Bertold Brecht
Nessuno di loro voleva diventare un eroe, uno di quelli che viene ricordato durante le celebrazioni, con tanto di fanfara e corona, per poi tornare nel dimenticatoio.
Uomini soli perchè, quasi in solitudine, hanno portato avanti nel loro lavoro una battaglia contro cosa nostra, per i diritti civili dei siciliani, per il rispetto della legge.
Il bel libro di Attilio Bolzoni, che queste persone le ha conosciute di persone (loro e i loro collaboratori nella polizia, nei carabinieri nel Tribunale), ha il pregio di raccontare le vite di questi uomini mentre erano vivi.
E dunque lontano dalla retorica che anche oggi emerge per le celebrazioni della strage di Capaci.
Se sono diventati eroi è perchè una parte dello Stato (lo stesso stato di cui loro facevano parte) non ha fatto il proprio dovere: esponenti politici che remavano contro le proposte di legge di Pio La Torre sulla confisca die beni ai mafiosi.
Il governo che non concesse a Dalla Chiesa i poteri speciali che gli aveva promesso.
Gli attacchi e il fango che furono gettati addosso al pool, a Chinnici, a Falcone, a Borsellino per il loro voler indagare laddove non si doveva.
Le banche, i grandi costruttori e i cavalieri del lavoro che prendevano gli appalti pubblici di Palermo, gli amministratori locali della Sicilia.
E ovviamente anche le famiglie mafiose.
Forse a volte ci dimentichiamo, ma è un passo su cui Bolzoni ritorna spesso, che fino al 1982 il reato di mafia non esisteva, sebbene Cosa nostra avesse già fatto omicidi e stragi.
Fino al 1992, e per questo dobbiamo ringraziare sempre tutto il pool di Palermo e i giudici che han lavorato al maxi, nessun mafioso era mai stato condannato all'ergastolo.
E' servito il sangue di Falcone e Borsellino, delle rispettive scorte (e di tutti gli altri magistrati, poliziotti, carabinieri), la forte indignazione della società civile affinchè venissero approvate le riforme di Falcone: il 41 bis, la legge sui pentiti, la superprocura.
Nonostante questo, a cadavere ancora caldo, c'era sempre una parte dello stato (il nostro stato), che con i boss di Cosa Nostra sedeva a tavolino per la trattativa. Per quella convergenza di interessi di cui Falcone stesso parlò.
Dopo la caduta del muro di Berlino, dopo il crollo dei partiti con Tangentopoli, si doveva voltare pagina. Sia nei partiti, sia dentro la mafia.
Mentre i problemi della Sicilia, il lavoro, l'acqua nelle case, le fogne, sono ancora lì in attesa di qualcuno che nello stato voglia risolverli.
Si può comprare il libro di Bolzoni singolarmente (qui per ordinarlo su ibs), oppure assieme al film documentario di Paolo Santolini, con le musiche di Stefano Bollani.
Altre letture:
- I pezzi mancanti - Salvo Palazzolo
- Falcone e Borsellino. La calunnia il tradimento e la tragedia di Giommaria Monti
- Il ritorno del principe di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato
- Il capo dei capi di Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo
- Non voglio il silenzio di Patrick Fogli e Ferruccio Pinotti
- Lucarelli racconta - La trattativa
- Il raccolto rosso 1982-2010 di Enrico Deaglio
- Milano ordina uccidete Borsellino di Alfio Caruso
- Il patto di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci
- L'agenda nera di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
Il link per ordinare il libro su ibs.
La pagina dell'iniziativa editoriale di Repubblica.
Technorati: Attilio Bolzoni
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