Erano doversi gli argomenti che ha affrontato la puntata di ieri di Report (oltre all'interessante inchiesta sul monopolio dei semi da parte delle sei sorelle della chimica agroalimentare): storie di cattiva amministrazione che dovrebbero entrare nell'agenda politica per indicare come non vanno fatte le cose.
L'inchiesta di Giorgio Mottola “Patrimonio svendesi” ha raccontato di un un signore veneto che ha messo su una associazione Italia Russia per agevolare le vendita di casali, ville ai ricchi signori dalla Russia. Vendere, ma sarebbe meglio dire svendere: lo ammette anche Paolo Bellini (nel passato candidato sindaco di Forza Italia), oggi siamo in crisi e dobbiamo puntare a limitare le perdite.
E così dobbiamo svendere ai russi, o agli arabi il porto di Pisa che stiamo pure risanando a spese nostre. Un convento del 1100. Dei casali sul Chianti, sulle dolci colline del Chianti se ne sta occupando un immobiliarista inglese: se vi interessa qui un casolare viene via a 2 milioni di euro. All'estero stanno cercando degli affari: casolari messi in vendita da italiani che hanno proprio bisogno di soldi.
E gli italiani? L'importante è che portino i soldi.
Anche se arrivano dagli oligarchi russi o dai ricchi industriali cinesi: arriveremo a bere Chianti made in Cina?
Per il momento le vigne rimangono in Italia: ma domani? Chi ci garantisce che non perderemo anche l'industria vinicola?
Dove sono i ricchi italiani? Al riparo, perché qui da noi non piace forse mettersi troppo in mostra. Metti che arriva la finanza ..
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Non so a voi, ma a me non da fastidio che il convento del 1200 o il porto o le colline del Chianti finiscano nelle mani cinesi o russe. Quello che mi dispiace è che non ci sia l’italiano. Perché un conto è la grande azienda dove quello che serve è farla funzionare, mantenere l’occupazione, un’altra cosa è il patrimonio storico, il nostro terreno più pregiato, il nostro bene ultimo. Ci mancano forse i capitali? Non credo ma non rientrano in Italia perché nessun vuol far vedere che è ricco, e questa è la misura del nostro impoverimento.
La storia della cave di marmo, raccontata da Bernardo Iovene, ha dell'incredibile: ci sono imprese di estrazione del marmo si appellano ad una legge del 1751, dei tempi di Maria Teresa, i famosi “beni estimati”, che concederebbe loro la proprietà delle cave in quanto estrattori.
Qualcuno dovrebbe avvisare il sindaco di Carrara e qualcuno in regione Toscana che siamo nel 2013 e che c'è la democrazia.
Che certi privilegi non ce li possiamo permettere: per estrarre l'oro bianco dalle montagne di Carrara, sventrate per sempre, pagano pure una cifra ridicola, 15 euro per un marmo che viene poi rivenduto a 4000 euro.
Non è un caso che la provincia di Carrara sia una delle più povere della Toscana e la più indebitata. Qui la ricchezza viene presa e mandata in Cina, non c'è più in loco un'azienda che si occupa del taglio e della lavorazione del marmo (che darebbe un valore aggiunto).
Il sindaco ha aperto un tavolo in regione per capire come superare la legge del 1700, per arrivare ad un sistema di concessioni con tanto di gare pubbliche (come succede nel resto del mondo).
C'è pure una inchiesta della procura, che sospetta che ci sia stata una sottofatturazione da parte delle imprese di estrazione (che non solo pagano poco, ma non pagherebbero nemmeno tutte le tonnellate estratte) verso il comune.
Il sindaco DS del 1994 aveva cercato di cambiare le regole: aveva imposto il meccanismo delle concessioni spazzando via il diritto di proprietà di Maria Teresa.
Ma poi il suo partito non l'ha confermata e il nuovo sindaco è tornato indietro. Al 1751.
MILENA GABANELLI IN STUDIOIl gioiellino svuotato (“Taglia e cuci” di Emilio Casalini): la ITTIERRE era un gioiellino nel settore tessile, produceva capi per grandi marchi. È andata in crisi ed è stata commissariata dal ministro Scajola: dei tre commissari, uno lavora nello stesso studio del deputato PDL Bruno. Tutti i tre hanno preso lauti guadagni per il loro lavoro.
Ma ai caduti nelle cave è stato dedicato un monumento. Ora, è possibile che da anni regione e comune sono lì a discutere se il mondo è cambiato o no dal 1751? Ed è possibile che al Comune vengono pagati 13 euro blocchi di marmo che vengono venduti a 4000! In tutta questa storia chi ha avuto un po’ di coraggio è stata una donna sindaco, che nel 1994 aveva abolito tutte le rendite di Maria Teresa. Ma poi il suo partito, l’allora ds, non l’ha ricandidata, e il suo regolamento praticamente è stato abolito. Intanto 8 imprenditori sono indagati perché avrebbero sotto fatturato vendendo a cinesi e indiani, cioè avrebbero venduto una parte in contanti per evadere il fisco italiano e i dazi stranieri.
L'azienda è stata data ad un nuovo imprenditore, Bianchi: ma ora si devono riportare i libri in tribunale. Nel frattempo si scopre che i marchi più importanti sono stati venduti. Che la regione Molise ci rimetterà due volte, perché l'ex governatore Iorio (PDL) aveva garantito per la fideiussione presentata dal nuovo proprietario.
La regione Molise ora vuole vederci chiaro: sia sulla gestione dei commissari che sulla nuova gestione:
MASSIMILIANO SCARABEO – ASS. POLITICHE SVILUPPO ECON. REGIONE MOLISERischiamo di perdere un'azienda che potrebbe funzionare, di perdere delle competenze delle persone che hanno cucito abiti (che poi possono solo vedere nelle vetrine) di mandare in crisi un intero territorio (perché dietro queste persone ci sono le loro famiglie).
Io ho ricevuto nel caso specifico sia 30 che il 31 delle segnalazioni da parte di un membro del consiglio di amministrazione dove, nel caso specifico, mi segnalava la sottrazione di 200mila capi dal magazzino Ittierre.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Denuncia che si aggiunge alle indagini della Guardia di Finanza che a settembre ha indagato Bianchi con l’ipotesi di reato di truffa e contraffazione.
ANTONIO BIANCHI – PROPRIETARIO ITTIERRE
Non si tratta assolutamente né di truffa, che è una parola assurda, né di contraffazione. Contraffazione quando lei produce un capo e non può produrlo. Io ho prodotto capi sotto licenza.
EMILIO CASALINI
Però c'è una denuncia da parte di Ferrè, della maison cioè di Parigi.
ANTONIO BIANCHI – PROPRIETARIO ITTIERRE
Assolutamente no!
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
A noi invece risulta che le denunce siano addirittura due: quella di Scervino e quella di Ferrè che accusano la Ittierre di aver fatto cassa producendo e commercializzando capi con il loro marchio, ma non autorizzati.
[..]EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Uno dei primi atti dei commissari è quello di vendere i marchi di cui era proprietaria la Ittierre holding. Tra cui quello più prestigioso, Ferrè, alla famiglia Sankàri.
ENNIO MAZZOCCO – AVVOCATO DIPENDENTI ITTIERRE
Si è andata a separare quello che è il processo produttivo da marchi di fabbrica e prodotti, che invece avrebbero portato un beneficio allo sviluppo complessivo dell'attività imprenditoriale.
EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Ma i commissari hanno anche trasferito le licenze per il commercio in Cina e in estremo oriente dei prodotti a marchio Ferré e si tratterebbe di una svendita, ma a chi?
[..]EMILIO CASALINI FUORI CAMPO
Al Ministero dello Sviluppo economico dovevano esser convinti che i commissari hanno operato bene e gli hanno riconosciuto quattro milioni di euro di compenso.
Complessivamente la loro gestione, tra compensi e consulenze è costata più della vendita, da 380 milioni di euro, della Tirrenia e della Siremar. Ed uno degli atti più importanti è stato quello di vendere l’Ittierre alla Albisetti di Bianchi, che se la porta a casa grazie ad una fidejussione da 12 milioni di euro concessa dall’allora governatore Michele Iorio. E visto che il 31 ottobre Bianchi non ha pagato la rata, adesso tocca alla Regione sganciare i soldi dovuti.
Tutto regolare?
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