Non voglio qui prendere le difese di Grillo o giustificarne gli eccessi (contro Letta e l'esecutivo), ma la domanda di fondo delle sue uscite rimane.
Non possiamo ridiscutere gli accordi europei, il fiscal compact, il pareggio di bilancio e i vincoli di bilancio (il famoso 3%). Non si può ridiscutere l'euro e nemmeno pensare ad un euro a due velocità, che separi paesi del nord da quelli del sud. Tanto meno possiamo metterci a discutere la politica della Germania, la sua austerity, il suo voler tener basso il costo del lavoro per favorire il suo export.
Ma allora cosa facciamo? Se non possiamo investire in spesa pubblica (se non nelle grandi opere, per i programmi di acquisto delle armi o nelle missioni militari) cosa intende fare il governo Letta?
Andiamo avanti con questa manovrina, in attesa di tempi migliori (l'abbassamento dello spread, la luce in fondo al tunnel)?
Come intende muoversi questo governo per i grandi casi come Alitalia o Telecom (e gli esuberi che ne deriveranno), e per le altre centinaia di situazioni di crisi?
Ho l'impressione che queste larghe intese, quelle che non hanno alternativa, siano una prosecuzione delle vecchie politiche fallimentari, sotto altre vesti. Ovvero queste persone si sono nascoste dietro le spalle del governo di necessità (e delle richieste dell'Europa che interessano loro), per andare avanti.
L'Imu cambia nome, ma rimane come tassa sulla casa (e, come ha chiesto Brunetta, rimane anche come importo che lo stato andrà ad incassare).
Le grandi riforme sono lì tutte in attesa.
Della legge elettorale se ne parla solo.
E dunque, come vogliamo muoverci da questa situazione? Come tuteliamo gli interessi degli italiani (se questa politica europea dell'austerità sta fallendo i suoi obiettivi)?
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