14 aprile 2020

Report – la telemedicina, come affrontare la crisi e i cambiamenti climatici

Nell'anteprima della puntata, si parla di Telemedicina: immaginate i notri anziani che possano essere sottoposti ad un check up senza fare la fila dai medici di famiglia, senza contagi, un futuro senza ricette su carta, senza file al pronto soccorso, con delle malattie che possono essere curate da remoto.

PROVE DI SANITÀ DIGITALE di Michele Buono

Il dottor Pillon ha illustrato al giornalista di Report le nuove tecnologie nella medicina per poter fare visite a distanza, per poter monitorare a distanza le persone.
Dispositivi che si tengono addosso per misurare i parametri del sangue, fare un elettrocardiogramma, misurare la pressione e trasmettere i dati a distanza.
C'è un dispositivo per misurare il sonno, per far si che possa essere controllato come in ospedale ma a casa tua: tutti i dati raccolti potrebbero costituire il fascicolo sanitario digitale, che un algoritmo di intelligenza artificiale potrebbe analizzare per comprendere le tue malattie.

Immaginatevi oggi questo ai tempi del corona virus: tutto questo è realtà all'istituto radio medico internazionale, ma non sono mai stati invitati ad un tavolo sulla medicina del futuro.
Anche per questo scontiamo un ritardo digitale: potremmo costruire nuovi ospedali digitali che ci farebbero risparmiare almeno 15 miliardi di euro (secondo una stima del Politecnico di Milano), con infermieri digitalizzati, dati che viaggiano in rete...
Ma serve una politica che abbia una visione chiara per non perdere anche questa occasione.

COME NE USCIREMO? di Paolo Mondani

Abbiamo aperto la produzione di caccia F35 ma non abbiamo mascherine a sufficienza: lo Stato ha messo soldi per sostenere le imprese in questo momento di crisi, col decreto cura Italia, per un totale di 400 miliardi. Dovremo mettere dei filtri perché ci sono anche degli imprenditori furbetti, magari quelli che prenderanno i soldi e poi licenzieranno i dipendenti.

Paolo Mondani ha chiesto un parere a diversi economisti, come Giovanni Dosi: in Germania lo stato entra nelle imprese facili, per evitare che chiudano, da noi abbiamo la mafia che potrebbe fare campagna acquisti in momenti di difficoltà.

Ai lavoratori dipendenti o precari serve dare sostegno, ma anche a chi è in difficoltà con una estensione del reddito di cittadinanza diffuso.
La pandemia ci ha fatto riscoprire il welfare, le disuguaglianze, la necessità di uno stato centrale: oggi i paesi del sud Europa chiedono i corona bond per avere la copertura delle spese che si faranno per il coronavirus.
Ma i paesi del nord si oppongono: dovremo ricorrere ai vecchi sistemi di finanziamento, ovvero i tagli alle spese sanitarie, al welfare in nome dell'austerità?

Il problema è globale, in Italia in Europa e anche negli Stati Uniti dell'economista Stiglitz: al giornalista ha spiegato che il coronavirus ci costringe a pensare ad un nuovo modello di economia, di una società più equa.
Negli Usa il fondo da 500 miliardi non sarà dato a pioggia, ma grazie allo sforzo dei democratici, ci sarà un controllo su chi prenderà questi fondi.
Fondi che potrebbero arrivare anche alla famiglia Trump.

In Germania a Merkel ha stanziato miliardi per i lavoratori e per le aziende, contributi a fondo perduto, non basta il reddito di disoccupazione ma bisogna occuparsi di chi ha un basso reddito, di chi non sta lavorando.

“Se dopo Covid-19 l’Europa cercherà di imporre le vecchie regole, i movimenti nazionalisti non avranno più freni” - conclude Stiglitz.
Alla fine di questa storia cosa ci lascerà il coronavirus? “Avremo un mondo dove sarà urgente ripristinare l'equilibrio tra il popolo, il potere e il profitto, se non lo capiremo, questa crisi ne preparerà un'altra peggiore, lei se la immagina una peggiore di questa?”.
Ci ricorderemo dei paesi del nord Europa che si oppongono ai corona bond, come l'Olanda il paradiso fiscale in Europa, dove risiedono molte società italiane.
E non ci dimenticheremo di investire nelle tecnologie e nelle idee che contrastano i cambiamenti climatici.


IL COSTO DELLA CARNE di Luca Chianca in collaborazione di Alessia Marzi

La Globalizzazione ci porta a prendere in maggiore considerazione l'effetto farfalla: l'inquinamento è un problema globale, il disgelo nell'artico è legato all'ondata di gelo in America a Chicago. E se ci fossero legami tra inquinamento e virus?

Questo ci dice che non possiamo più prendere sotto gamba i cambiamenti climatici: il servizio di Luca Chianca è partito da una visita ad un allevamento intensivo a Reggio Emilia, maiali cresciuti tutti assieme in spazi angusti, che devono crescere in fretta con pochi operai (che costano troppo) e, almeno in teoria, con tanti controlli sulla salute degli animali.
Le tute per visitare l'allevamento sono le stesse che vedi indossare ai medici oggi per lavorare in tempi di coronavirus.

Sono allevamenti che emettono ammoniaca, generano liquami che finiscono nei campi, creando problemi per le famiglie che vivono lì vicino ma anche creando effetti negativi sull'ambiente.

La zootecnia è cambiata in Emilia: non ci sono più piccoli allevatori, non ci sono animali al pascolo, ma grandi allevamenti dentro stalle enormi, che si sono spostati in Lombardia e Veneto. E dove il letame, che era un bene prezioso per il concime, che è oggi un rifiuto: quanto sono sostenibili questi impianti?

Da Reggio a Brescia: negli allevamenti ci sono enormi vasche piene di liquami, che evaporano e entrano nell'aria, anche adesso che è tutto fermo.
In certe zone del bresciano ci sono più animali che persone: non tutti gli allevatori rispettano le regole sullo smaltimento dei liquami, i controlli ci sono ma è difficile essere multati.

Gianni è un allevatore a cui hanno sequestrato il campo: aveva fatto uno spandimento mentre pioveva (ed è vietato), tra l'altro il rischio è che i liquami arrivino in falda.

Da Brescia arriva anche il presidente di Coldiretti, Prandini: anche lui è un allevatore, che sarebbe stato multato per uno spandimento su un suo terreno quando c'era un blocco.
Non è noto chi sia stato a fare lo spandimento sul terreno, ma quei liquami non dovevano esserci.

Il problema reale è dove mettere i liquami prodotti dagli animali: ci sono regole da rispettare, non si scarica sui reflui, si fanno spandimenti solo nei periodi giusti.
Ma non tutti rispettano le regole: i liquami entrano nelle falde, inquinano le acque, ma secondo l'assessore lombardo all'agricoltura, bresciano pure lui, c'è ancora bisogno di nitrati.

In Lombardia si tutelano gli allevatori e i loro dipendenti, ma forse non si tutela abbastanza la loro salute: Luca Chianca si è confrontato con Sabrina Piacentini, ex comandante dei vigili di Quinzano, che gli ha spiegato come liquami e deiezioni debbano essere sparse raso terra, non verso l'alto.
La mappa sulla densità di ammoniaca in atmosfera, in nord Italia, è rosso fuoco nel triangolo tra Brescia, Mantova e Cremona, dove è concentrato il maggior numero di allevamenti, per capire quanto incide l'ammoniaca che fuoriesce dagli allevamenti nella formazione del pm10 è stato interpellato anche il responsabile dell'ARPA Lombardia, Guido Lanzani.
Gioca un ruolo soprattutto nelle stagioni dove lo spandimento dei reflui è più importante” è la risposta del responsabile: secondo Arpa l'85% dell'ammoniaca deriva dai liquami degli allevamenti ed è uno dei fattori per la formazione del pm10.

Esiste cioè una correlazione tra spandimenti di liquami e aumento del pm10: in Pianura Padana gli allevamenti intensivi sono il responsabile dell'inquinamento dell'aria, alla pari del traffico su strada e la combustione di legna nei caminetti e le attività industriali – spiega Riccardo De Lauretis (tecnico dell'Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale), siamo al paradosso che la domenica dovremmo fermare le mucche piuttosto che le auto, il commento del giornalista.
Ma le associazioni di categoria si sono dimostrate poco disponibili ad accettare le proposte da parte dell'Istituto). Non solo: la regione Lombardia ha consentito nel mese di febbraio ben sette spandimenti nella zona del bresciano, anche se era in vigore il blocco.
Fabio Rolfi, assessore all'agricoltura in regione ha spiegato che questi obblighi sono qualcosa di “ancestrale”, la proposta della regione è di arrivare allo spandimento a bollettino agrometrologico, legare gli spandimenti alle previsioni del tempo, se non piove non si fa spandimento.
Ma i giorni in cui sono stati concessi gli spandimenti, a febbraio, coincidono con gli sforamenti dei limiti del pm10 in provincia di Brescia.

Pochi giorni fa, l'associazione medici per l'ambienta (Sima) ha pubblicato un “position paper” secondo cui il pm10 abbia aiutato la diffusione del coronavirus in Pianura Padana: lo ha spiegato in collegamento video il dottor Alessandro Miani, queste correlazioni sono già state scoperte per altri virus come l'aviaria, il morbillo, “in certe condizioni [di inquinamento ambientale] il metro di distanza di sicurezza potrebbe non essere abbastanza”.
Secondo lo studio, cioè, il particolato avrebbe trasportato come un aeroplano, anche a decine di metri le particelle di virus: il 4% delle particelle che troviamo sul particolato sono proprio virus - conferma il prof Leonardo Setti dell'università di Bologna, citando uno studio fatto in Cina, nel 2013, sul particolato cinese.
Gli studi fatti a Bologna hanno messo in evidenza che laddove c'erano stati i maggiori sforamenti del pm 10 nel mese di febbraio, quando abbiamo avuto l'espansione della virulenza del coronavirus, statisticamente sono aumentate le persone contagiate: “non solo contagiamo le persone che stanno a due metri di distanza, ma contagiamo anche quelle che stanno a dieci metri”.
Lo studio cita proprio il caso bresciano, la zona dove Report ha girato le immagini degli allevamenti e dei liquami sparsi nei campi.
Lo studio mette in correlazione lo spandimento, sforando i limiti di legge, con l'espansione del virus nel bresciano: serve massima cautela, serve fare altri studi, ma questo studio da una risposta alla domanda, come mai a Brescia tanti malati per coronavirus?

I ricercatori si sono basati su uno studio precedente fatto dai ricercatori di Shangai, che hanno analizzato l'aria inquinato di Pechino, negli anni 2010-13.
Uno studio analogo è stato fatto anche negli Stati Uniti ad Harvard: nelle contee con una maggiore presenza di particolato sarebbe presente una maggiore percentuale di malati di coronavirus.

Lo studio è stato presentato all'ISS e al dottor Brusaferro: ha confermato che l'Italia ha come obiettivo combattere il crescere delle polveri sottili, dovremo ridurre i fattori favorenti del covid, tra cui anche il pm10.
Dopo aver bloccato le auto e i camion, anche gli allevamenti intensivi, considerati da diversi studi come responsabili dei cambiamenti climatici.

Il servizio si è poi occupato della bresaola che si mangia in Italia: la bresaola DOP valtellinese è prodotta in modo diverso rispetto ai grandi allevamenti, le mucche sono libere negli alpeggi.
Ma la maggior parte della carne che poi finisce nella bresaola che ci mangiamo viene dall'estero: tra i maggiori produttori di bresaola c'è la Rigamonti, comprata da una società brasiliana (la JBS) che non ha rilasciato alcuna intervista a Report.

La bresaola industriale viene fatta con la carne di zebù, che non è simile ad una zebra (come sostiene il presidente Prandini): Luca Chianca è andato allora a visitare un allevamento in Mato Grosso, dove pascolano gli zebù.

Sono animali che arrivano dall'India, simili alle mucche: l'allevamento visitato da Report una volta era una savana che l'uomo ha eliminato, ha disboscato negli anni 90 per migliaia di ettari, cambiando in modo irreversibile l'ambiente.
La carne della JBS produce tonnellate di co2, è stata multata perché ha comprato carne da allevatori che hanno disboscato terreni, multe che poi però non sono state pagate.

Report non è potuta entrare dentro lo stabilimento della JBS, potendo parlare solo con un dipendente all'esterno.

Oggi la deforestazione si sta spostando verso l'Amazzonia: questa deforestazione – dice il ricercatore De Marco - è una delle cause della trasmissione di virus dagli animali selvatici all'uomo.
La prossima pandemia è pronta?
Nella foresta sconosciuta dell'Amazzonia si nascondono 600 mila virus.
Questa foresta che viene distrutta dai tagliatori di legna, che incendiano gli alberi, che i fazendero si sono presi con la forza e che oggi il governo brasiliano di Bolsonaro vuole loro condonare.

Fazenderos che non pagano multe, che si muovono con furbizia ai limiti della legalità, fregandosene dei problemi ambientali.
Non è un problema locale, perché questi produttori di carne poi la vendono a noi (tramite la JBS), prendono soldi da investitori esteri che dovrebbero stare attenti dove mettono i loro soldi.

JBS nega sia le accuse di corruzione, avrebbe firmato una sorta di patteggiamento e di non vendere carne proveniente da zone deforestate.

Dobbiamo cambiare stile di vita, ridurre le nostre esigenze, perché il nostro pianeta non è sufficiente e l'attuale sistema di produzione del cibo non è più sostenibile.

L'ultimo servizio, di Giuliano Marrucci, è dedicato alla battaglia dei Mapuche in Patagonia in Argentina, contro i Benetton, per la difesa del loro territorio.

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