Questa sera i giornalisti di
Presadiretta ci racconteranno delle due Italie, quella del centro
nord, la macro-regione assimilabile come condizioni di vita, servizi,
redditi ad un paese del nord.
E l'Italia del sud, sempre più
abbandonata a sé stessa.
Un confronto tra nord e sud in termini
di qualità del servizio sanitario, delle scuole e delle
infrastrutture.
Non c'è bisogno di aspettare il
federalismo regionale tanto voluto dalla Lega per ufficializzare
quella secessione che di fatto già esiste: la tua vita, le tue
aspettative, il raggiungimento delle tue ambizioni, l'avere
un'assistenza sanitaria, delle buone scuole, dipendono ormai sempre
più fortemente da dove si nasce.
Se nasci a Taranto, per esempio,
trovi ruderi abbandonati come la Giuseppe Ungaretti, quartiere Paolo
VI: era l'unica scuola nella zona che fino a pochi anni fa, appena
inaugurato, era un gioiello. Ma a causa dell'assenza di manutenzione
da parte dell'amministrazione comunale, sono avvenute delle
infiltrazioni di acqua, all'interno del solaio.
Infiltrazioni che hanno intaccato la
struttura, rendendola inagibile: nel 2014 a seguito di una ordinanza
comunale la scuola è stata chiusa e gli studenti trasferiti a due km
di distanza.
Invece di intervenire subito sul nuovo
istituto, lo ha abbandonato, lasciandolo preda dei vandali.
“Se poi si trascura, è logico che
i lavori diventino tanti e importanti, che ci siano problemi di soldi
.. ci si doveva prendere cura di questa scuola come delle case, noi
non aspettiamo che la casa crolli” - racconta un'insegnante al
giornalista.
I ragazzi sono stati trasferiti ad un
altro istituto, la scuola Giovanni Falcone: una bella scuola dove si
fanno laboratori di scienze e di informatica, ma anche qui servirebbe
altri lavori di manutenzione.
“La difficoltà maggiore è quella
della sicurezza nelle scuole” - spiega una docente -
“andrebbero fatti lavori di tipo ordinario e straordinario. Io
segnalo [i lavori necessari], è tutto agli atti, ma segnalo anche i
vari solleciti, per ogni segnalazione servono circa due mesi”.
Sono determinate queste insegnanti a
non ripetere un altro caso come quello della Ungaretti: la scuola non
si tocca, ti dicono.
Dal sud al nord, in Lombardia, a Melzo:
stesso numero di abitanti del quartiere Paolo VI di Taranto, anche
qui troviamo una scuola intitolata a Giuseppe Ungaretti.
Qui i bambini studiano l'universo con
l'aiuto della realtà virtuale, apprendono la biologia e le scienze
programmando dei robot. A Melzo i ragazzi studiano la storia
dell'arte ricomponendo in digitale i dipinti del passato, imparano la
letteratura mettendola in scena e creando dei cortometraggi.
Come fanno in questa scuola ad andare
avanti: la differenza la fa l'amministrazione comunale che ha
sostenuto questa scuola.
Dalla scuola alla sanità:
Presadiretta è andata a visitare l'ospedale di Vibo Valentia,
in Calabria, una struttura che ha oltre 60 anni e che non versa in
buone condizioni.
Interi reparti dismessi, referti
abbandonati alla mercé di chiunque, mancano perfino i dispositivi
antincendio. Il reparto messo peggio è quello di ostetricia
ginecologia, dove le mamme dovrebbero far nascere in sicurezza i loro
bambini.
In questo reparto sono avvenuti nel
passato diversi decessi di neonati, alcuni dei quali sono stati
portati all'attenzione del Parlamento: “l'ostetricia è una
polveriera, è come il Vietnam” racconta la prima del reparto,
Carmelina Ermio.
Dunque in Calabria, stando alle
statistiche, si ha meno diritto di nascere rispetto ad altre regioni,
come l'Emilia, dove c'è uno dei sistemi sanitari più
efficienti in Italia. Dove le madri e i padri sono seguito
scrupolosamente nei mesi della gravidanza, ma anche successivamente
alla nascita del neonato.
Presadiretta ha visitato la casa della
salute di Parma, presso l'Unità Operativa salute donna, dove
le neomadri attendono di essere ricevute dalle ostetriche: “qua
puoi telefonare e trovi sempre qualcuno per prendere l'appuntamento”
racconta una di queste - “Ho trovato oltre che un supporto
clinico, sono stata seguita durante la gravidanza, ho trovato
soprattutto un supporto psicologico”.
Maria Cristina Lottici è una delle
ostetriche: “qui si offre alla mamma, alla coppia e ai
neogenitori, un'assistenza il più possibile personalizzata”.
Mentre nel paese i governi discutono su
come disinnescare l'aumento dell'IVA deciso da altri governi (e
disconosciuto da tutti), di cuneo fiscale, di tasse da tagliare, il
PIL del sud sta crollando: “era + 0,6 nel 2018 e si prevede un -
0,3 nel 2019, quasi 8 volte di meno di quello della Grecia, mentre
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rimangono attaccate alle regioni
più ricche d'Europa. ”
Possiamo fare a
meno del sud? Riccardo Iacona lo chiederà al ministro per il sud,
Giuseppe Provenzano.
Giuseppe Laganà ha intervistato il presidente dello Svimez,
Giannola, l'ente per lo sviluppo del mezzogiorno: “il nord,
bravissimo in Europa, seconda manifattura secondo i miti correnti,
non corre da nessuna parte. Se io non risolvo il problema del porto
di Napoli, nessuno attracca a Napoli, chi ne risente è Napoli ma
anche l'Italia nel Mediterraneo va a picco”.
E lo stesso vale per il porto di Gioia Tauro: “queste non sono
questioni di assistenzialismo, questa è una responsabilità del
paese, che non si vede più come paese, ma considera questo come un
problema a parte.. sono fatti di questi 20 milioni di italiani”.
Le considerazioni di Adriano Giannola sono confermate da Banca
d'Italia che in uno studio del 2011 stimava che un solo euro di
aumento di ricchezza del mezzogiorno, avrebbe determinato un ritorno
di 40 centesimi per il centro nord.
E che se i consumatori del sud avessero speso 100 euro in più, la
produzione del centro nord sarebbe aumentata di circa 52 euro.
Quindi, secondo questo studio, investire al sud conviene, anche alle
imprese del nord: questo lo Stato sembrava averlo capito da tempo,
visto che le finanziarie fino al 2008 hanno sempre previsto di
destinare il 30% degli investimenti al sud.
MA secondo gli studi dello Svimez, al sud è solo arrivato il 20% di
investimenti effettivi: “aver fatto investimenti solo del 20% è
chiaro che pesa su tutto il resto, e dove sono stati fatti quegli
investimenti del 14%? Sono stati fatti al nord”.
Negli ultimi 20 anni, su 317 miliardi di opere pubbliche e
infrastrutture programmate e in corso di realizzazione, più della
metà sono stati destinati ad opere del centro nord, solo 91 miliardi
ad opere al sud.
Dunque, contrariamente a quanto si pensa, è il nord che ha estratto
risorse destinate al mezzogiorno.
A tutto questo dobbiamo aggiungere altre questioni: l'emigrazione di
neo laureati dal sud al nord (che priva il sud di giovani forze che
ha contribuito a formare), l'emigrazione sanitaria, dal sud verso
strutture sanitarie del nord, che arricchisce regioni come Lombardia,
Emilia, Veneto.
Aggiungiamo anche che, se escludiamo il fallimentare progetto del
ponte sullo Stretto, in questi anni si è sempre e solo parlato di
grandi opere al nord, dal TAV, all'alta velocità.
La scheda del
servizio:
Un doppio viaggio di PresaDiretta nel nord e nel sud del Paese per mettere a confronto le voci principali che fotografano lo sviluppo nazionale: la sanità, la scuola, le infrastrutture e i trasporti, il turismo e il mondo del lavoro. Un viaggio a specchio che restituisce i cronici ritardi del sud.Il PIL del sud Italia continua a scendere. Era al + 0,6 nel 2018 e si prevede un - 0,3 nel 2019, mentre Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rimangono attaccate alle regioni più ricche d'Europa. Eppure nel sud Italia ci sono eccellenze nel settore della ricerca e dello sviluppo e distretti industriali e tecnologici molto avanzati.Ma il ritardo strutturale del sud rallenta l’intero Sistema Paese. E l’economia del nord ha bisogno del meridione come mercato interno e come fornitore di materie prime, nel settore agricolo per esempio. E allora, visto che nord e sud sono così legati, cosa fare per recuperare la coesione nazionale? E per recuperare lo svantaggio e rilanciare la nostra economia?
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