Una vera vergogna: non credo ci siano altre parole per commentare il servizio andato in onda ieri sera (l'ultimo della stagione) da Servizio pubblico più, di Paolo Santolini, con Luca Lancise e Monica Giandotti.
Sepolta viva è la città di Roma e le sue ricchezze nascoste, proibite al pubblico, come la città proibita di Pechino.
Musei chiusi per l'assenza del personale, scavi che si devono bloccare perché non ci sono fondi, siti di interesse straordinario, come il mausoleo d'Augusto o il Mosaico delle muse che devono rimanere chiusi, in attesa di tempi migliori, sperando che l'incuria del tempo non rovini per sempre ciò che è testimonianza di una storia lunga millenni.
Una storia che la nostra ignoranza come cittadini, la scarsa lungimiranza dei nostri politici e amministratori, il nostro sentirci furbi, sta ora distruggendo.
Peggio del fascismo, diceva nella copertina Santoro: almeno il fascismo un certo rispetto dei monumenti lo aveva.
E' stato il fascismo a creare le sovrintendenze a tutela dei beni culturali.
Oggi, la democrazia, è quella dei blocchi del turnover nel pubblico anche in questo settore strategico, dove l'età media delle persone è di 53 anni.
La democrazia è quella dove si investe in cultura lo 0.19% del PIL, in Francia sono al 1,5%.
Oggi, ovunque guardi, vedo lo sfacelo, lo sfascio, la rovina, la decadenza.
Bancarelle abusive fin sotto i monumenti (come alla fontana di Trevi) o gli ingressi (come al Colosseo).
I centurioni che sono stati spostati dall'ex sindaco, e che comunque anche loro devono campare.
I bar e i ristoranti che si mangiano le piazze, e il resto lo fa il traffico, i taxi, gli NCC.
Le bancarelle abusive degli immigrati, anche loro venuti qui a cercare fortuna e costretti a correre inseguiti dalla polizia o dalla finanza.
Ognuno ha le sue idee per salvare Roma.
Sgarbi ha mostrato alla giornalista la sua casa museo. Rutelli ha difeso il suo operato da sindaco e da ministro.
Alemanno, infine, ha proposto di creare un parco a tema, ma fuori Roma, per catturare il turista cui non interessa l'arte.
Ma a qualcuno interessa ancora l'arte, i beni che tutto il mondo ci invidia e che nemmeno sono nostri in fondo.
Ci sono arrivati dal nostro passato senza che noi avessimo avuto alcun merito.
E dobbiamo preservarli.
Il decoro delle istituzioni non si salva solo con le belle facce, i proclami, i moniti, le promesse.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta aveva promesso che se ci fosse stato un taglio ai fondi per la cultura si sarebbe dimesso.
Che occasione potrebbe essere per la ripresa, l'investimento sul turismo, sulla tutela del paesaggio, sui nostri beni.
Altro che F35, trivelle facili e riforme costituzionali.
Vergognatevi, se ci riuscite ancora.
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