Passata l'euforia, spero si riuscirà a fare un'analisi meno emotiva di quanto successo in questi giorni.
Per esempio la manovra arrivata all'ultimo momento in Parlamento, senza discussione, coi tagli e gli aggiustamenti chiesti dall'Europa (come per le precedenti manovre) e con le due misure simbolo (quota 100 e reddito di cittadinanza) che sono rimaste ma che pagheremo care.
Questo governo, che ha dimostrato scarso rispetto per il Parlamento (e con un bel voltafaccia rispetto ai tempi in cui a mettere le fiducie erano gli altri) potrà ora vantarsi di aver portato a casa il risultato, potrà dire che meglio qualche giorno in più, se è per il bene del paese, anzi del popolo.
Ma prima o poi i pettini vengono al nodo.
I miliardi tolti per gli investimenti peseranno soprattutto al sud, sempre più spogliato di risorse, anche per l'emigrazione verso il nord o verso il resto dell'Europa.
Le imprese chiedevano semplificazioni, meno tasse, facilitazioni per le assunzioni (stile Poletti, pago e tu assumi) e ora si ritroveranno solo queste grandi opere che accontenteranno pochi (e non il popolo).
Il governo si ritroverà contro i tassisti, gli statali, i medici (rischiamo, coi prossimi pensionamenti dei medici di base di rimanere senza coperture) e perfino i terremotati lasciati anche quest'anno da soli.
Che ci aspetta per i prossimi mesi?
L'opposizione ha gioco facile oggi a rinfacciare al governo giallo-verde quanto fatto: qualcuno però dovrebbe ricordare a PD e Forza Italia quanto fatto nel passato: dal voto per Ruby nipote di Mubarak ai canguri per approvare la legge elettorale (ne parla Silvia Truzzi sul FQ di oggi).
Ma cosa può proporre al paese?
Un esecutivo Draghi appoggiato da PD e a quello che rimane di Forza Italia?
Questo governo sta in piedi per convenienza di entrambi i soci, ma ora inizierà ufficialmente la campagna elettorale e capire come evolverà la situazione è cosa ardua.
Se è solo questione di convenienza ed opportunità, potrebbero durare a lungo. Alla faccia del popolo.
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