16 aprile 2018

Report – di autostrade, allattamento e dei solfiti nelle sostanze


Il concessionario delle nostre autostrade è come un diamante: per sempre. Parleremo anche di quanto è sicuro e trasparente il mercato del latte artificiale.

Il business delle autostrade, bene pubblico dato in concessione ai privati, ma nel modo sbagliato, e il business del latte in polvere, che dovrebbe essere usato solo da una minoranza delle madri.
L'anteprima della puntata è dedicata all'alimentazione e al tema dei solfiti, un conservante presente nei cibi.
Quanto è sicuro? Come per altri servizi sul cibo, non è allarmismo, ma solo un voler dare consapevolezza alle persone dei rischi, di quello che fanno nel resto dell'Europa e di ciò che rischiamo qui.

Anteprima: il gusto dei solfiti di Cecilia Andrea Bacci

Conservano gli alimenti grazie alle loro proprietà antiossidanti e antimicrobiche, ma sono innocui?
I solfiti si trovano in tanti cibi, andrebbero segnalati in etichetta per la loro capacità di provocare allergie o intolleranze. Sulle bottiglie di vino c'è sempre scritto "contiene solfiti", ma quanti ce ne sono? E se insieme al bicchiere di vino uno si sgranocchia della frutta essiccata che pure li contiene? Non sarà che, senza saperlo, potremmo ingerirne più del dovuto? C'è un limite giornaliero raccomandato, ma superarlo non è difficile, dipende dal nostro peso e dal menu. Entro il 2020 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare dovrà pronunciarsi: infatti, anche se non esistono timori specifici, “i dati scientifici sui solfiti e su ciò che accade loro all'interno dell'organismo sono limitati”. Produrre senza solfiti si può? Siamo andati a vedere chi lo sta già facendo.

I signori delle autostrade

Le autostrade costituiscono uno degli esempi di cattiva privatizzazione avvenute in Italia, come Telecom, Alitalia, l'Ilva.
Sono beni pubblici dati in concessione a gruppi di imprenditori privati (Benetton e Gavio tra i principali) che, in cambio dei pedaggi, dovrebbero occuparsi della manutenzione dei tratti di strada.
Ogni anno ottengono aumenti dei pedaggi (quest'anno per alcune autostrade anche fino a +52% in più): ma quanti di questi soldi incassati finiscono in investimenti sulle nostre strade?
Coi nostri soldi, tanto per fare un esempio, Benetton si sta comprando le autostrade in Spagna: tutto lecito, per carità, ma la grande redditività di Atlantia (la capofila del gruppo Benetton nel settore autostrade), è alta proprio grazie alle tariffe agevolate che gli concediamo.

A far salire in continuazione il fatturato c’è sempre la ciambella di salvataggio delle tariffe. Quelle non scendono mai, anche quando l’inflazione va a zero come è accaduto. C’è per tutti i gestori la tariffa regolata, concessa dallo Stato che remunera gli investimenti più un quid di guadagno sugli stessi. Quasi un paese di Bengodi per i concessionari: dai Benetton ai Gavio ai Toto.Anche nel 2017 per Autostrade per l’Italia le tariffe hanno corso di più dell’incremento da volumi di traffico. Ed è proprio Autostrade per l’Italia l’asset più redditizio per l’intera Atlantia. La sola Autostrade ha fatto ricavi per 3,94 miliardi sui 6 miliardi di tutta Atlantia. Pagati costi operativi e del lavoro, Autostrade ha una redditività industriale stratosferica: su 3,94 miliardi di fatturato il margine operativo lordo è di ben 2,45 miliardi. Un livello del 62%.

Il servizio di Luca Chianca racconterà anche della storia dei Tutor: la Corte d'Appello di Roma ha ordinato il 10 aprile ad Autostrade per l'Italia di rimuovere e distruggere i #tutor, dispositivi per la rilevazione della velocità media dei veicoli, perché il brevetto è stato copiato da quello prodotto da una piccola impresa toscana.

C'è poi un capitolo dedicato alla Pedemontana Veneta, progettata per collegare le località prealpine tra Vicenza e Treviso. Ma i problemi non sono da poco: una galleria che crolla, una discarica abusiva, una durissima relazione della Corte dei conti.
Nell'anteprima che potete trovaresu Raiplay, si racconta della galleria di Castel Gomberto, che attraversa la valle dell'Agno: a settembre scorso è venuto giù tutto e la Procura ha messo sotto sequestro l'intera area.
Dopo un'estate con siccità, alle prime piogge è crollato tutto e il terreno della galleria si è come liquefatto.
Nessuno ha preveduto quello che poteva succedere perché la valutazioni di impatto ambientale erano insufficienti (a proposito dei politici che oggi propongono mano libera ai costruttori ..).
La Corte dei Conti ha presentato una dura relazione sull'opera, criticando proprio la mancata valutazione di impatto ambientale, sia per il progetto definitivo che in quello esecutivo.

Come è possibile?
L'Ex commissario di Pedemontana Vernizzi spiega che l'istruttore della Corte dei Conti non ha letto l'ordinanza di nomine, i ragguagli del comitato tecnico, perché in questi atti ci sono (le valutazioni ..).
Ma la Corte dei conti è di diverso avviso.
Durante i lavori è pure spuntata fuori una discarica abusiva: il tecnico dell'ARPAV parla di rifiuti industriali, oli, batterie, rifiuti ospedalieri, i pilastri sono in mezzo all'immondizia..


Perché ogni primo gennaio i pedaggi autostradali aumentano? Eppure dal 1999 il nostro sistema autostradale, fino a quel momento prevalentemente pubblico, è stato messo sul mercato stimolando gli appetiti degli azionisti privati perché il capitale investito della maggior parte delle autostrade italiane era già stato ammortizzato e remunerato. Ci si sarebbe aspettato che le tariffe si riducessero drasticamente, e invece…
In Italia le concessioni autostradali sono ben 25 e quasi il 70% se lo spartiscono due grandi gruppi: i Benetton e i Gavio. Nel 2016 il settore ha segnato un fatturato di quasi sette miliardi e l’83% arriva dai pedaggi. Alcune concessioni sono scadute da anni e i governi che si alternano, invece di fare le gare, prorogano i contratti con la promessa di nuovi investimenti, che però sono diminuiti: solo lo scorso anno -20%, mentre la spesa per le manutenzioni è calata del -7%.
La riforma dei lavori pubblici aveva abbassato la soglia per ricorrere a affidamenti in house, da parte delle concessionarie private per lavori e manutenzioni, dal 40% al 20%, ma un emendamento infilato a dicembre scorso nella legge di stabilità ha riportato l'asticella in su, venendo incontro alle esigenze dei concessionari: un mercato, stimabile intorno ai 3,5 miliardi di euro, sottratto alla concorrenza e che nessun soggetto pubblico ha mai controllato.
E per quel che riguarda gli investimenti promessi, chi controlla? A verificare la qualità dei lavori realizzati "in casa" è un soggetto che fa parte dello stesso gruppo.


L'allattamento al seno
L'allattamento al seno è il modo migliore per nutrire il bambino appena nato: questa è la prima indicazione che dovrebbe essere data alle neo mamme (quelle che hanno latte a sufficienza per allattare).

L'Oms raccomanda l'allattamento al seno almeno fino a sei mesi, ma in tutto il mondo solo il 36% dei neonati viene allattato. Il latte artificiale è sicuro? E chi ci guadagna?
Eppure, vedendo quello che succede negli ospedali, sembrerebbe che ci sia un occhio di riguardo da parte del ministero nei confronti dei grandi marchi del latte in polvere, Nestlè, Danone, Abbot, Mead&Johnson, che sono proprietari del 60% delle formule del latte in polvere venduto in tutto il mondo
Nel 2019 il giro d'affari del latte in polvere potrebbe sfiorare i 70 miliardi: quanto è trasparente e sicuro questo mercato?
Il sospetto è che non si voglia mettere in discussione un business redditizio, su cui gravano anche delle ombre sulla sicurezza.

Il servizio di Lucina Paternesi racconta dello scandalo della Salmonella in Francia, che avrebbe dovuto far riflettere anche il nostro ministero della Salute, a cui si è rivolta l'associazione per l'allattamento materno, per chiedere etichette chiare sulle confezioni di latte in polvere: nel latte in polvere è presente anche la Salmonella, una cosa che non sorprende i microbiologi, perché in esse non c'è una condizione di sterilità assoluta.
Purtroppo su questo punto i grandi marchi glissano – racconta Claudia Pilato, presidente IBFAN: se dicessero che il loro latte non è sterile equivarrebbe a dire che è meno sicuro, creando un allarme per le neo mamme.
Ma le neo mamme queste cose le sanno? Qualcuno gliele dice? Un aspetto importante è la temperatura di ebollizione, ma ogni confezione riporta i dati in modo diverso, in alcune queste informazioni sono assenti.
Per esempio quella di aspettare che l'acqua, dopo aver bollito, scenda a 70 gradi prima di aggiungere il latte in polvere, per evitare il proliferare dei microorganismi.
Il ministero avrebbe potuto imporre questo obbligo già nel 2009, ma non l'ha fatto.


L'Italia sta davvero promuovendo l'allattamento al seno o continuiamo a subire la potenza commerciale dei grandi produttori di latte in polvere? Ancora oggi le mamme, al momento di uscire dall'ospedale dopo il parto, nella cartella delle dimissioni si ritrovano la prescrizione della marca di latte artificiale. Pratica vietata dalla legge che, però, non prevede sanzioni. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’allattamento al seno in via esclusiva almeno fino a sei mesi, ma secondo le stime, questo accade solo per il 36% dei neonati. A crescere forte e sano per il momento è il business delle multinazionali delle formule artificiali. Secondo i ricercatori della fondazione inglese Changing Markets, tra il 2010 e il 2015 il volume d’affari è aumentato da 30 a 50 miliardi di dollari ed entro il prossimo anno potrebbe toccare i 70 miliardi. Il nuovo target sono le mamme dei paesi in cui nascono tanti bambini, in particolare in Asia. E dopo l’incidente occorso in Francia al colosso Lactalis – 35 bambini finiti in ospedale per aver bevuto latte contaminato da salmonella - ci si aspetterebbe che il latte artificiale sia tra gli alimenti più sicuri. Ma lo è davvero?

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