01 giugno 2019

La notte non esiste di Angelo Petrella



Incipit
Un inverno inquieto era piombato su Napoli. L’ultima quercia del Parco Virgiliano, a picco sulla scarpata, sembrava sospesa sul ghiaccio e la brina rifletteva il blu dei lampeggianti su tutta la collinetta.

Questo nuovo noir di Angelo Petrella è la naturale continuazione del precedente, “Fragile è la notte”, sempre con protagonista l'ispettore Denis Carbone del commissariato di Pozzuoli, periferia di Napoli.
E' riuscito a sopravvivere alla sparatoria nel bosco della Moiariello in cui aveva eliminato il Questore, corrotto e complice di una organizzazione criminale dedita anche a ricatti contro personaggi importanti.

Questo romanzo comincia qualche mese dopo, le ferite si fanno ancora sentire ma almeno la bottiglia di Macallan è tenuta lontana: siamo alla vigilia di Natale e Denis viene chiamato per un brutto delitto, una bambina di colore picchiata e gettata ai piedi di una scarpata:
«Cristo santo…» fu l’unica cosa che riuscì a dire. Per terra, steso sulla barella, c’era il cadavere sporco e tumefatto di una bambina. Aveva al massimo dieci o undici anni.

Non c'è solo questo delitto ad occupargli i pensieri (anche se la sua prima regola è non trasformare mai i delitti in casi personali): il Questore vicario Tagliamonte, una carriera costruita stroncando quelle di altri “piesse” sporchi, come Denis, gli sta alle calcagna, perché vuole incastrarlo per l'omicidio del vecchio Questore.
Per il momento, a tenerlo fuori dai guai, c'è il suo capo, il commissario Lettieri, anche lui un sopravvissuto, come Denis, non solo per la sparatoria al Moiariello, in cui aveva perso la milza e quasi un occhio.

La bambina, prima di essere stata gettata sul fondo della scarpata, aveva subito una serie di violenza e, soprattutto, era stata drogata con delle metanfetamine.
Un maniaco, oppure uno di quei riti tribali per tutte quelle religioni pseudo cristiane, dei tanti africani che popolavano il litorale?
Era un pezzo d’Africa trapiantato nel cuore dell’Europa, ma era l’Africa peggiore: quella della miseria, dei riti vudù e della gente prigioniera di un male incurabile.

Il padre della figlia non sa raccontare molto a Denis, parla di un santone che voleva sgomberare la sua baracca per i suoi affari.
Ma non è la pista giusta: chi ha rapito la bambina ne aveva studiato le mosse, l'aveva attirata in una trappola: la pista che sta seguendo lo porta ad un uomo, con una vistosa cicatrice sotto il lobo dell'orecchio, una scarificazione fatta da un tatuatore. Pista che lo porta ad un sospettato che vive nella provincia di Avellino. E' lui il mostro?

Ma quel delitto risveglia anche altri brutti ricordi.
La morte della sorella, scomparsa nel mare di Licola tanti anni prima: “Quel giorno vi tuffaste in due, ma ritornasti da solo.”
Quel dolore, che non è mai riuscito a placare e per cui non si è mai dato pace, lo ha portato nella polizia, per indagare sulla scomparsa della sorella. Un'inchiesta archiviata come incidente e che lui ha invece cercato ostinatamente di tenere aperta.
Tanto ostinatamente da portarlo alla rovina, come uomo, per il suo consumarsi in una indagine che non portava risultati. Come poliziotto perché la necessità di cercare sempre soldi per le sue indagini, l'aveva poi messo sulla cattiva strada ..

Ma forse questa volta c'è qualcosa di nuovo: sulla scogliera dove era salito, quel giorno a Licola e sul muro di casa della piccola Salimah, qualcuno ha tracciato uno stesso simbolo, un sole con cinque raggi.
«Non l’hai inciso tu sul muro di casa vostra, vero?» continuò lui. Il bambino scosse la testa. 
«L’hanno fatto… loro.» 
«Loro chi?»

Chi sono queste persone? La persona con la scarificazione faceva parte di una organizzazione più grossa che rapiva e violentava bambini?
C'è un altro piccolo indizio, che dà una scossa all'ispettore: in una cella nascosta dentro la casa dell'uomo con la scarificazione, c'è un disegno.
Riproduceva una spiaggia, un gommone con una bambina triste e un uomo che tentava di inseguirla a nuoto.

La scena del delitto, o della scomparsa, di sua sorella.

Inizia così una indagine frenetica, contro questo assassino, rimasto nell'ombra per 25 anni, o forse responsabile degli altri casi di bambini violati di cui Denis si era occupato.
Ma è un'indagine che, come quella del precedente romanzo, lo porterà ad imbattersi in una ragnatela molto più vasta. Il nemico, anche questa volta, sembra sempre conoscere in anticipo le sue mosse.
E ora Denis deve pure vedersela con Tagliamonte, che lo vuole sbattere in galera, come vendetta personale.

Ma di chi può fidarsi, ora Denis? Forse nemmeno del suo capo e amico Lettieri.
Solo il suo istinto di piesse, di segugio, solo della sua voglia di vendetta.
Fino alla fine, quando tutti i nodi di questa brutta storia di mostri e di bambini, avrà fine.
Una fine costellata di tante morti e tanto sangue.

La notte non esiste è un noir ambientato in una Napoli diversa da quella delle immagini da cartolina: una città “che aveva assimilato prima di ogni altra città le leggi del profitto, e aveva svenduto la propria tradizione per una manciata di spiccioli. Napoli era una colonia da oltre duemila anni. E avrebbe continuato a esserlo, visto il tasso di disoccupazione più alto d'Italia”.

Un giallo dove l'adrenalina che tiene in piedi il suo protagonista scorre fin dalle prime pagine e ti tiene incollato alla lettura.
Con un finale forse sopra le righe, che non si capisce se lascia in sospeso qualcosa o se è un taglio netto con tutto.
Il grigio del cielo che sovrasta la città è anche il grigio dello sporco dentro l'anima della città, preda della malavita, di questa organizzazione estremamente potente e pericolosa.
Un grigio che viene rischiarato a sprazzi da alcune presente femminili, l'ex moglie Laura e la collega Teresa, con aveva avuto una relazione.

La notte non esiste – ci dice l'autore con questa storia, perché è tutta una notte continua, un grigio continuo da cui è impossibile uscire.
La scheda del libro sul sito dell'editore Marsilio
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