14 ottobre 2014

La passione per il delitto 2014 – incontro con Patrick Fogli e Marco Vichi



Marco Vichi Fantasmi del passato, Guanda (Ibs, Amazon)
Firenze, dicembre 1967. L’Alluvione è passata da poco più di un anno, lasciando a sua memoria una spessa riga nera sui muri dei palazzi, ma la vita in città ha ripreso a scorrere con i ritmi di sempre. Il commissario Bordelli è appesantito dai rimorsi di una faccenda non lontana nel tempo e dal desiderio struggente di una donna che ha perduto. Il ricordo di sua madre, scomparsa ormai da diversi anni, lo avvolge di dolce malinconia. Nel freddo di dicembre, in una villa sulle colline, un uomo molto ricco e benvoluto da tutti viene ucciso con un fioretto, e l’assassino non lascia nessuna traccia. Alle prese con questo difficile caso, Bordelli cercherà di scovare un minimo indizio che possa metterlo sulla buona strada per inchiodare il colpevole, ma nel frattempo si troverà a vivere situazioni del tutto inaspettate...
Io non dovrei essere vivo. Non dovrei parlare. Non dovrei respirare mangiare bere dormire pensare. Io dovrei essere fumo. Emile è nato a Parigi ed è ebreo da chissà quante generazioni. Non ricorda il giorno in cui ha iniziato ad avere paura, ma da quel giorno non ha più smesso. Quando è arrivato ad Auschwitz, nel settembre del 1942, non immaginava che sopravvivere a quell’inferno sarebbe stato peggio che morirci. Alberto ha iniziato una nuova vita. Il suo passato nei servizi segreti è ormai alle spalle, per quanto possa esserlo un’esistenza di quel tipo. Perché lui è il migliore, e qualcuno se n’è accorto, tanto da offrirgli un incarico inatteso: la sorveglianza di un uomo molto anziano e molto ricco la cui vita è in pericolo, e non solo per il cancro che lo sta consumando.
Modera Chiara Beretta Mazzotta (editor e curatrice della rubrica Libri da leggere su radio 105 ).

Prima della presentazione dei due libri, è stato mostrato il cortometraggio“la fuga” realizzato da Mario D'Agostino assieme a Marco Vichi
Un ragazzo fugge nella pioggia, nella notte. Non interessa da cosa scappa. Ma dove deve andare.
Con l'aiuto del vecchio.
Sempre in tema di film, a novembre esce “Neve”, sceneggiato da Patrick Fogli con la regia Di Stefnao Incerti.
La storia di un uomo che va in Abruzzo e vede una macchina che lascia come un sacco una donna. E da lei non si staccherà più.

Fantasmi del passato: abbiamo lasciato il commissario Bordelli a Firenze distrutto da un caso che la colpito dentro, non solo l'alluvione di Firenze del 1966, ma l'alluvione interno.
All'inizio del libro è depresso e malinconico, per il fardello della memoria di quello che ha fatto.
Ci sono i fantasmi in tutti: quelli di Bordelli nascono dal libro precedente “La forza del destino”.
Sono i sensi di colpa nei confronti di Eleonora, che ha pagato per la sua irruenza, per il suo modo di fare giustizia.

Dovrei essere fumo: protagonista è ex militare che si porta addosso la guerra e che per i suoi traumi si nasconde dalla vita.
Era bravo nel suo lavoro e viene cercato da un signore anziano, ricco e ammalato. Ma scoprirà poi che non dovrà fare solo il bodyguard.
Il libro è composto da due storie assieme, il controcanto della storia di Alberto (il militare) è un diario di Emir, un ebreo nato a Parigi negli anni della guerra. Uno dei tanti che ha subito l'orrore dei campi di sterminio ma soprattutto quello di sopravvivere per aver collaborato nei sonderkommando alla strage nei forni crematori.

Perché queste storie che pescano dal passato.
Fogli: L'urgenza narrativa nasce da secoli fa, è una curiosità personale mia. Anni fa avevo visto un documentario di Lantzmann sulla Shoa: aveva recuperato i sopravvissuti dei campi di sterminio e gli faceva raccontare la loro storia, ritornando nei campi. Dove ora al posto dei forni, c'erano solo campi e boschi.
Muller, un sopravvissuto negli anni a Birkenau, aveva detto una frase atroce: “chi vuole vivere è condannato a sperare”. Perché nei campi di sterminio puoi solo sperare che le cose non possano peggiorare.
La storia di Emile l'ho provato a scrivere prima degli esordi, ed è una storia già sentita.
Volevo evitare il pianto facile e volevo raccontare l'orrore nella sua lineare semplicità. Come ha fatto Primo Levi in “Se questo è un uomo”
Emile Riemann è la somma di tante vite di persone vere.
Ma il libro riallaccia passato e anche presente: perché la Shoa non è nata con Hitler e non è finita con la seconda guerra mondiale.

La memoria nei libri di Vichi : i paletti della storia giallista permettono la fruibilità della memoria. Io non riesco a smettere a parlare di storia e della seconda guerra mondiale. Per Marco Vichi è doveroso farlo.
Levi ha raccontato i fatti del campo di sterminio senza metterci la pietà: un atteggiamento scientifico quasi, perché l'orrore ce lo mette il lettore.
Nel suo modo di scrivere gialli, Vichi si è detto ispirato da Durrenmat : il suo commissario è il vero padre di Bordelli.

Altra domanda della moderatrice: il rapporto tra vendetta e giustizia. Oggi si fa oggi confusione tra perdono e giustizia.
Tutti e due i personaggi sono stati segnati dalla guerra e dal passato: come vivono il rapporto con la giustizia?
Fogli: nel libro si parla del senso di colpa dei sopravvissuti, perché come è stato scritto, sopravvivono i peggiori. E Fogli ha voluto dare a ciascuno il proprio ruolo nella storia: come le SS minori che sono state riciclate dai vincitori. E che a fine guerra erano indistinguibili gli uni dagli altri.

Patrick ha poi letto un brano del libro dove si parla del “Punto di vista di Dio”: un aspetto che nasce dalle chiacchierate del protagonista col personaggio anziano che deve proteggere.
Un punto di vista umano che ha a che fare con la crudeltà dell'uomo.

Senso di giustizia e anche senso di colpa per Bordelli, che alla fine paga conto per le sue azioni: pensava di essere il braccio secolare del destino e invece alla fine è il destino gli farà pagare pegno.

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