Maggio 2019. Un venerdì sera come un altro. In trattoria
Lei arriva a metà serata. E' sola ed è carina. Sono due elementi che solitamente, soprattutto se abbinati, a Emilio Zucchini non sfuggono. E infatti eccolo lì, già tutto ringalluzzito, che la osserva mentre si guarda intorno sulla porta. Avrà 7-8 anni meno di lui sui, 35 portati bene. In ogni caso: età perfetta. La saluta quasi emozionato, con garbo, come del resto fa con tutti. La fa sedere con discrezione, senza lasciare trapelare nulla del suo subbuglio interno. Poi, però, non le stacca mai gli occhi di dosso. Quella ragazza ha qualcosa di banalmente irresistibile.
Secondo giallo con protagonista il ristoratore – investigatore Emilio Zucchini, detto Zucca. Proprietario dell'osteria La vecchia Bologna a Bologna, un posto dove poter mangiare tutti i piatti della buona cucina bolognese e dove invece sono banditi i piatti che non rispettano la tradizione locale o che sono solo un'invenzione della cucina di massa.
Se nella scorsa lezione culinaria avevamo imparato che il tortellino muore nel brodo (e non nel sugo), in questo impariamo qualcosa di nuovo: gli spaghetti alla bolognese non esistono. Se andate a chiederli alla sua locanda potreste sentirvi rispondere in modo risentito:
“Gli spaghetti alla bolognese non esistono sono un'invenzione internazionale un complotto forse c'entrano i servizi segreti forse la CIA prenda le tagliatelle al ragù e capirà cosa intendo”.
Questo secondo romanzo conferma quanto di buono avevo trovato nel precedente: un giallo col giusto equilibrio tra umorismo, azione, intrigo nella trama e poi quell'occhio innamorato dello scrittore (che è pure lui ristoratore) sulla sua città, Bologna.
Chi è Emilio Zucchini? E' un cuoco tradizionale, ama il suo lavoro, accogliere i clienti, specie le belle donne come quella ragazza coi capelli alla francese che però, all'improvviso si sente male, mentre sta mangiando.
E' il peggior incubo per un ristoratore, il cliente che si sente male per qualcosa che ha mangiato nel suo locale. Eppure i segnali, che qualcosa di brutto stava per capitare, erano arrivati tutti: perché la sua cucina ha delle doti speciali, è in grado di comunicargli che sta per arrivare un guaio. La scorsa volta era la sfoglia che non voleva proprio saperne di venire.
Questa volta si tratta della cappa dei fumi, che improvvisamente si spegne .. un coltello affilato che, con un certo umorismo, viene chiamato “occhio che taglia” che cade sulla scarpa infortunistica del cuoco, tagliandola..
Solo a quel punto Emilio capisce sta per accadere qualcosa. Qualcosa di nefasto. Sono troppe le coincidenze. La sua cucina, ormai lo sa da tempo, detiene poteri al limite dell'esoterico. Tutte le volte che si sta per materializzare un guaio, lei lo avverte e gli manda dei segnali. E' una specie di anteprima di quello che succederà, come se qualcuno gli passasse davanti col carrello delle sfighe
Un carrello con dentro una cliente soccorsa dal 118 se ne esce dal locale nel silenzio generale. Qualcosa da non dormirci la notte.
Ma quella notte è una notte particolare, quella dove il caso, o forse un entità superiore, mette quella serie di eventi che poi porteranno a quell'effetto domino che porterà effetti devastanti su Emilio, sulla curia bolognese e su tutta la città.
Succede che Mirko Gandusio, chiamato grande Gandhi per distinguerlo da quell'altro, mentre passeggia solitario lungo le strade della città, in quella notte di pioggia, si infila dentro la sagrestia della cattedrale di San Pietro in piazza Grande. E vede lei, la madonna di San Luca:
In quel momento che la vede. Lei è laggiù, appesa in bella vista. E' piccola, scura ma luminosa, agghindata di fiori come un cantante sul palco del Festival di Sanremo. Invece semplicemente lei, la Diva, l'unica inimitabile Madonna di San Luca il simbolo della città.
E' un attimo, acchiappare la tavola di legno e scappare via, per dare una svolta alla sua vita. Dopo che la sua ragazza l'ha abbandonato, dopo che lui non è stato capace di dirle le parole giuste per rimanere. Dopo che aveva dovuto smettere di lavorare come buttafuori, per quelli attacchi di panico.
La Madonna di San Luca è un'icona venerata a Bologna, è come se a Milano qualcuno avesse rubato la “madunina” in cima al Duomo.
Viene subito allertata la curia, il sanguigno arcivescovo don Gennaro Quaglia, il suo vice don Sebastiano:
Gennaro Quaglia era un vescovo di strada. Si era formato nella comunità di Sant'Anna, movimento di laici al servizio dei bisognosi, nato e cresciuto nei quartieri poveri di Napoli. Credeva nel dialogo interreligioso, considerava l'immigrazione una risorsa imprescindibile. Avversava il clericalismo e attaccava la politica senza etica, che ragiona solo di pancia unitamente a quei preti che svuotano di senso la parola amore.
E poi, la Questura di Bologna, ovvero il commissario Iodice, una sorta di poliziotto “law and order”, che ha stroncato i gruppi di anarchici, gli studenti che protestano in piazza, un poliziotto che ha fatto carriera senza guardare in faccia a nessuno. Un poliziotto con buone intuizioni, nonostante quel carattere permaloso, e che ora deve risolvere il suo caso più difficile.
Per una serie di circostante fortuite, come nella migliore commedia degli equivoci, anche Emilio verrà coinvolto in questa storia e, come nel precedente caso, si troverà di fronte a Iodice e ai suoi modo poco gentili. E, come l'altra volta, si troverà ad indagare sul furto della Madonna, fianco a fianco col suo vescovo, perché nonostante non sia un vero e proprio credente, Emilio ama la sua città, i suoi simboli, le sue strade, le sue Torri. La ama così tanto da non averla mai abbandonata, nemmeno da giovane, nemmeno da studente.
Lui ama la sua città. La ama tanto. La ama troppo. Sente di doverle tutto. Forse fa il ristoratore anche perché le vuole restituire qualcosa, provando a cimentarsi nella disciplina in cui lei eccelle. Come tutti i legami strettissimi, il suo amore per Bologna si porta dietro anche implicazioni negative, per esempio quando studiava, non gli ha trasmesso il coraggio di fare un'esperienza all'estero.
Sarà un'indagine rocambolesca, che durerà il tempo di un fine settimana, sotto una pioggia scrosciante che cade dal cielo, come se il mondo dovesse finire da un momento all'altro, che terminerà con un inseguimento in macchine con al volante don Sebastiano, chiamato così in onore di Sebastian Vettel.
Indagine che finirà con una bugia e con un miracolo (in fondo per i non credenti il confine è labile): non un miracolo come quelli delle sacre scritture, ma piuttosto un cambiamento nella vita dei protagonisti di questa storia.
Perché anche Bologna è così, sospesa tra laico e profano, amante del cibo e dei piaceri della vita ma anche gelosa custode delle sue tradizioni:
Lui è cresciuto in una città da sempre indecisa tra sacro e profano. Bologna è credente e scettica, papalina e mangiapreti, illuminata e bigotta, progressista è conservatrice. Ha una strana spiritualità laica, che storicamente ha indotto i suoi cittadini a parteggiare più per Peppone che per Don Camillo.
La scheda del libro sul sito di Mondadori
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