16 novembre 2013

La fine (politica) di Vendola

Alla fine se ne sarà anche reso conto, di quello che ha fatto: hachiesto scusa per aver riso di un giornalista cui il portavoce dei Riva aveva strappato il microfono. Quell'Archinà che era stato anche ripreso mentre distribuiva mazzette (così ritengono almeno i magistrati che ne hanno chiesto l'arresto).


La domanda scomoda che il giornalista non doveva permettersi di fare riguardava i morti di tumore a Taranto, quei pochi casi che secondo Riva jr erano una “minchiata”.

L'intercettazione pubblicata dal Fatto Q. è un altro caso dove non c'è nulla di penalmente rilevante (come in quelle della Cancellieri per esempio). Ma che sono importanti per il contesto che raccontano (e dunque è corretto che i giornalisti le pubblichino): un contesto di vicinanza ed amicizia con i Riva e con il loro portavoce (che si sapeva chi fosse a Taranto). Non rideva dei tumori, ci mancherebbe. Rideva dell'atteggiamento del capo, del potente di turno, che si prendeva gioco di un giornalista che voleva parlare di un argomento drammatico. L'avvelenamento di una città.



Il resto sono chiacchiere. Forse che Vendola non sapeva cosa facessero i Riva? Come non si era reso conto chi fosse Tedesco? Di chi fosse Don Verzè (che stava per aprire un suo ospedale privato che avrebbe portato alla chiusura di due ospedali pubblici)?


Quello del Fatto non è sciacallaggio: altrimenti lo sarebbe anche quello di Repubblica che ha pubblicato le intercettazioni Ligresti Cancellieri, proprio su Repubblica Vendola ha voluto difendersi con una intervista.
E ora, come si difenderà il governatore? Con le querele contro un giornale, come un politico qualunque? Ma allora è tutto vero che sono tutti uguali. Che parlano e parlano, ma alla fine, destra o sinistra, sono tutti pappa e ciccia col “padrone”.



Capite quanto fa male alla politica e alla sinistra tutto questo?

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