Nel fine settimana che avrebbe dovuto aprire le porte all'estate e che invece ha riportato indietro i calendari di qualche mese (ma qui i tagli di Tremonti non c'entrano), siamo stati testimoni di episodi che ci hanno raccontato bene di un paese in fuga da se stesso.
Cominciamo col faccia a faccia Landini (Fiom) e Sacconi (ministro del Welfare): il secondo rinfacciava al primo che, in caso di mancato accordo, la colpa sarebbe ricaduta su di loro. Intendiamoci: la Fiat ha solo promesso gli investimenti in Italia, non c'è nulla di certo. Non solo: il ministro ha pure citato malamente l'editoriale di Scalfari su Repubblica (in cui si parlava di ricatto).
Non c'è ricatto: semplicemente stiamo assistendo ad una nuova epoca in tema di contrattazioni aziendali e di lavoro.
In deroga ai diritti e alla Costituzione: Scalfari parla chiaramente del livellamento verso il basso, che avverrà molto in fretta:
I salari dei Paesi emergenti sono ancora molto bassi; dovranno gradualmente aumentare ma lo faranno lentamente. I livelli dei salari nei paesi opulenti e di antica civiltà industriale sono molto alti, ma tenderanno a diminuire e questo fenomeno avverrà invece con notevole rapidità per consentire alle imprese manifatturiere di vendere le loro merci sui mercati mondiali a prezzi competitivi.
In questo schema già operante va collocata la vicenda di Pomigliano. Se la Fiat trasferisce la produzione di uno dei suo modelli da una fabbrica dove i salari e le condizioni del lavoro sono più favorevoli al capitale investito ad una fabbrica dove sono invece più sfavorevoli, il trasferimento potrà farsi soltanto se le condizioni tenderanno a livellarsi, oppure non si farà.
Questo è il dopo Cristo di Marchionne; non si tratta di ricatto ma di dati di fatto e con i dati di fatto è inutile polemizzare.
E mentre a Pomigliano, e nelle altre aziende in crisi, ci si interroga su quale futuro aspettarsi, a Pontida, sede del raduno della Lega, sprizzava l'ottimismo.
Alcune frasi:
Maroni: "lotta alla mafia, missione raggiunta".
Bossi: "il federalismo sono io" (non ricorda un pò, lo stato sono io?).
Calderoli: "non lascermeo nessuno indietro" riferendosi ai lavoratori della Indesit.
Castelli: "o federalismo o secessione".
Cosa c'è da festeggiare, dietro gli slogan?
Slogan tra i uquali non ho più sentito quel "Roma ladrona" che fece la loro fortuna: forse perchè a Roma, ci sono anche loro.
Nell'inchiesta sulla cricca e la gestione dei "Grandi eventi" finisce anche l'arcivescovo di Napoli.
Il quale ha prontamente risposto che spiegherà, ai fedeli. E ai magistrati? Ci sono i protocolli, i rapporti diplomatici, collaboreremo in base a quanto stabilisce il concordato, fanno sapere.
Come era scritto "date a Cesare ciò che è di Cesare"?
Ma dietro a queste notizie da prima pagina, esiste un paese che a fatica trova spazio sull'informazione: i villeggiati abruzzesi, sfollati dopo il terremoto del 6 aprile 2009, oggi ospitati dentro alberghi, che a breve si ritroveranno senza un tetto.
Gli abitanti di S. Fratello, paese nel messinese colpito dalla frana. Che fine ha fatto la messa in sicurezza?
Eppure la soluzione, nei TG, è sempre la stessa: la legge sulle intercettazioni, che va approvata, anche emendata, ma subito. Perchè non dobbiamo farci del male, con troppe correnti, troppa libertà. Noi, ma soprattutto loro.
Perchè non siamo messi male: sommando il debito pubblico e quello privato, siamo un "pelino sopra la Germania" (Berlusconi, ieri). Avete capito? Siamo alla somma delle pere con le mele.
Perchè non siamo messi male: sommando il debito pubblico e quello privato, siamo un "pelino sopra la Germania" (Berlusconi, ieri). Avete capito? Siamo alla somma delle pere con le mele.
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