La neve danza come bambagia nella luce dei lampioni. Smarrita, non riusciva a decidersi se salire o scendere, e si lasciava guidare dall'insopportabile vento gelido che arrivava dalla vasta oscurità del fiordo di Oslo. Turbinavano insieme ininterrottamente, il vento e la neve, nel buio fra i magazzini della banchina chiusi per la notte. Finché il vento si stancò e mollò la sua dama a ridosso di un muro. In quel punto la neve asciutta si era raccolta a folate intorno alle scarpe dell'uomo a cui avevo appena sparato al petto e al collo.[..] la neve ai suoi piedi mi ricordava un manto regale di porpora e ermellino, come nei disegni del libro di fiabe popolari norvegesi che mi leggeva mia madre. Le piacevano le fiabe e i re. Probabilmente per questo mi ha messo proprio il nome di un re.
Siamo sempre a Oslo e si parla sempre
della criminalità norvegese, dello spaccio della droga dalla Russia
e dei tanti reati connessi.
C'è tanto sangue che scorre in mezzo
alla gelida neve di un inverno, quello del 1977, che si annuncia come
uno dei più freddi.
Sangue che, colato in mezzo al biancore
della neve, sembra quasi il manto di un re, come racconta la stessa
voce nell'incipit. Ricordatela questa immagine.
Ma, rispetto agli altri romanzi di Joe
Nesbo che ho letto fin'ora, manca qualcosa in questo “Sangue e
neve”: forse mi manca la lucida cattiveria di quell'Harry Hole
che tornerà presto in libreria con “Scarafaggi”.
Troppo distante il protagonista di
questo racconto: si chiama Olav, come il re del libro delle
fiabe norvegesi, che si presenta fin da subito al lettore, mettendo
in chiaro i suoi difetti.
“Riassumendo, possiamo metterla così: non riesco a guidare piano, sono tenero come il burro, mi innamoro con troppa facilità, perdo la testa quando mi arrabbio e sono una frana in aritmetica. Ho letto un po' di tutto, ma so poco e niente che mi potrebbe tornare utile. E scrivo più adagio di quanto cresca una stalattite.Quindi cosa se ne fa uno come Daniel Hoffman di uno come me?La risposta, come probabilmente avrai già capito, è: se ne serve come liquidatore”.
Olav è un
liquidatore, un killer di professione: non ci mette nulla di
personale nell'uccidere le persone che il capo, Daniel Hoffmann, uno
dei boss nel traffico della droga, gli indica.
Mai discutere i
suoi ordini, ma bisogna sempre stare attenti quando ti chiedono di
ammazzare qualcuno di importante. Perché poi potrebbero liquidarti a
tua volta, se conosci dei segreti importanti.
Ma ci sono anche
ordini che mandano in crisi uno dal cuore tenero come Olav: uno che
ha speso parte del suo guadagno per aiutare una prostituta a
sbarazzarsi del suo protettore.
Per esempio, quando
Hoffmann gli chiede di liquidare la moglie, Corina, va in crisi.
Perché spiandola dalle finestre di casa, viene colpito dalla sua
bellezza.
Olav sa che se non
uccide Corina, ha solo un'altra scelta: liquidare il capo con tutte
le conseguenze. E per farlo, e magari ricostruirsi una vita lontano,
dovrà escogitare un piano. Rischioso.
L'unica persona che
lo potrebbe aiutare è l'altro boss della droga di Oslo, il
“pescatore”, a cui Olav ha appena ucciso un uomo.
Riuscirà a il
killer sentimentale a salvare il suo trono e la sua donna?
Chissà. Certo la
realtà non è mai come le fiabe …
Dall'intervista
all'autore su Repubblica:
Sangue e neve uscirà contemporaneamente in tutto il mondo, Leonardo di Caprio ne farà un film, le prenotazioni sono già da record: la preoccupa tutta questa attenzione?"In realtà non ci faccio molto caso e non lo dico per presunzione: cerco davvero di non farmi distrarre".
Ma non seguirà i progetti cinematografici?"Ho sentito delle voci, ho letto delle indiscrezioni, ricevuto qualche telefonata ma in quel mondo i progetti partono e si fermano con grande velocità e spesso senza una ragione. Dunque aspetto quel che succederà, magari alla nostra prossima intervista non se ne sarà fatto ancora nulla. Comunque non mi preoccupa chi potrebbe essere il regista o chi potrebbe interpretare i personaggi principali. Certo quando si tratterà di Harry spero solo che ci sia un grande attore".
Spesso gli autori non sono contenti di quel che vedono sul grande schermo."Una volta Michael Ondaatje, l'autore canadese del Paziente inglese , raccontava di aver incrociato per strada un suo amico, un altro scrittore del quale avevano appena portato sullo schermo un romanzo. E Ondaatje gli disse: oh no, guarda cos'hanno fatto del tuo libro! Ma l'altro sereno rispose: al libro non hanno fatto proprio un bel niente. Ed è vero. Quindi io vivo tranquillo".
Mentre scrive pensa ad una eventuale sceneggiatura?"Assolutamente no. Anche se in effetti ho una scrittura filmica, sono influenzato dalla quantità di pellicole che ho visto e che di certo supera il numero dei libri letti, e questo vale per qualsiasi scrittore della mia generazione. Per tutti noi il cinema, la musica e in genere la cultura popolare sono molto più importanti delle letture fatte".
Perché ha deciso di lasciare Hole, la sua creatura più amata?"Nessun trauma, lui continua ad esistere nella mia testa: non l'ho abbandonato per sempre, ma al momento ho altri progetti, altre idee. Quindi lui dovrà aspettare".
A cosa sta lavorando?"Ad una versione del Macbeth un po' particolare, ci sarà da divertirsi".
È soddisfatto della sua vita?"Sì, sto benissimo. Riesco a lavorare molto ed è la cosa che amo fare e che mi fa stare meglio. Mi spiace dire che non sono il classico autore tormentato per cui la scrittura è una sofferenza. Sono contento ogni volta che posso scrivere. L'unico ostacolo adesso, l'unico rischio, è quello di dover dedicare troppo tempo a viaggiare per promuoverei miei libri, ed essere troppo coinvolto nella campagna pubblicitaria. Finché riesco a essere sicuro di scrivere sono felice".
Qui la scheda del
libro su Einaudi.
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