A Parigi è colpa dei fascisti e dei sovranisti alla Bannon che vogliono sfasciare l'Europa, più di quanto gli eurocratici alla Juncker non abbiamo già fatto (leggetevi il FQ Millenium di questo mese).
A Roma Salvini chiedeva al suo popolo, o ai suoi tifosi, il mandato di andare in Europa a mediare a nome di 60 ml di italiani. Proprio lui, il leader più divisivo (sulla stessa scia di Berlusconi e Renzi).
A Torino i #notav si devono rassegnare: mica sono le madamine, il partito del PIL. L'opera va fatta perché va fatta (alla faccia della fine delle ideologie).
Nemmeno sappiamo i costi, i tempi, ma sappiamo che le previsioni sullo scambio merci sono state gonfiate (lo ha ammesso anche lo stesso Foietta).
Ieri sul FQ Giorgio Meletti nel suo articolo ha raccontato un aspetto poco noto della storia del TAV: quando nel 2004 Berlusconi fece quell'accordo tafazziano con la Francia in cui l'Italia si accollava due terzi del costo del tunnel che per due terzi è in Francia.
Ma oggi a Berlusconi è tutto perdonato, specie ora che deve far da argine ai populisti (assieme a Renzi?).
Tutto dimenticato.
Come presto verrà dimenticata la strage di Ancona, in cui tra i responsabili dovremmo mettere anche coloro che hanno sdoganato gli spray al peperoncino.
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