“Credo al caso, pensa lui. Credo alle cose che si fanno senza un senso e ti cambiano la vita. Credo alla puntualità del destino e agli appuntamenti che non puoi mancare, che non sai di avere. Credo al dio dei litigi delle pentole che sbuffano e degli odori di cucina, a quello delle rate del mutuo e delle rughe intorno al viso, al Signore del silenzio che non c'è bisogno di rempire, a quellodelle coperte stese sulle gambe e sulle spalle, quando fa troppo freddo.E credo che tutto questo mi aiuti a vivere, a sperare, a essere me stesso, ma non a sentirmi meno spaventato.”pagina 103
La morte di Yara
Gambirasio.
Il caso della piccola Sara Scazzi.
Il delitto di
Erba.
E prima ancora la sparizione di Denise Pipitone.
E ancora
prima, la tragedia di Alfredino Rampi, nell'Italia dei primi anni
80..
Tutte storie con alcuni tratti in comune: l'età delle
vittime ma soprattutto l'attenzione che queste hanno suscitato sui
mezzi d'informazione. Ore e ore di diretta per raccontare del
tentativo di salvare la vittima, dei tentativi di ricerca nei boschi
(o nei paesi vicini..) della scomparsa, del dolore dei parenti, delle
piste di indagine che si aprono e si chiudono andando ad addossare
colpe ai vari colpevoli perfetti, costruiti a volte su misura per i
gusti del pubblico.
L'abbiamo chiamata tv del dolore: non tutte le
trasmissioni che si sono occupati di questi casi si sono comportate
allo stesso modo, e nemmeno tutti i giornalisti. Ma viste con
distacco, in tutte queste storie cresce la sensazione che al grande
pubblico della televisione generalista (dove la gente non deve
costruirsi idee proprie) sia stato venduto un prodotto commerciale.
Il dolore dei familiari, dei parenti delle vittime, degli amici
diventa ne più ne meno un prodotto commerciale come gli altri, che
può essere venduto.
E che deve tenere inchiodati gli italiani al
televisore, fino al prossimo caso.
L'ultimo libro di Patrick
Fogli abbandona il tema della mafia (“Non voglio il silenzio”
sui misteri nel passaggio tra prima e seconda repubblica) e del
terrorismo (“Il tempo infranto” sulla bomba alla stazione
di Bologna), per lanciare un vero e proprio jaccuse contro
questo tipo di informazione e di giornalismo.
E lo fa a modo suo,
con un racconto intricato dove oltre all'intreccio degli eventi
(cinici), andremo dentro i pensieri dei personaggi, tutti vittime e
tutti colpevoli in vario modo. Dentro le loro vite, dentro le loro
colpe.
San Sebastiano degli Appennini: Alessia, una
ragazzina di quattordici anni, sparisce nella notte. Le uniche tracce
che lascia, im quella sera dove il sul paese è squassato dalla
piena del fiume e da una scossa del terremoto, alcuni fotogrammi di
un video di una telecamera di sorveglianza.
Una di quelle che scrutano la nostra
vita senza che noi ce ne accorgiamo.
Negli stessi fotogrammi, l'immagine del
suo volto si incrocia con quelle del volto di Claudio Zanetti,
figlio di un'immigrata, su cui girano tante voci.
Nel paese si dice che è un piccolo
spacciatore, uno a cui piacciono le ragazze.
Lui è l’ultima persona ad aver
visto Alessia. E' lui il colpevole?
Il circo mediatico
all'improvviso si impossessa della piazza di San Sebastiano: accende
le luci sulla vita di Alessia, dei due genitori, su quella del
ragazzo, che per paura, scappa di casa.
Il colpevole ideale. Su cui rischia di
cadere anche la voglia di giustizia fai da te del paese, dei
cittadini perbene che non cercano Giustizia (né tantomeno cercano il
corpo di Alessia).
A cercare Alessia c'è anche
Gabriele Riccardi: è l'ex poliziotto, conosciuto nel libro
"Lentamente prima di morire", chiamato dal padre di
Alessia come consulente della famiglia, per affiancare il lavoro dei
carabinieri.
I due genitori, Irene e Pietro
Scaroni, si ritrovano addosso, all'improvviso, il peso della
scomparsa della figlia e il peso del vuoto delle loro vite.
La scomparsa fa scattare nella coppia
(a capo di una serie di finanziarie lui, chirurgo lei) i primi sensi
di colpa, le piccole recriminazioni.
Come sarebbe stata la mia
vita se tu non ci fossi mai stata?
Una delle prime notti, dopo che te ne sei andata, mi sono chiesta se non sarebbe stato meglio fingere che tu non arrivassi. Se quella bugia che nessuno scoprirà mai non avrebbe potuto essere più tragica. Sarei stata una donna come tante altre, col pensiero di quello che non era stato a farmi compagnia nei momenti di solitudine e qualche frase, buttata lì con tuo padre, su come avremmo arredato la stanza degli ospiti se fossi nata.Tutto questo non ci sarebbe stato, tu non avresti sofferto. Ma non avrei avuto la mia vita e nel silenzio di un'insonnia grigia e dolorosa ho capito che va bene così, senza retorica, senza fede, senza Fede, senza Dio o destino, ho fatto quello che andava fatto ..pagina 172
Il lavoro di indagine di Riccardi
porta a galla tutta una serie di brutte storie: tradimenti, soldi
sporchi che sono arrivati nelle finanziarie, soci poco
raccomandabili. Come se la scomparsa della ragazzina, avesse fatto da
detonatore ad altri eventi dolorosi.
Sono morte quattro persone. due anche per colpa sua e nessuna di loro ha qualcosa a che fare con sua figlia. La scomparsa di Alessia è la pietra sottile e indifferente che si sposta di pochi centimetri e libera la frana. Un vuoto che ogni segreto, ogni porcheria, ogni bugia raccontata per un fine qualunque, si affretta a colmare senza riuscirci mai.Pagina 320
Gabriele Riccardi sa
che dovrà fare una gara contro il tempo, per salvare Alessia. Ma sa
anche che deve stare attento a non lasciarsi coinvolgere troppo dalla
storia, affinché non si tramuti nell'ennesima cicatrice, un altro
macigno che ti devi portare dietro per tutta la vita. Anche per
questo aveva smesso di essere poliziotto una vita fa, ma non puoi
sfuggire alla tua natura per sempre.
Ma una cosa Gabriele non
accetta proprio: l'aver trasformato in un enorme reality questa
tragedia familiari, un reality dove alla fine non importa più chi
sia (stata) Alessia, cosa sia successo veramente.
Lo scontro con
una di queste giornaliste:
«Lei è un personaggio di un reality» le dico. «Il vostro lavoro è identico. Prendete la vita di qualcuno e la piegate, la deformate, la mette sotto il riflettore giusto, con la luce giusta, le gelatine giuste e decidete che quello è il vostro spettacolo, che bisogna spingere su un personaggio o crearne un altro. Con la differena che non usate ragazzi consenzienti, più o meno esibizionisti, pronti a quasi tutto e che nella migliore delle ipotesi torneranno in breve alle loro vite, perché non sanno fare nulla, ma vittime di una tragedia s cui decidete di sommarne un'altra, di metterla in scena a loro spese e per il vostro piacere. vorrei che qualcuno di voi, un giorno, cercasse di scoprire che cosa ne è stato, delle famiglie con cui avete giocato per mesi. sarebbe interessante sapere se il passaggio è stato indolore, inutile o ha causato altre tragedie, meno rumorose e spettacolari, oltre a quella da cui tutto è partito».pagina 330
Quando alla fine tutte le luci del
circo mediatico inizieranno a spegnersi, si capirà quanto possa
essere crudele il destino, puntuale nel riscuotere la sua cambiale di
dolore.
Fino alla prossima razione di dolore, fino al
riaccendersi delle luci del circo:
Succederà così, penso. L'interesse sparirà di colpo, come l'immagine del paese, cancellata dagli specchietti. Nessuno si ricorderà che è successo, a malapena sapranno mettere insieme qualche particolare sulla storia. Il padre era un mafioso, diranno. Alessa sarà povera o un angelo, secondo il suo destino. E nessuno ne ricorderà il volto. Ci sarà una nuova tragedia, un nuovo dramma, l'ennesimo enigma da risolvere col televoto. E saremo in attesa, col telecomando in mano e il cellulare nell'altra, di sapere chi abbiamo nominato per la sentenza finale di colpevolezza.Se l'unica legge che conta è quella del mercato, siamo tutti colpevoli da un pezzo. Privi del diritto di lamentarci, spocchiosi e arroganti nel rivendicare un'informazione corretta e pronti, nel silenzio della nostra cameretta, a divertirci col sangue, i liquami di scarico, le peggiori disgrazie, tenendo la lacrima a portata di mano e in'indignazione nuova e fasulla sul comodino, per rendere meno noiosi i tempi morti e illuderci, ancora una volta, di essere sopravvissuti.pagina 222
La scheda del libro sul sito di Piemme
Il blog di Patrick
Fogli
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati: Patrick
Fogli
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Mi raccomando, siate umani