23 settembre 2012

La puntalità del destino di Patrick Fogli

Credo al caso, pensa lui. Credo alle cose che si fanno senza un senso e ti cambiano la vita. Credo alla puntualità del destino e agli appuntamenti che non puoi mancare, che non sai di avere. Credo al dio dei litigi delle pentole che sbuffano e degli odori di cucina, a quello delle rate del mutuo e delle rughe intorno al viso, al Signore del silenzio che non c'è bisogno di rempire, a quellodelle coperte stese sulle gambe e sulle spalle, quando fa troppo freddo.E credo che tutto questo mi aiuti a vivere, a sperare, a essere me stesso, ma non a sentirmi meno spaventato.”pagina 103

La morte di Yara Gambirasio.
Il caso della piccola Sara Scazzi.
Il delitto di Erba.
E prima ancora la sparizione di Denise Pipitone.
E ancora prima, la tragedia di Alfredino Rampi, nell'Italia dei primi anni 80..

Tutte storie con alcuni tratti in comune: l'età delle vittime ma soprattutto l'attenzione che queste hanno suscitato sui mezzi d'informazione. Ore e ore di diretta per raccontare del tentativo di salvare la vittima, dei tentativi di ricerca nei boschi (o nei paesi vicini..) della scomparsa, del dolore dei parenti, delle piste di indagine che si aprono e si chiudono andando ad addossare colpe ai vari colpevoli perfetti, costruiti a volte su misura per i gusti del pubblico.
L'abbiamo chiamata tv del dolore: non tutte le trasmissioni che si sono occupati di questi casi si sono comportate allo stesso modo, e nemmeno tutti i giornalisti. Ma viste con distacco, in tutte queste storie cresce la sensazione che al grande pubblico della televisione generalista (dove la gente non deve costruirsi idee proprie) sia stato venduto un prodotto commerciale. 
Il dolore dei familiari, dei parenti delle vittime, degli amici diventa ne più ne meno un prodotto commerciale come gli altri, che può essere venduto.
E che deve tenere inchiodati gli italiani al televisore, fino al prossimo caso.

L'ultimo libro di Patrick Fogli abbandona il tema della mafia (“Non voglio il silenzio” sui misteri nel passaggio tra prima e seconda repubblica) e del terrorismo (“Il tempo infranto” sulla bomba alla stazione di Bologna), per lanciare un vero e proprio jaccuse contro questo tipo di informazione e di giornalismo.
E lo fa a modo suo, con un racconto intricato dove oltre all'intreccio degli eventi (cinici), andremo dentro i pensieri dei personaggi, tutti vittime e tutti colpevoli in vario modo. Dentro le loro vite, dentro le loro colpe.

San Sebastiano degli Appennini: Alessia, una ragazzina di quattordici anni, sparisce nella notte. Le uniche tracce che lascia, im quella sera dove il sul paese è squassato dalla piena del fiume e da una scossa del terremoto, alcuni fotogrammi di un video di una telecamera di sorveglianza.

Una di quelle che scrutano la nostra vita senza che noi ce ne accorgiamo.
Negli stessi fotogrammi, l'immagine del suo volto si incrocia con quelle del volto di Claudio Zanetti, figlio di un'immigrata, su cui girano tante voci.
Nel paese si dice che è un piccolo spacciatore, uno a cui piacciono le ragazze.
Lui è l’ultima persona ad aver visto Alessia. E' lui il colpevole?

Il circo mediatico all'improvviso si impossessa della piazza di San Sebastiano: accende le luci sulla vita di Alessia, dei due genitori, su quella del ragazzo, che per paura, scappa di casa.
Il colpevole ideale. Su cui rischia di cadere anche la voglia di giustizia fai da te del paese, dei cittadini perbene che non cercano Giustizia (né tantomeno cercano il corpo di Alessia).

A cercare Alessia c'è anche Gabriele Riccardi: è l'ex poliziotto, conosciuto nel libro "Lentamente prima di morire", chiamato dal padre di Alessia come consulente della famiglia, per affiancare il lavoro dei carabinieri.

I due genitori, Irene e Pietro Scaroni, si ritrovano addosso, all'improvviso, il peso della scomparsa della figlia e il peso del vuoto delle loro vite.
La scomparsa fa scattare nella coppia (a capo di una serie di finanziarie lui, chirurgo lei) i primi sensi di colpa, le piccole recriminazioni.


Come sarebbe stata la mia vita se tu non ci fossi mai stata?
Una delle prime notti, dopo che te ne sei andata, mi sono chiesta se non sarebbe stato meglio fingere che tu non arrivassi. Se quella bugia che nessuno scoprirà mai non avrebbe potuto essere più tragica. Sarei stata una donna come tante altre, col pensiero di quello che non era stato a farmi compagnia nei momenti di solitudine e qualche frase, buttata lì con tuo padre, su come avremmo arredato la stanza degli ospiti se fossi nata.Tutto questo non ci sarebbe stato, tu non avresti sofferto. Ma non avrei avuto la mia vita e nel silenzio di un'insonnia grigia e dolorosa ho capito che va bene così, senza retorica, senza fede, senza Fede, senza Dio o destino, ho fatto quello che andava fatto ..pagina 172

Il lavoro di indagine di Riccardi porta a galla tutta una serie di brutte storie: tradimenti, soldi sporchi che sono arrivati nelle finanziarie, soci poco raccomandabili. Come se la scomparsa della ragazzina, avesse fatto da detonatore ad altri eventi dolorosi.
Sono morte quattro persone. due anche per colpa sua e nessuna di loro ha qualcosa a che fare con sua figlia. La scomparsa di Alessia è la pietra sottile e indifferente che si sposta di pochi centimetri e libera la frana. Un vuoto che ogni segreto, ogni porcheria, ogni bugia raccontata per un fine qualunque, si affretta a colmare senza riuscirci mai.Pagina 320


Gabriele Riccardi sa che dovrà fare una gara contro il tempo, per salvare Alessia. Ma sa anche che deve stare attento a non lasciarsi coinvolgere troppo dalla storia, affinché non si tramuti nell'ennesima cicatrice, un altro macigno che ti devi portare dietro per tutta la vita. Anche per questo aveva smesso di essere poliziotto una vita fa, ma non puoi sfuggire alla tua natura per sempre.
Ma una cosa Gabriele non accetta proprio: l'aver trasformato in un enorme reality questa tragedia familiari, un reality dove alla fine non importa più chi sia (stata) Alessia, cosa sia successo veramente. 
Lo scontro con una di queste giornaliste:
«Lei è un personaggio di un reality» le dico. «Il vostro lavoro è identico. Prendete la vita di qualcuno e la piegate, la deformate, la mette sotto il riflettore giusto, con la luce giusta, le gelatine giuste e decidete che quello è il vostro spettacolo, che bisogna spingere su un personaggio o crearne un altro. Con la differena che non usate ragazzi consenzienti, più o meno esibizionisti, pronti a quasi tutto e che nella migliore delle ipotesi torneranno in breve alle loro vite, perché non sanno fare nulla, ma vittime di una tragedia s cui decidete di sommarne un'altra, di metterla in scena a loro spese e per il vostro piacere. vorrei che qualcuno di voi, un giorno, cercasse di scoprire che cosa ne è stato, delle famiglie con cui avete giocato per mesi. sarebbe interessante sapere se il passaggio è stato indolore, inutile o ha causato altre tragedie, meno rumorose e spettacolari, oltre a quella da cui tutto è partito».
pagina 330
Quando alla fine tutte le luci del circo mediatico inizieranno a spegnersi, si capirà quanto possa essere crudele il destino, puntuale nel riscuotere la sua cambiale di dolore.


Fino alla prossima razione di dolore, fino al riaccendersi delle luci del circo:
Succederà così, penso. L'interesse sparirà di colpo, come l'immagine del paese, cancellata dagli specchietti. Nessuno si ricorderà che è successo, a malapena sapranno mettere insieme qualche particolare sulla storia. Il padre era un mafioso, diranno. Alessa sarà povera o un angelo, secondo il suo destino. E nessuno ne ricorderà il volto. Ci sarà una nuova tragedia, un nuovo dramma, l'ennesimo enigma da risolvere col televoto. E saremo in attesa, col telecomando in mano e il cellulare nell'altra, di sapere chi abbiamo nominato per la sentenza finale di colpevolezza.Se l'unica legge che conta è quella del mercato, siamo tutti colpevoli da un pezzo. Privi del diritto di lamentarci, spocchiosi e arroganti nel rivendicare un'informazione corretta e pronti, nel silenzio della nostra cameretta, a divertirci col sangue, i liquami di scarico, le peggiori disgrazie, tenendo la lacrima a portata di mano e in'indignazione nuova e fasulla sul comodino, per rendere meno noiosi i tempi morti e illuderci, ancora una volta, di essere sopravvissuti.pagina 222

La scheda del libro sul sito di Piemme
Il blog di Patrick Fogli
Il link per ordinare il libro su ibs.
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