La Pirelli parla (e decide?) cineseIl maxi riassetto della Pirelli trova ulteriore parziale compimento nell’insediamento, di fatto, del nuovo consiglio di amministrazione che guiderà il gruppo nelle prossime tappe. Il cda, dopo le dimissioni di cinque consiglieri lo scorso 14 ottobre (Anna Maria Artoni, Didier Casimiro, Ivan Glasenberg, Petr Lazarev e Igor Soglaev), ieri ha cooptato la rappresentanza del nuovo socio cinese: Ren Jianxin, Yang Xingqiang, Wang Dan, Tao Haisu e Zhang Junfang ..
Il marchio Krizia è di proprietà cineseKrizia, storico marchio della moda made in Italy, passa di mano e finisce sotto il controllo della cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd, azienda leader sul mercato asiatico del pret-à-porter di fascia alta. E continuerà ad essere guidata da una donna, l’imprenditrice Zhu ChongYun. Per ora non viene fornito nessun dettaglio sulla transazione, perché le pratiche di ufficializzazione dell’accordo raggiunto per la cessione della divisone moda della società italiana fondata da Mariuccia Mandelli 60 anni fa sono «ancora in corso»..
Nel CDA di Terna entrano i cinesiIl consiglio di amministrazione della società della rete elettrica ha cooptato Yunpeng He, manager del colosso pubblico che ha acquisito il 35% di Cdp Reti. La Repubblica popolare ha partecipazioni rilevanti anche in Saipem, Assicurazioni Generali, Eni, Enel, Prysmian, Telecom Italia e Fca
Dobbiamo essere attrattivi nei
confronti degli investitori esteri – quante volte abbiamo
sentito ripetere questa frase?
Sulla bontà di questa ricetta, ci sarebbe molto da discutere: per renderci appetibili agli investitori abbiamo limato verso il basso i diritti nel mondo del lavoro, reso più semplice licenziare, reso più semplice la trivellazione (in attesa del referendum), indebolito gli organi intermedi. Si sono tolte delle tasse alle imprese, cosa importante, ma non si è agito abbastanza sul tema della giustizia civile e sulla corruzione (che non garantisce una corretta concorrenza sul mercato dove gli onesti partono svantaggiati).
Sulla bontà di questa ricetta, ci sarebbe molto da discutere: per renderci appetibili agli investitori abbiamo limato verso il basso i diritti nel mondo del lavoro, reso più semplice licenziare, reso più semplice la trivellazione (in attesa del referendum), indebolito gli organi intermedi. Si sono tolte delle tasse alle imprese, cosa importante, ma non si è agito abbastanza sul tema della giustizia civile e sulla corruzione (che non garantisce una corretta concorrenza sul mercato dove gli onesti partono svantaggiati).
Le multinazionali straniere così
arrivano in Italia, si prendono brevetti e sgravi e poi abbandonano
il paese. Sta succedendo con l'acciaio della Thyssen a Terni e
a Piombino con la Lucchini.
Presa diretta, nel primo
servizio di questa sera, si occuperà degli investimenti cinesi in
Italia: molti marchi italiani sono ormai passati nelle mani
cinesi, da Pirelli, Terna a Telecom fino a Krizia e Ferretti.
Hanno dunque in mano marchi importanti
del nostro made in Italy, importanti asset nel settore delle
telecomunicazioni e dell'energia. Avranno voglia di investire nella
banda larga, nell'efficientamento energetico, manterranno parte del
lavoro ancora in Italia?
“L’Italia è un caso da manuale”, ha scritto il professore Giulio Sapelli in un editoriale sul Messaggero prendendo spunto dal passaggio del controllo di Pirelli ai cinesi di ChemChina. “I cinesi posseggono già quote importanti di reti strategiche italiane, ciò che in ogni altro stato del mondo, a cominciare dal Regno Unito, nessun governo di qualsivoglia parte politica avrebbe reso possibile”, ha commentato Sapelli.Per lo storico ed economista dell’università Cattolica di Milano, “in politica economica si agisce precostituendo, anzi continuando una politica di decadenza economica”.“Il silenzio della politica dinanzi a simili avvenimenti è assordante. Di più: è una politica industriale a rovescio. Tutto è politica industriale, anche il non fare”, si legge sul Messaggero.
Qui
un'anticipazione dell'intervista a Tronchetti Provera: il
vicepresidente di Pirelli rassicura Iacona da tutti i dubbi su
investimenti, posti di lavoro e strategie.
Grazie all'ingresso dei cinesi
Pirelli entra in un mercato che non era suo, può esportare in Cina e
in America nel settore dei pneumatici industriali. Pirelli
esce più forte da questa trasformazione: nell'accordo coi cinesi c'è
la garanzia che la sede e la ricerca rimane in Italia: solo con un
voto assembleare col 90% si sposterà il lavoro fuori dall'Italia.
Tutto il management
ha diritto dovere di presentare piani: non contano le maggioranze dei
consiglieri, se non è interesse della società.
Iacona ha posto a
Tronchetti la questione degli investimenti di stato cinesi: dietro
gli investitori ci sono infatti i fondi pubblici cinesi: scelgono
aziende che hanno un rendimento buono, scelgono tecnologie buone, in
una visione di lungo termine.
L'Italia ha un
visione a breve – ha risposto Tronchetti: l'Italia non ha avuto la
capacità di far crescere le sue aziende.
I cinesi stanno
cercando di trasformare la loro economia da prodotti di basso costi a
una economi che produce prodotti di valore.
E sulla crisi
cinese in borsa, Trochetti è ottimista: i mercati sono volatili,
basta una crescita “solo” al 7% per parlare di crollo.
La scheda del servizio:
La Cina dentro
A PRESADIRETTA un’altra ricca puntata con due pagine di grande attualità. L’enorme mercato cinese, sempre più presente anche nel nostro paese e la crisi libica, a due passi da casa nostra.Con LA CINA DENTRO le telecamere di PRESADIRETTA hanno fatto un lungo viaggio tra l’Italia e la Cina, un paese leader dell’economia mondiale che è entrato ormai profondamente anche nel tessuto produttivo italiano. Negli ultimi anni gli investimenti cinesi in Italia sono cresciuti in modo esponenziale, in tutti i settori, dalla moda, all’energia, dai motori al mercato immobiliare. E dallo scorso anno l’Italia è salita al secondo posto nella classifica degli investimenti cinesi in Europa. Parliamo di un giro di affari da 5 miliardi di euro, quasi il 30% di tutti gli investimenti esteri arrivati nel nostro paese. Pirelli, Gruppo Ferretti, Krizia, Benelli moto, Terna, Snam, Enel, sono solo alcuni tra i grandi marchi del made in Italy passati in mani cinesi. E dalle sorti del colosso asiatico dipende anche il nostro futuro. Intanto i mercati finanziari della grande Cina scricchiolano, dobbiamo averne paura?
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Mi raccomando, siate umani