L'acqua pubblica (e quella che stiamo
perdendo), i cambiamenti climatici (e gli effetti sulle nostre vite),
la sicurezza nelle nostre città (cosa si sta sbagliando oggi e cosa
si potrebbe fare).
Le inchieste di Presadiretta proseguono
stasera con un servizio dedicato al mondo del lavoro: non è la prima
volta che Iacona si occupa di lavoro, dopo le inchieste sugli effetti
del jobs act (è un modello che crea nuovi posti di lavoro?) e sui
lavoratori alla spina,persone che lavorano a ore, a giornate, la
domenica, gratis.
Sono passati ormai tre anni dal jobs
act, la riforma del governo Renzi, che ha sì creato nuovi contratti
di lavoro, dato un impulso alla crescita dell'economia e del PIL.
Ma che ha contribuito a destrutturare
un mondo del lavoro con sempre meno regole e tutele: siamo ancora
distanti dalle ore di lavoro di prima della crisi e ancora più
distanti in termini di salari e tutele.
Perché da noi il “capitale umano”,
la benzina che fa andare avanti il mondo del lavoro, è così
bistrattato?
Ma il servizio di Presadiretta farà
un passo avanti andando a chiedersi cosa serve fare oggi per
colmare il gap tra domanda e richiesta: la politica dovrebbe
occuparsi di questo, visto che il capitalismo di Stato è un retaggio
del passato.
Dovrebbe occuparsi cioè dei centri
per l'impiego, di potenziare l'offerta per le scuole che formano
quegli studenti che l'industria chiede (ovviamente per l'industria
che è sostenibile nel nostro paese), di formazione per far sì
che i disoccupati non siano tagliati fuori dal mondo lavorativo.
Di scuola e di università (visto che
abbiamo il tasso di laureato tra i più bassi).
Alcuni di questi argomenti sono stati
affrontati dai passati governi: l'alternanza scuola lavoro per
esempio doveva servire ad avvicinare gli studenti di oggi alle
imprese.
Ma senza controlli, si è spesso
trasformata in manodopera gratis per fare lavori senza valore
aggiunto.
Di centri per l'impiego dovrebbe
occuparsi questo governo, che si dice del cambiamento ma che, almeno
in ambito lavorativo, sta ancora facendo poco: si parla di flat tax,
di reddito di cittadinanza (che dietro ha l'obbligo di svolgere
lavori per il tuo comune, di dover valutare le offerte che ti
arrivano, pena la perdita del sostegno). Ma non di potenziare questi
uffici, che ad oggi hanno fallito il loro obiettivo: solo il 3% delle
persone che vi ricorrono ottengono poi un lavoro.
Come per le altre inchieste,
Presadiretta ha girato l'Italia per raccontare diverse realtà: come
la Bonfiglioli a Rovereto, nel Trentino: si tratta di
un'azienda internazionale altamente tecnologica che ha superato gli
800 ml di fatturato, che ha un piano di investimenti per 145 ml di
euro in tre anni.
Erano in trenta, tre anni fa e oggi
sono arrivati a 90 persone, assumendo persone nel territorio, con un
contratto di tipo indeterminato.
Eppure fanno fatica a trovare
lavoratori: i profili che servono sono nel ramo dei diplomati tecnici
e degli ingegneri, con una esperienza nel settore.
Sono ancora pochi i diplomati dagli
istituti tecnici e ancora meno gli ingegneri, ma la formazione
specifica chi gliela dovrebbe dare?
Eppure gli investimenti in formazione
sono oggetto di sgravi fiscali, per una legge del passato governo.
Presadiretta ha confrontato la
situazione nei nostri centri per l'impiego con quelli di altri
paesi europei: “in Europa la rete di centri per l’impiego
garantisce sostegno e formazione a chi ha perso il posto di lavoro e
favorisce l’incontro tra domanda e offerta”.
Dovrebbero offrire
per esempio dei corsi di formazione come previsto dalla riforma del
lavoro.
Ma, come racconta un dirigente di un
centro a Campobasso, “non mi risulta che ci siano corsi
organizzati per lavoratori”: in tre anni dal jobs act nemmeno un
corso.
Come mai? “E' una domanda che
dovremmo fare allo stato e alle regioni” la disarmante risposta.
Come a dire che la riforma di Renzi è
stata monca almeno in questo punto e non solo in questo: carente dal
punto di vista dei controlli (gli ispettori del lavoro che sono
rimasti nel limbo, come raccontato in una precedente inchiesta), i
centri con computer vecchi o con computer non in rete.
I sistemi che non dialogano tra loro
perché disallineati: “ogni posizione lavorativa va ricostruita a
mano sulla base di più banche dati che non sono nemmeno aggiornate”.
Non esiste cioè un unico sistema
informatico centralizzato con dentro le domande dei disoccupati (e le
loro esperienze lavorative) e le domande.
Così, domanda e offerta di lavoro non
si potranno mai incontrare: è un problema che riguarda tutti i 552
centri per l'impiego italiani, mentre – racconta sempre la
giornalista nel servizio
Alla Gefran
(società che si occupa di
automazione e sensori), i corsi di formazione li paga
l'azienda e sono svolti durante l'orario di lavoro: come ad esempio
il corso per “public speaking” cui Iacona ha potuto assistere.
Se le persone stanno meglio, lavorano
meglio – racconta un dirigente dell'azienda: quello che cercano qui
non è solo l'esperienza ma l'approccio al lavoro, improntato alla
voglia di imparare.
Perché il lavoro che fai oggi non è
detto che ci sia domani.
Qui essere donne e madri non è un
handicap, non preclude le promozioni: “l'azienda sono le persone”
racconta la responsabile del personale, Patrizia Belotti.
E la presidente Maria Chiara
Franceschetti aggiunge “le persone hanno imparato ad imparare e
questo ha fatto sì che oggi è il nostro capitale umano ..”.
Un'altra bella storia che verrà raccontata stasera riguarderà il Salone del lavoro organizzato a Foggia dall'Università:
Nella puntata di lunedì 24 settembre, intitolata “Capitale umano” e interamente dedicata al mondo del lavoro, la trasmissione “Presa diretta” curata e condotta da Riccardo Iacona (Rai Tre, ore 21,15) si occuperà anche del Salone del Lavoro e della Creatività dell’Università di Foggia. Segnatamente del grande successo della prima edizione, tenuta al Quartiere fieristico di Foggia dal 15 al 17 maggio scorsi (http://jobunifg.it/): oltre 7000 presenze in tre giorni, più di 6000 colloqui che si sono tradotti in 250 tra proposte di contratto e assunzioni vere e proprie, 60 aziende partecipanti che hanno sostenuto in media 50 colloqui al giorno (con punte anche di 250 relativamente alle aziende di dimensioni nazionali e internazionali): un risultato con pochi precedenti nelle politiche di reclutamento adottate dalle università italiane, certamente mai verificatosi prima tra gli atenei del Mezzogiorno.
Un successo raccontato dall’inviata di “Presa diretta” Roberta Ferrari, che ha realizzato un servizio sul salone ascoltando le voci di aziende, studenti e laureati: umori, prospettive e soprattutto aspettative che lo hanno caratterizzato. Il Salone del Lavoro e della Creatività dell’Università di Foggia, nella puntata del 24 settembre, rappresenterà il “buon esempio” all’interno di un quadro generale – quello del mondo del lavoro in Italia – molto depresso e caratterizzato da burocrazia, incertezze, assenza di meritocrazia e precarietà. «È stata un’esperienza davvero straordinaria – commenta il Rettore dell’Università di Foggia, prof. Maurizio Ricci – che assolutamente dobbiamo ripetere, sempre in sintonia e col sostegno della Regione Puglia e degli altri partner. Un’esperienza che ha fatto registrare un successo enorme perché, chi ha ideato il Salone, ne ha indovinato l’unica possibile chiave di lettura: saltare la filiera della burocrazia, passare direttamente dall’offerta alla domanda di lavoro, mettendo di fronte necessità e bisogno, facendo dialogare persone e professioni che forse, almeno in Capitanata, non avevamo mai dialogato».
E proprio all’ideatrice e organizzatrice del Salone del Lavoro e della Creatività, la dott.ssa Rita Saraò responsabile dell’Area Orientamento e Placement dell’Università di Foggia, l’Ateneo si sente di “dedicare idealmente” la puntata del 24 settembre di “Presa diretta”. «Se tutto ciò è successo – conclude il Rettore – lo dobbiamo a lei».
Il servizio partirà con un'intervista
al presidente della Camera, Roberto Fico.
La scheda della puntata: Capitale umano
PresaDiretta nella puntata in onda su Rai3 lunedì 24 settembre alle 21.15, torna sul tema del lavoro, per capire come interrompere il cortocircuito che si crea quando la domanda e l’offerta non si incontrano e cosa bisogna fare per valorizzare davvero il Capitale Umano. Un viaggio tra le imprese, i lavoratori e i disoccupati, i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro che si occupano di formazione professionale.Un fenomeno che si chiama mismatch occupazionale, cioè la mancanza di incontro tra domanda e offerta. Confindustria ha calcolato che equivale a 250mila posti di lavoro che ogni anno vanno in fumo. Un problema che il mercato del lavoro italiano, con una disoccupazione attorno all’11%, non si può più permettere.
Come mai allora i Centri per l’impiego, le strutture pubbliche che dovrebbero mettere in contatto chi cerca lavoro con chi lo offre, non sono mai decollati? Perché non c’è una banca dati nazionale in grado di mettere in rete il fascicolo di un lavoratore a livello nazionale? I lavoratori italiani sono tra i meno “formati” d’Europa. Quanto perde il Sistema Italia a causa del deficit di investimenti sul Capitale Umano? E come vengono spesi i soldi pubblici destinati alla formazione professionale?
E poi ci sono le imprese che hanno capito che investire risorse e tempo sul Capitale Umano conviene. Imprese che hanno scelto la strada della formazione professionale permanente dei propri lavoratori. E la differenza si vede.
PresaDiretta è andata in un paese dove perdere il lavoro non fa paura. E’ l’Olanda, che ha un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Europa e una rete di strutture per il contrasto alla disoccupazione e per la formazione professionale quasi interamente pubblica. Un modello che funziona.
“CAPITALE UMANO” è un racconto di Riccardo Iacona con Marcello Brecciaroli, Roberta Ferrari, Paola Vecchia, Massimiliano Torchia, Pablo Castellani.
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Mi raccomando, siate umani