06 luglio 2019

L'isola delle anime di Piergiorgio Pulixi



Prologo 
Dei cinque poliziotti assegnati nel tempo all’omicidio di Dolores Murgia, sono l’unica ancora in vita. Ho perso quattro colleghi, quattro amici. Alcuni dicevano che quel caso fosse disgraziato. Che tutti noi avremmo fatto meglio a dimenticarcene, a lasciarlo irrisolto. A furia di scavare, invece, avevamo risvegliato los animas malas, gli spiriti malvagi, e il buio ci aveva investito tutti, uno dopo l'altro.Come una maledizione.

L'anima è la parola chiave di questo romanzo.
Perché Pulixi ci racconta l'anima di una Sardegna arcaica, un'isola nell'isola.
Perché ci parla di anime da placare con sacrifici.
E di anime di poliziotti che hanno perso l'anima, per inseguire quei demoni.
Prima di uscire, mi guardo riflessa nello specchio. Quello che vedo non mi piace. Quello che scruto è solo il mio corpo, ma la mia anima non c’è più. L’ho lasciata su quella macabra scena del crimine.

Ci sono casi che, per un poliziotto che ama il suo mestiere, diventano qualcosa di più che un fascicolo con una sigla sopra. Diventano come una malattia, come un virus che ti entra dentro e non ti lascia più. Costringendoti ogni giorno a guardare quelle carte, quelle foto dei morti che poi, ogni notte, ti ricordano di esistere, a dare loro giustizia, a trovare il colpevole...

Una malattia che ha perseguitato Moreno Barrali, poliziotto in pensione, convinto che una serie di delitti avvenuti sull'isola e rimasti senza colpevole siano tutti riconducibili ad una stessa mano assassina.
Un serial killer che uccide giovani donne, in prossimità di antichi luoghi di culto, secondo uno stesso rituale: legate con le mani dietro la schiena, coperte con un vello e con in faccia una maschera, simile a quelle indossate nel carnevale.

.. il cadavere aveva il viso coperto da una maschera lignea di fogge bovine dalle lunghe e appuntite corna; gli ricordava quelle del Carnevale

C'è un bambino, nelle prime pagine del libro, testimone di uno di questi delitti, scopriremo poi la sua identità nel corso della storia:
Il bambino, per timore che l’orco tornasse a prenderlo, non avrebbe mai rivelato ad anima viva ciò di cui era stato testimone.[..] Così come quell’arcana formula che non avrebbe mai potuto dimenticare:
«Abba non naschet si sàmbene non paschet». “L’acqua non nasce se il sangue non pasce…”

Donne sgozzate come agnelli, ma senza altri segni di violenza. Come se quella morte servisse a placare l'ira di un dio affamato di sangue, come se l'assassino fosse una sorta di sacerdote costretto a questo rito per proteggere la sua gente e versare questo sangue come un'offerta.

L'ultimo romanzo di Piergiorgio Pulixi è ambientato in Sardegna e ci parla di antichi culti, di delitti compiuti secondo un rituale che discende nei secoli, di una famiglia che si tramanda questi riti da padre in figlio.
E di poliziotti che devono investigare, quasi controvoglia, su questi delitti, sfruttando tutte le moderne tecniche scientifiche.
Passato e presente.
Del primo personaggio di questo romanzo intricato e intrigante ho già parlato, l'ex poliziotto Barrali. Considerato dai colleghi un matto, per l'ossessione su quei delitti che nessuno, tra i suoi colleghi e superiori, ha mai preso sul serio.
Le altre protagoniste sono due giovani donne, due ispettrici: Mara Rais ed Eva Croce.
Entrambe sbattute dentro una nuova struttura, chiamata Delitti insoluti, per occuparsi di tutti quegli omicidi rimasti insoluti, appunto, e cercare di rivederli oggi sfruttando le moderne tecniche della scientifica.
Per Mara è una punizione: scacciata dalla Omicidi per essersi permessa di denunciare le molestie del Questore, è stata lasciata sola e tradita dalle colleghe.

L'altra componente della struttura si chiama Eva Croce: un passato brillante nello Sco a Roma, specializzata in sette e delitti rituali. E ora trasferita sull'isola: a differenza di Mara, in questo trasferimento c'è una rinascita, per cercare di lasciarsi alle spalle il dolore per una perdita importante, quella della figlia Maya, di cui ancora si porta dietro i vestitini..
Nello scantinato della Questura di Cagliari, Eva e Mara dovranno spulciarsi le scartoffie di vecchi delitti, per cercare di capire se per qualcuno di questi, c'è ancora la speranza di trovare qualche nuova traccia: una mossa politica, questa, per cercare di alzare la media dei delitti risolti, come se i poliziotti fossero dei manager che devono gonfiare i dati del bilancio
«Alla fine è tutta una questione di numeri: una vera e propria analisi costi e benefici, come se si trattasse di una multinazionale.»

Tra questi delitti da riaprire, Eva e Mara devono partire proprio da quelli che hanno ossessionato Barrali: due delitti, uno del 75 e uno dell'86, due donne uccise nella stessa modalità nella notte “de sa die de sos mortos, la notte dei morti o delle anime”
Le istantanee ritraevano due cadaveri accomunati da alcuni particolari: erano entrambe donne, prone, le mani legate dietro la schiena; erano ricoperte da velli di pecora non tosati, ..

Ma Barrali, e anche la polizia di Carbonia, è alle prese col caso di una giovane donna scomparsa, Dolores Murgia: sparita da casa da giorni, Barrali teme che possa essere la prossima vittima di questo serial killer che è diventato la sua ossessione. Un'ossessione che lo sta portando alla morte..

L'indagine della squadra dei delitti insoluti porta le investigatrici su una pista promettente che punta su una specie di santone, Melis, e alla sua setta che seguiva antichi culti neonuragici, setta frequentata da Dolores da qualche settimana.

In parallelo a questa indagine, l'autore ci porta dentro la Sardegna più antica, nella Barbagia superiore, nelle terre dei Ladu, un'antica famiglia che vive in case distanti chilometri dalla civiltà secondo rituali distanti secoli dall'epoca moderna.
Vigne dei Ladu, Barbagia superiore 
La Sardegna non è un’isola. È un arcipelago di tante isolette separate non dal mare, ma da lingue di terra. Alcune sono così piccole da essere atolli, ma ognuna ha un’identità propria.

I Ladu amministrano la giustizia applicando le loro leggi e le loro punizioni feroci, sia sul loro territorio sia all'interno del loro clan. E amministrano anche il culto dell'antica Dea madre, la Dea che garantisce prosperità alla loro gente e siccità e carestie quando invece è con loro adirata, come sta succedendo ora:
«Dobbiamo placare il furore della terra. Lo dobbiamo fare per il bene della nostra famiglia.»

Superstizioni, tabù, riti che si perdono nel passato. Come i delitti di cui si devono occupare, inizialmente controvoglia, Mara ed Eva, che pian piano cominciano a studiarsi a punzecchiarsi, così diverse nel loro carattere.
Ma all'improvviso i cold case, i delitti “freddi” diventano delitti bollenti: perché un'altra ragazza viene trovata morta, uccisa proprio seguendo quel rituale, il vello di capra, la maschera lignea. Uccisa proprio in un sito dell'antica civiltà nuragica.
È tornato l'assassino e l'indagine ora riguarda anche i colleghi della Mobile: ma la lotta contro questo demone infetterà Eva e Mara con lo stesso virus che anni prima ha colpito Barrali.
Sarà una lotta che le porterà a scoprire i propri limiti, a fare i conti coi propri demoni e che causerà altre morti.

L'isola delle anime è un noir avvincente, che mette assieme passato e presente, che è un omaggio all'isola dell'autore, la Sardegna, con una natura bellissima e incontaminata, spazi infiniti che l'occhio umano non riesce a coprire.
Una regione, ci spiega l'autore, dove la mafia ha attecchito solo in alcune zone periferiche ma dove il capoluogo, Cagliari, è preda delle tre M, Massoneria, mattone, medicina.
Un noir che ci regala due nuove investigatrici, Mara ed Eva, due donne in cerca di riscatto e desiderose solo di lasciarsi alle spalle il male che hanno vissuto e che spero che incontreremo presto in una nuova indagine.

Altri posti su L'isola delle anime: il codice barbaricino, la mafia e la massoneria

La scheda del libro sul sito dell'editore Rizzoli
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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