26 settembre 2018

L'equazione sulla sicurezza

Prima di parla del decreto sicurezza, una piccola parentesi a commento della relazione della commissione del ministero sul crollo del ponte di Genova: dopo la privatizzazione, la spesa per la manutenzione è "crollata" a 23mila euro l'anno. Pur di tenere alti i profitti, si è giocato d'azzardo sulla pelle delle persone.

“All ’interno dell’importo totale dei lavori strutturali, pari a 24.610.500 euro, si nota che il 98 per cento dell’importo è stato speso prima del 1999 (anno della privatizzazione di Autostrade); dopo il 1999 è stato speso solo il 2 per cento di questo importo; l’investimento medio annuo è stato pari a 1,3 milioni di euro nel periodo 1982-1999” 
“L’investimento medio annuo è stato invece pari a 23 mila euro circa nel periodo 1999-agosto 2018. (...) L’investimento medio annuo nel periodo 1999-agosto 2018, per interventi non strutturali”(di -versi cioè dagli interventi strutturali e relativi a barrierespartitraffico, con aumento di carico senza corrispondenti rinforzi, e passerelle) è statopari a 423 mila euro circa, per un totale, nel periodo, di 8,7 milioni di euro circa”. 
IN NOME DEL PROFITTO. “Emerge una irresponsabile minimizzazione dei necessari in-terventi da parte delle strutture tecniche di Aspi, perfino anche di manutenzione ordina-ria. (...) Da ciò una considerazione: non fare oggi semplice manutenzione ordinaria significa voler fare domani molta manutenzione straordina-ria a costi certamente più alti,con speculare maggiore remuneratività, passando gli interventi dal quadro di previsione F1 al quadro F2 ovvero al paragrafo C2 tratto 2 previsto nel piano economico finanzia-rio (significa passare da lavori a carico del concessionario a in-terventi straordinari scaricati sugli automobilisti attraverso i pedaggi, ndr). Ne discende, come logico corollario, una massimizzazione dei profitti utilizzando a proprio esclusivo tornaconto le clausole contrattuali”. E i dividendi dei Benetton volavano. (Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano)

Sicuramente gli attuali ministri sono persone con poca preparazione, quelli che presentano i decreti coi puntini al posto delle cifre a copertura.
Ma che dire allora dei "competenti" che c'erano prima?

Anche la gestione delle infrastrutture, delle scuole pubbliche, riguarda la sicurezza dei cittadini.
Ma per il ministro Salvini l'unica equazione che ha senso è questa: 

meno immigrati = più sicurezza 

Che il decreto omonimo traduce in: 

più immigrati clandestini = maggiore propaganda per i populisti

Perché questo sarà l'effetto del decreto, una volta convertito: meno integrazione, meno sprar, più carcere per gli irregolari, più espulsioni (sulla carta), una condanna (o un'accusa solo) e perdi cittadinanza e diritti.
Quanto piace a Salvini questa parola, clandestini. Chi entra nel nostro paese senza rispettare le regole è un clandestini, semplice no?
Ma se le regole per entrare in Italia sono tortuose, se c'è un percorso a ostacoli, lungo, significa che il tuo obiettivo è averli sul territorio i clandestini: immigrati a cui non è concesso alcun percorso sul territorio che in qualche modo dovranno campare.

Perché si campa sulla lotta ai migranti, mica sulla lotta agli evasori, sulla lotta alla corruzione o, addirittura, sulla lotta alle mafie.
Cosa c'è, nel decreto Salvini contro le mafie?
Chiacchiere.
Nessun disegno organico su come contrastarle, su come gestire i beni confiscati, sulle misure per contrastarne i reati "civetta".
Eppure "mafia capitale" ci ha raccontato di quanto la mafia (non solo quella siciliana) sia capace di inserirsi dentro tutti i settori dell'economia, di quanto siano avvicinabili i politici locali e nazionali.
Occorre agire sul do ut des tra mafioso e politico, sulla semplificazione delle norme sugli appalti.

Ma forse temono che la propaganda contro i mafiosi non funzionerebbe bene come quella contro i ragazzotti con l'iphone e i 35 euro.
Evasori, mafiosi, votano e finanziano associazioni politiche.

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