25 novembre 2018

Verrà un giorno (in cui non avremo bisogno della giornata contro la violenza sulle donne)

Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne: è una giornata di hashtag, di iniziative in piazza, di testimonianze.
E' importante però che si faccia lo sforzo di andare oltre l'iniziativa isolata: oggi c'è la violenza perché manca la protezione nei confronti delle donne che la subiscono. Perché i centri antiviolenza vengono chiusi, anche a Roma dove poi la sindaca Raggi fa il suo post in difesa delle donne.
Perché le donne che denunciano poi o non vengono creduto o vengono lasciate a se stesse (perché la legge ha tempi lunghi, perché non possono abbandonare casa).
Perché in questo paese esiste ancora quella cultura maschilista per cui se vuoi offendere qualcuno lo chiami puttana (Di Battista e i giornalisti). E non puttaniere: se esistono le prostitute forse è perché ci sono tanti maschietti che le cercano, no?
Perché in questo paese, purtroppo, girano troppe armi in mano a persone che, oggettivamente, non dovrebbero possedere nemmeno un coltello.
Avere un arma è facile, in questo paese, specie se fai richiesta per uso sportivo (rivedetevi il servizio di Presa diretta).
Saperla usare è più complicato.

Verrà un giorno, raccontava nel suo monologo alla TV delle ragazze l'attrice Orsetta De Rossi, in cui non serviranno monologhi sulla violenza contro le donne:

"Se cambio la serratura di casa mia ha detto che mi ammazza. Non l'ho cambiata e lui è entrato in casa e mi ha strangolato mentre dormivo".

Ma quel giorno è lontano e molto dipende da noi maschietti (in diminutivo), da quello che decide di fare la politica (dove la sicurezza per le donne non è considerata sicurezza), le istituzioni (che dovrebbero investire nei centri per le donne).
Eh già, la politica.
Quella che non candida nessuna donna alle primarie per la segreteria del PD.
Quella delle ruspe, dell'odio, del pugno duro contro i più deboli.


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