22 gennaio 2014

La costola di Adamo di Antonio Manzini

Incipit
Erano giorni di marzo, giorni che regalano sprazzi di sole e promesse della primavera che verrà. Raggi ancora tiepidi, magari fugaci, che però colorano il mondo e aprono alla speranza. Ma non ad Aosta.
Il vicequestore Rocco Schiavone è tornato e in questa sua seconda inchiesta in val d'Aosta, scopriamo qualcosa di più su di lui.

Come le ragioni della sua cacciata da Roma, la sua città, sei mesi prima: è stato un trasferimento punitivo, dopo che aveva “corcato” a botte Giorgio Borghetti Ansaldo, figlio di un sottosegretario, colpevole di aver violentato delle ragazzine e di essere sfuggito alle maglie della giustizia italiana. Grazie alle pressioni del potente genitore.

Lo sappiamo, avendo letto il suo primo romanzo (e se non l'avete fatto, vi consiglio di leggerlo Pista nera – Sellerio editore), che Schiavone è un poliziotto “sporco”, uno che interpreta la legge a modo suo. Con doversi vizi, come quello di girare per la fredda e nevosa Aosta con le sue clark. Non proprio le scarpe ideali quando piove o nevica:
«Merda» aveva biascicato. Anche quel venerdì cielo chiuso come il coperchio di una pentola a pressione, marciapiede bianco di neve e indigeni che camminavano frettolosi coperti di sciarpe e cappelli.
Il rito dello spinello calmante, alla mattina al chiuso del suo ufficio.
Gli mancavano altri due passaggi fondamentali prima di cominciare la giornata. Andare al bar in piazza a fare colazione e infine sedersi alla scrivania e rollarsi il suo spinello mattutino.
Il vizio di associare al volto delle persone con cui si imbatte per lavoro ad un animale. Un koala, un pesce degli abissi oceanici, una faina, un cane da punta:
Phascolarctos cinereus. Comunemente detto koala. A quell’orsetto australiano assomigliava Patrizio Baudo, ed era stato il primo pensiero di Rocco quando quello era entrato nella stanza
Ci sono aspetti della sua vita che conosciamo ancora poco: come la morte della sua amata moglie, Marina, nel lontano 7 luglio 2007. Una vita fa: una vita che si è troncata in modo doloroso, lasciando dentro Rocco una ferita che ancora non si è rimarginata.


Ma torniamo al poliziotto Rocco Schiavone, vicequestore della mobile di Aosta: in questa seconda inchiesta deve indagare sulla morte di Ester Baudo, trovata dalla sua cameriera impiccata nel buio della sua camera.
Un suicidio? No, il fiuto di Rocco, che comunque rimane un poliziotto con delle capacità di intuito eccezionali, lo porta a scoprire che quello è in realtà un omicidio mascherato (un po' male) da suicidio:
Il vicequestore sorrise nel pensare alla somiglianza che sentiva fra lui e quel cane da punta. Passare la vita a individuare un odore fuori luogo, una nota stonata e darsi da fare a capire il perché.
Chi è l'assassino? E perché? C'era qualcosa che non funzionava nella vita di Ester Baudo?

Posso darvi un solo indizio: c'entrano qualcosa le parole del titolo. Eva, creata da Dio dalla costola di Adamo.
Allora l’eterno Iddio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che s’addormentò. E prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d’essa. E l’Eterno Iddio, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo.
E anche la frase di apertura del libro, una citazione dell'attrice Jane Fonda

Un uomo ha molte stagioni mentre una donna ha solo diritto alla primavera”.

Anche questo libro, come nel precedente, si alternano le pagine legate all'indagine in corso di Schiavone e dei suoi uomini, con le pagine sulla vita privata dell'uomo: il vuoto lasciato dalla moglie, il senso di colpa per la sua morte (un altro aspetto del suo passato che rimane oscuro):
Marina non era tornata e loro il perdono non gliel’avevano mai concesso. Non che lui se lo meritasse, lo sapeva, la colpa era solo e soltanto sua.
Il senso di sporco che ogni caso lasciava sulla sua pelle, perché per arrestare il colpevole doveva prima comprenderne le ragioni e immergersi nella sua sporcizia:
Solo che per togliersi tutta quella sporcizia, ci impiegava giorni, magari mesi. E gliene rimaneva sempre un po’ attaccata alla pelle.
[..] per immedesimarsi doveva entrare nella testa malata di quella gente, mettersi addosso la loro pelle lurida, mimetizzarsi e scendere laggiù, nelle fogne.
Il non riuscire ad intraprendere un cammino nuovo, nella sua vita e lasciarsi tutto alle spalle.
Un nuovo amore, un futuro con dei nuovi progetti.

Anche se non è detta l'ultima parola:
Rocco si alzò. Lento si incamminò su quella lingua di luce chiara. L’avrebbe seguita, senza pensare, almeno per una volta, dove l’avrebbe portato. A casa, forse.
Il link sul sito di Sellerio.

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