22 aprile 2020

Le spie non devono amare, di Giorgio Scerbanenco



E' una giornata piovosa. Roma, è molto triste sotto la pioggia. Cammino da più di mezz'ora, devo andare alla Stazione Termini, ma sto facendo degli strani giri, da piazza Venezia sono arrivata in piazza Colonna, sotto la galleria c'erano dei giovanotti che hanno fischiato quando sono passata, uno ha gridato: «Tenetemi, se no me butto», e allora gli altri hanno cominciato a cantare: «Stasera me butto, stasera me butto, me butto con te».Corro fuori dalla galleria, sotto la pioggia, in un altro momento mi avrebbero perfino fatto ridere, ma non oggi, oggi che si decide la vita di Falk. Naturalmente Falk non è il suo vero nome: le spie non hanno mai un nome.

Giorgio Scerbanenco non è stato solo scrittore di gialli, di noir tesi e durissimi come quelli con protagonista il medico investigatore Duca Lamberti.
Nella sua lunga e prolifica carriera ha scritto anche romanzi “rosa” come questo “Le spie non devono amare”, un romanzo dove si parla di una spia, che deve carpire i segreti delle sue vittime nascondendo la sua identità e cercando di sopravvivere ai suoi nemici, anche quelli alle sue spalle.
Ma c'è anche una forte storia d'amore, che vi viene raccontata in prima persona dalla protagonista, Ornella Dallas, che incontriamo fin da subito nelle prime righe.
Di corsa per le vie di Roma, sotto una fastidiosa pioggia, per cercare di salvare il suo uomo, Falk, che è una spia, ce lo dice subito.
Ma una spia di cui si è innamorata tanti anni prima, quando lo ha visto per la prima volta ad una convention a Berlino.

Il romanzo si alterna su due piani di lettura, quello del presente, a Roma, con Ornella che sfugge alla polizia e al controspionaggio italiano che sta dando la caccia a questa persona.
E poi i continui ricordi del passato, in un continuo andare avanti e indietro nel tempo: a cominciare dal primo incontro a Berlino, quando quell'uomo giovane e alto, coi capelli quasi rossicci l'avvicinò chiedendole una traduzione importante da fare quella notte stessa.
Il fidanzamento e il matrimonio poi, lei una giovane traduttrice che conosce tante lingue, lui un brillante ragazzo, membro della confederazione industriale, proveniente dall'Irlanda.

Falk, dopo i primi dubbi, le prime ombre le aveva raccontato il suo lavoro, “io sono una spia” le aveva detto un giorno.
Pensate che sia facile amare una spia?
No, Ornella ce lo fa capire quando ci racconta le sue vicende del passato.
La gelosia nei confronti di quella donna che il marito doveva avvicinare a Parigi per rubare dei segreti industriali, un “obbligo di lavoro”, per Falk.
Il dover fare da esca per altri diplomatici, come quel diplomatico portoghese incontrato a New York, che le aveva poi fatto delle avances difficili da respingere.
La sua prima fuga da lui, a Napoli dall'amica e poi l'inevitabile riavvicinamento.
La vacanza a Stoccolma e il doloroso ricordo della violenza subita dopo un incontro con un contatto della rete, quando Ornella deve sostituirsi al marito, colpito da influenza. Il dolore fisico e quello interno, l'impossibilità di poterne parlare col marito, di poterla denunciare alla polizia..

Pensate che sia possibile uscire da questa vita, smettere di essere una spia?
Falk e Ornella ci hanno provato tante volte: ma quello della spia non è un lavoro come un altro, “una spia ha un solo modo di licenziarsi, quello di spararsi” - le viene detto da una “arpia”, una dei capi dell'organizzazione segreta di cui Falk fa parte.

Non si scappa dai nemici e nemmeno dagli amici, nemmeno se si scappa all'altro capo del mondo, in Australia, nemmeno se ci si è ingegnato un piano diabolico per mettere ko gli inseguitori.
Non si scappa dal proprio passato perché le spie non possono permettersi una vita normale, una vita a fianco all'uomo che si ama.
Le spie non possono amare, ci dice Ornella: ma quando si incontra l'uomo della sua vita, non se ne può fare a meno.
Ho voluto raccontare la mia storia che, attraverso i giornali, arriverà a tutte le donne del mondo, perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia.
Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d’Europa. Me ne innamorai, e l’ho sposato. L’ho sposato anche sapendo che era una spia e l’ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati, e ci amiamo ancora, qui, davanti a questo mare, e ci ameremo per sempre.

La scheda del libro sul sito di Garzanti
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