Abbiamo perso mesi di tempo, nello
scorso autunno, per colpa della campagna elettorale del referendum
sulla riforma costituzionale.
Mesi in cui si potevano affrontare
diversi problemi che Renzi ha lasciato in eredità a Gentiloni.
Le banche in sofferenza.
L'abuso dei voucher.
Le richieste dall'Europa per il
rispetto di tutti i vincoli che ci impone (e che i governi italiani
hanno accettato).
Ora rischiamo di trovarsi in una
situazione simile, per le primarie del PD.
Si depotenzia il referendum sulla CGIL
abrogando per decreto l'uso dei voucher. Dovevano essere usati per
“lavoretti” e non per lavori di tipo subordinato, consentire
l'emersione del nero e invece, grazie a governi sostenuti dal centro
sinistra (Monti e Letta), ne è stato liberalizzato l'uso.
Costituiscono una parte marginale del
costo del lavoro, vero. Proprio perché sono mini lavoro, 7,5 euro
l'ora che sono pure complicati da riscuotere.
Il voto del referendum avrebbe spaccato
la sinistra e sarebbe stata un'altra botta per governo e PD.
Così quelli che non governano con la
paura, hanno scelto di togliere del tutto i voucher (anziché mettere
paletti).
L'Europa ci chiede diversi miliardi per la riduzione del deficit, 3
miliardi almeno, da inserire in una manovra che dovrebbe essere
presentata proprio nelle settimane prima delle primarie.
Si rischia l'accusa di essere quelli
delle tasse e allora Gentiloni dovrà prendere tempo, con la UE.
A proposito di situazioni che
ritornano, il salvataggio di Minzolini ieri al Senato (in barba alle
legge Severino, approvata dal Parlamento pochi anni fa), apre le
porte al ritorno di Berlusconi, proprio in Senato.
Una provocazione? Oggi Ghedini spiega
quella che è la strategia per il gran rientro dell'ex cavaliere. La
Severino è stata applicata in modo retroattivo a Berlusconi, quando
aveva già consumato il suo reato.
E tutto questo anche grazie ai voti delPD: d'altronde se per molti esponenti PD l'abolizione dell'art 18 e
l'abuso dei voucher sono espressione di un “riformismo” di
sinistra, ci sta anche il ritorno del Berlusca.
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