Incipit
Emilio se ne sta sulla soglia ad aspettare, con le braccia dietro la schiena e l'aria sicura di uno che conosce il suo mestiere.Oggi è sereno, potrebbe capirlo anche un cliente che si presenta per la prima volta alla Vecchia Bologna. Per di più gli affari vanno sempre meglio e la cassa, dopo la chiusura, è gonfia come un tortellino con tanto ripieno.Non che abbia bisogno di 'sto denaro - Emilio è un single dal profilo basso e senza voglia di morire ricco -, ma, e essere onesti, due soldini in più in tasca non fanno schifo a nessuno.
Che probabilità ci
sono la stessa banca sia oggetto di una rapina lo stesso giorno alla
stessa ora da due gruppi di ladri diversi?
E quante
probabilità ci sono che uno di questi ladri, in fuga, rubi la tua
auto in sosta, portandoti via la figlia?
Eh beh, ma questa è
sfortuna, direte voi.
Bene, questo giallo
ben scritto e ben congegnato dello scrittore nonché ristoratore
Filippo Venturi si gioca tutto sull'imprevedibilità del caso, che a
volte gioca brutti scherzi: siamo a Bologna in una fresca mattina
invernale, Emilio Zucchini detto zucca è il proprietario della
trattoria la Vecchia Bologna. Fuori dal suo locale osserva una scena
che lo mette in allarme: due uomini che si muovono con fare sospetto
fuori dal suo locale, due brutte facce.
Emilio, è
un'amante della vecchia cucina, delle tradizioni che oggi devono
essere proposte sotto nuove vesti senza stravolgerne troppo il senso.
Per dire, non chiedete alla sua trattoria il tortello al sugo, perché
otterrete questa risposta:
«Mi dispiace davvero, ma ci sono cose nella vita che si possono avere e altre no. Il tortellino al pomodoro proprio no. Il tortellino muore nel brodo».
Un po' cuoco,
cresciuto osservando le ricette della nonna e altre regole della
cucina bolognese (“le tagliatelle devono essere larghe quanto la
dodicimiladuecentosettantesima parte della Torre degli Asinelli”),
un po' investigatore dotato di un sesto senso: quando le su ricette
non gli vengono, come la sfoglia per la pasta fresca, significa che
sta per succedere qualcosa.
E quel qualcosa
avverrà poco più in la, nella banca di via XXV aprile. Una banca
che è stata scelta per farci una rapina da Joe Solitario, al secolo
Giorgio Lodi: è l'ultima spiaggia per sperare di cambiare vita,
uscire dal buco in cui si è ficcato dopo quella serata nera al
talent show.
Giorgio Lodi, in arte Joe Solitario, classe 1974, storico residente del quartiere Saragozza, Bologna, è un uomo buono.Un disoccupato per bene. Ha commesso furtarelli in gioventù - soprattutto autoradio, spesso motorini, a volte automobili -, ha distribuito ceffoni a qualche rissa, ma non è mai stato un delinquente abituale. C'è stato un momento in cui, grazie alla musica, era riuscito ad assestarsi ad un livello che non era il consueto piano seminterrato, e quando l'avevano scelto per le finali del più famoso talent show televisivo ..
E' stato ad un passo dal toccare il
cielo e poi, dopo quella serataccia, ha pure dovuto nascondersi.
Così ora gli bastano un po' di soldi,
da sgraffignare con la sua scacciacani (perché mica è un criminale
vero) e poi via, lontano da Bologna e da questo paese che non ha
apprezzato il suo talento.
Alla peggio, il carcere, o un
proiettile nella schiena, che è sempre meglio di questo strazio.
Cico Pop invece è uno scagnozzo del
boss della famiglia Sanfilippo, una delle due che controlla il
mercato della piccola criminalità a Bologna.
Anche lui deve entrare in quella stessa
banca, quella stessa mattina e anche lui all'apertura. Assieme ad un
complice improvvisato che non ama affatto le sue canzoni anni '80 (Ti
amo, ti sogno e ti, amo...).
Per rubare cosa? Una moneta senza alcun
valore..
Il Cico arriva sotto casa del Mangusta e pensa alla situazione di merda in cui si è andato a ficcare. Entrare armato in una banca per rubare una moneta che non vale niente, in pieno giorno, con un complice improvvisato, correndo il rischio di dire addio alla condizionale è un piano talmente stupido che, se lo raccontasse agli amici al bar, la sua storia potrebbe iniziare così: "Lo sapete qual è il colmo per un ladro?".
Il terzo protagonista della storia è
Nicola, amico di Emilio, sposato con Beatrice e padre di due bambini,
Giorgia e Tommy.
Una vita tutta da ricostruire dopo che,
una mattina, ha scoperto che sua moglie non c'era più.
Sparita, andata via, scomparsa. È
andato pure da Chi l'ha visto, su Rai3, senza ottenere alcun
risultato.
Nessun risultato nemmeno dalla polizia
e da quel commissario Iodice che, alla storia della moglie andata
via, non ha mai creduto.
La verità è che quanto tua moglie sparisce come un fantasma nella notte ti rimangono due opzioni: o scompari anche tu oppure ti sbatti come un mulo e cerchi di tenere insieme la situazione. Ed è quello che sta facendo lui. Ora, prima di correre al lavoro, li sta accompagnando di volata a scuola.
E ora Nicola deve cercare di andare
avanti, anche se non si rassegna a pensare ad una vita senza la donna
che ha amato. Perché “lui prima o poi troverà Beatrice, in
questa vita o nell'altra.”
Abbiamo detto del
caso, no? E di come questo giallo sia anche una commedia degli
equivoci con un bel pizzico di ironia.
Perché parliamo di
una probabilità su un milione di avere tre ladri nella stessa banca.
E ancora meno le
probabilità di vedere la propria auto rubata, con dentro tua figlia.
È quello che
succede a Nicola, fermo all'edicola con l'auto in seconda fila, che
si vede la sua Volvo filar via con al volante Joe il cantante nei
panni di Joe il rapinatore per un giorno.
Una probabilità su
un milione: e infatti il commissario Iodice mica ci crede a questa
storiella. Nella stessa famiglia prima sparisce la moglie e ora la
figlia?
Non è uno che si
fa fregare, questo commissario, che nemmeno apprezza l'aiuto che
Emilio, investigatore per un giorno, decide di dargli.
Qui gatta ci cova,
sta a vedere che questi due nascondono qualcosa …
Toccherà ad Emilio
fare (quasi) tutto da solo, girando per la città con la sua Vespa,
alla caccia dei ladri e di quella moneta (chissà poi cosa avrà di
così importante?).
Perché Emilio è
un bolognese pigro, uno che non ha mai voluto dividere la sua vita
con un'altra donna e metter su famiglia, perché pensa di dover
rimanere sempre solo, “nel suo brodo”, come i suoi tortellini.
Ma a Nicola e a
Giulia ci tiene, come una figlia.
Certo, ci tiene
anche alla sua trattoria ed è anche uno di quelli che cerca di
parlare con tutti i clienti e ascoltare quello che chiedono. Quelli
che proprio non può soffrire sono quelli che scrivono quelle
recensioni sgrammaticate su Tripadvisor.
.. già comprende a malapena il motivo per cui sia passato di moda confrontarsi con gli altri come si faceva un tempo, faccia a faccia, e si debba aspettare di essere rinchiusi nella propria stanza per esprimere un'opinione
Anzi, Emilio
vorrebbe farlo lui un suo Tripadvisor, ma sui suoi clienti
Emilio scuote la testa e ripensa al progetto di cui aveva parlato qualche tempo fa a un suo collega: fare un tripadvisor sui clienti. Schedarli tutti, aggiungendoci una descrizione e un voto, da uno a cinque palle. Se fosse per lui, poi, bisognerebbe installare su ognuno di loro un microchip sottopelle, tipo quello dei cani, in modo tale che i ristoratori possano subito riconoscere i loro vizi e i loro difetti
Come finirà questa
avventura? Dovrete scoprirlo leggendo il libro fino in fondo.
“Il tortellino
muore nel brodo” è una commedia degli equivoci che ci racconta
di Bologna, la città della cultura e del turismo che grazie a Santa
RyanAir porta qui frotte di turisti.
Ma è anche la
città dove le mafie si sono ben radicate per i loro traffici.
Infine, come ogni
bolognese, anche Venturi non si dimentica di quella ferita rimasta
ancora aperta, in quel 2 agosto 1980, il giorno della bomba alla
stazione di Bologna
Mentre si guardava intorno, la sua attenzione si è soffermata sul vecchio orologio fermo sulle 10.25, perché lui è un bolognese e i bolognesi, tutte le volte che si trovano in quel piazzale, anche se sono disperati quanto lui, anche se stanno correndo trafelati al binario con le valigie che rullano veloci sull'asfalto, anche se sono distratti, innamorati, stronzi o felici, un pensiero al 2 agosto 1980 lo fanno sempre: i bolognesi non dimenticheranno mai quello che hanno combinato all'ala ovest di quell'edificio, alla loro gente, al loro cuore, al loro orgoglio.Non dimenticheranno mai il massacro,lo stupro,il vilipendio: quello è il loro 11 settembre, la madre di tutti i Bataclan.
Qui trovate la presentazione del libro alla Passione per il delitto a Erba.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Mondadori
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