25 novembre 2013

Report - il caso Shalabayeva

La rendition di Alma Shalabayeva è una brutta vicenda di potere e petrolio: di questa si occuperà l'inchiesta di Paolo Mondani per Report "Kazaki all'interno" (con la collaborazione di di Chiara Avesani).
Di perdita di sovranità nazionale nascosta dietro una ragione di stato, usata a sproposito per nascondere al cittadino "ingenuo" un pezzo di verità.
Un ministro che non sapeva niente di quanto i suoi prefetti facevano all'interno del ministero, assieme all'ambasciatore Kazako.
Uno scandalo diplomatico che ha fatto il giro del mondo ma che, al solito, non ha causato alcuno strascico nel ministero (se non la testa del prefetto Procaccini, che ha pagato per tutti): come se fosse normale che, in una democrazia, una persona venga espulsa dopo un blitz della polizia, con una accusa (il passaporto falso) che poi la magistratura ha fatto cadere.

Tutti sanno dell'amicizia tra il premier Kazako, Nursultan, e l'ex presidente del Consiglio Berlusconi. Così come della sua amicizia col premier Putin, degli accordi tra Eni e Gazprom (take or pay) molto vantaggiosi per i russi.
Ci piacerebbe ora sapere come tutto questo sia potuto accadere senza dover aspettare, come in altri casi, che intervenga la magistratura. 


La scheda della puntata:

Alma Shalabayeva - moglie di Mukhtar Ablyazov, ricco banchiere e dissidente kazaco – è stata espulsa dall'Italia lo scorso 31 maggio insieme alla figlia Alua, di soli sei anni. La vicenda ha fatto il giro del mondo e il nostro paese è finito al centro di uno scandalo diplomatico senza precedenti.

Alma Shalabayeva viene espulsa perché in possesso di un passaporto reputato falso, ma il 5 luglio scorso il Tribunale di Roma ha stabilito che quel passaporto era autentico e il 12 luglio il governo italiano ha deciso di annullare il decreto di espulsione.

L'operazione di polizia del 29 maggio è partita a seguito dell'intervento dell'ambasciatore del Kazakistan a Roma. Nella ricostruzione ufficiale, l'ambasciatore ha parlato direttamente con il prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministro dell'Interno Angelino Alfano, e nella vicenda sono stati coinvolti i prefetti Alessandro Valeri e Francesco Cirillo.

Unico a pagare: il prefetto Procaccini. Mentre il ministro Alfano ha negato di essere mai stato informato dai suoi sottoposti. E da poche settimane, la Procura di Roma ha indagato tre diplomatici kazaki, tra cui l'ambasciatore Yelemessov, per sequestro di persona aggravato.

Appurato che l'espulsione della Shalabayeva e della figlia è stato un errore, resta da chiedersi come è stato possibile commetterlo. Possibile che il ministro dell'Interno Alfano non sapesse nulla della vicenda? Cosa ha spinto il ministero dell'Interno a offrire una così solerte collaborazione all'ambasciata kazaka? I nostri servizi segreti hanno avuto parte nell'espulsione? Nella puntata di Report in onda il prossimo 25 novembre cercheremo di chiarire questi e altri misteri.


L'anteprima su Reportime:



 La vicenda di Alma Shalabayeva e di sua figlia lascia senza risposta ancora molte domande. La ragione di Stato vorrebbe che di fronte a un interesse superiore, quello dello Stato appunto, si possa sacrificare una parte della verità.

Ma qui siamo di fronte ad un caso in cui i diritti di una madre e di sua figlia sono stati sacrificati per permettere al governo kazako di tenere sotto ricatto l’oppositore numero uno del presidente Nursultan Nazarbayev: Mukhtar Ablyazov, che ha a disposizione molte informazioni sulla presunta corruzione del governo kazako nella gestione delle relazioni economiche, in particolare con le compagnie petrolifere di tutto il mondo. Siamo cioè di fronte a un ricatto in piena regola esercitato da un governo straniero sul nostro.

Aver espulso la signora Shalabayeva per poi essere costretti, il 12 luglio scorso, a ritirare rocambolescamente quella espulsione , dichiarandola illegittima, ha esposto il nostro paese a una delle peggiori figure diplomatiche della sua storia.

Perché il nostro ministero dell’Interno, tra il 28 e il 31 maggio scorsi, con un’azione lampo ha prelevato una donna e sua figlia, le ha dichiarate clandestine, sulla base di documenti che provavano l’esatto contrario, e poi le ha espulse, subendo gli ordini che provenivano dall’ambasciata kazaka di Roma?

Oggi, Alma Shalabayeva è agli arresti domiciliari in Kazakistan, un paese che tutte le organizzazioni dei diritti umani del mondo definiscono una dittatura di fatto. I nostri interessi in campo petrolifero possono veder sacrificati i diritti di una donna senza pendenze penali e di una bambina di sei anni?


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