Nell'anteprima della puntata, si parla
di Telemedicina: immaginate i notri anziani che possano essere
sottoposti ad un check up senza fare la fila dai medici di famiglia,
senza contagi, un futuro senza ricette su carta, senza file al pronto
soccorso, con delle malattie che possono essere curate da remoto.
PROVE
DI SANITÀ DIGITALE di Michele Buono
Il dottor Pillon ha illustrato al
giornalista di Report le nuove tecnologie nella medicina per poter
fare visite a distanza, per poter monitorare a distanza le persone.
Dispositivi che si tengono addosso per
misurare i parametri del sangue, fare un elettrocardiogramma,
misurare la pressione e trasmettere i dati a distanza.
C'è un dispositivo per misurare il
sonno, per far si che possa essere controllato come in ospedale ma a
casa tua: tutti i dati raccolti potrebbero costituire il fascicolo
sanitario digitale, che un algoritmo di intelligenza artificiale
potrebbe analizzare per comprendere le tue malattie.
Immaginatevi oggi questo ai tempi del
corona virus: tutto questo è realtà all'istituto radio medico
internazionale, ma non sono mai stati invitati ad un tavolo sulla
medicina del futuro.
Anche per questo scontiamo un ritardo
digitale: potremmo costruire nuovi ospedali digitali che ci farebbero
risparmiare almeno 15 miliardi di euro (secondo una stima del
Politecnico di Milano), con infermieri digitalizzati, dati che
viaggiano in rete...
Ma serve una politica che abbia una
visione chiara per non perdere anche questa occasione.
COME
NE USCIREMO? di Paolo Mondani
Abbiamo aperto la produzione di caccia
F35 ma non abbiamo mascherine a sufficienza: lo Stato ha messo soldi
per sostenere le imprese in questo momento di crisi, col decreto cura
Italia, per un totale di 400 miliardi. Dovremo mettere dei filtri
perché ci sono anche degli imprenditori furbetti, magari quelli che
prenderanno i soldi e poi licenzieranno i dipendenti.
Paolo Mondani ha chiesto un parere a
diversi economisti, come Giovanni Dosi: in Germania lo stato entra
nelle imprese facili, per evitare che chiudano, da noi abbiamo la
mafia che potrebbe fare campagna acquisti in momenti di difficoltà.
Ai lavoratori dipendenti o precari
serve dare sostegno, ma anche a chi è in difficoltà con una
estensione del reddito di cittadinanza diffuso.
La pandemia ci ha fatto riscoprire il
welfare, le disuguaglianze, la necessità di uno stato centrale: oggi
i paesi del sud Europa chiedono i corona bond per avere la copertura
delle spese che si faranno per il coronavirus.
Ma i paesi del nord si oppongono:
dovremo ricorrere ai vecchi sistemi di finanziamento, ovvero i tagli
alle spese sanitarie, al welfare in nome dell'austerità?
Il problema è globale, in Italia in
Europa e anche negli Stati Uniti dell'economista Stiglitz: al
giornalista ha spiegato che il coronavirus ci costringe a pensare ad
un nuovo modello di economia, di una società più equa.
Negli Usa il fondo da 500 miliardi non
sarà dato a pioggia, ma grazie allo sforzo dei democratici, ci sarà
un controllo su chi prenderà questi fondi.
Fondi che potrebbero arrivare anche
alla famiglia Trump.
In Germania a Merkel ha stanziato
miliardi per i lavoratori e per le aziende, contributi a fondo
perduto, non basta il reddito di disoccupazione ma bisogna occuparsi
di chi ha un basso reddito, di chi non sta lavorando.
“Se dopo Covid-19 l’Europa cercherà
di imporre le vecchie regole, i movimenti nazionalisti non avranno
più freni” - conclude Stiglitz.
Alla fine di
questa storia cosa ci lascerà il coronavirus? “Avremo un mondo
dove sarà urgente ripristinare l'equilibrio tra il popolo, il potere
e il profitto, se non lo capiremo, questa crisi ne preparerà
un'altra peggiore, lei se la immagina una peggiore di questa?”.
Ci ricorderemo dei paesi del nord
Europa che si oppongono ai corona bond, come l'Olanda il paradiso
fiscale in Europa, dove risiedono molte società italiane.
E non ci dimenticheremo di investire
nelle tecnologie e nelle idee che contrastano i cambiamenti
climatici.
IL
COSTO DELLA CARNE di Luca Chianca in collaborazione di Alessia
Marzi
La Globalizzazione ci porta a prendere
in maggiore considerazione l'effetto farfalla: l'inquinamento è un
problema globale, il disgelo nell'artico è legato all'ondata di gelo
in America a Chicago. E se ci fossero legami tra inquinamento e
virus?
Questo ci dice che non possiamo più
prendere sotto gamba i cambiamenti climatici: il servizio di Luca
Chianca è partito da una visita ad un allevamento intensivo a Reggio
Emilia, maiali cresciuti tutti assieme in spazi angusti, che devono
crescere in fretta con pochi operai (che costano troppo) e, almeno in
teoria, con tanti controlli sulla salute degli animali.
Le tute per visitare l'allevamento sono
le stesse che vedi indossare ai medici oggi per lavorare in tempi di
coronavirus.
Sono allevamenti che emettono
ammoniaca, generano liquami che finiscono nei campi, creando problemi
per le famiglie che vivono lì vicino ma anche creando effetti
negativi sull'ambiente.
La zootecnia è cambiata in Emilia: non
ci sono più piccoli allevatori, non ci sono animali al pascolo, ma
grandi allevamenti dentro stalle enormi, che si sono spostati in
Lombardia e Veneto. E dove il letame, che era un bene prezioso per il
concime, che è oggi un rifiuto: quanto sono sostenibili questi
impianti?
Da Reggio a Brescia: negli allevamenti
ci sono enormi vasche piene di liquami, che evaporano e entrano
nell'aria, anche adesso che è tutto fermo.
In certe zone del bresciano ci sono più
animali che persone: non tutti gli allevatori rispettano le regole
sullo smaltimento dei liquami, i controlli ci sono ma è difficile
essere multati.
Gianni è un allevatore a cui hanno
sequestrato il campo: aveva fatto uno spandimento mentre pioveva (ed
è vietato), tra l'altro il rischio è che i liquami arrivino in
falda.
Da Brescia arriva anche il presidente
di Coldiretti, Prandini: anche lui è un allevatore, che sarebbe
stato multato per uno spandimento su un suo terreno quando c'era un
blocco.
Non è noto chi sia stato a fare lo
spandimento sul terreno, ma quei liquami non dovevano esserci.
Il problema reale è dove mettere i
liquami prodotti dagli animali: ci sono regole da rispettare, non si
scarica sui reflui, si fanno spandimenti solo nei periodi giusti.
Ma non tutti rispettano le regole: i
liquami entrano nelle falde, inquinano le acque, ma secondo
l'assessore lombardo all'agricoltura, bresciano pure lui, c'è ancora
bisogno di nitrati.
In Lombardia si tutelano gli allevatori
e i loro dipendenti, ma forse non si tutela abbastanza la loro
salute: Luca Chianca si è confrontato con Sabrina Piacentini, ex
comandante dei vigili di Quinzano, che gli ha spiegato come liquami e
deiezioni debbano essere sparse raso terra, non verso l'alto.
La mappa sulla densità di ammoniaca in
atmosfera, in nord Italia, è rosso fuoco nel triangolo tra Brescia,
Mantova e Cremona, dove è concentrato il maggior numero di
allevamenti, per capire quanto incide l'ammoniaca che fuoriesce dagli
allevamenti nella formazione del pm10 è stato interpellato anche il
responsabile dell'ARPA Lombardia, Guido Lanzani.
“Gioca un ruolo soprattutto nelle
stagioni dove lo spandimento dei reflui è più importante” è
la risposta del responsabile: secondo Arpa l'85% dell'ammoniaca
deriva dai liquami degli allevamenti ed è uno dei fattori per la
formazione del pm10.
Esiste cioè una correlazione tra
spandimenti di liquami e aumento del pm10: in Pianura Padana gli
allevamenti intensivi sono il responsabile dell'inquinamento
dell'aria, alla pari del traffico su strada e la combustione di legna
nei caminetti e le attività industriali – spiega Riccardo De
Lauretis (tecnico dell'Istituto superiore di protezione e ricerca
ambientale), siamo al paradosso che la domenica dovremmo fermare le
mucche piuttosto che le auto, il commento del giornalista.
Ma le associazioni di categoria si sono
dimostrate poco disponibili ad accettare le proposte da parte
dell'Istituto). Non solo: la regione Lombardia ha consentito nel mese
di febbraio ben sette spandimenti nella zona del bresciano, anche se
era in vigore il blocco.
Fabio Rolfi, assessore all'agricoltura
in regione ha spiegato che questi obblighi sono qualcosa di
“ancestrale”, la proposta della regione è di arrivare
allo spandimento a bollettino agrometrologico, legare gli spandimenti
alle previsioni del tempo, se non piove non si fa spandimento.
Ma i giorni in cui sono stati concessi
gli spandimenti, a febbraio, coincidono con gli sforamenti dei limiti
del pm10 in provincia di Brescia.
Pochi giorni fa, l'associazione medici
per l'ambienta (Sima) ha pubblicato un “position paper” secondo
cui il pm10 abbia aiutato la diffusione del coronavirus in Pianura
Padana: lo ha spiegato in collegamento video il dottor Alessandro
Miani, queste correlazioni sono già state scoperte per altri virus
come l'aviaria, il morbillo, “in certe condizioni [di inquinamento
ambientale] il metro di distanza di sicurezza potrebbe non essere
abbastanza”.
Secondo lo studio, cioè, il
particolato avrebbe trasportato come un aeroplano, anche a decine di
metri le particelle di virus: il 4% delle particelle che troviamo sul
particolato sono proprio virus - conferma il prof Leonardo Setti
dell'università di Bologna, citando uno studio fatto in Cina, nel
2013, sul particolato cinese.
Gli studi fatti a Bologna hanno messo
in evidenza che laddove c'erano stati i maggiori sforamenti del pm 10
nel mese di febbraio, quando abbiamo avuto l'espansione della
virulenza del coronavirus, statisticamente sono aumentate le persone
contagiate: “non solo contagiamo le persone che stanno a due
metri di distanza, ma contagiamo anche quelle che stanno a dieci
metri”.
Lo studio cita
proprio il caso bresciano, la zona dove Report ha girato le immagini
degli allevamenti e dei liquami sparsi nei campi.
Lo studio mette in correlazione lo
spandimento, sforando i limiti di legge, con l'espansione del virus
nel bresciano: serve massima cautela, serve fare altri studi, ma
questo studio da una risposta alla domanda, come mai a Brescia tanti
malati per coronavirus?
I ricercatori si sono basati su uno
studio precedente fatto dai ricercatori di Shangai, che hanno
analizzato l'aria inquinato di Pechino, negli anni 2010-13.
Uno studio analogo è stato fatto anche
negli Stati Uniti ad Harvard: nelle contee con una maggiore presenza
di particolato sarebbe presente una maggiore percentuale di malati di
coronavirus.
Lo studio è stato presentato all'ISS e
al dottor Brusaferro: ha confermato che l'Italia ha come obiettivo
combattere il crescere delle polveri sottili, dovremo ridurre i
fattori favorenti del covid, tra cui anche il pm10.
Dopo aver bloccato le auto e i camion,
anche gli allevamenti intensivi, considerati da diversi studi come
responsabili dei cambiamenti climatici.
Il servizio si è poi occupato della
bresaola che si mangia in Italia: la bresaola DOP valtellinese è
prodotta in modo diverso rispetto ai grandi allevamenti, le mucche
sono libere negli alpeggi.
Ma la maggior parte della carne che poi
finisce nella bresaola che ci mangiamo viene dall'estero: tra i
maggiori produttori di bresaola c'è la Rigamonti, comprata da una
società brasiliana (la JBS) che non ha rilasciato alcuna intervista
a Report.
La bresaola industriale viene fatta con
la carne di zebù, che non è simile ad una zebra (come sostiene il
presidente Prandini): Luca Chianca è andato allora a visitare un
allevamento in Mato Grosso, dove pascolano gli zebù.
Sono animali che arrivano dall'India,
simili alle mucche: l'allevamento visitato da Report una volta era
una savana che l'uomo ha eliminato, ha disboscato negli anni 90 per
migliaia di ettari, cambiando in modo irreversibile l'ambiente.
La carne della JBS produce tonnellate
di co2, è stata multata perché ha comprato carne da allevatori che
hanno disboscato terreni, multe che poi però non sono state pagate.
Report non è potuta entrare dentro lo
stabilimento della JBS, potendo parlare solo con un dipendente
all'esterno.
Oggi la deforestazione si sta spostando
verso l'Amazzonia: questa deforestazione – dice il ricercatore De
Marco - è una delle cause della trasmissione di virus dagli animali
selvatici all'uomo.
La prossima pandemia è pronta?
Nella foresta sconosciuta
dell'Amazzonia si nascondono 600 mila virus.
Questa foresta che viene distrutta dai
tagliatori di legna, che incendiano gli alberi, che i fazendero si
sono presi con la forza e che oggi il governo brasiliano di Bolsonaro
vuole loro condonare.
Fazenderos che non pagano multe, che si
muovono con furbizia ai limiti della legalità, fregandosene dei
problemi ambientali.
Non è un problema locale, perché
questi produttori di carne poi la vendono a noi (tramite la JBS),
prendono soldi da investitori esteri che dovrebbero stare attenti
dove mettono i loro soldi.
JBS nega sia le accuse di corruzione,
avrebbe firmato una sorta di patteggiamento e di non vendere carne
proveniente da zone deforestate.
Dobbiamo cambiare stile di vita,
ridurre le nostre esigenze, perché il nostro pianeta non è
sufficiente e l'attuale sistema di produzione del cibo non è più
sostenibile.
L'ultimo servizio, di Giuliano
Marrucci, è dedicato alla battaglia dei Mapuche in Patagonia in
Argentina, contro i Benetton, per la difesa del loro territorio.
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