03 novembre 2013

Il falso mito dell'eccellenza lombarda


Un libro che consiglio a tutti i padanos che ancora credono di vivere nella regione dell'eccellenza: “La disfatta del nord” di Filippo Astone (Longanesi) parla della crisi del paese e in particolare di quella de nord, puntando il dito su un aspetto forse trascurato.
Il nord e l'Italia sono stati abbandonati e traditi proprio dalle classi dirigenti e politiche del nord stesso, che hanno governato quasi ininterrottamente negli ultimi 20 anni.

Dal governo Berlusconi del ghe pensi mi (e alla fine ha pensato solo a se stesso) al governo tecnico del tecnico Monti, capace solo di migliorare leggermente la percezione del paese all'estero dopo i festini a base di bunga bunga del predecessore. Per il resto Monti ha lasciato il paese peggio di come l'ha trovato.


Nell'attesa di finire la lettura, mi voglio concentrare su un capitolo importante, dove si sfata il mito dell'eccellenza lombarda: il mantra ripetuto a favore di telecamere dal senatore Formigoni non ha alcun fondamento di verità.
Se ci sono cose che funzionano in Lombardia non è per merito del celeste né di Comunione e Liberazione (né di giunta e assessori).

Scrive Astone: 
Se la Regione Lombardia fosse un’azienda avrebbe fatto una brutta fine da molto tempo.

spende tanto e male, spreca volentieri, fa pagare cari i suoi servizi, non fornisce rendiconti esaurienti delle sue attività,
[..] Nei diciassette anni di governo formigonian-ciellin-leghista, l’ente politico regionale è stato assai abile nell’appropriarsi del mito dell’eccellenza lombarda,

[..] La propaganda del buongoverno e dell’eccellenza è stata usata anche per coprire le cose più orrende. Come l’arresto per voto di scambio e legami con la ’ndrangheta dell’assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti”.
E continua :

Quella sperimentata a Palazzo Lombardia è una modalità di gestione che dalla Lombardia

sta dilagando in settori chiave dell’intero Paese, [..] si chiama sussidiarietà, nei fatti una spartizione privata di soldi pubblici, a danno dei più deboli”.

Come possiamo parlare di eccellenza e di buongoverno del territorio, dopo lo scandalo Zambetti? Un assessore che si doveva occupare della casa e che aveva comprato i voti dalla ndrangheta. Che aveva dato un posto di lavoro alla figlia del boss.
Come possiamo parlare di eccellenza dopo che le inchieste hanno raccontato le preoccupanti vicinanze di assessori (come Ponzoni) con uomini delle cosche?

Come possiamo parlare di eccellenza dopo lo scandalo delle mancate bonifiche del quartiere Santa Giulia, e “le malversazioni di Giuseppe Grossi, l’imprenditore delle bonifiche vicino a Cl e alla famiglia dell’ex assessore Giancarlo Abelli”?


In quel quartiere è stato chiuso anche l'asilo, per evitare che i bambini potessero ammalarsi: “secondo una perizia ordinata dalla procura, solo metà del materiale tossico che Grossi ha dichiarato di aver bonificato sarebbe stato davvero rimosso”.

Si dice che la Lombardia abbia meno dipendenti pubblici delle altre regioni (e dunque costi meno al cittadino): “il conto dei tremila dipendenti della Regione Lombardia non comprende i dipendenti delle 69 società controllate o partecipate, come, ad esempio, i seicento impiegati e dirigenti di Lombardia Informatica” (società dirette da persone di CL).

Dice Giulio Cavalli, consigliere regionale Sel: “Ai politici bastava intestarsi l’eccellenza lombarda o nordica per diventare automaticamente credibili. Lo hanno fatto Berlusconi, Bossi e Formigoni. L’ultimo è stato il più bravo nella propaganda, nell’intestarsi l’eccellenza lombarda”.

Anche Cavalli riconosce come l’eccellenza lombarda esista da ben prima di Formigoni. “Col fiume di soldi che è stato investito è cosa logica che la sanità funzioni bene”.

E poi il capitolo sanità: la sanità in Lombardia funziona grazie ai tanti soldi pubblici che vengono pompati dentro questo sistema. Grazie al fatto che la Lombardia è una regione ricca e che dunque può investire molto per le cure dei suoi cittadini, dove la sanità funzionava bene anche prima di Formigoni. 
Dal 1997, pubblico e privato accreditato lavorano allo stesso livello, in una gara truccata però. Il privato prende i rimborsi sulle prestazioni effettuate ai pazienti. Il rimborso è calcolato col meccanismo dei DRG (gruppi omogenei di diagnosi): i più remunerativi sono guarda caso presi dai privati (nel settore dell'ortopedia e della ginecologia). 
Come funziona? “un cittadino ha bisogno di un intervento, che viene classificato in un Drg dal quale dipende la quantità di soldi che viene rimborsata. La struttura privata guadagna se riesce a far costare l’intervento meno del Drg.”

Dopo l'introduzione della legge del 1997 “si assiste gradualmente a due tendenze opposte: gli interventi chirurgici aumentano e parallelamente gli interventi medici (assai meno remunerativi) calano.

In quel periodo gli ospedali pubblici diminuiscono gli interventi, mentre le strutture private li aumentano del 51,6% e ottengono l’accreditamento del 51,4% di tutti i loro posti letto”.

È questa l'eccellenza lombarda?

Commenta l'autore che il “principale difetto del meccanismo dell’accreditamento e del finanziamento in base ai Drg è che esso incentiva le strutture private a produrre quantitativamente di più e ad aggiudicarsi il maggior numero di Drg più remunerativi. [..]

gli interventi chirurgici più gettonati sono quelli di cardiochirurgia e di ortopedia, i Drg più ricchi”.

È eccellenza anche non avere controlli sui rimborsi (che sono soldi pubblici)? Vi ricordate il caso Santa Rita? Gli interventi effettuati solo per prendere il rimborso. Ci sono state cinque morti che hanno portato alla condanna del primario Brega Masone. C'è ancora eccellenza in Lombardia?

La «legge Daccò»:

“La legge in realtà è la n. 34 del 28 dicembre 2007 finalizzata a concedere fondi ai privati per migliorare le strutture di assistenza sanitaria”. 

Si tratta solo dei privati non profit: “la legge è insomma, è esplicitamente pensata per il privato non profit, che in Lombardia equivale a dire solo Fondazione San Raffaele e Fondazione Maugeri” [..]
la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor e la Maugeri, che grazie alla legge Daccò hanno ricevuto 84 milioni di euro extrabilancio tra il 2008 e il 2010”.

L'inganno è che “essere privati non profit vuol dire solo non distribuire gli utili agli azionisti. Ma nel mondo sanitario vuol dire anche non avere l’obbligo di presentare bilanci pubblici e certificati” e ciò “esenta ancor di più Roberto Formigoni, gli assessori regionali e i funzionari coinvolti da qualunque tipo di responsabilità civile e penale”.

Si dice anche che la sanità in Lombardia costi meno: falso anche questo. In Lombardia si paga la sanità più cara.
Lo sapevate che “in Lombardia si paga il ticket più elevato d’Italia: 3,06 euro medi per ogni ricetta contro l’1,77 del Piemonte, o l’1,38 dell’Emilia Romagna”?

Il costo dei ticket è aumentato negli anni: “se nel 2007 i lombardi avevano pagato 142 milioni di euro di ticket, nel 2011 ne hanno pagati 237”.

E dunque non è merito della giunta formigoniana se la sanità funziona (ma non è efficiente): “è solo grazie ai continui prelievi dal portafoglio dei suoi cittadini, e non per la presunta efficienza dell’amministrazione, che la Lombardia si colloca tra le regioni cosiddette «virtuose»
[..] Il prezzo della sanità lombarda consiste anche nell’addizionale regionale Irpef pari all’1,4%, applicata a tutti i cittadini che superano i 31.000 euro di reddito”.

Il commento finale dell'economista Marco Vitale: 
«Oggi, negli ospedali e nelle cliniche della regione più ricca d’Italia, se non sei di Cl non vai da nessuna parte. Nemmeno negli anni del fascismo il possesso di una tessera era così importante».

Lombardia come la Calabria:
«Comunione e liberazione applica metodi sostanzialmente mafiosi. Il modello della sanità lombarda sottomessa a Cl è analogo a quello della sanità calabrese.
Certo, in Lombardia c’è l’indubbia eccellenza di alcuni ospedali, ma si spiega con gli ingenti investimenti e con una tradizione storica che con Formigoni c’entrano poco».
Infine:
«Formigoni non ha alcun merito in questo. Anzi, ha contribuito a peggiorare lo stato delle cose, inserendovi sprechi e clientelismo, e chiudendo le carriere a coloro che non appartengono a Comunione e liberazione».

La disfatta del nord di Filippo Astone (Longanesi): i link per ordinarlo su Amazon e Ibs.

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