Se fosse ancora vivo, oggi, Pasolini
probabilmente dovrebbe ricredersi su alcune sue convinzioni.
Per esempio sul fascismo arcaico, i discorsi
roboanti di Mussolini, le folle oceaniche conquistate dalla retorica
vuota e finta.
Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più..Le tecniche di quel capo [Mussolini] andavano bene su di un palco, in un comizio, di fronte alle folle «oceaniche», non funzionerebbero assolutamente su uno schermo.[Dall'articolo del 24 giugno 1974 pubblicato sul Corriere, Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, nella raccolta Scritti corsari]
E sull'antifascismo di facciata, che
attaccava questo fascismo arcaico (Pasolini scriveva della società
di fine anni '60 degli anni '70) non comprendendo che il problema
fosse più profondo.
Quello spirito borghese che Pasolini
disprezzava profondamente: il quieto vivere, l'indifferenza,
l'ipocrisia della famiglia italiana, dei partiti di massa, dei
cattolici.
L'omologazione delle masse che aveva
trasformato il paese come nemmeno il fascismo del ventennio era
riuscito a fare.
No, penso che dovrebbe in parte
ricredersi se seguisse la politica di oggi che ha di fatto ripreso
parte degli slogan proprio di quel fascismo che non ritornerà, non
in quelle forme.
Noi tireremo diritto.
Molti nemici molto onore.
L'Italia non si farà più condizionare
dall'Europa.
Ci riprendiamo il controllo dei
confini.
Quel fascismo "arcaico" che veniva considerato arcaico sta tornando, in altro forme.
Sono cambiati i mezzi, sono cambiate le
persone, sono cambiate le masse.
Oggi abbiamo i social, uno strumento
apparentemente simmetrico per comunicare diventato megafono dove far
passare i messaggi (brevi, che parlano alla pancia delle persone) in
modo unidirezionale alla minoranza rumorosa del paese.
Oggi abbiamo i follower, che non sono
nemmeno persone reali a volte, ma solo “ovetti”, account finti
usati per gonfiare la popolarità dei leader-
Il problema è oggi come allora, questi
messaggi, queste parole (che riportano a quel ventennio) stanno
inquinando le discussioni nell'ambito politico e civile.
Stanno portando ad un livellamento
verso il basso degli argomenti.
L'omologazione delle masse ha portato
ad avere delle città tutte uguali, almeno se si osservano le vetrine
del centro.
Comportamenti tutti uguali, se ci
osserviamo allo specchio e ci vediamo dall'esterno mentre camminiamo
per le strade osservando chini il nostro cellulare.
Ma c'è anche una omologazione del
pensiero che è molto più preoccupante: ci hanno instillato giorno
dopo giorno pillole di paura, contro i ladri, gli immigrati, i
diversi, l'invasione (su questo punto, leggetevi l'ultimo libro di
Valerio Varesi, “La
paura nell'anima”).
E così oggi sentiamo ripetere, da
persone che considereremmo “normali” discorsi che una
volta avrebbero fatto orrore.
Se entra un
ladro in casa gli sparo.
Prima gli
italiani.
Difendiamo i
confini dall'invasione (quale).
La manovra
del popolo, il presidente del popolo, il governo del popolo.
E poi, ministri che si fanno riprendere
con una mitraglietta in mano, che fanno dirette sui social mentre
dovrebbero frequentare più ministeri e Parlamento.
Pasolini è stato citato a sproposito:
il fascismo degli antifascismo è una espressione tirata fuori da
chi fascista è nel pensiero, come a dire, “vedete, anche
Pasolini criticava quelli che tiravano fuori il fascismo. Il fascismo
è morto”.
Peccato che quell'espressione fosse
riferita a tutt'altro.
Allo sciopero della fame di Pannella
per portare avanti la sua battaglia, in solitaria assieme al Partito
Radicale, per svecchiare la politica italiana, che a metà anni
settanta era ancora ingessata, non aveva colto le richieste di
rinnovamento che venivano dalla società.
Pasolini puntata il dito contro la DC e
il PCI, che avevano nascosto la sua battaglia con gli otto referendum
(dal finanziamento ai partiti, delle norme fasciste e parafasciste
del codice come quella sull'aborto), non concedendogli nemmeno uno
spazio televisivo:
Certo il Vaticano e Fanfani, i grandi sconfitti del referendum, non potranno mai ammettere che Pannella, semplicemente «esista». Ma neanche Berlinguer e il PCI, gli altri sconfitti del referendum, potranno mai ammettere una simile esistenza. Pannella viene dunque «abrogato»
E' questo il fascismo degli
antifascisti di cui parla nell'articolo del 16 luglio 1974 sul
corriere con un articolo dal titolo “Apriamo un dibattito sul caso
Pannella”.
Oggi il problema non sono i fascisti in
sé, casapound e le sue ronde sulle spiagge, la micro violenza delle
persone vestite di nero contro immigrati, omosessuali.
Oggi il problema è il consenso che
stanno conquistando, giorno dopo giorno.
Nel 1974, Pasolini scriveva
“Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi»”.
Società basata su un modello di
sviluppo (e non di progresso) basata sul consumo di beni
superflui voluti dall'industria (dentro cui aggiungerei oggi anche
l'industria della paura): qualcosa di diverso dal “progresso”,
“una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo»
è un fatto pragmatico ed economico”.
Cosa c'è dentro questo progresso?
È il contrario della società di
massa, dove tutto è un prodotto che si può mettere a mercato
(l'acqua, i beni culturali, il patrimonio artistico e ambientale, la
salute) dell'omologazione di pensiero (le notizie brevi e veloci che
non devono occupare la nostra mente per più di 10 secondi).
E' la sanità pubblica per tutti, una
scuola pubblica di alto livello per tutti.
Una politica che si occupa del problema
della case che non sia un ritorno ai casermoni tirati su negli anni
del finto boom.
Un progresso che non deve avvenire
tramite le spopolamento dei territori, dalle campagne alle città o
dal sud verso il nord (oggi dal sud al resto dell'Europa).
Un progresso che non ci costringe a
passare ore nelle nostre auto, da soli, o nei treni dei pendolari,
per andare al lavoro.
Come si vede, si sta parlando di temi
oggi poco sentiti, quantomeno nei talk, nei post su Facebook dei
nostri rappresentanti.
In un mondo dove chi urla di più (e
chi insulta di più) ha ragione, non credo che riusciremmo a sentire
la “flebile voce” del poeta.
E' anche questo è un dramma dei nostri
tempi.
Non solo le camice nere che alzano il
braccio in un gesto pieno di arroganza e di prepotenza.
Quella prepotenza del potere, chi di si
sente impunito, che costituiva per Pasolini il vero significato del
fascismo.
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