Soldi, sesso e segreti.
La
puntata della Grande Storia ha finalmente messo fine a uno dei
tanto luoghi comuni che, a furia di sentire ripetere, diventano
verità.
Erano fascisti, avevano tolto agli italiani delle
libertà, mandavano qualcuno al confine, qualcuno è stato bastonato,
ma almeno non rubavano.
E invece no: “fascisti,
arricchitevi!” è stato il grido di battaglia della rivoluzione
in camicia nera: un accaparrarsi dei posti nelle aziende di stato,
nelle banche, nei giornali, nelle forze armate.
E fu tutto un
magna magna: dal conte Volpi di Misurata (quello della Sade e
del Vajont, di cui ha raccontato Marco Paolini), Costanzo Ciano (l'eroe di guerra,
con tanti conflitti di interesse), Leandro Arpinati (sottosegretario
con interessi nelle costruzioni), Buffarini Guidi (arricchitosi
alle spalle delle famiglie ebree), il ras Farinacci (fascio e
mazzette).
I sussidi concessi da Mussolini con i suoi fondi
personali (ma sempre soldi pubblici), per tutti gli amici e amiche
che venivano a battere cassa a Palazzo Venezia.
I soldi degli industriali per
favorire Mussolini (e per spartirsi le commesse per gli appalti
di materiale bellico): Alberto Pirelli, consigliere economico di
Mussolini i cui pneumatici erano su tutti i veicoli destinati alla
guerra, il senatore Giovanni Agnelli della Fiat, che proprio con lo
stato italiano vinceva commesse per autocarri e mezzi di trasporto.
Il conflitto di interessi non è cosa solo di oggi.
E tutta la stola dei faccendieri (anche
allora) che speculavano sui costi della guerra (quella dove sono
morti migliaia di italiani, in Africa prima e in Europa poi).
La
banche salvate coi soldi pubblici (la Banca di Roma, la Banca
Commerciale), con una perdita per lo Stato di 5 miliardi di lire.
Il
fascismo, e la guerra poi, sono state un affare per molti parassiti
in camicia nera, industriali, banchieri, amanti, uomini del
sottobosco di governo.
Un sistema di potere appoggiato sulla
corruzione, sui soldi, sui ricatti sessuali, sulle invidie, sulla
brama di potere dove quei pochi illusi che cercarono di fare pulizia
all'interno del partito fascista furono cacciati via: Augusto Turati
(che aveva redatto per Mussolini la lista dei dirigenti del partito
divisi in due fasce, i fessi e gli araffoni)e Giuliano Giuriati tra i
pochi.
Soldi, sesso e segreti.
Soldi per le ruberie
del regime, gli arricchimenti facile, gli imbrogli nei lavori
pubblici, le risorse dirottate nelle tasche di amanti, parenti e
amici.
Sesso: Mussolini usava l'arma del ricatto per tenere
a bada i suoi nemici e anche i dirigenti e ras del partito. L'arma
più umiliante, quella dell'accusa di omosessualità. Accusa per cui
erano sufficienti solo delle voci, anche non vere, per screditare un
personaggio potente ma che, come Turati o Giuriati, si stava
permettendo di ficcare il naso negli intrallazzi dei vari Farinacci,
Ciano e Volpi.
Sesso come strumento per scoprire informazioni:
dentro i bordelli l'OVRA aveva piazzato le sue persone. Non solo
Mussolini aveva schedato migliaia di italiani, potenziali nemici, ma
aveva schedato anche le loro abitudini sessuali. Tutto faceva comodo
per essere usato come arma di ricatto.
Infine le amanti del duce
e i suoi figli segreti: dalla Balabanoff, alla Sarfatti ad Ilda
Dalser.
Infine i segreti.
I segreti inconfessabili del
regime: gli accordi con gli industriali del nord (che finanziarono la
sua ascesa nel 1920 per contrastare le rivolte degli operai nelle
fabbriche), e anche con la Massoneria.
Se la Massoneria, dopo
essere stata usata, fu posta fuorilegge, perchè M. non poteva
tollerare uno stato nello stato, con gli industriali il duce fu molto
riconoscente.
Nel 1935, col pretesto del “posto al sole”,
iniziò la guerra in Etiopia. Un affare per banche, le aziende
belliche, le aziende di costruzioni.
La guerra costò al paese 53
miliardi di lire: la Pirelli arrivò a lucrare persino sulle maschere
antigas per l'Iprite (il gas che non poteva essere usato perchè al
bando).
La guerra dei clan Ciano (la figlia
Edda e Galeazzo) e Petacci (l'ultima amante) e il ricatto affettivo
di cui Mussolini fu vittima consapevole.
Anche questa, una storia
di nepotismo alla corte di Mussolini, che aiutò l'ascesa e gli
affari dei parenti di Claretta e sorvolò sulle speculazioni
(immobiliari) di Galeazzo.
Infine, il segreto scoperto da poco
dal Vaticanista Benny Lai: quei 3 milioni di dollari che Mussolini
fece accreditare tramite lo Ior per trasferirli poi negli Stati
Uniti. Era il 1942, e gli USA erano una nazione nemica.
Si preparava ad un esilio volontario
negli States?
Non lo sapremo mai. Anche per questo, non si deve
smettere di studiare la nostra Storia.
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