace di infilarsi nei guai per seguire le sue indagini, comincia con uno sparo.

In una fresca giornata di aprile, nel parco cittadino di Richmond (VA), qualcuno ha sparato a Les, l’ex giocatore di Baseball, il compagno di Peggy, la madre di Willie Black, giornalista storico del quotidiano di Richmond. È proprio Willie, dopo la notizia degli spari è arrivata in redazione via social (le nuove forme del giornalismo..) che, precipitatosi sul posto come cronista di nera, si trova di fronte il quasi padre portato via in barella.

Sono scattato prima che Gillespie potesse acciuffarmi, ma altri due agenti mi hanno trattenuto per le braccia finché non li ho convinti che l’uomo a terra era un mio amico. Stavano trasferendo Les sulla barella.

Chi potrebbe avercela così tanto con Les, tanto da sparargli con un fucile? Nessuno. Les è sempre stato benvoluto da tutti, non solo per il suo passato da campione di baseball nella squadra di Richmond, i Richmond Vess. Certo, aveva i suoi momenti no, come quando saliva sui tetti perché il suo cervello gli aveva detto di fare così. E allora toccava a Willie andarlo a riprendere. Perché aveva ridato il sorriso alla madre, dopo quei tre matrimoni falliti. Perché aveva ridato alla casa materna quel briciolo di serenità, anche dopo l’arrivo dell’Amico, il senzatetto che avevano accolto in casa, senza farsi troppi problemi per il suo odore.
E ora quel colpo di fucile, che non può che essere frutto della mente di un pazzo, uno squilibrato, una persona che cercava un obiettivo e che l’ha trovato proprio in quella persona seduta su una panchina nel Monroe Park.

Persona che ora si trova in ospedale, accerchiato da tutte le persone che gli voglio bene attorno al suo letto: Peggy, Willie, Andi, la figlia di Willie che proprio l’anno precedente era stata investita da un pirata, Abe, l’amico e coinquilino di Willie. E ora Les si trova fermo in un letto con una spalla fasciata e con quel colpo che gli ha tolto tutte le forze. E anche un po’ la voglia di vivere.

La polizia, controllando le telecamere, l’angolazione del tiro e tante altre cose, individua proprio un pazzo, come molto probabile cecchino: si tratta di un senzatetto con alle spalle tanti problemi e, cosa ancor più importante, qualche anno di servizio militare in Afghanistan, dove il fucile l’aveva usato eccome.
Ironia della sorte, per sparare l’uomo è entrato in uno degli appartamenti del Prestwould, lo stabile dove vive Willie, assieme ad Abe, l’amico di una vita.

La polizia non si sbottona molto di più, specie dopo che Willie ha fatto fare loro qualche brutta figura nel passato, su casi che gli investigatori avevano chiuso troppo in fretta.
Non potendo indagare sul caso, che forse per tutte le prove che inchiodano questo il senzatetto appena arrestato, Willie decide che è arrivato il momento di raccontare una storia. Prima di tutto perché si sente ancora un giornalista, nonostante sia forse uno degli ultimi della sua specie, di quelli che coltivano le fonti e non cercano le cose subito su internet. Uno di quelli vissuto nei tempi dove gli straordinari si pagavano e le notizie non le davi gratis su internet (ci avete mai pensato a quante persone lavorano per portarvi una notizia?).

Ma soprattutto per il suo amore per il baseball e per Les

Stavolta, però, ho deciso di fare un’eccezione. Tanto per cominciare, amo il baseball. Inoltre, mi piacerebbe fare qualcosa per dimostrare alla gente che conosce Les Hacker che c’è stato un tempo in cui quell’uomo era qualcosa di più di un vecchio rimbambito

Willie si prenderà qualche giorno di ferie (e qualche altro extra dai giorni di cassa integrazione) per raccontare la storia dei Vees nei lontani anni sessanta, gli anni in cui il patrigno (o comunque la cosa di più simile ad un padre) era considerato una stella.
L’idea gli viene parlando con uno strano personaggio, una di quelle persone cresciute e vissute dentro una squadrea, tanto da renderla ormai parte della struttura sportiva come il campo o gli spogliatoi. Si tratta di Jimmy Deacon, l’enciclopedia vivente dei Vees, tuttofare della squadra, uno di quelli che magari non si ricorda cose capitate nei giorni precedenti, ma conosce a memoria aneddoti su tutte le vecchie glorie.
E su di loro, sulla loro storia, sulla storia della squadra del Vees del 1964, Willie ha intenzione di incentrare la sua storia

Un articolo sui Richmond Virginians del 1964, ieri e oggi. Sarà pieno di interviste dei vecchi atleti ancora vivi, un sacco di amarcord

Seguendo la storia dei giocatori di quell’anno Willie si imbatte nella storia di una ragazza, venuta da Wells, una piccola città del Vermount, che ad un certo punto punto ha deciso che quella cittadina le stava stretta e che meritava di meglio. Per diventare una sorta di groupie della squadra, era perfino diventata fidanzata di uno di loro. Prima di quel fattaccio, capitato proprio nell’estate del 1964: anche questo esce dalla memoria di Jimmy

«Mi sono chiesto se tutto il casino di quell’estate, e quello che è successo in Florida la primavera dell’anno dopo, non sia stato per Les la goccia che ha fatto traboccare il vaso.»

Cos’è successo a Frannie quell’estate, tanto da averle cambiato la vita? E cosa è successo ai giocatori, i compagni di Les, molti dei quali sono morti, alcuni ancora giovani – morire non è un fatto inusuale nella vita, ma morire in modo strano, fa pensare ..

In questo terzo romanzo, Howard Owen mette al centro del racconto il gioco del baseball, le sue regole, i suoi riti, la sua storia. Cose che per molti lettori suoneranno anche strane, come il fatto che una squadra non debba essere necessariamente legata ad una città. O altri aspetti che suonano familiari anche dalle nostre parti, come l’interesse nell’investire in stadi nuovi con soldi pubblici.
Con la solita sua ostinazione, Willie porterà avanti la sua ricerca sui Vees andando alla fine a scoprire qual è questo “segreto di Frennie” che lega assieme una bella ragazza, giovane e destinata a voler vivere la sua vita, con le morti dei vecchi giocatori.
Rispetto agli altri romanzi, l’indagine, il giallo, vengono messi in secondo piano: il gioco con la palla e la mazza si prende tutta la scena in un racconto dove si parla anche di amore e di abbandono. E dove vediamo Willie alle prese coi suoi problemi: di alcolista che non riesce a dire basta prima che sia troppo tardi. Anche lui, dopo tre matrimoni falliti alle spalle sta vivendo una parentesi felice con una ragazza cresciuta nel suo vecchio quartiere, Oregon Hill, Cindy Peroni. Anche lei ha un passato alle spalle e non ha intenzione di versare altre lacrime, nemmeno per Willie a cui fa un discorso chiaro:

Se le cose si mettono male, se mi rendo conto che per colpa tua non dormo più e mi stanno aumentando le rughe, io me ne vado, e non mi guardo indietro.

C’è dentro la storia di una vita e di tante vite in questo romanzo: il dolore per la perdita di qualcuno di importante, i rimpianti per non aver saputo voler bene alle persone che avevi accanto (e il nostro Willie ne sa qualcosa).

E c’è spazio per i ricordi, della gioventù a Oregon Hill, quando già da bambini ci si doveva far rispettare con le botte. Le stesse botte che erano tollerate dai padri la sera, solo perché portavano il pane a casa.

La scheda del libro sul sito di NN Editore

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: