Un libro che consiglio a tutti i padanos che ancora credono di vivere nella regione dell'eccellenza: “La disfatta del nord” di Filippo Astone (Longanesi) parla della crisi del paese e in particolare di quella de nord, puntando il dito su un aspetto forse trascurato.
Il nord e l'Italia sono stati abbandonati e traditi proprio dalle
classi dirigenti e politiche del nord stesso, che hanno governato
quasi ininterrottamente negli ultimi 20 anni.
Dal governo Berlusconi del ghe pensi mi (e alla fine ha pensato
solo a se stesso) al governo tecnico del tecnico Monti, capace solo
di migliorare leggermente la percezione del paese all'estero dopo i
festini a base di bunga bunga del predecessore. Per il resto Monti ha
lasciato il paese peggio di come l'ha trovato.
Nell'attesa di
finire la lettura, mi voglio concentrare su un capitolo importante,
dove si sfata il mito dell'eccellenza lombarda: il mantra ripetuto a
favore di telecamere dal senatore Formigoni non ha alcun fondamento
di verità.
Se ci sono cose che funzionano in Lombardia non è per
merito del celeste né di Comunione e Liberazione (né di giunta e
assessori).
Scrive Astone:
“Se la
Regione Lombardia fosse un’azienda avrebbe fatto una brutta fine da
molto tempo.
spende tanto e male, spreca volentieri, fa pagare
cari i suoi servizi, non fornisce rendiconti esaurienti delle sue
attività,
[..] Nei diciassette anni di governo
formigonian-ciellin-leghista, l’ente politico regionale è stato
assai abile nell’appropriarsi del mito dell’eccellenza lombarda,
[..] La propaganda del buongoverno e
dell’eccellenza è stata usata anche per coprire le cose più
orrende. Come l’arresto per voto di scambio e legami con la
’ndrangheta dell’assessore regionale alla Casa Domenico
Zambetti”.
E
continua :
“Quella sperimentata a Palazzo Lombardia è una
modalità di gestione che dalla Lombardia
sta dilagando in settori chiave dell’intero
Paese, [..] si chiama sussidiarietà, nei fatti una spartizione
privata di soldi pubblici, a danno dei più deboli”.
Come
possiamo parlare di eccellenza e di buongoverno del territorio, dopo
lo scandalo Zambetti? Un assessore che si doveva occupare
della casa e che aveva comprato i voti dalla ndrangheta. Che aveva
dato un posto di lavoro alla figlia del boss.
Come possiamo
parlare di eccellenza dopo che le inchieste hanno raccontato le
preoccupanti vicinanze di assessori (come Ponzoni) con uomini delle
cosche?
Come possiamo parlare di eccellenza dopo lo scandalo
delle mancate bonifiche del quartiere Santa Giulia, e “le
malversazioni di Giuseppe Grossi, l’imprenditore delle bonifiche
vicino a Cl e alla famiglia dell’ex assessore Giancarlo Abelli”?
In quel quartiere è stato chiuso anche l'asilo, per evitare che i
bambini potessero ammalarsi: “secondo una perizia ordinata dalla
procura, solo metà del materiale tossico che Grossi ha dichiarato di
aver bonificato sarebbe stato davvero rimosso”.
Si dice che
la Lombardia abbia meno dipendenti pubblici delle altre regioni (e
dunque costi meno al cittadino): “il conto dei tremila dipendenti
della Regione Lombardia non comprende i dipendenti delle 69 società
controllate o partecipate, come, ad esempio, i seicento impiegati e
dirigenti di Lombardia Informatica” (società dirette da persone
di CL).
Dice Giulio Cavalli, consigliere regionale Sel: “Ai
politici bastava intestarsi l’eccellenza lombarda o nordica per
diventare automaticamente credibili. Lo hanno fatto Berlusconi, Bossi
e Formigoni. L’ultimo è stato il più bravo nella propaganda,
nell’intestarsi l’eccellenza lombarda”.
Anche
Cavalli riconosce come l’eccellenza lombarda esista da ben prima di
Formigoni. “Col fiume di soldi che è stato investito è
cosa logica che la sanità funzioni bene”.
E poi il
capitolo sanità: la sanità in Lombardia funziona grazie ai
tanti soldi pubblici che vengono pompati dentro questo sistema.
Grazie al fatto che la Lombardia è una regione ricca e che dunque
può investire molto per le cure dei suoi cittadini, dove la sanità
funzionava bene anche prima di Formigoni.
Dal 1997, pubblico e
privato accreditato lavorano allo stesso livello, in una gara
truccata però. Il privato prende i rimborsi sulle prestazioni
effettuate ai pazienti. Il rimborso è calcolato col meccanismo dei
DRG (gruppi omogenei di diagnosi): i più remunerativi sono guarda
caso presi dai privati (nel settore dell'ortopedia e della
ginecologia).
Come funziona? “un cittadino ha bisogno di un
intervento, che viene classificato in un Drg dal quale dipende la
quantità di soldi che viene rimborsata. La struttura privata
guadagna se riesce a far costare l’intervento meno del Drg.”
Dopo
l'introduzione della legge del 1997 “si assiste gradualmente a
due tendenze opposte: gli interventi chirurgici aumentano e
parallelamente gli interventi medici (assai meno remunerativi)
calano.
In quel periodo gli ospedali pubblici diminuiscono gli
interventi, mentre le strutture private li aumentano del 51,6% e
ottengono l’accreditamento del 51,4% di tutti i loro posti
letto”.
È questa
l'eccellenza lombarda?
Commenta l'autore che il “principale
difetto del meccanismo dell’accreditamento e del finanziamento in
base ai Drg è che esso incentiva le strutture private a produrre
quantitativamente di più e ad aggiudicarsi il maggior numero di Drg
più remunerativi. [..]
gli interventi chirurgici più gettonati sono quelli di
cardiochirurgia e di ortopedia, i Drg più ricchi”.
È
eccellenza anche non avere controlli sui rimborsi (che sono soldi
pubblici)? Vi ricordate il caso Santa Rita? Gli interventi
effettuati solo per prendere il rimborso. Ci sono state cinque morti
che hanno portato alla condanna del primario Brega Masone. C'è
ancora eccellenza in Lombardia?
La «legge Daccò»:
“La legge in realtà è la n. 34 del 28 dicembre 2007 finalizzata a concedere fondi ai privati per migliorare le strutture di assistenza sanitaria”.
Si tratta solo dei privati non
profit: “la legge è insomma, è esplicitamente pensata per il
privato non profit, che in Lombardia equivale a dire solo Fondazione
San Raffaele e Fondazione Maugeri” [..]
la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor e la Maugeri, che
grazie alla legge Daccò hanno ricevuto 84 milioni di euro
extrabilancio tra il 2008 e il 2010”.
L'inganno è che “essere privati non profit vuol dire solo non
distribuire gli utili agli azionisti. Ma nel mondo sanitario vuol
dire anche non avere l’obbligo di presentare bilanci pubblici e
certificati” e ciò “esenta
ancor di più Roberto Formigoni, gli assessori regionali e i
funzionari coinvolti da qualunque tipo di responsabilità civile e
penale”.
Si dice anche che la sanità in Lombardia costi meno:
falso anche questo. In Lombardia si paga la sanità più cara.
Lo
sapevate che “in Lombardia si paga il ticket più elevato d’Italia:
3,06 euro medi per ogni ricetta contro l’1,77 del Piemonte, o
l’1,38 dell’Emilia Romagna”?
Il costo dei ticket è
aumentato negli anni: “se nel 2007 i lombardi avevano pagato 142
milioni di euro di ticket, nel 2011 ne hanno pagati 237”.
E
dunque non è merito della giunta formigoniana se la sanità funziona
(ma non è efficiente): “è
solo grazie ai continui prelievi dal portafoglio dei suoi cittadini,
e non per la presunta efficienza dell’amministrazione, che la
Lombardia si colloca tra le regioni cosiddette «virtuose»
[..] Il prezzo della
sanità lombarda consiste anche nell’addizionale regionale Irpef
pari all’1,4%, applicata a tutti i cittadini che superano i 31.000
euro di reddito”.
Il
commento finale dell'economista Marco Vitale:
«Oggi,
negli ospedali e nelle cliniche della regione più ricca d’Italia,
se non sei di Cl non vai da nessuna parte. Nemmeno negli anni del
fascismo il possesso di una tessera era così importante».
Lombardia
come la Calabria:
«Comunione e liberazione
applica metodi sostanzialmente mafiosi. Il modello della sanità
lombarda sottomessa a Cl è analogo a quello della sanità calabrese.
Certo, in Lombardia c’è
l’indubbia eccellenza di alcuni ospedali, ma si spiega con gli
ingenti investimenti e con una tradizione storica che con Formigoni
c’entrano poco».
Infine:
«Formigoni non ha alcun
merito in questo. Anzi, ha contribuito a peggiorare lo stato delle
cose, inserendovi sprechi e clientelismo, e chiudendo le carriere a
coloro che non appartengono a Comunione e liberazione».
La disfatta del nord di Filippo Astone (Longanesi): i link per ordinarlo su Amazon e Ibs.
Sempre in tema:
- A Milano comanda la ndrangheta, Caruso e Carlucci
- Le mani sulla città, Barbacetto e Milosa
- La lobby di Dio, di Ferruccio Pinotti
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