30 agosto 2015

Il governo fa le pentole ma non i coperchi

Una volta era il diavolo a fare pentole senza coperchi, dunque inutili.
Dobbiamo aggiornare anche i proverbi, ora.
Perché questo è l'unico commento che mi viene rivedendo a posteriori tutte le riforme messe in atto e sbandierate da questo esecutivo che “accelera”, “non si fa bloccare”, “fa le riforme attese da anni”.
E chi critica viene battezzato dalla stampa embedded come ribelli”, “tafazzisti”..

Eccole qua le riforme.
Quella della Buonascuola, partita dall'ingiunzione dell'Europa che ci chiedeva di stabilizzare tutti i precari nella scuola: non è possibile continuare a tenere insegnanti precari, di anno in anno, visto che la scuola ne ha bisogno.
La più grande operazione di assunzioni nella scuola (così la definita il sottosegretario Faraone) si è fermata così a quota 70-80 mila insegnanti, che dovranno ora scegliere tra lavoro e famiglia, visto che i posti sono al nord e molte delle domande arrivano dal sud.
Ma in questo piano sono rimasti fuori gli insegnanti delle suole materne, a carico dei comuni: non potendo richiamare i +36 (i precari con più di 36 mesi di insegnamento alle spalle, lo vieta l'Europa), circa 10000 posti negli asili sono vaganti. Che fare?

La riforma delle province doveva far risparmiare 10 miliardi l'anno, dicevano i giornali anni fa. Mi piacerebbe che qualcuno ora verificasse la cifra. Le provincie, dopo la grande riforma, sono rimaste come enti non elettivi e dove non c'è modo, per il cittadini, di punire o premiare, le amministrazioni.
Le strade sono piene di buche, le scuole sono a pezzi e non sono a norma (per le norme sulla sicurezza)?
Basta non parlarne. Come dei buchi di bilancio di questi enti. Così inutili, dicevano: le regioni potrebbero prenderne le funzioni.

Dalle regioni pescheremo i futuri senatori della Repubblica, se va in porto la seconda riforma costituzionale (quella per cui se realizzata arriva poi la ripresa e il bengodi).
Che farà il Senato? Siamo sicuri che sarà una camera a costo zero (niente stipendi, né diaria..)? Chi controlla che il Senato (e le sue immunità per questi altri non eletti) non diventi poi terra di rifugio per i consiglieri regionali con problemi giudiziari?
E, infine, la domanda più importante: chi controlla poi l'esecutivo che, dopo tutte queste riforme, ha nelle sue mani una grande concentrazione di potere? Non sono domande da poco.

La riforma del lavoro. Nemmeno B. (che pure aveva messo in pausa il paese, dice il rottamatore) era riuscito a picconare così i sindacati, togliere tutte le tutele sul lavoro e prendere così in giro gli italiani.
Sono soddisfazioni.
Via l'articolo 18. Via, di fatto, l'aggettivo indeterminato da tutti i nuovi contratti.
Via al demansionamento dei dipendenti.
Via ai licenziamenti collettivi.
Imprenditori volete assumere? Ecco gli incentivi per tre anni. E nessun controllo se qualcuno fa il furbo (licenzia e poi riassume). Funzionano tanto bene che, se continua così, potrebbe esserci un buco da 2 miliardi. Con questi incentivi si volevano creare 1 milione di posti lavoro (nuovi).
Sui numeri veri, dei posti di lavoro creati da questo governo poi, è in corso una farsa.
Numeri sparati sui giornali senza controllare, numeri usati per giustificare il taglio ai diritti.
L'occupazione non riparte così: mettendo assieme i dati, come ha fatto Marta Fana sul Manifesto, si vede una situazione stabile. Nè migliora né peggiora. Peccato che già prima eravamo messi maluccio ..

Possiamo parlare anche della flessibilità che stiamo chiedendo all'Europa, per avere quei miliardi per poter togliere le tasse sulla prima casa e abbassare quelle sul lavoro (per le imprese).
L'Europa è tirata in ballo anche come alibi per una soluzione al dramma dei profughi che scappano e muoiono da guerre, carestie, fame, disastri.
Oggi Repubblica titola “L'Onu: subito un summit mondiale”.
Perché mentre Sagunto viene espugnata, questi qua sanno fare solo summit, incontri (come quello Merkel Hollande), tavoli. Specie dopo aver visto che i profughi muoiono non nel silenzio delle acque del Mediterraneo. Ma dentro i tir, a pochi km dalle capitali europee.

Ma rimaniamo in Italia. Anche noi abbiamo le nostre piccole grandi tragedie che rimarranno senza risposta: l'Ilva di Taranto, le bonifiche nella terra dei fuochi, la bonifica di Roma dopo mafia capitale, l'Aquila e la sua ricostruzione, il dopo Expo (e le interdittive antimafia, e i conti sugli incassi). Finché si faranno pentole senza coperchi.  

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