25 settembre 2018

Il cinese di Andrea Cotti



La prima inchiesta del vicequestore Luca Wu a Roma
Incipit
Dolore e paura. Un dolore vasto e profondo come un abisso, una paura buia e soffocante. Questo è tutto ciò che sente la ragazza. Il suo mondo è soltanto dolore e paura. Però è ancora viva. Il cuore continua a battere, lei continua a respirare, e a poco a poco il perimetro del suo mondo si allarga fino a comprendere le altre due ragazze nella stanza.Sono cinesi come lei, e sono arrivate lì nel suo stesso modo. Sa che provano il suo dolore e la sua paura.

Tre ragazze chiuse in una stanza, sembrerebbe l'incipit di un romanzo del terrore non di un noir ambientato nella Roma odierna. Ma queste ragazze hanno provato veramente quel terrore che le inchioda a quelle pareti spoglie di una stanza di tortura.
Quale colpa devono scontare queste ragazze cinesi, per provare un dolore che è come “una pianura in fiamme” e chi è il demone che le viene a visitare e che compie il suo rito sui loro corpi?

Sono solo tasselli di un disegno più grande e pauroso che si ricostruirà solo alla fine, per merito del vicequestore Luca Wu, dirigente del commissariato di TorPignattara a Roma, ex commissario della Mobile a Bologna e chiamato a Roma dal Questore per dirigere uno dei commissariati dei quartieri “cinesi” della capitale. E non solo solo per una questione “politica”, perché serviva un poliziotto con gli occhi a mandorla da sbandierare di fronte a giornalisti e cittadino.
Il vicequestore Luca Wu è uno bravo, uno di quei poliziotti che non sta dietro una scrivania a firmare moduli e a seguire casi facili per fare carriera e compiacere i superiori.
Sono il vicequestore aggiunto Luca Wu, ho trentaquattro anni, e sono nato in Italia da genitori cinesi. Sono italiano e sono cinese.

Luca Wu è uno di quegli “sbirri” nati per fare questo mestiere: seguire gli indizi, non fermarsi alle apparenze, andare fino in fondo alle indagini. Lo aveva fatto a Bologna e lo fa anche qui a Roma.
E' un poliziotto figlio di un ex poliziotto cinese (“Silenzioso” Wu) fuggito dal suo paese perché non riusciva a sopportare certe cose del suo regime e che in Italia è riuscito a rifarsi una vita, che ha insegnato al figlio il Ving Tsun, una delle arti marziali cinesi derivate dal Kung Fu.
Una moglie un figlio, rimasti a Bologna, dopo che i rapporti in casa si sono incrinati.
«Chi sono i due morti?»
«Un uomo e una bambina di quattro anni, sua figlia. La moglie ha assistito.»
Un ago gelido mi si conficca nella nuca. Giacomo ha cinque anni.
«Sono cinesi…»

Wang Jiang, chiamato "abile" Wang e la figlia, Wang Fanfang, la "profumata": sono loro il padre e la sua figlia uccisi per strada, proprio a Tor Pignattara, di fronte alla madre, nel corso di una rapina.
Il caso viene assegnato al commissariato e non alla Mobile dal sostituto che segue il caso come gesto di stima nei confronti di Wu, fiducia che però ha come contropartita l'ottenere dei risultati:
«Wu, domani in televisione e sui social parleranno di una povera bambina cinese di quattro anni uccisa a colpi di pistola. La comunità cinese a Roma conta. E tanto».

Man mano, conosciamo la storia del vicequestore, della sua famiglia e dei suoi collaboratori che hanno accettato (più o meno) l'arrivo di un nuovo capo da fuori e per di più “cinese”.
A cominciare dall'ispettore Missiroli, la mente del gruppo che gli fa quasi da padre.
L'autore ci racconta anche la storia del quartiere dove è avvenuto il delitto, la massiccia immigrazione che ha causato la rottura di vecchi equilibri, sempre in bilico, l'arrivo della droga.
Ma nonostante questo, un quartiere tranquillo: ecco, quei due morti, in una rapina con molti punti oscuri, fanno sorgere tante domande.
A cominciare dall'atteggiamento di Saverio Liberati Wang Xinxia, la moglie: “ha appena perso il marito e la figlia, eppure sul suo viso non riesco a leggere niente. È una vittima, è traumatizzata, ma non so cosa pensare”.

E poi tutti gli altri personaggi della comunità cinese del quartiere che arrivano al commissariato per aiutare le indagini, senza però dare alcun contributo. Come se invece volessero solo capire cosa i poliziotti hanno in mano.

Il presidente dell'associazione di imprenditori cinesi, Huong o anche “Vecchio” Zhao presidente di un’associazione culturale, il Cerchio Felice.
Tutti persone legate alla famiglia Wang da vari interessi. Non sempre trasparenti:
Guanxi è una parola semplice che in mandarino rimanda a un concetto molto complesso. Significa “rapporto, relazione, legame”.

La squadra del vicequestore Wu lavora bene: lavorando sulle immagini delle telecamere, arriva ad individuare persino i due rapinatori, due croati, e lo sfasciacarrozze a cui si sono appoggiati. Ma è come se qualcuno anticipasse le loro mosse: uno dei due rapinatori viene trovato morto, sgozzato, nell'auto in fiamme.
Lo sfasciacarrozze viene trovato decapitato.
Missiroli si volta verso di me. Un morto con la testa tagliata può essere un caso, due no. E sappiamo entrambi cosa può significare.

E' come se qualcuno avesse voluto firmare quei delitti: una firma che porta dritta verso la mafia cinese, le Triadi, da anni ormai ben radicate nel nostro paese e in buoni rapporti con le altre mafie italiane.
Le Triadi sono poco interessate ai codici e ai rituali mafiosi, e non mirano a esercitare un controllo del territorio come invece fanno Cosa Nostra, la Camorra e la ’Ndrangheta. Codici, rituali e controllo del territorio sono un mezzo. Perché alle Triadi importa una cosa sola: fare soldi.

Le indagini prendono una direzione precisa: si indaga sull'impresa artigianale dei Wang e sui rapporti con Vecchio Zhao, che Luca Wu ritiene essere il capo, la “Testa del Drago”, il capo della struttura mafiosa nella terminologia delle Triadi cinesi.

A questo punto l'inchiesta si trasforma nel gioco delle scatole cinesi in cui ogni scatola una volta aperta, ne ne nasconde una più piccola: partendo dall'inchiesta sul duplice omicidio si arriva via via a traffici criminali sempre più ampi, sempre più difficili da inquadrare e inchiodare. Delitti che nascondono altri delitti, che portano gli investigatori sempre più vicini ai vertici della cupola del “Drago con la Testa e con la Coda”, un organizzazione criminale di tipo mafioso.

Per la diffidenza e l'omertà della comunità cinese, per la complessità nel decifrare i meccanismi della Triade, per le difficoltà umane che questo caso comporta: a cominciare da quelle di Luca Wu, che dovrà dimostrare le sue capacità a tutti i poliziotti della sua squadra, per essere accettato del tutto.
Perché il protagonista è sì un poliziotto in gamba, ma è anche un uomo che non è stato capace di tenere in piedi il suo matrimonio, per il suo vizio di andare dietro alle donne. Come se avesse dovuto ogni volta dimostrare qualcosa a sé stesso, una conferma, “una definizione di sé stesso”.
.. sono Luca Wu, il cinese nato in Italia da genitori cinesi, che oscilla costantemente tra queste due radici. Troppo cinese per gli italiani, e troppo italiano per i cinesi. Una banana, appunto.

Però, con un lavoro da certosini, mettendo assieme tutti i tasselli (telefonate, intercettazioni, le carte delle società dei Wang e del Vecchio Zhao) e mettendo assieme anche alcuni dei suoi vecchi colleghi di Bologna (come Carmelo, l'ispettore della scientifica con cui era cresciuto), la squadra di Wu, assieme al pm Caruso, riuscirà ad arrivare ad una soluzione del caso.
Un caso che toccherà molto da vicino lo stesso Wu, anche per motivi sentimentali.

“Il cinese” è il primo di una (spero) lunga serie di gialli: seguendo i tweet dell'autore, ho letto che è già pronto un nuovo capitolo del poliziotto cinese a Roma.
Che ha tanto da raccontarci ancora sulle sue inchieste e sulla sua vita personale, con troppi fili da riannodare.
Ho letto pochi libri come questo, così ben documentati sul modo di lavorare della polizia: come affrontare i casi e l'analisi delle prove, i rapporti con gli altri corpi delle forze dell'ordine, Carabinieri e Finanza e con i rivali della Mobile, l'elite della Polizia.
I rapporti che si instaurano tra persone che devono passare delle ore assieme e che, alla fine, diventano come una famiglia (se non si scannano prima..).
E, infine, c'è il racconto molto interessante della cultura cinese, della loro mentalità e della loro cultura che mescola storia e leggende.

A proposito, che fine hanno fatto quelle ragazze cinesi dentro quella stanza, terrorizzate a morte da un demone senza volto?

La presentazione del libro da parte dell'autore:



La scheda del libro sul sito di Rizzoli
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