10 ottobre 2007

Blu notte: una guerra di spie

Il 17 febbraio agenti della Cia, con l'aiuto di più agenti dei servizi e dei carabinieri italiani, rapiscono l'Imam della moschea di viale Jenner, Abu Omar.
Carlo Lucarelli ne racconta la sua storia: le indagini della procura di Milano in corso e interrotte dal rapimento; la prigionia e le torture in Egitto.
La libertà, dopo quasi 4 anni, nel febbraio di quest'anno.
Extraordinary Renditions: operazioni coperte, ai limiti, ma spesso anche oltre, le leggi e il diritto internazionale, sulle quali indaga la giustizia italiana (che ha chiesto il rinvio a giudizio dei 26 agenti della Cia coinvolti, i vertici dei servizi italiani), ma anche la giustizia europea, la quale avrebbe accertato altri 20 casi di rapimenti, di persone sparite e poi, grazie al fatto che questi possedevano un passaporto europeo, risolte col loro ritorno. Ma altri casi probabilmente sono rimasti ignoti.
Operazioni rese necessarie dall'evoluzione della lotta al terrorismo a partire dal 11 settembre, con l'attacco di Al Qaeda alle Torri Gemelle. Il governo americano avrebbe fatto uso di questo strumento già a partire dal 1996, sapendo delle difficoltà di istruire un processo contro un presunto terrorista, usando le norme e i canoni di giustizia occidentali.
La commissione d'inchiesta parla di 1245 voli civili usati per le Extraordinary Renditions e individuato i centri di detenzione in Romania o Polonia.

Ma questa è solo una parte della storia: questa, come raccontava Lucarelli nel suo stile incalzante, è anche una guerra di spie. Una guerra che inizia da molto lontano: dal 1948, quando l'ONU con una risoluzione, dichiara l'esistenza, nella Palestina, di uno stato arabo e dello stato di Israele.
La nascita dello stato di Israele nasce con le bombe: contro gli inglesi (la Palestina era un protettorato), contro i palestinesi e contro tutti i paesi che si opponevano alla nascita dello stato con la stella di Davide.
La presenza in un contesto arabo, di uno stato israeliano, fu causa di tensioni sfociate in guerre, come la Guerra dei sei giorni, nel 1967, dove le truppe corazzate di Ben Gurion arrivano al Sinai, occupano la Striscia di Gaza e tutta Gerusalemme.
Nei campi profughi in Siria e in Libano iniziano ad arrivare profughi palestinesi: in questo contesto nascono i primi gruppi terroristici. Come l'OLP di Yasser Arafat.

L'episodio che porta all'attenzione mondiale la questione arabo palestinese avviene alle olimpiadi di Monaco nel 1972, quando alcuni terroristi di Settembre Nero rapirono alcuni atleti. Il blitz per la loro liberazione fallì, con la morte di tre rapitori e di tutti gli ostaggi.
Il terrorismo poteva colpire in altri paesi dell'Europa, di schieramento filo-atlantico, come l'Italia. Qui entriamo in una storia da libro giallo: l'accordo Moro tra l'Italia e l'organizzazione OLP.
Di questo accordo se ne parla nelle lettere di Aldo Moro detenuto dalle Br, non esistono altri documenti ufficiali che ne ratificano l'esistenza. A suggellare il patto di non belligeranza tra i servizi italiani e il terrorismo palestinese sarebbe stato il colonnello del SID Giovannone (Giovanni D'Arabia). Una specie di ombrello protettivo che avrebbe protetto il territorio italiano (e i civili italiani) dagli attentati compiuti.
Inizia la politica “della moglie americana con l'amante araba”, come spiegava lo storico Aldo Giannulli.
Politica che si riflette nelle scarcerazioni dei terroristi arrestati a Roma settembre 1972, trovati in possesso di lanciarazzi: 2 di questi furono fatti scappare con un aereo del Sid, altri tre vennero scarcerati.

Spiegava Cossiga “Moro interveniva direttamente sui magistrati, che capivano che dovevano agire per la ragione di Stato”.
Ma non ci sono solo i terroristi palestinesi: ci sono anche gli agenti israeliani. Come raccontato nel libro “Vendetta” di George Jonas, il presidente Golda Meir compilò una lista di sostenitori o complici dei terroristi di Settembre Nero di Monaco.
Il primo nome in lista era lo scrittore Zweiter, ucciso a Roma nel 1973.

In questa guerra di spie ci sono anche gli agenti libici: in Libia il 1 settembre 1969 un colpo di stato del colonnello Gheddafi rovescia il regime di re Idris.
Gheddafi diventa il difensore di tutti i movimenti per la liberazione: dall'OLP, all'IRA ai movimenti dei paesi Baschi.
Ma è anche un ottimo partner commerciale, soprattutto italiano: armi in scambio di petrolio.
Testimone degli accordi, che mettevano l'Italia in una strana e ambigua luce nei confronti degli altri paesi Nato, è stato l'ex ministro Andreotti, che spiegava come l'Italia sia sempre stato politicamente un paese aperto al dialogo coi paesi vicini, nel Mediterraneo.

Questo spiega il fallito blitz organizzato dai servizi inglesi: una nave piena di armi per fare un colpo di stato contro Gheddafi viene fermata al porto di Trieste, nel 1971. Era stato il Sid ad avvertire la polizia italiana.
Rapporto che va avanti anche dopo la nazionalizzazione delle aziende petrolifere in Libia: escono fuori tangenti, scandali che coinvolgono uomini politici italiani. Andreotti era all'epoca ministro degli esteri.

La maggior parte degli oppositori del regime libico si trovano in Italia: Gheddafi da loro un ultimatum, o rientrate o sarete uccisi. Gli agenti dei servizi libici saranno spietati: uccideranno persone in pieno centro a Roma, nelle hall degli alberghi, alla stazione di Milano, fino al massacro a Fiumicino (24/2/1981), che causò 7 morti e 2 feriti. Si dice che gli agenti libici siano così efficienti anche perché sono state loro fornite liste dei dissidenti dagli agenti italiani.
Ma anche qui devono valere gli accordi: il patto Moro. I responsabili arrestati vengono scarcerati dopo poco tempo.

La politica della moglie americana e dell'amante araba sembra funzionare: l'ombrello sull'Italia la porta al riparo da attentati. Se si escludono quelli causati dalle frange più estreme che non si riconoscevano nell'OLP di Arafat.
Queste frange, che non riconoscevano l'accordo Moro erano il fronte del rifiuto della via politica per il problema palestinese. Frange che praticavano il terrorismo anche contro i palestinesi stessi.
Episodi imputabili a queste parti sono l'attentato a Fiumicino del 17/12/1973, con l'attacco all'aereo della Pan Am.
L'attacco alla postazione della El Al a Fiumicino, nel 1985, rivendicato dal gruppo di Abu Nidal.
Fino ad arrivare al sequestro dell'Achille Lauro, nel 1985, che segnò il punto più estremo della politica del doppio rapporto con USA e paesi arabi.
Ma ci sono anche gli attentati causati dagli agenti israeliani in territorio italiano: la bomba alla Snia Tecnint, che stava lavorando all'atomica per l'Iraq (7/8/1980); l'attentato ad una nave che trasportava armi per la Libia (28/10/1980); l'uccisione di un giornalista palestinese, il 17/6/1982.
Roma era una città aperta a tutti i servizi segreti delle diverse fazioni.

La guerra civile in Libano porta ad un'ulteriore estremizzazione dello scontro: falangisti, cristiani maroniti, sciiti, palestinesi sunniti e gli eserciti siriano e israeliano.
In quegli anni avviene la scomparsa dei giornalisti italiani Italo Toni (Diari) e Graziella De Palo (Paese Sera): per un servizio sui campi profughi in Libano e Siria, si rivolsero al gruppo palestinese di Habbas, per visitare le installazioni militari al sud.
Della loro scomparsa venne accusato, nel 1985, il colonnello Giovannone, che tirò fuori l'accordo Moro.
Finì col governo Craxi che mise il segreto di Stato sui rapporti Italia Olp.
Nel 1985 Giovanni D'Arabia muore. Portandosi dietro tutti questi segreti.

La vicenda dell'Achille Lauro:
Il 7 ottobre 1985, un gruppo di terroristi del fronte di liberazione della Palestina sequestra i passeggeri della nave Achille Lauro.
La trattativa con le autorità italiane vede da una parte Andreotti e Arafat; dall'altra Spadolini, ministro della difesa (e filoisraeliano) che telefona agli americani, chiedendo l'arrivo di una forza di intervento.
Craxi sceglie di trattare (i terroristi chiedevano la liberazioni di altri detenuti palestinesi) e la nave arriva a Porto Said in Egitto. Dove parte un Boeing 737 con i terroristi.
Ma è successo qualche cosa: i palestinesi, dopo aver sequestrato l'equipaggio, scoprono che uno dei passeggeri è un ebreo americano, Leo Klinghoffer.
Viene ucciso con un colpo alla nuca e gettato in mare: Andreotti accusò il comandate della nave di non aver riferito della morte dell'americano, altrimenti non avrebbero portato avanti le trattative.

Qui la guerra di spie rischiò di diventare una guerra vera e propria: caccia americani intercettano il Boeing che attera a Sigonella, nella zona italiana. Viene circondato dai Vam, che vengono circondati dai soldati della Delta Force, che a loro volta sono circondati dai carabinieri, mandati lì dal governo italiano.
Per la prima volta, il governo italiano si oppone ad una richiesta di quello americano: i terroristi rimangono in mani nostre e presi in consegna dai carabinieri.
I due negoziatori, tra cui Abu Habbas, vengono caricati su un aereo con rotta la Jugoslavia di Tito, che non prevedeva il trattato di estradizione con l'Italia.

Torniamo al rapimento Abu Omar: i due magistrati subentrati a D'Ambrosio nell'inchiesta, Spataro e Pomarici spiccano 16 mandati di cattura contro altrettanti agenti della CIA.
Hanno messo sotto intercettazione i telefoni di agenti italiani, per sapere del loro coinvolgimento.
Pollari: “tenderei ad escludere il coinvolgimento del Sismi”
Berlusconi: “il governo è estraneo”.

Ma non è così: quella mattina era presente anche un carabiniere del Ros, nome in codice Ludwig.
E dalle telefonate di Mancini a Piniero si rendono conto che qualcuno che sa qualcosa c'è.
Mancini viene consigliato di mettersi in malattia: e qui Mancini fa qualcosa proprio da spie. Si mette un registratore in tasca e fa una lunga conversazione col suo capo, il gen. Piniero “Pollari sapeva, aveva una lista di persone dategli da Jeff Catelli”.

La tecnica delle renditions non era nuova per l'Italia: sempre Cossiga ricordava di aver fatto rapire terroristi rossi e neri dalla Francia e dalla Spagna. E di aver neutralizzato dei terroristi, quando non si poteva fermali per altra via, con dei tranelli, come delle bustine di droga infilate nelle tasche. O delle pseudo visite fiscali.

La lotta al fondamentalismo islamico, dopo l'11 settembre, porta ad una polarizzazione della politica italiana: si stringe alla linea dell'alleato americano “senza se e senza ma”; aumenta il rischio di attentati in Italia e aumenta la dipendenza al mercato petrolifero.
Che legame esiste tra i sequestrati nei paesi del medio oriente e la politica italiana: alcuni di questi sequestri finiscono male: come il sequestro delle 4 bodyguards nel marzo 2004. Finito con l'omicidio Quattrocchi. O come per Salvatore Santoro o il sequestro di Enzo Baldoni.

Altri rapimenti hanno un esito migliore: quello delle 2 Simone, quello di Torsello e del giornalista Mastrogiacomo.
Ma esiste anche il caso di Giuliana Sgrena, finito con la morte dell'agente dl Sismi incaricato del suo rilascio, Nicola Calipari, nel febbraio 2005.
L'inchiesta americana parla di errore da parte degli agenti del Sismi, che si sarebbero avvicinati al checkpoint 541 ad alta velocità.
Ma l'inchiesta italiana parla di omicidio volontario, con un autentico depistaggio da parte delle forze americane. Si parla di omicidio politico, contro cioè la politica italiana di trattare con i terroristi e di pagare per un riscatto.
La politica dell'amante araba: la politica di apertura del Sismi nei confronti di tutti gli interlocutori, che si contrapponeva con la politica unilaterale del governo italiano.

La vicenda Abu Omar non è conclusa con il rinvio a giudizio di Mancini e Pollari: ci sono dubbi di attribuzione del processo; l'esposto di Cossiga contro la violazione del segreto di Stato; e c'è appunto il segreto di Stato, sulla vicenda del rapimento di Abu Omar.

Una vicenda che racconta una storia di spie, una guerra nata decenni fa, che vede da una parte servitori dello stato e ambigui personaggi che tramano nell'ombra dall'altra.
Ma è soprattutto una storia di frontiera: la frontiera che separa l'etica, la morale e la giustizia dalla politica internazionale e la ragione di stato.
Fino a dove siamo disposti a spostarla questa frontiera?
Quanta giustizia, etica, morale siamo disposti a rinunciare, per la questione di stato?

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Link: le lettere di Moro,l'accordo Moro OLP, il link relativo alla puntata di Blu Notte, la richiesta di rinvio a giudizio per Pollari e Mancini, la Cia aveva informato Pollari.
Wikipedia: Abu Omar, il caso Abu Omar, le Extraordinary Renditions, Aldo Moro

2 commenti:

Anonimo ha detto...

In quegli anni avviene la scomparsa dei giornalisti italiani Italo Toni (Diari) e Giovanna De Paolo (Paese Sera)


Vorrei avvertire che il nome della giornalista di paese sera era Graziella De Palo non Giovanna De Paolo

alduccio ha detto...

Grazie per la segnalazione
Aldo