Si sta rivelando una lettura molto interessante, “La disfatta del nord”, di Filippo Astone (Longanesi editore): dopo i lunghi capitoli su CL e Formigoni (e il falso mito dell'eccellenza), tocca alla Lega, altra artefice del fallimento del nord.
È
stata brava la Lega a costruirsi un'immagine di forza del territorio,
difensore delle istanze dei piccoli, contro i governi di Roma
ladrona.
Astone nel libro, mette nero su bianco quelle che sono le loro
responsabilità: la Lega ha fallito dal punto di vista morale,
politico e gestionale
Il fallimento morale è quello più evidente, quello che
fa parlare di «Lega ladrona»: “l’arraffo dei soldi
dello Stato per mano del tesoriere Francesco Belsito, l’uso degli
stessi fondi da parte di familiari e amici di Umberto Bossi”.
Degli “intrecci dello stesso Belsito con personaggi legati
alla ’ndrangheta”, delle “tangenti tra Finmeccanica e la
Lega”.
Il fallimento politico è frutto del fatto che “in
vent’anni di vita parlamentare e dieci di governo in una posizione
di forza, la Lega non ha portato a casa neanche uno degli obiettivi
che rappresentano la sua ragion d’essere” [..]
“né provvedimenti a favore delle piccole imprese e delle
partite iva, né un miglior accesso al credito, né la
semplificazione burocratica”.
La Lega Nord ha operato al contrario di quello che diceva e
prometteva agli elettori: la bufala del federalismo, della difesa del
verde e dell'ambiente, la lotta contro la criminalità, la difesa del
risparmio e delle piccole imprese.
Non è vera nemmeno l'equazione Lega= buon governo del territorio:
“hanno governato male molti enti, hanno praticato il
clientelismo, la spartizione partitocratica del potere e delle
cadreghe” come la vecchia DC di doroteiana memoria (e gran
parte dell'elettorato nel Veneto proviene proprio da lì).
Dal punto di vista gestionale bisogna ricordare gli scandali della
banda padana: banca Credieuronord fallita facendo perdere
soldi ai propri sostenitori: “dopo l’affaire Credieuronord, sono
riusciti perfino a sostenere le banche colpevoli di comportamenti
felloni”. Vi ricordate ancora il voltafaccia della Lega nei
confronti di Fazio, quando si discuteva il DL risparmio ne
2004?
Prima contro e poi a favore, perché Antonio Fazio doveva
salvare la loro banca e la loro faccia (Bossi, Maroni, Calderoli,
Balocchi, Giorgetti ..) assieme al furbetto Fiorani della Banca
popolare di Lodi.
Scrive l'autore che Credieuronord era
il sogno della prima banca padana, “Sogno che si è rapidamente
trasformato in incubo per i circa quattromila soci, la più parte di
essi accorsi a sborsar denari sin dal 1998, privati poi dei risparmi
a opera dal management della banca scelto dalla Lega”.
La questione delle quote latte: per difendere un pugno di
allevatori che non avevano rispettato le regole europee, “hanno
fatto perdere a tutti i contribuenti almeno quattro miliardi e mezzo
di euro nelle quote latte”.
Le multe degli allevatori (vi ricordate la mucca Carolina) le
pagheremo noi: si tratta di sei miliardi di euro:
“Una
massa spaventosa di soldi. Sei miliardi di euro. Con molto meno
denaro si possono risolvere, per sempre, i problemi dell’istruzione
e della giustizia in Italia. O intervenire nel settore agricolo. Ma
la Lega e Giulio Tremonti, con una determinazione fortissima, hanno
preferito fare gli interessi di un gruppo di allevatori del Nord”
Dei sei miliardi, solo 4 miliardi e 400 milioni sono stati
pagati dal contribuenti italiano:
“il latte padano è già costato agli italiani quattro
miliardi e quattrocento milioni di euro sonanti,
[..]
In sostanza: il debito dei produttori fu scaricato in toto sui
contribuenti italiani sotto forma di maggiore pressione
fiscale.
[..]La prima tranche, pari a un miliardo e novecento
milioni di euro, l’ha sfilata Tremonti, facendo pagare interamente
alle casse dello Stato l’accordo Ecofin del 1994”.
Il
resto, nonostante i tentativi di rateizzare le multe per prendere
tempo, lo pagheremo noi.
La Lega è un non partito: “non si è fatto un congresso e
Umberto Bossi è sempre stato eletto per acclamazione” commenta in
proposito l'autore .
Gli scandali della primavera del 2012 sono serviti solo a fare
un cambio di potere al suo interno, con la cacciata dei bossiani e
l'occupazione delle cadreghe da parte dei maroniani. Ma la scopa di
Bobo è solo simbolica.
La lega è stata brava ad occultare fallimenti, bugie e
contraddizioni con la propaganda: “Si ripete, fino a convincere,
che il povero e malato Umberto Bossi è stato circuito da una banda
di ladri e profittatori”. [..]
Si è perfino tirata fuori l’incredibile retorica del complotto.
«Siamo vittime di una specie di complotto», ha dichiarato Bossi
il 10 aprile 2012.
Se Roma è ladrona allora bisogna dire che
il partito della Lega si è comportato come gli altri, perfino per
quanto riguarda la questione del nepotismo.
Il nepotismo della Lega:
“Per quanto riguarda il nepotismo, è noto a tutti il caso di Renzo Bossi detto il Trota,Friuli, dove due importanti leader politici leghisti si sono scambiati le assunzioni delle reciproche mogli:[..]l’ex presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman assunse Laura Pace, moglie dell’allora sottosegretario agli Interni nonché tesoriere della Lega Maurizio Balocchi[..]Il caso più noto alle cronache è quello di Manuela Bossi,
[..]La signora è stata fatta sedere per cinque anni nel consiglio provinciale di Varese,ha ricevuto generosi finanziamenti pubblici per la sua scuola privata, la scuola Bosina,[..]Calderoli ha imposto la compagna, Gianna Gancia, come candidata presidente della provincia di Cuneo[..]Giorgetti ha introdotto la moglie, Laura Ferrari, nel mondo dei corsi di formazione finanziati dalla Regione Lombardia. [..]Infine Flavio Tosi: sua moglie Stefania Villanova, non laureata, è stata promossa da impiegata a dirigente nella sanità”.
Ricordiamo che Tosi prima di diventare sindaco
era assessore proprio alla sanità.
Infine l'accordo con
Berlusconi (quando anche Bobo aveva detto che mai un governo col PDL,
e invece ora governa la Lombardia assieme a PDL e CL): Astone riporta
le notizie dietro l'accordo tra Lega e Forza Italia a fine anni '90.
La firma davanti il notaio, il simbolo, i 2 miliardi, che forse
sono 70, il ritiro delle querele da parte di B. e i fondi dati dal
suo partito alla Lega “Due miliardi di lire erogati dalla Banca
di Roma in attesa dei nove miliardi di rimborsi elettorali che
sarebbero arrivati a luglio”.
E poi parlano di lotta alle mafie, Maroni ogni volta scorre l'elenco degli arresti che avrebbe fatto da ministro: successi che sono da ascrivere a magistrati e forze dell'ordine, nonostante l'azione del ministro.
Con Maroni ci sono stati tagli lineari alle forze dell'ordine. Maroni e la Lega hanno appoggiato le leggi del PDL, come quelle contro l'uso delle intercettazioni, un favore alle mafie.
La Lega baluardo della sicurezza, dicono: ma chi si ricorda che negli anni in cui governava a Milano la ndrangheta era entrata all'Ortomercato?
E poi, come si concilia la lotta alla mafia con l'appoggio a B. e al suo braccio destro Dell'Utri?
E poi parlano di lotta alle mafie, Maroni ogni volta scorre l'elenco degli arresti che avrebbe fatto da ministro: successi che sono da ascrivere a magistrati e forze dell'ordine, nonostante l'azione del ministro.
Con Maroni ci sono stati tagli lineari alle forze dell'ordine. Maroni e la Lega hanno appoggiato le leggi del PDL, come quelle contro l'uso delle intercettazioni, un favore alle mafie.
La Lega baluardo della sicurezza, dicono: ma chi si ricorda che negli anni in cui governava a Milano la ndrangheta era entrata all'Ortomercato?
E poi, come si concilia la lotta alla mafia con l'appoggio a B. e al suo braccio destro Dell'Utri?
Il
tradimento del nord di Filippo Astone.
La scheda sul sito di Longanesi editore.
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