E' una giornata piovosa. Roma, è molto triste sotto la pioggia. Cammino da più di mezz'ora, devo andare alla Stazione Termini, ma sto facendo degli strani giri, da piazza Venezia sono arrivata in piazza Colonna, sotto la galleria c'erano dei giovanotti che hanno fischiato quando sono passata, uno ha gridato: «Tenetemi, se no me butto», e allora gli altri hanno cominciato a cantare: «Stasera me butto, stasera me butto, me butto con te».Corro fuori dalla galleria, sotto la pioggia, in un altro momento mi avrebbero perfino fatto ridere, ma non oggi, oggi che si decide la vita di Falk. Naturalmente Falk non è il suo vero nome: le spie non hanno mai un nome.
Giorgio Scerbanenco
non è stato solo scrittore di gialli, di noir tesi e durissimi come
quelli con protagonista il medico investigatore Duca Lamberti.
Nella sua lunga e
prolifica carriera ha scritto anche romanzi “rosa” come questo
“Le spie non devono amare”, un romanzo dove si parla di una spia,
che deve carpire i segreti delle sue vittime nascondendo la sua
identità e cercando di sopravvivere ai suoi nemici, anche quelli
alle sue spalle.
Ma c'è anche una
forte storia d'amore, che vi viene raccontata in prima persona dalla
protagonista, Ornella Dallas, che incontriamo fin da subito nelle
prime righe.
Di corsa per le vie
di Roma, sotto una fastidiosa pioggia, per cercare di salvare il suo
uomo, Falk, che è una spia, ce lo dice subito.
Ma una spia di cui
si è innamorata tanti anni prima, quando lo ha visto per la prima
volta ad una convention a Berlino.
Il romanzo si
alterna su due piani di lettura, quello del presente, a Roma, con
Ornella che sfugge alla polizia e al controspionaggio italiano che
sta dando la caccia a questa persona.
E poi i continui
ricordi del passato, in un continuo andare avanti e indietro nel
tempo: a cominciare dal primo incontro a Berlino, quando quell'uomo
giovane e alto, coi capelli quasi rossicci l'avvicinò chiedendole
una traduzione importante da fare quella notte stessa.
Il fidanzamento e
il matrimonio poi, lei una giovane traduttrice che conosce tante
lingue, lui un brillante ragazzo, membro della confederazione
industriale, proveniente dall'Irlanda.
Falk, dopo i primi
dubbi, le prime ombre le aveva raccontato il suo lavoro, “io sono
una spia” le aveva detto un giorno.
Pensate che sia
facile amare una spia?
No, Ornella ce lo
fa capire quando ci racconta le sue vicende del passato.
La gelosia nei
confronti di quella donna che il marito doveva avvicinare a Parigi
per rubare dei segreti industriali, un “obbligo di lavoro”, per
Falk.
Il dover fare da
esca per altri diplomatici, come quel diplomatico portoghese
incontrato a New York, che le aveva poi fatto delle avances difficili
da respingere.
La sua prima fuga
da lui, a Napoli dall'amica e poi l'inevitabile riavvicinamento.
La vacanza a
Stoccolma e il doloroso ricordo della violenza subita dopo un
incontro con un contatto della rete, quando Ornella deve sostituirsi
al marito, colpito da influenza. Il dolore fisico e quello interno,
l'impossibilità di poterne parlare col marito, di poterla denunciare
alla polizia..
Pensate che sia
possibile uscire da questa vita, smettere di essere una spia?
Falk e Ornella ci
hanno provato tante volte: ma quello della spia non è un lavoro come
un altro, “una spia ha un solo modo di licenziarsi, quello di
spararsi” - le viene detto da una “arpia”, una dei capi
dell'organizzazione segreta di cui Falk fa parte.
Non si scappa dai
nemici e nemmeno dagli amici, nemmeno se si scappa all'altro capo del
mondo, in Australia, nemmeno se ci si è ingegnato un piano diabolico
per mettere ko gli inseguitori.
Non si scappa dal
proprio passato perché le spie non possono permettersi una vita
normale, una vita a fianco all'uomo che si ama.
Le spie non possono
amare, ci dice Ornella: ma quando si incontra l'uomo della sua vita,
non se ne può fare a meno.
Ho voluto raccontare la mia storia che, attraverso i giornali, arriverà a tutte le donne del mondo, perché tutte le donne sappiano che si può avere felicità e amore anche nelle situazioni più disperate, anche se si è la moglie di una spia.
Diversi anni fa a Berlino, in un grande albergo, io incontrai un uomo, era una spia, uno degli agenti segreti più temibili e pericolosi d’Europa. Me ne innamorai, e l’ho sposato. L’ho sposato anche sapendo che era una spia e l’ho seguito per lunghi anni nella buona e nella cattiva sorte, come dicono quando ci si sposa, nelle avventure più angosciose e disperate. Le spie non devono amare, eppure noi ci siamo amati, e ci amiamo ancora, qui, davanti a questo mare, e ci ameremo per sempre.
La scheda del libro sul sito di
Garzanti
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